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Autore: ilovebooks3    25/06/2020    0 recensioni
Una raccolta tutta dedicata a Sam Bosco, indimenticato personaggio della seconda serie di “The Mentalist”. I capitoli, ambientati in vari momenti (visti o intravisti) degli episodi, potranno consistere in flash-fic, oneshot, drabbles, song-fic o poesie, tutte scritte dal punto di vista del granitico poliziotto del CBI.
Non conta il numero di parole né la struttura delle frasi. Contano solo le regole di Bosco.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ultimatum   (ep. 2x06)
 

 
“È vero, Jane? Stavi spiando Bosco?”, lo interroga Minelli, davanti all’improvvisato tribunale costituito da lui, me e Lisbon.
“Spiare è una brutta parola”, comincia il farabutto. Ecco che sta per utilizzare il trucco dell’irritante e confondente parlantina con cui crede di fregarci.
Il capo incalza e chiede a Teresa se lei ne sapeva qualcosa.
Io conosco già la risposta, o spero di conoscerla.
Era ignara di tutto, altrimenti non lo avrebbe mai permesso.
Jane le fa il verso e assicura che è vero, lei non lo avrebbe mai permesso.
Non so se questa sua conferma sia dettata dall’ironia di chi è conscio di manipolare alla perfezione tutte le azioni del suo burattino Lisbon, o se è la verità.
In ogni caso Teresa non sapeva nulla e sembra abbastanza sconvolta.
Jane minimizza, come se aver nascosto una microspia sotto la mia scrivania fosse l’innocente marachella di un bambino di cinque anni.
Ma lui non ha cinque anni e la pagherà.
In ogni caso gli servirà da lezione.
Lo minaccio di spedirlo in prigione seduta stante, ed è quello che ho intenzione di fare.
“Perché sei stato così stupido?”, gli chiede Teresa, più addolorata che arrabbiata.
E questo non può che farmi innervosire ancora di più.
Questa donna, che senza Jane sarebbe un ottimo poliziotto, ormai sembra non fare altro che preoccuparsi per lui.
Sono fin troppo consapevole che sarebbe stata addirittura pronta a coprirlo per l’ennesima volta, se avesse potuto.
Ma il mentalista confessa con facilità.
Mi voleva spiare per rubare quelle informazioni sul caso di John il Rosso che da me non avrebbe ottenuto.
Quel caso è mio, ormai, non suo, come ancora crede che sia. Chi è direttamente coinvolto come lui non può che fare danni in un’indagine. Mi fa pena per quello che ha passato e spero possa trovare pace prima o poi, ma adesso deve starne fuori.
Almeno, però, per una volta, è stato onesto.
Eppure non basta.
Gli dò un ultimatum: o si dimette e non mette più piede al CBI oppure lo chiudo in prigione.
Lo sciocco scoppia a ridere. Una risata amara e piena di sarcasmo.
Non so cosa ci sia di così divertente.
Lisbon, piuttosto scossa, si rivolge subito a Minelli, chiedendogli di intervenire a favore di Jane.
Il capo non lo farà: anche lui sa che il consulente ha oltrepassato ogni limite.
Ma la risposta di Jane non si fa attendere: “Arrestami. Non lascerò il CBI perché mi ordini tu di farlo”.
Il CBI e Lisbon, nonostante non lo dica.
Perché è anche di questo di cui stiamo parlando, lui lo sa e anche io.
Patrick Jane probabilmente conosce meglio di me il vero motivo per cui non lo voglio tra i piedi. Non si tratta della legge, di una microspia e di John il Rosso, o, per lo meno, non solo.
Sa che mi si è presentata davanti l’occasione perfetta per liberarmi di lui.
Ma il farabutto non ha intenzione di darmela vinta.
Mi alzo in piedi, furibondo.
Andrà in prigione, subito.
Lui dichiara che sarà una nuova esperienza, non sembra per niente turbato.
Lo è Teresa, invece, che cerca di farlo rinsavire: “Non essere stupido, sii serio!”
È in ansia, la sua fronte è solcata dalla solita rughetta che compare nei momenti peggiori e i suoi occhi lanciano saette.
“Dai Sam, davvero vuoi questo?”, mi domanda, stupita dalla mia inflessibilità.
Sì. È esattamente quello che voglio.
Consegno l’ordine di arresto alla collega che porta via Jane.
In prigione gli passerà la voglia di sogghignare.
Il futuro galeotto mi sta fissando con un’espressione intensa e ironica, probabilmente per leggere tra le righe della mia mai celata antipatia verso di lui: so che in un istante intravede tutto, anche quel tarlo a cui non voglio dare un nome e che mi sta rodendo l’anima.
Teresa, invece, mi sta guardando come se mi fossi improvvisamente trasformato in un drago sputafuoco.
È delusa e triste.
Per colpa mia.
Ma la sua preoccupazione è tutta per Jane.
Come sempre.
 
  
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