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Autore: Asmodeus    24/06/2020    3 recensioni
[Quarta classificata al contest "Il Citazionista 3" di SherylHolmes]
[PRIMA CLASSIFICATA e vincitrice del Premio Speciale "Anello d'Oro" al contest “Le quattro fasi dell'amore” indetto da Zukiworld sul forum di Efp]
«Hai mai pensato a cosa faresti se lo scoprisse?» Draco abbassò lo sguardo, fissando il piatto vuoto davanti a sé e giocherellando con le poche briciole in esso. Non aveva avuto bisogno di pronunciare alcun nome, eppure il biondo aveva compreso subito a chi si riferiva. «Non c’è nessun “se”» sibilò infine, «non lo scoprirà mai». Draco aveva alzato la testa e ora lo fissava dritto negli occhi, le pozze argentee improvvisamente fiammeggianti. [...] Harry guardava disgustato la prima pagina della Gazzetta del Profeta, abbandonata con rabbia sul tavolo a Grimmauld Place. Una foto raffigurante due ragazzi che si baciavano di nascosto presso le rive del Lago Nero campeggiava trionfante al centro del foglio, sotto un titolo più adatto a un tabloid scandalistico che al più importante quotidiano del Mondo Magico. “ESCLUSIVO: DA MANGIAMORTE A BACIA-PRESCELTO?”, recitavano le lettere cubitali che incorniciavano quel pomiciare selvaggio in riva al lago e aprivano l'articolo firmato Rita Skeeter.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Disclaimer e Note dell'Autore/1: i personaggi di questa fanfiction non mi appartengono, ed essa è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Storia partecipante al contest "Il Citazionista 3" di SherylHolmes. Prima Classificata e vincitrice del Premio Speciale "Anello d'Oro" al contest Le quattro fasi dell'amore” indetto da Zukiworld sul forum di Efp


Chi sono io quando sono con te


 

Harry guardava disgustato la prima pagina della Gazzetta del Profeta, abbandonata con rabbia sul tavolo a Grimmauld Place. Una foto raffigurante due ragazzi che si baciavano di nascosto presso le rive del Lago Nero campeggiava trionfante al centro del foglio, sotto un titolo più adatto a un tabloid scandalistico che al più importante quotidiano del Mondo Magico.

“ESCLUSIVO: DA MANGIAMORTE A BACIA-PRESCELTO?”, recitavano le lettere cubitali che incorniciavano quel pomiciare selvaggio in riva al lago, continuando poi in un sottotitolo di ancor più dubbio gusto: “La scalata al potere di Malfoy grazie alle labbra di Potter: tutti i retroscena!”. Da lì, l’articolo firmato da Rita Skeeter si dipanava occupando ben tre intere pagine del numero domenicale, evidentemente a corto di notizie fresche e bisognoso di aumentare la propria tiratura. Da quando erano terminati i processi seguiti alla caduta di Voldemort le vendite del Profeta dovevano aver subito un netto calo, e il giornale stava cercando evidentemente di reinventarsi in qualche modo. Harry maledisse il direttore per aver scelto di fare ciò a discapito della sua privacy e lo chiuse a metà, in modo da nascondere alla vista quella foto estremamente imbarazzante.

Gli era passata la fame, per cui chiese a Kreacher di portar via la colazione che non aveva nemmeno iniziato. Mentre l’elfo provvedeva a sparecchiare la tavola lanciandogli occhiate leggermente preoccupate, Harry ripassò mentalmente la lista di Maledizioni che conosceva e cercò di rammentare l’indirizzo di casa di Barnabas Cuffe, editore del Profeta. Si perse in quei pensieri un po’ più dell’accettabile prima di riscuotersi e scrollarsi quelle idee malsane dalla testa: stare con Draco stava avendo un effetto deleterio sulla sua integrità morale. Si ripromise di trovare modi più civili per far comprendere a Barnabas la sua irritazione per quella violazione della loro privacy, e finalmente si alzò da tavola per andare al piano di sopra. Doveva prepararsi in fretta, per poter essere da Draco il prima possibile. Non poteva che immaginare la tempesta che si stava abbattendo in quel momento sul Manor, una volta che Lucius avesse letto di suo figlio sbattuto in prima pagina in quel modo. Anche se non avevano stabilito ancora se fossero ufficialmente o no una coppia, quell’articolo aveva accelerato le cose, e voleva essere al fianco del suo ragazzo in quel momento difficile. Si vestì velocemente prendendo t-shirt e jeans dalla pila di vestiti su una delle sedie della sua stanza, afferrò la bacchetta con decisione e si Smaterializzò pensando a Draco.

