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Autore: Nao Yoshikawa    26/06/2020    12 recensioni
Per il primo anniversario con Harry, Draco ha pensato proprio a tutto, perché in fondo è un perfezionista e vuole che tutto vada come ha progettato. Ha perfino chiesto aiuto a Neville per aiutarlo a trovare il regalo giusto. Sembra tutto perfetto, peccato che una tempesta di grandine improvvisa mandi a monte tutti i suoi piani…
Malfoy corrugò la fronte, afferrandolo per un braccio.
«Non lo so, decideremo sul momento. Il sole brilla e splende, quindi perché non vai a farti carino?»
«Draco, perché sembra che tu stia cercando di allontanarmi?»
Il diretto interessato sorrise di nuovo, questa volta in maniera più nervosa.
«Allontanarti? Pensi sempre male, Potter. È solo che devi sbrigarti, lo sai che non sono un tipo paziente.»

Storia partecipante al contest “Ogni amore ha la sua pietra preziosa” indetto da Zukiworld sul forum di Efp.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Neville Paciock | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Rosae Aurora

Draco non si era mai sentito così in difficoltà in vita sua. Ma non ne aveva colpe, lui stava ancora imparando a comportarsi da bravo fidanzato. Che poi, si domandava, certe cose si imparavano davvero o era lui a crearsi tutti quei problemi?
Più probabilmente la seconda opzione, ma che non si dicesse che Draco Malfoy fosse un insicuro. Forse un pochino.
 Lo sguardo di Neville però non lo aiutava di certo.
«Amh, potrei sapere il motivo per cui mi hai invitato?» domandò un po’ a disagio. Neville era rimasto in buoni rapporti con Harry anche dopo la fine della scuola, ciò lo aveva portato automaticamente ad avvicinarsi al suo compagno: Draco si era rivelato essere una persona più piacevole di quanto pensasse, anche se alcune volte lo metteva ancora in soggezione. In quel momento, per esempio, Neville non capiva. Harry non c’era neanche, ma Draco gli aveva mandato una lettera dicendo che fosse molto urgente.
E il fatto che stesse temporeggiando non faceva che aumentare la sua curiosità.
Malfoy si ritrovò a fare una smorfia, rosso in viso.
Accidenti a Potter e pure a se stesso per essere diventato così sentimentale. Ma la colpa non era sua, era colpa dell’amore che nutriva nei confronti del suo fidanzato.
«Ti ho fatto venire qui perché sei l’unica persona che può aiutarmi, Paciock», Draco se ne stava seduto rigido sulla poltrona. «Sono certo che non mi deluderai.»
Neville si sentì inquieto. Talvolta Draco gli appariva minaccioso come ai tempi in cui lo infastidiva a scuola.
«I-in che senso?» balbettò. A quel punto Malfoy si alzò, facendosi più vicino. Oh, ormai c’era dentro, non si tornava indietro, quella brutta figura andava affrontata.
«È per Harry. Tra qualche giorno è il nostro anniversario e tu mi servi», rivelò tutta ad un fiato. E quando udì quelle parole, Neville poté lasciarsi andare ad un sospiro di sollievo. Draco lo aveva fatto venire lì per quello?
Non capì, ma nello stesso momento si sentì sollevato. Ed anche incuriosito.
«Ah… congratulazioni!» Neville gli sorrise. «Ma a cosa ti servo?»
Draco nel frattempo aveva distolto lo sguardo. Doveva proprio farglielo dire, eh? Ma un po’ spirito intuitivo?
«Mi serve perché… insomma… di solito quando si vuole fare un regalo alla persone che si ama si regalano… dei fiori…»
Non poteva credere di averlo detto sul serio. Però rappresentava la verità. Draco non aveva idea di come si gestisse una relazione di tipo romantico con qualcuno, non era nemmeno troppo bravo a capire come potesse far piacere a Harry. E poi quello sarebbe stato il loro primo anniversario, quindi doveva essere speciale.
«…E visto che tu sei il miglior insegnante di Erbologia che conosco, ho pensato di chiedere a te quale fiore potesse essere più adatto all’occasione», finì di parlare, senza ancora guardarlo. Sperò che Neville non infierisse in qualche modo, perché era già abbastanza difficile.
