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Autore: villainsarethebest    27/06/2020    1 recensioni
Manipolazione, inganno, disperazione: Firestorm li conosce tutti, li ha vissuti tutti sulla propria corazza e li ha repressi tutti nel buco più profondo della sua memoria. Dopo tutti i secoli di soprusi che l'hanno spezzata e segnata, solo poche cose ha deciso di tenere sempre in mente: ogni volta che cadrà, si rialzerà; quando proveranno a zittirla, lei parlerà ancora più forte; se qualcuno oserà incatenarla lei si ribellerà con tutte le sue forze.
Ricordi e decisioni che tiene segrete dentro di sé come il suo passato, nascosto a tutti, anche al suo signore, Lord Megatron.
Il confine tra lucidità e pazzia non è mai stato più allineato e per uscire sana e salva dalle sfide che stanno per presentarsi dovrà essere più forte di quanto sia mai stata.
Lei non è schiava. Lei non è un'assassina. Lei non è una guerriera.
Lei è una protettrice. Questo non glielo potranno mai togliere.
Genere: Azione, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Megatron, Nuovo personaggio, Predaking, Starscream
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Transformers: Prime
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Quel giorno Firestorm era di guardia in infermeria. Aveva appena controllato i parametri vitali – quei pochi rimasti – di Megatron e si stava ora apprestando a ripulire la sua armatura dalle incrostazioni e dalla ruggine, già sapendo di dover in seguito applicare un gel protettivo per impedire ulteriori arrugginimenti sulla sua debole forma. Avrebbe di gran lunga preferito lasciarlo arrugginire, ma con Soundwave che controllava spasmodicamente le sue condizioni non poteva permettersi di mostrarsi negligente verso di lui.

Megatron era stato posto nella sala più spaziosa della baia medica, nonché la più lontana dall’ingresso, così da non permettere a nessuno di vedere in che condizioni versasse e cominciassero a girare voci inopportune circa la sua sorte. Firestorm decise che sprecare ulteriore tempo sull’ex gladiatore le avrebbe permesso di non svolgere altri lavori utili alla causa Decepticon per quel dì e soprattutto di sfuggire allo sproloquiare irritante di Starscream, che da qualche tempo si era accentuato. Si diresse nell’ala principale per prendere il lucidatore di Knock Out, abbandonato su di una mensola in attesa del suo proprietario, per usarlo sul quasi defunto Campione. In quel momento entrò un vehicon e si voltò verso di lui.

«Comandante Firestorm! Siete voi di turno?» chiese incerto. Knock Out era il medico primario di bordo e aveva molta più preparazione ed esperienza, ma quasi nessuno lo preferiva alla femme, semplicemente perché il mech narcisista, messe da parte le sue conoscenze, non aveva affatto l’attitudine da medico. Firestorm era di gran lunga più attenta al benessere dei pazienti, sebbene si atteggiasse costantemente con indifferenza. E poi era un bel vedere: se dovevano morire sul tavolo operatorio, meglio farlo dando un’ultima accurata occhiata alla femme.

«Sì. Di che cosa hai bisogno?»

Firestorm fu certa di averlo sentito mormorare «grazie a Primus», ma sorvolò sul dettaglio. «La mia articolazione mi da’ qualche problema da stamattina. Non è che potrebbe darle un’occhiata?» chiese esitante.

«Stenditi, arrivo tra un attimo» disse tornando da Megatron e lasciando il lucidatore nella sua stanza. Knock Out lo avrebbe sicuramente voluto usare quando sarebbe rientrato ed era uno spettacolo piuttosto esilarante vederlo perdere le staffe perché non trovava più l’arnese nel posto in cui avrebbe dovuto essere.

Ritornata nell’altra stanza, afferrò un datapad e lo accese. «Nome?»

«ME-427.»

Trascritto il nome lasciò il file aperto e si avvicinò per studiare meglio la ferita, toccando, spostando coperture e circuiti quanto bastava per osservare meglio la giuntura – stabilizzatore sinistro, articolazione centrale – e fare una diagnosi. «Hai della ruggine nei circuiti. Il danno non è esteso, gratterò via quanto più possibile e il resto del lavoro lo farà il gel antiruggine in una settimana di trattamento» annunciò con tono professionale.

Si mise subito al lavoro, pulendo i circuiti interni del vehicon con uno scalpello, un panno e un piccolo aspiratore per evitare che i frammenti si accumulassero sul sito. Fu precisa e rapida. Da parte sua, il vehicon evitò il più possibile di muoversi, e non fu difficile dato che la femme sapeva come evitare i cavi più sensibili e maneggiare con il sistema idraulico senza danneggiarlo minimamente ed evitando così di causargli dolore, eccezione per qualche minuscolo fastidio ogni tanto. Firestorm era un bravo medico ed era grato di essere sotto le sue cure. Knock Out parlava in continuazione di sé quando riparava qualcuno, al punto da desiderare di essere messo in stasi piuttosto che sentirlo vaneggiare. Un vero strazio.