*

«Hai mai pensato a cosa faresti se lo scoprisse?»

Il sapore aspro di marmellata d’arance gli solleticava ancora la lingua, nonostante quella di Draco così come le sue labbra fossero ormai fuori portata. Aveva sempre odiato la marmellata d’arance, ma ovviamente questa era la confettura preferita del Serpeverde, che ne assumeva in quantità industriali a colazione.

Draco abbassò lo sguardo, fissando il piatto vuoto davanti a sé e giocherellando con le poche briciole in esso. Non aveva avuto bisogno di pronunciare alcun nome, eppure il biondo aveva compreso subito a chi si riferiva. L’argomento era per lui molto spinoso, Harry lo sapeva bene, ma andava affrontato prima o poi. Tanto valeva farlo ora… anche se forse la colazione non era il momento migliore della giornata per cominciare una potenziale discussione esplosiva. Il moro si maledisse per il suo tempismo orribile, ma la frittata era fatta ormai. “Tutta colpa della marmellata d’arance” pensò, mordendosi la lingua e riempiendosi ancora di più la bocca di quel sapore sbagliato.

«Draco?» provò, cercando di strappargli una qualche risposta. Era in ballo, tanto valeva ballare. Lo fissò, cercando di penetrare con lo sguardo il muro dei suoi pensieri.

«Non c’è nessun “se”» sibilò infine, «non lo scoprirà mai». Draco aveva alzato la testa e ora lo fissava dritto negli occhi, le pozze argentee improvvisamente fiammeggianti. Si era irrigidito e pareva ora un cobra sull’attenti, pronto a colpire in modo letale per difendersi dal nemico.

Harry si sentì in colpa: per aver rovinato l’atmosfera tranquilla della colazione, per aver infranto l’aura di dolcezza dopo quella notte passata a dormire insieme, per essere entrato di nuovo in conflitto con Draco. Percepiva nell’aria le stesse vibrazioni di quando erano ragazzini e finivano sempre per fare a botte. Non voleva litigare con lui, solo spronarlo ad accettarsi e a rivendicare ciò che era. Per questo non si tirò indietro, ma continuò a stuzzicare il cobra che aveva davanti. Dopotutto aveva sempre preferito attaccare il nemico, gettarsi a capofitto nel pericolo, piuttosto che star fermo ad aspettare che le cose si sistemassero da sole.

«Mai? Vuoi nascondergli questa parte di te per sempre?» lo punzecchiò, sostenendo il suo sguardo carico di rabbia. «Non puoi fuggire per l’eternità, Draco. È la tua vita. La tua famiglia deve accettare ciò che sei e le scelte che fai». Continuò a parlargli, cercando di infondergli un po’ di coraggio e di fargli percepire il suo supporto incondizionato in quella battaglia.

Le fiamme negli occhi di Draco erano aumentate d’intensità, e quasi poteva udire la rabbia che montava dentro la sua testa bionda, ma andò ancora avanti. «Non c’è niente di sbagliato nell’essere innamorati di un ragazzo come te, chiunque abbia un po’ di cervello lo capirebbe, e sono certo che tuo padre…»

«Non nominarlo!»

L’urlo di Draco lo spaventò, oltre che interromperlo. Era scattato in piedi, il volto paonazzo e le orecchie in fiamme. Stringeva forte il legno del tavolo sotto di sé, le unghie che quasi penetravano al suo interno per la rabbia. I suoi occhi erano diventati una tempesta metallica, come se mille micro coltelli si fossero radunati dentro quelle iridi e aspettassero solo un segnale per scattare fuori e colpire la vittima.

Harry non aveva però intenzione di farsi intimidire, nemmeno davanti a quell’esplosione rabbiosa. Si alzò anche lui in piedi, deciso a tenergli testa e provando a ricominciare il discorso.

«Draco, calmati! Non dico che tu debba farlo domani, ma non puoi nascondere ciò che sei per sempre solo per paura!». Il moro si protese verso l’altro, facendosi coraggio e mostrandosi determinato a non cedere su quel punto. Dopotutto ne andava la stessa felicità e libertà dell’altro. «Lo dico per te, voglio vederti felice! Non puoi lasciargli tutto questo potere sulla tua vita». Continuò a fissarlo dritto negli occhi, avvicinandosi ancora di più. Draco era ancora paonazzo, e i suoi occhi erano ora completamente lucidi. Stava per scoppiare, una parola sbagliata e…

«Abbiamo vinto la guerra, nessuno può più permettersi di obbligarti a essere ciò che non sei o discriminarti per questo». Harry decise di puntare su quella carta, sul prestigio personale che aveva acquisito con quella vittoria su Voldemort. «E poi stai con me, nessuno oserebbe mettersi contro di te ora». E c’era pure quell’altro asso nella sua manica: «Vi ho anche aiutati durante il processo, ti ricordi? Non può opporsi a te, non può dirti niente, Lucius dovrà…»

«Ti ho detto di non nominarlo!»