«Pensi davvero che sia il miglior insegnante di Erbologia che conosci?» domandò lui, gongolando contento.
Insomma, possibile che di tutto il discorso Neville avesse recepito solo quella parte?
Finalmente Draco tornò a guardarlo, con le labbra arricciate.
«Secondo Harry sì e confido nel fatto che non gli dirai niente», sospirò e poi si sedette di nuovo. «Io queste cose non le so, Neville, per me è la prima volta. Quindi sei pregato di darmi una mano…»
Era raro che Draco lo chiamasse per nome.
Inoltre, Neville aveva percepito nel suo tono una nota supplichevole. Certo che l’amore giovava proprio alle persone.
«Va bene, d’accordo Draco. Non preoccuparti», lo rassicurò, gentile come sempre. «Se vuoi regalare qualcosa ad Harry, il fiore più adatto sarebbe la rosa. Insomma, è simbolo dell’amore, della passione, del…»
«So qual è il suo significato, non sono così ignorante», borbottò a braccia conserte. «Ci avevo pensato anche io, ma non sarà troppo banale? Insomma, avanti… ci vuole qualcosa di speciale. Ed è qui che devi entrare in gioco tu. Aiutami a trovare qualcosa di particolare, così che possa stupire Harry.»
Senza che nemmeno se ne accorgesse, il suo tono era diventato più dolce. Che gli piacesse o meno, Harry tirava fuori la sua parte migliore, tanto da portarlo a farsi mille mila progetti sul loro anniversario. Anche Neville, al contempo, si ritrovò a pensare lo stesso. Draco era migliore da quando stava con Harry. Probabilmente era sempre stato sensibile e attento, ma in quel modo le sue qualità venivano allo scoperto con facilità.
«Mi stai dando un compito importante. Ma non posso non aiutarti, so bene cosa vuol dire cercare di stupire la persona che si ama», affermò pensieroso. «Qualcosa troverò di certo, dopotutto siamo nel mio campo.»
Più rilassato, Draco si sciolse appena sulla poltrona.
«Oh, bene. È stato più facile di quanto pensassi. E mi raccomando, non dire niente a tua moglie, se lo farebbe scappare con Harry.»
«Andiamo, Luna non è così sbadata, circa», gli venne da sorridere. «Va bene allora. Sarà il nostro piccolo segreto.»
Draco annuì. Era stato difficile, imbarazzante, ma alla fine sapeva che ne sarebbe valsa la pena. Almeno così sperava.
Anche se non era bravo a dirlo ad alta voce, per Harry avrebbe sempre fatto di tutto.
 
Esattamente sette giorni dopo, il ventotto di marzo, arrivò il loro anniversario. Il primo di tanti altri, si auguravano. Draco si era fatto dei progetti, sebbene di suo non fosse particolarmente romantico o avvezzo agli appuntamenti, aveva convenuto che per quel giorno ci volesse qualcosa di speciale. La primavera era appena arrivata, quindi sarebbe stato una buona occasione per uscire e per andare a Primrose Hill.
Quello era il luogo dove si erano messi insieme, il posto dove Harry lo aveva portato (amava sempre trascinarlo in posti babbani che non aveva mai visto) e dove aveva avuto inizio la loro storia d’amore. Quale occasione migliore per non tornarci, quindi?
Ma non sarebbe finita lì. Neville gli aveva procurato il fiore perfetto, che adesso Draco si stava apprestando a mettere in un vaso. Alla fine avevano davvero optato per una rosa, che non aveva però nulla a che vedere con le altre.
Rosea Aurora. Era così che si chiamava quella specie rara, che racchiudeva in sé tutte le sfumature di rosso esistenti. Ogni petalo era di una sfumatura diversa: dall’amaranto, al corallo, dal porpora al cremisi e tantissime altri colori di cui Draco non era sicuro di ricordarsi, ma Neville gliele aveva elencate tutte per rassicurarlo.
