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Autore: Rosmary    27/06/2020    8 recensioni
Raccolta disomogenea di drabble, flashfic, oneshot dedicate a Lorcan e Rose.
1. Passi
2. Di film, pancakes e calderotti
3. Nei ricordi, nel presente
4. Tornavano indietro per andare avanti
5. Imbarazzi – cose taciute
6. Al di là delle paure, noi
7. Una sorpresa per Rose
8. Galeotto fu il palloncino
9. Per le sue paure
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lorcan Scamandro, Rose Weasley
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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Di film, pancakes e calderotti

 
Agosto 2022
 
Nonostante la calura estiva sia calata a picco su Godric’s Hollow, neanche la più piccola goccia di sudore riesce a valicare l’uscio di casa Granger-Weasley, resa impermeabile agli attacchi del sole rovente dagli incantesimi refrigeranti di Hermione.
Rose, seduta sul divano del salotto assieme a Lorcan, ha un sorriso impresso sulle labbra e una trepidante adrenalina addosso: essere sola con lui, immersa in una frescura tanto piacevole da rendere opportuno anche stringersi un po’, sfiorare capelli non sudaticci, giocherellare con le sue dita è un insieme capace di entusiasmarla.
Gli occhi scuri di Lorcan, rapiti dalle immagini che si avvicendano sullo schermo televisivo, tradiscono ogni emozione del diciassettenne, che segue con estrema attenzione la trama del film scelto con tanta convinzione – “voglio vedere questo, la tizia ha i tuoi capelli e il tuo nome, deve essere bellissimo”. Rose ha provato a spiegargli che Titanic non sia granché allegro né estivo come intrattenimento, ma lui l’ha ignorata e si è premunito di infilare il buffo disco nell’altrettanto buffo marchingegno babbano, trafficando persino con il telecomando, tutto orgoglioso di aver finalmente capito come utilizzare quegli apparecchi.
“Ma scopano per davvero?”
Rose, lo sguardo che sfiora il profilo di Lorcan, avverte le gote scaldarsi a questa domanda. E non perché a essere imbarazzante siano due attori che simulano un amplesso, ma perché quell’immagine fatta di rovi biondi e rossi che s’intrecciano le ricorda altri rovi – i loro –, risalenti ad alcuni giorni prima, quando hanno lasciato terreno fertile all’attrazione e hanno chiuso il mondo fuori.
“Recitano.”
Lorcan, le dita che stringono quelle di Rose, è a sua volta preda di ricordi calati ad aggrovigliargli lo stomaco e a offuscare i visi anonimi che popolano il film, lasciando spazio a fattezze più familiari – le sue labbra arrossate, le sue unghie a marchiargli la schiena. È da quando è accaduto, nove giorni undici ore troppi minuti, che si ripete di non poter violare il comune accordo, di dover essere fedele al proposito di fingere che non sia mai successo niente tra loro, tutto pur di preservare la preziosa amicizia che li lega – ma quanto è difficile.
“A me sembra vero.”
“Deve sembrarlo, altrimenti sarebbe un film scadente.”
Lorcan storce le labbra non troppo convinto, sobbalzando assieme ai due personaggi del film quando uno scossone fa tremare la nave. Rose si abbandona a una risatina irriverente mentre si tira su dal divano e si sgranchisce un po’.
“Dove vai?”
“A prendere una cosa.”
“L’appello io.”
“No, no, è una sorpresa, li ho fatti preparare da nonna!”
Lui non fa in tempo ad alzarsi per seguirla che la vede ritornare sorridente, tra le mani un piatto pieno di pancakes e due piccole forchette.
Ingoiare della banale saliva non è mai stato tanto difficile – Lorcan ne è sicurissimo –, ma i ricordi sono prepotenti e s’impongono scalciando via ogni altra cosa. Così, per un tempo equivalente a un fugace battito d’ali, il salotto sembra svuotarsi e finanche i suoni provenienti dalla televisione s’ammutoliscono: c’è solo una colazione bruciacchiata, lenzuola sgualcite e ancora sudate, un’intimità tutta nuova che fa tremare i polsi a entrambi.