Il secondo urlo di Draco era ancora più forte del precedente. I mille, minuscoli coltelli d’argento che erano i suoi occhi si erano tramutati in lacrime rabbiose e calde, che inondarono i suoi occhi mentre estraeva con rapidità disarmante la sua bacchetta. Harry nemmeno si era accorto l’avesse portata giù con sé, credeva fosse ancora su in camera. Per un istante ebbe paura.

«Tu non sai niente della mia famiglia, né di lui!» continuò il biondo urlando. «Ma cosa vuoi saperne tu di come funziona una famiglia?». Quelle parole lo colpirono violentemente come una frusta infuocata. «Non capisci niente, Harry Potter», concluse Draco, mettendo tutto il veleno che aveva in corpo nel pronunciare il suo nome. Poi sventolò la bacchetta e con un sonoro schioccò svanì dalla sua cucina, lasciandolo solo coi suoi pensieri. “Merda. Decisamente la parola sbagliata.” Si maledisse, crollando sulla sedia e mettendosi a piangere.

*

Harry si Materializzò davanti al cancello del Malfoy Manor con un leggero schiocco che lo riportò alla realtà da quel brutto flashback. Erano passate varie settimane da quel litigio, avevano fatto pace già il giorno successivo, eppure Harry era rimasto scottato da quella volta. Nonostante si fossero entrambi scusati a profusione per ciò che si erano detti, il nome di Lucius così come quella questione erano diventati un completo tabù. Harry aveva smesso di andare a trovare Draco al Manor quando i suoi non erano in casa, e cercava di non nominare mai nemmeno quel luogo. Non era cambiato molto altro nel loro rapporto, e quello scoglio sembrava diventato una montagna insormontabile – sebbene fosse facile aggirarla e continuare a vivere semplicemente ignorandola.

Ma ovviamente una montagna non può essere ignorata per sempre, e la Gazzetta li aveva spinti direttamente contro di essa. Harry si fece coraggio e prese un respiro profondo, prima di avvicinarsi al cancello del Manor. Non aveva bisogno in realtà di farsi annunciare, visto che dalla caduta di Voldemort i Malfoy avevano dovuto eliminare quasi tutte le protezioni magiche della Villa, ma come sempre preferiva affrontare il pericolo a testa alta. Era già pronto a sillabare con decisione il proprio nome una volta giunto davanti al cupo cancello, ma prima che potesse aprire bocca le inferriate si spalancarono silenziosamente davanti a lui. Harry si bloccò, decisamente sorpreso, ma dopo qualche secondo si decise a imboccare l’ampio viale d’ingresso e a gettarsi dritto nella fossa dei leoni. Il suo cervello macinava impazzito le possibilità più disparate per quell’apertura insperata, e dopo un po’ si costrinse a silenziare i propri pensieri per concentrarsi sul suo obiettivo. Doveva trovare Draco il prima possibile, e schierarsi al suo fianco per difenderlo da un Lucius sicuramente non ben disposto dal fatto che il suo unico erede si trastullasse con quello che era sempre stato il nemico di famiglia numero uno. Si annotò mentalmente anche di non ferire il capofamiglia dei Malfoy, o la moglie, né di danneggiare le loro proprietà per quanto fosse possibile. Quello non avrebbe aiutato a distendere una situazione sicuramente già molto tesa, e inoltre avrebbe indisposto pure Draco. Continuò a procedere spedito lungo il viale circondato da siepi e alberi, mentre l’oscura sagoma del Manor incombeva sempre più minacciosa su di lui.