«Si chiama Rosae Aurora. Volgarmente detta Rosa dell’Alba. È un fiore raro che racchiude in sé tutte le sfumature di rosso esistenti. La notte chiude gli stomi e si riapre al sorgere del sole. Di solito crescono verso metà aprile, non era detto che la trovassi. Eppure eccola qui, sembrava destino…»
Neville si era perso a parlare di quanto fosse contento di aver trovato un fiore così raro, gli sarebbe piaciuto studiarlo più a fondo, ma non avrebbe mai potuta negarla a Draco.
Stupido di un Potter, ti rendi conto di cosa mi porti a fare?
Si ritrovò a pensare, mentre sistemava finalmente il fiore nel suo vaso.
«Draco? Draco, ma dove sei?»
La voce di Harry lo fece irrigidire. Aprì la porta – effettivamente si era rinchiuso nel suo studio – assumendo un’espressione più indifferente possibile.
«Sì, Harry?» domandò, accennando un sorriso. L’altro si guardò intorno. Draco si comportava in maniera un po’ strana in quei giorni, gli sembrava troppo con la testa fra le nuvole.
«Ti sei rinchiuso nel mio studio, non capivo cosa stessi facendo.»
«Non stavo facendo niente», affermò, facendosi avanti e richiudendo la porta dietro di sé. «Allora? Usciamo?»
Harry assunse un’espressione sorpresa. Draco non amava andare in giro per Londra, si sforzava sempre di accontentarlo e non capitava mai che prendesse l’iniziativa. Ma dopotutto era il loro anniversario, quindi forse doveva aspettarselo.
«Per andare dove?»
Malfoy corrugò la fronte, afferrandolo per un braccio.
«Non lo so, decideremo sul momento. Il sole brilla e splende, quindi perché non vai a farti carino?»
«Draco, perché sembra che tu stia cercando di allontanarmi?»
Il diretto interessato sorrise di nuovo, questa volta in maniera più nervosa.
«Allontanarti? Pensi sempre male, Potter. È solo che devi sbrigarti, lo sai che non sono un tipo paziente.»
E anche questo era vero. Harry fece spallucce e decise di accontentarlo. Non poteva nemmeno immaginare quanto Draco fosse nervoso. Inoltre era anche un gran perfezionista e se una cosa andava fatta, doveva essere fatta bene.
«D’accordo», sussurrò, riflettendo ad alta voce. «Arrivati a Primrose Hill, ci siederemo. Quando arriveremo, il sole starà tramontando, allora io gli darò la rosa e lui dirà: Oh Draco, non dovevi. E io risponderò: Sì, lo so, sapevo ti sarebbe piaciuto e…» si fermò di colpo, rosso in viso. Che diamine faceva adesso? Parlava da solo? L’amore gli faceva male, molto male. Strinse un pugno, zittendosi. E dopotutto non c’era motivo di essere nervosi, niente avrebbe mandato in malora i suoi piani.
Tranne lo strano rumore che avvertì ad un tratto contro i vetri delle finestre.
Goccioline di pioggia, forse. Oh no, una cosa perfino peggiore. Draco rientrò nello studio, accorgendosi con grande orrore che fuori non stava semplicemente piovendo. Stava addirittura grandinando. Per Merlino, era fine marzo e fino a poco prima c’era il sole, perché grandinava così all’improvviso? Era impensabile uscire, soprattutto per andare a Primrose.
«Accidenti, ma cos’è, una congiura nei miei confronti? Sì allora, ditelo, è una congiura nei miei confronti!» Draco cacciò la testa fuori dalla finestra, nervoso. I chicchi di grandine lo colpirono in testa, facendogli in effetti un po’ male. Non poteva star accadendo sul serio, non a lui per l’amor del cielo! E che ne era dei suoi progetti?
Harry tornò poco dopo, sgranando gli occhi quando vide il suo compagno con la testa cacciata fuori, sotto la grandine.
«Draco, che stai facendo?»
Malfoy sussultò, finendo per battere la testa e imprecare.
«Ahi! Niente, non sto facendo niente!» borbottò, con i capelli e il viso bagnati.
Ad Harry venne da ridere. Draco aveva bisogno di essere asciugato.