Lorcan non le dice nulla, ma intravedendo nel sorriso che si smorza un imbarazzo che – l’hanno promesso – non sarebbe mai stato muro tra loro le sfila risoluto il piatto dalle mani per riporlo sul tavolino tondo che hanno sistemato lì vicino e subito dopo la attira a sé, riuscendo a rilassarsi in una risata quando s’aggrappa alle sue spalle e atterra con le ginocchia sul divano pur di non cascargli addosso.
Ma a poco valgono le risa, perché a Rose le dita sembrano bruciare a contatto col cotone che gli copre la pelle, così come dentro di lei pulsa l’accusa di essere stata una stupida a procurarsi l’unico dolce che avrebbe potuto scaraventarli in una gabbia fatta di balbettii e parole taciute – però come rinunciare a qualcosa di così loro, come rinunciare alla possibilità di sbirciare la sua reazione dinanzi ai ricordi ripescati? Si ripete per l’ennesima volta che il cuore, soprattutto quando pulsa impazzito, è un pessimo consigliere.
È quando avverte le mani di Lorcan sui fianchi che sussulta, lo guarda allora interrogativa e lo vede impegnato in quella che le sembra essere una muta lotta con se stesso – lo sguardo a percorrerla, le labbra di poco schiuse, i nervi tesi.
A ridestarli, a far esplodere la bolla in cui sono stati risucchiati, è proprio il film abbandonato, popolato ora da personaggi le cui urla s’avvicendano sempre più forti. Rose sguscia via dalla morsa con addosso una sensazione di grande confusione e si rimette seduta in bilico tra intenti, emozioni e impulsi in completo conflitto tra loro – vuoi, ma non puoi si ripete a oltranza.
“Cos’è successo? Perché scappano tutti?”
Lorcan lo chiede con voce arrochita, schiarita da un goffo colpo di tosse, e Rose ha l’impressione che ancora una volta abbia agito anche per lei, frantumando in fretta e furia la tensione – o qualsiasi altra sensazione aliena a metà tra imbarazzo, paura, eccitazione.
“La nave è sul punto di naufragare, cercano di salvarsi.”
“Certo che è una vitaccia, quella dei babbani, persino un mago mediocre potrebbe risolvere tutto con un Reparo.”
Rose, malgrado tutto, curva le labbra in un sorriso divertito.
“Però ti appassionano, non hai voluto saperne di uscire pur di guardare un film.”
“Pur di starcene al fresco sul divano, vorrai dire.”
“Quindi sei qui per il divano e non per me.”
“Finalmente l’hai capito, puoi anche andartene.”
Rose assottiglia lo sguardo fingendosi offesa e Lorcan prorompe in una risata che contagia in fretta anche lei. Un istante dopo, lo vede intento a ignorare le forchette per acciuffare un pancake e avvicinarlo alla sua bocca.
“Con le mani?” chiede scettica.
Lorcan annuisce e lei, decisa a non farsi pregare, morde dispettosa il dolce, attenta a sfiorargli le dita con i denti, godendo della malizia che corre a illuminargli gli occhi scuri.
“Mi hai quasi morso, dolcezza.”
Forse è la situazione in sé o la frescura che rallegra o l’adrenalina all’idea di essere completamente sola con lui – non lo sa davvero –, ma non s’avvicendano che pochi attimi e l’istinto torna a sotterrare la ragione, suggerendole di mettere da parte le parole e addentargli giocosa la guancia, sorridere e deglutire quando lui trema sorpreso, scoprire quanto possa essere intimo persino un gesto tanto semplice.
“Adesso ti ho morso sul serio, Scamander.”
A insaputa di entrambi, la mano di Lorcan che le cinge il viso è mossa dallo stesso istinto traditore che ha soggiogato Rose, così come lo sguardo che frenetico alterna occhi chiari e labbra rosse.