Un elfo domestico lo accolse una volta arrivato alla scalinata d’ingresso, e prima ancora che potesse parlare lo pregò di seguirlo sul retro. L’elfo si mise in marcia senza nemmeno aspettarlo, per cui Harry si trovò a rincorrerlo leggermente interdetto. Circumnavigarono intorno alla villa costeggiando i giardini, giungendo infine sul retro, dove il moro seguì la grossa testa dell’elfo su per un’ampia scalinata che conduceva ad un’ampia terrazza parzialmente porticata di cui non era a conoscenza. Draco non gli aveva mai fatto visitare il Manor nella sua interezza, né soprattutto lo aveva portato fuori in giardino. Quel che conosceva della villa si limitava principalmente ad alcune stanze interne: quelle che aveva visitato suo malgrado quando era stato rapito dai Ghermidori due anni prima, e la camera da letto di Draco, che era più o meno l’unico luogo dove lo aveva portato le rare volte che lo aveva invitato a casa sua. Vedere quella terrazza fu dunque una bellissima sorpresa per Harry: era stata arredata con ottimo gusto, probabilmente da Narcissa, e vari tavolini in metallo erano disposti a guardare le proprietà fondiarie e gli splendidi giardini dei Malfoy; lontano, oltre le siepi di confine, si potevano scorgere campi coltivati a perdita d’occhio, così come frutteti di ogni genere, anch’essi sicuramente di proprietà della famiglia di Draco. Lo spettacolo della natura era mozzafiato, anche grazie alla candida luce del mattino e alla leggera brezza che rinfrescava ancora l’aria, e Harry notò solo dopo un po’ che uno dei tavolini era apparecchiato con cura, come se dovesse essere servita a breve la colazione. Fu l’elfo domestico a fugare ogni suo dubbio in merito. «Il signorino Harry Potter cosa desidererebbe per colazione?» gracchiò infatti il piccolo omuncolo, insistendo affinché il moro si sedesse al tavolino e gli ordinasse qualcosa da mangiare. Harry era totalmente interdetto e il suo stomaco era attorcigliato come non mai, ma accontentò l’insistente domestico sedendosi e ordinando toast e marmellata con un po’ di succo di mela: l’elfo trotterellò via sparendo all’interno della villa, leggermente deluso per il magro ordine ricevuto. Harry rimase solo per un po’, decisamente confuso su che fare, tormentandosi le mani e provando a rilassarsi guardando la splendida vista della terrazza.

Dopo quelle che parvero ore l’elfo tornò con la colazione, decisamente più abbondante di quella ordinata da Harry: vi era da che sfamare un esercito, ed Harry constatò con disappunto che tra tutto quel ben di Dio vi era un unico tipo di marmellata. “Arance, ovviamente. Dovevo aspettarmelo” commentò tra sé, ma i suoi pensieri furono interrotti dalla vista della Gazzetta del Profeta, servitagli insieme al resto del cibo. La foto di lui e Draco che pomiciavano campeggiava sempre più imbarazzante in prima pagina, e ad Harry passò di nuovo l’appetito in un attimo. Non fece però in tempo a ripiegare il giornale come aveva fatto a Grimmauld Place per non vedere lo scatto, in quanto si accorse di non essere più solo.

Draco aveva fatto la sua comparsa sulla terrazza, elegante come sempre in quello che per lui era probabilmente l’equivalente di un vestito da casa ma che ad Harry spezzò il fiato per la bellezza. Indossava una semplice camicia bianca ricamata con il suo monogramma in argento sul taschino e leggeri pantaloni neri sopra mocassini di ottima fattura, e come sempre il suo abbigliamento faceva a pugni con la t-shirt e i jeans di Harry. Il cervello del moro intanto era andato completamente in tilt, tra la terrazza, la colazione, la Gazzetta del Profeta e infine quell’apparizione angelica, per cui non profferì parola mentre Draco lo raggiungeva sedendosi al suo stesso tavolino, di fronte a lui. Si limitò a fissarlo continuando a sbattere gli occhi incredulo, e continuò a rimanere immobile finché l’altro non lo scosse rivolgendogli finalmente la parola.

«Beh, che fai, non mangi? Non ti piace la marmellata di arance, o hai già fatto colazione?» gli domandò divertito Draco, mentre provvedeva a prepararsi le proprie fette di pane tostato stendendovi sopra la confettura di agrumi. Harry continuava ad essere scioccato, non aspettandosi certo nulla di tutto ciò dall’altro, ma cominciò anche lui a prepararsi qualcosa da addentare.