 
Draco era ancora convinto che quella fosse una congiura nei suoi confronti, insomma, non poteva essere altrimenti. Doveva sembrare un pulcino bagnato con quei capelli umidi che Harry si era premurato di asciugare con un asciugamano, con le braccia incrociate al petto e con le guance gonfie. Non era abituato a non avere ciò che voleva.
«A quanto pare il tempo non è dalla nostra parte», Harry si sedette accanto a lui. «Fortunatamente non avevamo grandi progetti.»
Questo lo dici tu, stupido di un Potter. Sai quanti sforzi ho fatto per rendere questo giorno piacevole? No, non lo sai, perché non te l’ho detto, chiaramente.
«Sì, infatti», si limitò a borbottare, stringendo uno dei cuscini del divano. Harry si strofinò le mani, non comprendendo il suo tanto malumore.
«Beh, direi che… possiamo fare qualcos’altro. Guardiamo un film?»
Ma Malfoy fece una smorfia, ancora capiva a fatica come funzionavano quegli strani oggetti babbani, tipo la televisione.
«Lo facciamo sempre», sospirò. Povero Harry, lui non c’entrava niente con tutto ciò, ma si sentiva così frustrato. Fortunatamente il suo compagno era sempre paziente e sapeva come scioglierlo anche nei momenti più difficili.
«Ti ricordi quando ci siamo messi insieme?» domandò ad un tratto. Draco arrossì ed ebbe l’istinto di nascondere il viso sul cuscino, ma si trattenne. Come avrebbe potuto dimenticarsene? Ricordava ogni momento con Harry, ma ciò si era premurato di non farglielo mai sapere, era troppo smielato.
«È passato solo un anno, la mia memoria funziona ancora bene», sospirò meno rigido. Senza dubbio uno dei momenti più belli della sua vita.
«Già», Harry sorrise, alzando gli occhi verso l’alto. «Tu mi hai rubato un bacio.»
«Ma se non avevi aspettato altro!» si lamentò, talmente rosso in viso che fu costretto a distogliere lo sguardo verso la  finestra, osservando la grandine che picchiettava contro il vetro. E gli venne alla mente quel giorno, le immagini gli passarono davanti come in una sorta di sogno ad occhi aperti.
 
Quand’è che Draco era cambiato tanto da starsene con Potter su un prato come se nulla fosse? D’accordo, le cose erano molto cambiate dall’inizio della guerra, lui e Harry avevano messo da parte le loro divergenze e si erano molto avvicinati. Non solo: Potter si era dimostrato essere un valido sostegno per Draco, il quale aveva dovuto affrontare un brutto periodo immediatamente dopo alla guerra. Inizialmente avrebbe anche fatto a meno del suo sostegno morale, della sua amicizia, orgoglioso per com’era. Ma gli ci era voluto poco per capire che Harry non voleva trattarlo con pietismo, né tanto meno fare l’eroe. Avvicinarsi era stato naturale, ma il loro rapporto, sorprendentemente, non era andato in direzione amicizia. Harry era la persona che teneva testa al suo brutto carattere, che lo faceva sentire bene, che lo afferrava e lo costringeva ad uscire e ad andare in giro per quei luoghi pieni di gente normale. Alla fine dei conti, però, non era poi così male come aveva temuto.
«Hai scelto un posto particolare, Potter. Hai una vena romantica?» borbottò Malfoy assonnato. Lui e Harry erano stati fuori tutta la notte e, come sempre quando erano insieme, il tempo era volato. Era già l’alba lì a Primrose park, il luogo dove Harry aveva proposto di andare come ultima tappa.
«Probabilmente sì, è vero», si sedette accanto a lui, sul terreno umido. L’alba sembrava voler donare loro uno spettacolo speciale, poiché il cielo stava tingendosi prima di grigio, poi di tante sfumature di rosso, che Harry provò a contare, perdendo poi il conto.