Dannazione.
S’è ripromesso di non fare passi falsi, di aspettare, di capire se lei voglia sul serio costruire qualcosa che vada al di là dell’amicizia edificata negli anni, fatta di complicità innata, di una sintonia che li ha portati a cercarsi, conoscersi, viversi senza mai averne abbastanza.
Ma ora, ora che danzano sgraziati sulle note di provocazioni sibilate, fare un passo alla volta gli appare uno sforzo immane, sovrumano quasi, acuito da una vicinanza che non gli è mai parsa troppo come in questo momento – troppo e perfetta.
S’allontana a forza, simulando una risata, convincendosi di aver solo immaginato la malizia nelle parole di Rose.
E non la vede, serrare le palpebre per pochi secondi, raddrizzarsi e ingoiare uno sbuffo. La vede però intrecciare le loro dita e poggiare la testa sulla sua spalla, gesti così naturali da riuscire a rilassarlo e convincerlo a calare la testa verso la sua sino a sfiorarla e percepirsi un tutt’uno.
“L’ho sempre odiato, quello,” dice a un tratto Rose.
Lorcan, che ha ripreso a seguire il film assieme a lei, ingoia l’ultima porzione di pancake e annuisce.
“È un coglione, lei non lo vuole, l’hanno capito anche gli iceberg.”
“L’ha capito anche lui, ma insiste.”
“Beh, è un coglione a insistere, a lei piace il biondo.”
“Si chiama Jack.”
“Tra due secondi l’avrò dimenticato di nuovo.”
“Un giorno dimenticherai anche il nome di tua madre.”
“Finché non dimentico il tuo, siamo a posto.”
Rose non riesce a reprimere un sorriso fatto di lusinga, né Lorcan riesce a evitare di inarcare le sopracciglia con l’aria di chi ha appena detto più del dovuto.
“Il mio non l’hai mai dimenticato,” sottolinea tronfia lei. “Non ho mai dovuto ripetertelo.”
“Perché è breve.”
“Certo.”
“Non fare la stronza,” ironizza lui.
“E tu non essere bugiardo. Te lo ricordi perché sono io, e io sono io.”
“Certo,” le fa eco, beccandosi un buffetto sul viso. “Sei violenta, dolcezza, te l’ho mai detto?”
“A volte.”
Lorcan incurva le labbra nel suo sorriso sbilenco, Rose lo guarda di soppiatto mentre finge di guardare la televisione.
Ed è sbirciandolo che s’accorge dell’espressione che via via muta: l’ilarità sbiadisce, una ruga di tensione gli imbratta la fronte e gli occhi si sbarrano dinanzi alla scena più straziante del film.
Se qualcuno le avesse detto che un giorno avrebbe avuto il privilegio di vedere Lorcan Scamander – il ragazzo che s’aggira per Hogwarts rivolgendo la parola a pochi eletti e schiantando chiunque lo infastidisca – piangere guardando Titanic lei avrebbe riso di gusto e non avrebbe dato alcun credito a quella predizione.
Eppure, che Godric la soccorra se è vittima di un Confundus, sono proprio lacrime quelle che s’arrischiano a rigare un po’ il viso di Lorcan, così come è un tremolio sospetto quello che gli strizza le labbra.
Non dovrebbe ridere, lo sa, ma proprio non riesce a trattenersi. Così, mentre il povero Jack muore e la straziata Rose trova la salvezza, la vera Rose è scossa da risate incontrollate che la costringono a piegarsi su se stessa e a versare a propria volta qualche lacrima figlia dell’ilarità.
“Oh, Lor, ma sei veramente un calderotto!”
Lorcan non ha neanche il tempo di offendersi, è troppo impegnato ad asciugare un pianto che trova a dir poco imbarazzante e insensato – non sa cosa lo abbia ridotto in questo stato, anche se una vocina irriverente dentro di lui gli suggerisce che forse si è calato un po’ troppo nella parte e ha confuso gli occhi azzurri e i capelli ramati dell’attrice con i tratti della ragazza che si sbellica accanto a lui.