«Buongiorno anche a te» cominciò, senza sapere poi come continuare la conversazione. «Tutto ok?» abbozzò, lo sguardo che saettava istintivamente alla loro foto sulla Gazzetta, ben in vista sul piccolo tavolino. Draco lo fissò dritto negli occhi, per poi posare brevemente lo sguardo sul giornale, il tutto mentre addentava tranquillamente la propria fetta tostata. Masticava più lentamente del solito, e ovviamente non gli avrebbe mai risposto con ancora la bocca piena di cibo. «Sì, tutto ok» si degnò infine di rispondergli, prima di riprendere a preparare dell’altro pane e marmellata. «Tu stai bene?» continuò, tornando a guardarlo coi suoi splendidi occhi argentei. Harry era completamente interdetto da quelle azioni, e non sapeva come rispondere. I suoi occhi continuavano a saettare da Draco alla fotografia, incapace di decifrare il comportamento del biondino. Vedendolo in difficoltà, finalmente Draco aggiunse a bassa voce: «So perché sei qui, Harry. Ma possiamo parlarne dopo? Voglio godermi la mia colazione». Lo sguardo confuso del moro lo obbligò ad aggiungere altro ancora: «E anche tu dovresti farlo. Kreacher non cucina così bene come i miei elfi, e questa marmellata è la migliore in circolazione». Accompagnò le ultime battute con un lampo degli occhi che convinsero Harry a posticipare a dopo qualunque altra discussione seria. Si obbligò quindi a godersi la colazione come voleva Draco, e riuscì anche a rilassarsi brevemente parlando con lui del più e del meno, maledicendo internamente tutta quell’odiosa marmellata d’arance.

I passi di Draco sul vialetto alberato erano misurati e tranquilli, mentre Harry continuava a fremere e a scalciare sassolini ovunque intorno a sé. Tutta quella faccenda era una tortura psicologica che non comprendeva, e soprattutto non capiva come Draco potesse continuare ad essere così tranquillo e a far finta di niente davanti a quello che era successo quella mattina. Stavano passeggiando in silenzio all’interno degli ampi giardini del Manor, come gli aveva chiesto Draco appena finita la colazione. Voleva mostrargli la sua proprietà, ed Harry era felice di ciò, ma non riusciva a pensare ad altro che a quell’articolo infame: davanti al muro che l’altro aveva eretto, però, si trovava disarmato, e benché volesse solamente parlare e parlare continuò a tacere, in attesa di un segnale da parte del biondo. Continuarono dunque a passeggiare in silenzio per un bel po’, interrotti solamente da qualche commento di Draco che gli mostrava un qualche luogo particolare dei giardini, prima di ripiombare entrambi nel silenzio. Giunsero infine davanti a una bella fontana al centro di un piccolo spiazzo aperto con tanto di panchina, dove Draco propose di sedersi. Intorno a loro, un’infinità di rose spandeva il proprio profumo nell’aria, e Harry pensò che quello fosse effettivamente un ottimo posto per sedersi a parlare, molto più che la terrazza dove avevano fatto colazione. Si sedettero ai capi opposti della corta panchina, per potersi guardare più agevolmente in volto: Draco seduto elegantemente come sempre, Harry abbarbicato sulla panca quasi sulla difensiva, il piede destro poggiato direttamente sulla seduta e i relativi ginocchio e gamba davanti al petto e avvinghiati da entrambe le braccia.

Rimasero in quella posizione in silenzio ancora per un po’, Harry che fissava Draco e il biondo che continuava a guardarsi intorno senza parlare; infine il moro ruppe il ghiaccio, divorato dalla curiosità. «Allora? Vuoi dirmi che succede?» sparò rapido, prima di aggiungere con varie note di preoccupazione e confusione nella voce: «Sono corso qui appena ho visto quell’articolo assurdo, temevo di trovarti in chissà che condizione e invece… questo». Spalancò le braccia a indicare i giardini intorno lui, e loro due seduti pacificamente in mezzo ad essi.

Draco lo fissò finalmente negli occhi, e dopo quella che sembrava un’eternità finalmente parlò. «È stato papà a far pubblicare quell’articolo», commentò quasi laconico, come se quelle poche parole spiegassero tutto. Il cervello di Harry, invece, stava esplodendo davanti al significato di quelle parole: doveva aver sentito male, decisamente. Stava per ribattere, balbettando, che tutto ciò non aveva il minimo senso, ma Draco riprese a parlare.

«Sapeva da tempo che ci frequentiamo, da ben prima che glielo confessassi due settimane fa». Harry fu in qualche modo ancora più confuso di prima, ma di nuovo qualunque commento gli morì in gola davanti alle parole di Draco. «Sì, gli ho detto di noi. Due settimane fa, appunto. Non so perché non ti ho detto niente, lui… non l’ha presa bene, come pensavo. Non l’ha presa affatto bene». Sottolineò l’ultima frase con un sorriso mesto, e abbassò lo sguardo.

