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Autore: Ink_    25/06/2020    1 recensioni
A Crowley piacevano i bambini, gli piacevano davvero. E non solo per la loro innata capacità di generare caos nella sua forma più pura.
[Tata Ashtoreth, Fratello Francis, il piccolo Warlock e un giardino]
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Brother Francis, Nanny Ashtoreth, Warlock Dowling
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti :)
Pochi giorni fa ho sentito qualcuno lamentare che “i bambini sono bestie di Satana”, la cosa mi ha fatto riflettere ed ecco qui 540 parole di semi-seria indulgenza post-riflessione. Spero possa piacervi.
Grazie di cuore a chi si prenderà un momento per leggere.
Un abbraccio.

Vostra,

Ink_


 
The curious cat
 
 
A Crowley piacevano i bambini, gli piacevano davvero. E non solo per la loro innata capacità di generare caos nella sua forma più pura.

Ricordava ancora, e con una certa ammirazione, quell’episodio negli anni ’20 dove un bambino si era gettato a terra davanti ad un negozio di giocattoli reclamando un camioncino, tra urla e finte lacrime. Con quell’unico gesto era riuscito ad infastidire una decina di passanti, adirare, far disperare e vergognare la madre nello stesso momento e infuriare il proprietario del negozio che era uscito sulla porta invitando a la signora ad “acquistare qualcosa o liberare il mio marciapiede, grazie”.

Un capolavoro, qualche demone giù all’inferno avrebbe potuto prendere esempio.

Ma la vera ragione per cui Crowley provava una certa affinità con i piccoli umani risiedeva nella loro innata curiosità.

Seduto su una panchina all’ombra di un frassino tremante, il demone guardava pensieroso Warlock Dowling bombardare Aziraphale di domande.

Il giardino dei Dowling era miracolosamente lussureggiante grazie all’interveto dell’angelo, ma Crowley sapeva di poter ottenere risultati migliori con un po’ di sano timore occulto, cosa a cui Aziraphale continuava ad opporsi. Aziraphale che, con le orribili basette ed il cappello sbilenco, vagava per il cortile tenendo per mano il bambino che indicava senza tregua vari fiori e piccoli insetti, riversando sull’angelo un flusso ininterrotto di domande.

Aziraphale non aveva una gran pazienza con i piccoli umani e “Perché è così” non era una risposta che potesse soddisfare un bambino.
Crowley li guardava passare da un fiore all’altro come api e intanto pensava. Quando Warlock trovò una distrazione più interessante – una pozza di fango ed un bastoncino con cui rimestarla – Aziraphale si avviò sollevato verso la panchina. Rassicurò il frassino carezzandone la corteccia, ma un’occhiata di Crowley da sotto le lenti tornò a farlo tremare.

«Curiosi i bambini» commentò il demone, mentre l’angelo prendeva posto accanto a lui.

«Decisamente. Le domande di oggi vertevano principalmente sul perché il cielo cambi colore, su come respirino le lumache e sul perché non ci siano serpenti in giardino. Ha una certa predilezione per i serpenti, immagino sia opera tua».

«Intendevo curiosi nel senso di affascinanti angelo, ma non posso darti torto» sospirò.

«Qualcosa ti turba, mia cara?» Crowley teneva lo sguardo fisso su Warlock, pronto ad intervenire nel caso avesse deciso di assaggiare la torta di fango.

«Così tante domande …» mormorò infine «e nessuna punizione, nessuno che gliene faccia una colpa … curioso, non credi?»

Aziraphale si tolse il cappello e lo strinse tra le mani, guardò il bambino, l’Anticristo «Credo, mia cara, che l’umanità sia già stata sufficientemente punita …» stava per aggiungere altro ma Warlock corse loro incontro strillando, un ammasso gocciolante di fanghiglia tra le mani.

«Tata tata! Ho preparato una torta!» Crowley prese il bambino sotto le ascelle e se lo pose sulle ginocchia, attento a non sporcare la gonna.
«Sono certa che sarà deliziosa».

«Fratello Francis assaggiala!» esclamò avvicinando la poltiglia al viso di Aziraphale.

«Oh molto volentieri» rispose l’angelo intingendo nervosamente un dito nel fango e fingendo di portarlo alla bocca. «Uhm! Che  meraviglia! Ma dimmi mastro Warlock, cosa ci hai messo per darle un così buon sapore?».

Il bambino raddrizzò le spalle e proclamò fieramente: «È una torta di mele! … Perché ridi, tata?».



 
   
 
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