“Questo film è una merda, c’era posto per tutti e due su quella porta.”
“Sì… credo di sì...” biascica Rose.
“E poi potevano rubare una scialuppa, ma dai, sono veramente delle teste di cazzo questi babbani.”
“E già...”
“Hai finito di ridere di me?”
Rose, le risate ancora a scuoterla, si sforza di annuire ed è allora Lorcan si ferma di colpo, come ragionando sugli ultimi minuti vissuti, per poi scoppiare a ridere a propria volta dell’assurda nonché vergognosa situazione.
Lo avvertono entrambi, il divano piegarsi ai loro movimenti scomposti, alle loro risate irriverenti, ai loro corpi sempre più protesi l’uno verso l’altro.
Lorcan non è mai stato bravo a frenare l’impulso, è abituato a ragionare mentre agisce – e alle volte neanche mentre –, eppure per lei s’è frenato così tante volte in quest’ultimo anno e ancora di più durante gli ultimi giorni da aver perso il conto dei non ci pensare neanche ripetuti e imposti a se stesso. Ma ora, saranno le risate o la vicinanza o l’intimità sfiorata pochi attimi prima, non riesce proprio a frenare la corsa delle mani che la stringono in vita e la trascinano su di sé, su delle gambe che fremono al solo contatto, contro uno sterno che s’alza e s’abbassa a ritmo sempre più elevato, a un soffio da labbra che d’improvviso non ridono più.
Rose, le ginocchia premute ai suoi fianchi e il seno a sfiorargli il petto, gli carezza le spalle con dita che salgono sino al collo, al viso, sino ad affondare nei ricci biondo sporco che ama più di quanto gli abbia mai detto. Sulla bocca non più la voglia di ridere, ma il desiderio incontrollato di schiudersi su quella di lui, saggiarla una seconda volta – e una terza quarta quinta a oltranza.
“Non ridi più?”
Una domanda insidiosa, una provocazione, capace di contrarle il basso ventre. Ingoia a vuoto mentre affievolisce la distanza tra i loro volti, mentre accantona perché di cui non le importa affatto, mentre rovista in quelle iridi scure alla ricerca di desideri gemelli.
“Non sono più un calderotto?”
Incalza – incalza sfrontato, così lui, acuendo la malizia, rafforzando la morsa che la stringe, oramai in balia di una lucidità a brandelli.
“Ne hai ancora l’aria.”
Ribatte – ribatte a tono, così lei, rovistandolo con le sue stesse armi, muovendosi poco e predatoria, inducendolo a tradire un gemito di aspettativa.
“Ma potrei non averne il sapore.”
Gli occhi chiari di Rose, rifiutando qualsiasi residuo di imbarazzo, si sollevano su quelli scuri, sorprendendoli tinti di scalpitante attesa.
“Dovrei assaggiarti per scoprirlo.”
Lorcan piega le labbra nel sorriso sbilenco, ma non ha tempo di risponderle, perché Rose le morde non appena si schiudono – le palpebre di entrambi calate, le dita di lei svanite nei ricci, le mani di lui ad artigliarle la schiena.
Lo capiscono solo mentre si strofinano contro, di essersi promessi l’impossibile quando nove giorni undici ore troppi minuti prima hanno valicato ogni barriera e scoperto un’intesa tutta nuova.
“Lor.”
“Lo so.”
“No, non lo sai.”
“Sì che lo so.”
“E cosa sai?”
Anch’io.
“Cosa?”
Anch’io, ti amo anch’io.”
 
 
 
 
 


Note dell’autrice: bentrovati, lettrici e lettori! Questa storia nasce dallo spunto di un gioco: scelta una coppia, quale dei due componenti piange guardando Titanic? Il resto è storia (e preciso che con Titanic mi riferisco al film di James Cameron del 1997).
Spero che anche questo piccolo racconto sia stato una piacevole lettura.
Un abbraccio. ❤
   
 
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