«Avresti dovuto dirmelo», intervenne finalmente Harry. Non era arrabbiato davanti alla confessione del suo ragazzo – erano davvero fidanzati a quel punto, se anche Lucius lo sapeva chi altro doveva temere? – solo forse deluso da quella mancata informazione ricevuta. «Non deve essere stato semplice, avrei potuto sostenerti e aiutarti a parlargli…» continuò, ma Draco lo interruppe.

«Avevi altri pensieri per la testa» soffiò, tornando a guardarlo dritto negli occhi. Non c’era astio nella sua voce, solo presa d’atto delle cose. «Dovevi preparare il discorso per l’anniversario della Battaglia, e prepararti per la cerimonia e tutto il resto. E poi gli allenamenti come Auror, ti lamenti sempre che sono molto intensi in questo periodo…» si fermò per un istante, prima di concludere. «Non volevo darti un altro pensiero in più, un’altra battaglia da combattere. Questa è solo mia, dopotutto».

Harry scrutò i suoi occhi argentei, e vide che in essi brillava di nuovo un fuoco particolare: ma non di rabbia, stavolta, bensì di determinazione e coraggio. Aveva davvero deciso di combattere finalmente quella battaglia con sé stesso e la sua famiglia, e aveva scelto di farlo da solo. Era stato molto coraggioso, doveva dargliene atto.

«Sono fiero di te, allora. Davvero», rispose sorridendo, cercando di trasmettergli con la voce e il rilassarsi del suo corpo quanto fosse felice del passo che aveva fatto. «Sei stato molto coraggioso. Non è facile…quando ho spiegato a Ginny e Ron chi mi sentivo davvero è stato… traumatico. Non oso immaginare come sia dirlo alla propria famiglia». Provò a far capire l’altro quanto lo stimava per quel gesto, aggiungendo infine: «Io avevo Herm al mio fianco, quel giorno. Tu sei stato più bravo di me, e sicuramente più coraggioso».

Draco sembrò apprezzare le sue parole, perché arrossì un po’. «A forza di passare del tempo con voi Grifondoro… mi avete contaminato col vostro coraggio» scherzò sottolineando l’ultima parola con una smorfia di disgusto, ed entrambi si misero a ridere. Harry si avvicinò a lui, e prese una delle sue mani tra le sue. Stettero per un po’ a guardarsi negli occhi, prima che Draco riprendesse la sua spiegazione.

«Comunque sì, papà sapeva da tempo che uscivamo insieme. Immagino abbia qualcuno che lo tiene ancora informato sui miei spostamenti…» roteò gli occhi verso l’alto, scocciato, prima di continuare. «Quando gli ho confessato tutto, l’ha presa male. Dopotutto ciò significa che non potrò mai dargli un erede di sangue, e sai bene quanto il sangue sia importante per la nostra famiglia». Si fermò di nuovo dopo quella frase, abbozzando un sorriso triste davanti alle assurde idee della sua famiglia che ancora faticava a superare.

«Eppure, a parte mostrarmi il suo disprezzo a parole per questo, sembra che la cosa più fastidiosa per lui sia il fatto che sto con te. Mi ha ripetuto più volte in questi giorni che mi avresti fregato, che avrei sofferto a causa tua». Lo sguardo offeso di Harry lo portò immediatamente a spiegarsi meglio: «Ovviamente gli ho detto che non credo a nessuna delle sue parole. Ma forse anche per questo non ti ho detto niente, non volevo che finiste per litigare». Harry accettò la spiegazione, e gli strinse più saldamente la mano ancora fra le sue. Poi finalmente intervenne nuovamente. «Non capisco però cosa c’entri tutto questo con quella foto e quell’articolo». Se Lucius Malfoy disprezzava così tanto la loro relazione, che senso aveva renderla pubblica? Tra l’altro mettendo alla berlina la propria famiglia, esponendo in quel modo il suo preziosissimo figlio…

«Beh, non sono sicuro in realtà sia proprio stato lui», fu costretto ad ammettere Draco. «Però il sospetto ce l’ho. Siamo stati sempre attenti a non farci vedere in pubblico, eppure ci hanno beccati... anche se è colpa mia per quel bacio. Non riuscivo a resistere più, l’Anniversario è sempre una giornata così triste che avevo bisogno di te… Comunque, dubito che sia stato qualcuno dei tuoi, o meglio, dei nostri amici a fotografarci e a vendere il tutto al Profeta». Harry continuava a non capire molto del ragionamento di Draco, ma effettivamente non si spiegava come Barnabas fosse venuto a conoscenza di loro due. «E qui penso entri in gioco mio padre. La Skeeter è un Animagus non registrato, come ben sai, e non è la prima volta che lui la aiuta a scoprire gossip per screditare qualcuno che non gradisce». Draco aveva a quel punto uno sguardo colpevole, ed Harry tornò con la mente al loro quarto anno e a tutte le balle che la giornalista si era inventata sul suo conto… grazie anche all’aiuto dei Malfoy. Sembrava passata una vita intera da quei giorni.