«Però… ammetto che non c’è male», rifletté ad alta voce, con gli occhi grigi rivolti verso il cielo. Gli capitava spesso, quand’era in compagnia di Potter, di sentire un calore proprio lì, all’altezza del petto. In quel momento come non mai si era sentito scaldato e vivo. Erano passati quasi due anni dalla fine della guerra e da quando aveva iniziato a rimettere a posto i pezzi della sua vita, se non fosse stato per lui probabilmente sarebbe rimasto fermo al punto di partenza. A volte si sentiva uno stupido sentimentale, eppure non poteva fare a meno di pensare che, grazie a Harry, aveva imparato a vedere la bellezza della vita nelle cose più semplici: una notte passata fuori a parlare per ore, il profumo di erba bagnata, un’alba unica. Si accorse solo in un secondo momento che più che guardare il cielo, Harry stava fissando a lui con l’espressione di un perfetto idiota sul viso.
«Perché mi guardi così?»
«Io non ti guardo in nessun modo», sussurrò Harry. Insomma, doveva darsi una mossa. Oramai si era rassegnato da un pezzo all’idea di essere irrimediabilmente innamorato di lui, aveva taciuto quel sentimento per troppo tempo. L’aveva portato lì con l’intenzione di dichiararsi, al massimo avrebbe ricevuto un due di picche con conseguente cuore spezzato, ma sempre meglio che tacere ancora. Strinse un pugno. Insomma, era l’eroe del Mondo Magico, perché gli veniva così difficile fare una cosa tanto semplice come dichiararsi?
«Umh, Draco. Senti, c’è una cosa che devo dirti.»
«Questo lo avevo capito, sei teso», Malfoy finalmente tornò a guardarlo. «Sì?»
«Sì, allora… Tu sei un ragazzo. E lo sono anche io.»
«Ma che gran spirito d’osservazione», lo interruppe. Facendo così gli rendeva tutto più difficile.
«Sì, ma… tu sei un ragazzo che io ammiro molto. E sei mio amico, però non come lo è o Ron o come lo è Hermione, tu sei… sei… insomma… sei un gradino più su. Come posso dire…?»
Draco sgranò gli occhi nel vederlo così in difficoltà. Harry era arrossito e stava cercando di trovare le parole giuste. Maledizione, possibile che dovesse pensare a tutto lui?
«Oh, fammi il favore. Non dire niente.»
E dopodiché Draco lo afferrò per la camicia, baciandolo con impeto. Era stato l’istinto a dirgli di farlo, se avesse aspettato Potter sarebbero giunti a quel punto l’anno successivo. Fu un bacio caldo, dolce, ma anche appassionato e che aveva lasciato Harry senza respiro, soprattutto per la sorpresa. Il loro bacio produsse uno schiocco e quando Draco si staccò aveva il viso imporporato. Harry tornò a respirare, sollevando un dito nella sua direzione.
«Avevi capito cosa volevo dire?» soffiò.
«Umh, certo. E per la cronaca, ti ho baciato solo perché mi facevi pena. Sei così goffo e timido.»
Ma gli occhi di Harry adesso brillavano di una luce nuova.
«Tu senti quello che sento io.»
«Non ci provare, non una parola uscirà dalle mie labbra!» dichiarò.
Come se ci fosse bisogno, poi. I suoi gesti erano stati abbastanza esaustivi. Harry sollevò gli occhi al cielo, sorridendo.
«Guarda, Draco. Non è bellissimo?» domandò mentre il sole sorgeva lentamente. Ma adesso i ruoli si erano scambiati ed era Malfoy quello più interessato a lui, piuttosto che al cielo.
«Lo è.»
 
 
Fu strappato da quel dolce ricordo proprio dalla voce di Harry e dal suo dito che gli picchiettava contro una spalla.
«Draco, ma ci sei? Non è che sei malato? Oggi ti comporti in modo strano.»
Draco batté le palpebre, voltandosi poi a guardarlo. Oh, insomma, al diavolo tutto, in qualche modo doveva rendere speciale quel giorno, non sarebbe stata la grandine a mandare a monte i suoi piani, non del tutto almeno.
«Mh… Harry, senti, aspetta qui, non ti muovere, d’accordo? Torno subito!»
