“…lui è più me stessa di quanto non lo sia io. Di qualsiasi cosa siano fatte le anime, la sua e la mia sono la stessa cosa.” (Emily Bronte – “Cime Tempestose”)
Avevo un amico
Di segno Scorpione
Ermetico
Chiuso
Il cuore corroso.
Cantava i suoi versi
Poeta d’autunno
Sognava l’Amore
E un giorno quello
Alla sua porta bussò.
Ma lei era bella
Poetessa
Leggiadra
Cantava i suoi versi
D’amore e piacere.
Lui perse la testa
Sonno
Ragione.
Per lei ogni istante
Ogni minuto viveva.
Eros pestifero
Il dardo infuocato scoccò.
Ma Amor impossibile
Il mio amico trovò.
Dolore
Affanno
Tormento
Lacrime amare
Il miele divenne fiele.
Una sola lettera
Ogni cosa mutò.
E allora il cinismo
Alla sua porta bussò.
Lo accolse
Grato
Ansante
Salvezza d’un cuor tramortito.
E così la sua bella
Belva diventò.
Offese
Ingiurie
Sibilate a mezz’aria.
Lei lo lasciò.
Il cinismo ebbe la meglio
Di lui il cuore spezzò.
Giace quell’amico
In cielo o all’inferno
Io questo non so.
So solo che Amor
Tutto distrugge
Non lascia che arida terra
Spoglia, deserta.
Assai meglio serrarlo
In uno scrigno di ferro
La chiave gettare
Nell’oceano profondo
Senza rimpianto
Senza rimorso
Ché la vita non è altro che questo
Una triste danza
Su arida terra.