Scacciò via il passato col suo carico di ricordi spiacevoli, e tornò a intervenire. «Continuo a non capire nulla di questa storia. Perché tuo padre avrebbe dovuto dire alla Skeeter di noi? Perché sputtanarti davanti all’intero Mondo Magico?» La cosa continuava a non avere alcun senso.

«Hai letto quell’articolo?» lo interrogò Draco, prima di continuare. «No. Mi sono limitato al titolo e alle prime righe» ammise Harry, ancora infuriato davanti a tutto quel sensazionalismo. «Beh, tanto meglio allora. Ti sei risparmiato un sacco di cazzate», continuò Draco. «La Skeeter sostiene, comunque, che io stia con te semplicemente per una questione di potere e prestigio. Ecco perché c’entra mio padre, secondo me» chiosò infine. Harry cominciava a capire, forse. Ripensò al sottotitolo dell’articolo, e continuò il ragionamento di Draco: «Vuoi dire che… voleva mettere zizzania tra noi due, facendomi credere che stai con me per il potere?». L’altro annuì, e questo indispettì Harry. «Ma continua a non avere senso! Siete sempre stati una famiglia potente e ricca, non avresti bisogno di me!». Non riusciva a comprendere il piano di Lucius, cosa poteva volere un Malfoy da lui dopotutto?

«Harry, sei il Prescelto. Chi non vorrebbe essere al tuo fianco ora?». La verità di quelle parole lo colpì in pieno. Era effettivamente il mago più famoso al mondo in quel momento, la celebrità più importante del Mondo Magico. Per lui era così… normale che continuava a scordarsi di non essere mai stato uno come tutti gli altri. Pensare che qualcuno volesse stare con lui solo perché era il Prescelto era qualcosa che non lo aveva mai sfiorato neanche alla lontana. Non poté fare a meno di guardare Draco con occhi diversi: il tarlo del dubbio ora aveva cominciato a scavargli dentro i pensieri.

Intuendo ciò che stava frullando per la testa del compagno, il biondo intervenne con rapidità. «Ehi, questo è quello che pensa mio padre e il resto della gente. Non io, Harry, è chiaro? Non pensarci nemmeno per scherzo». La sua voce era seria, così come il suo volto. Si fissarono negli occhi, Harry leggermente diffidente e Draco invece ben più deciso e sicuro di sé. «È proprio questo il gioco che mio padre deve aver pensato. Farti venire il dubbio che io voglia star con te per qualche motivo strano e venale e assurdamente lontano dalla realtà… in modo che tutto tra noi finisca per naufragare. Credo che sia... geloso per il fatto che io abbia scelto te e ciò che rappresenti, invece che continuare a inseguire i sogni che ha accarezzato per tanti, troppi anni. Ma se tu ti fossi arrabbiato e avessi reagito male, lui mi avrebbe riavuto per sè, di nuovo dalla sua parte». La spiegazione punse Harry sul vivo: effettivamente, era bastato che Draco gli facesse notare il fatto del Prescelto e lui immediatamente il dubbio era spuntato fuori. Quell’atteggiamento non era da lui: ancora una volta, che stesse prendendo troppo dai Serpeverde, a forza di frequentarne uno? Si stavano contaminando già così tanto da assumere uno le caratteristiche dell’altro, per quanto inconsapevolmente? Harry non lo sapeva; al momento, gli importava però sapere quale fosse il reale motivo dietro al fatto che lui e Draco fossero diventati una coppia. A prescindere da cosa pensava Lucius Malfoy, si era effettivamente chiesto che cosa avesse spinto alla fine il loro rapporto a mutare così radicalmente negli ultimi mesi.

«Se non è quello il motivo per cui stiamo insieme – e su questo ti credo! – allora… perché stai con me?» sussurrò, avvicinandosi ancora di più all’altro. Draco liberò la propria mano dalla stretta di Harry, prima di far cambio ed essere lui a stringere entrambe le mani dell’altro fra le sue. Voleva che sentisse bene quanta forza c’era in quello che provava per quella testa occhialuta e annebbiata.