«Torni subito da dove? Draco!» si lamentò Harry, senza riceve risposta alcuna. Il suo compagno si comportava davvero in modo bizzarro, era fin troppo agitato. Lo vide arrivare qualche istante dopo con le mani dietro la schiena, come se volesse nascondere qualcosa.
«Fammi indovinare, nascondi la bacchetta perché vuoi uccidermi? Devo ver fatto qualcosa che ti ha fatto arrabbiare. Piuttosto ironico farlo proprio il giorno del nostro anniversario che…»
«Oh, Potter, tu parli sempre troppo», lo interruppe bruscamente Draco, facendosi avanti con le guance arrossate. A Harry sarebbe piaciuta la rosa? O l’avrebbe trovata una cosa troppo melensa?
Di certo, dopo tutta quella fatica ed un esaurimento nervoso non si sarebbe tirato indietro.
«Ho… una cosa per te…» sussurrò. E dopodiché tese il braccio, sentendosi timido come un bambino. Harry guardò prima lui e poi il fiore che teneva in mano. Non aveva mai visto una rosa del genere, la corolla racchiudeva in se ogni sfumatura di rosso esistente.
«Ma… quella è… una rosa…» disse, sentendosi poi stupido.
«No, è una Rosea Aurora!» borbottò Draco, stizzito. «Non è una rosa qualsiasi, questa è diversa! Ecco, vedi? I colori sono diversi, rosso, porpora, fucsia, cremisi e questo… questo non ho idea di come si chiami…»
Si era agitato, a certe cose, a certe tenerezze, non si abituava mai. Non aveva visto che Harry si era alzato, afferrando con delicatezza le sue mani tra le proprie.
«Draco, ma è bellissima. Giuro che non avevo mai visto nulla del genere…»
«Amh… beh, sai Neville mi ha aiutato, è lui l’esperto di fiori», ammise, senza ancora guardarlo negli occhi. «Si dice che la rosa rappresenti l’amore vero, però volevo qualcosa di più… speciale e… mi sento così stupido…»
«Non sei stupido, sei adorabile», soffiò Harry, innamorato.
«Smettila di dirlo! Avevo un progetto, volevo portati a Primrose Park e dartela lì, però ha iniziato a grandinare e… ho improvvisato», sospirò. «Non sono una persona romantica.»
Harry prese dalle sue mani la rosa, annusandola, aveva un buonissimo profumo e quella sua peculiarità del colore la rendeva davvero speciale, un po’ come loro.
«Vorrei dirti che lo sei, ma subito negheresti. Grazie per aver pensato a me. È passato un anno esatto e non smetti di sorprendermi. In effetti, non credo potrà mai accadere.»
Draco lo guardò negli occhi, in evidente difficoltà. Come osava lui uscirsene con certe frasi così dolci e carine?
«Io penso sempre a te», borbottò incrociando le braccia al petto. «Allora non sono stato un totale disastro?»
Harry scosse il capo.
«Direi che sei stato perfetto. Adesso metto la rosa in un vaso, non voglio assolutamente che appassisca. Anche se fuori grandina, qualcosa possiamo pur inventarci, non credi?»
Il broncio di Draco si trasformò in un sorriso appena accennato. Se non ci fosse stato Harry avrebbe dato di matto in continuazione. Alla fine i due videro davvero un film, anzi, passarono tutta la notte a guardarne, a ridere, a parlare, mentre fuori grandinava. Poi, quando sorse il sole, l’alba fece capolino tra le nuvole, illuminando le loro figure addormentate in modo disordinato, stretti l’uno all’altro.
E illuminando la rosa, che prese a brillare con le sue mille sfumature.

Nota dell'autrice
Scrivere una storia che è fondamentalmente una commedia su questa coppia è strano, anche perché il genere non è proprio la mia cup of tea (infatti molte mie storie a tema Drarry sono più sull'angst e sul malinconico), ma non nego che mi sono divertita a scrivere questa storia e a far sclerare il povero Draco, il quale si è sforzato tanto per organizzare un anniversario perfetto, ma le condizioni atmosferiche gli sono andate contro (anche se alla fine poi tanto male non è andata).
Beeh, spero vi sia piaciuta :*
   
 
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