«Harry, io non sto con te perché…» cominciò, scegliendo attentamente le parole da usare e cambiandole mentre parlava: «anzi, meglio: io ti amo non per chi sei ma per chi sono io quando sto con te». Lasciò un po’ di tempo all’altro affinché il messaggio arrivasse, e poi continuò. «Stare insieme a te mi sta cambiando: amarti mi rende un persona sempre felice e migliore, e anche se non è sempre facile, sto cercando di migliorarmi, giorno dopo giorno». Si fermò ancora un attimo, prima di concludere: «Dopo quella sfuriata che ho avuto a casa tua… ho capito che non potevo andare avanti così. E allora ho riflettuto sulla nostra relazione, su chi volevo essere e su come stando con te mi sentissi sempre come la versione migliore di me stesso. Ecco perché sono riuscito a dirlo a papà: perché mi dai forza e coraggio, mi fai stare bene e mi migliori la vita. E questo varrà sempre, anche qualora smettessi di essere magicamente il Prescelto e diventassi uno come tutti gli altri. Papà può pensare e dire quello che vuole, io non cambio idea. Mi basta che tu stia con me, che mi stringi forte la mano e che non la lasci mai». Gli occhi di Draco erano diventati lucidi nel pronunciare le ultime parole, quasi come se temesse che esse potessero scaturire un effetto opposto a quello da lui desiderato.

Anche gli occhi di Harry erano lucidi, ma non per il timore come Draco: quelle parole avevano immediatamente spazzato via ogni dubbio, e lui si sentiva felice come mai prima d’ora. Anche per lui valeva la stessa cosa, dopotutto. Erano cresciuti insieme per molti anni, eppure da quando erano una coppia il tutto aveva subito un'accelerata. Draco lo stava cambiando, Harry credeva per il meglio, e in ogni caso gli bastava sapere che valeva lo stesso anche per l'altro. Stinse forte le mani del biondino, e poi annullò la distanza fra loro in un bacio che voleva essere una rassicurazione e una promessa. Lucius e il resto del mondo potevano pensare quello che volevano su di loro: a lui importava quello che pensava Draco, il resto in malora. Passarono il resto della mattinata a baciarsi in mezzo ai giardini del Manor, su quella panchina o qua e là persi in mezzo alle varie siepi fiorite, mentre Draco gli mostrava la sua tenuta felice e assaporavano insieme quel legame speciale che avevano appena riscoperto. Poi, giunto il momento di pranzo, si avviarono insieme di nuovo verso il Manor. Era tempo di affrontare Lucius Malfoy, e stavolta lo avrebbero fatto insieme, come una vera coppia ufficiale.

Camminavano tenendosi saldamente mano nella mano, ed entrambi erano ormai certi che nessuno sarebbe mai riuscito a farle separare l’una dall’altra.

 

 

 

Note dell'Autore/2: Innanzitutto, grazie infinite a chiunque è arrivato a leggere fino a qui, sto giro mi sono lasciato andare e ho scritto un sacco!

Devo anche ringraziare sinceramente SherylHolmes e Zukiworld per l'ispirazione che mi hanno fornito grazie ai loro due contest, perché senza di loro questa storia non avrebbe mai visto la luce.

Infine, vorrei anche ringraziare Ernil e la sua long "Eldorado", per avermi accompagnato su questo sito negli ultimi 11 anni e avermi trasmesso quest'idea ormai diventata certezza per cui Draco adora alla follia la marmellata d'arance, con grandissimo disappunto di Harry che la odia. Se vi volete bene e shippate questa coppia, fatevi un gigantesco favore e andatevi a leggere quel capolavoro!

Auguro a tutti gli altri partecipanti a entrambi i contest un grosso in bocca al lupo, e se vi va di lasciare un commento su questa storia, le recensioni sono sempre ben accette! A presto!


Citazione scelta per il contest di SherylHolmes: "Hai mai pensato a cosa faresti se lo scoprisse?" "Non c'è nessun se, non lo scoprirà mai."

Pacchetto scelto per il contest di Zukiworld: Diventare una coppia - 1. Tenersi per mano - "Ti amo non per chi sei ma per chi sono io quando sono con te." (Gabriel Garcia Marquez) - Bonus! Imprevisto: Una terza persona è geloso/a della felicità della nuova coppia.

   
 
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