Una volta finito Firestorm applicò il gel e istruì il soldato di applicarlo la mattina appena svegliato e la sera prima di coricarsi per sette giorni, dopodiché avrebbe dovuto sottoporsi a un check-up per controllare la guarigione. Dimesso il suo paziente, Firestorm si apprestò a compilare la sua cartella clinica appuntando diagnosi e terapia per poi tornare da Megatron.

Certo che è messo male, pensò ripetendo a mente i risultati degli esami. Ma se l’è meritato.

Si fece quasi sfuggire un sorriso sadico. Soffri come hai fatto soffrire Cybertron.

Era assai tentata dall’iniettargli qualcosa per incrementare il dolore ma purtroppo, sbuffò internamente, non poteva rischiare di aggravare la sua situazione perché gli serviva vivo. E che diamine però!

Quando finì di lucidare Megatron e dopo aver nascosto da qualche parte il lucidatore dell’Aston Martin si diresse al vano ristoro, dove sapeva gli altri ufficiali erano riuniti insieme. Arrivata non fu sorpresa dell’assenza di Soundwave, dato che si riforniva sempre in privato assieme a Laserbeak. Al solito tavolo dove si sedevano c’erano Breakdown, Starscream e Knock Out intenti a chiacchierare e mangiare dei biscotti cucinati dall’ex demolitore. Notò che anche su atri tavoli erano disposti vassoi parzialmente vuoti e vehicon intenti a gustarseli tra una chiacchiera e l’altra.

Firestorm si avvicinò silenziosamente alle spalle del seeker, osservando come quello muovesse freneticamente la mano che reggeva un biscotto a destra e a sinistra nel mezzo di uno dei suoi raptus di lamentele e non le sfuggirono le occhiate annoiate e infastidite degli altri due mech. Ancora innotata dal Vosiano, allungò un braccio e gli strappò di mano il biscotto, ficcandoglielo senza troppa gentilezza in bocca.

«Grazie!» esultò il medico. «Credevo non avrebbe più smesso di parlare.»

Si sedette accanto al SIC e prese un biscotto per sé dal vassoio in mezzo al tavolo.

«Sei stata in infermeria tutto questo tempo?» domandò Breakdown.

«Sì.»

«E Megatron? Novità su di lui?»

«No.»

«Ma a chi importa?» proruppe Starscream ingoiando. «Non è che si rimetterà tanto presto, tanto vale dimenticarlo completamente!»

«Starscream?»

«Sì?»

«Sta zitto.»

«Comunque» intervenne Knock Out prima che Starscream potesse esplodere, «bello l’aggiornamento al tuo diadema! Quei ghirigori sono un incanto, anche se io avrei aggiunto qualche gemma qua e là per farlo brillare.»

«Come una corona?»

«Esatto! Le starebbe un amore, non trovi Breaky?»

«Non credo che aggiungerò altro. Ho apportato queste modifiche per noia.»

«Che perdita di tempo.»

«Sempre meglio che pianificare continuamente un assassinio» replicò la femme afferrando un altro dolcetto.

«Sempre meglio che…»

«Qualcuno vuole un altro biscotto?» proruppe Breakdown prima che potesse scoppiare l’ennesimo battibecco tra i due seeker, che tra l’altro era sempre la femme a vincere con la sua logica, sentendosi sollevato quando Firestorm spostò subito la su attenzione sui manicaretti ignorando le proteste del SIC.

«Mmh, ehi Firestorm, hai saputo dell’ultimo gossip?»

«Credo di no.»

«Beh» Knock Out masticò in fretta l’ultimo boccone contento di essere la fonte di informazione della femme. «A quanto pare fra di noi c’è un artista.»

Firestorm sollevò le ottiche su di lui. «Spiegati.»

«Stamattina ho sentito alcuni vehicon blaterare di un qualcosa di strano al piano di sotto, in uno dei corridoi più in fondo, sai, quelli meno percorsi, così sono sceso a dare un’occhiata e ho trovato un murale gigantesco di Megatron, ed era pure ben fatto!»

«Vuoi dire che qualcuno gli ha dedicato un dipinto?!» schiamazzò sconvolto Starscream.

«Proprio così. Geloso?»

«Pff, semmai il contrario! Significa che le truppe comprendono che ormai Megatron non ha più speranze e questo è solo un pacchiano tentativo per rendere omaggio alla sua memoria» ribatté sbattendo le ali frustrato.

«Lo idolatrano» commentò la femme. «È il leader, non ci vedo niente di strano.»

«Niente di strano? Spero tu stia scherzando! A nessuno è mai passato per il processore di imbrattare una sola superficie di questa nave, anche se devo dire che è proprio un bel dipinto, ma chiunque sia stato deve essere un pazzo. Appena Megatron lo verrà a sapere probabilmente strapperà la scintilla dal petto di quello sciagurato» dichiarò Breakdown.

«Oppure lo ricoprirà di elogi e lo incaricherà di immortalarlo in un dipinto più grande, più bello e più appariscente, se è un buon vedere come dite» ribatté pacatamente Firestorm. Il suo ego sarà ancora più grande una volta risvegliatosi. «Magari più tardi passerò a dargli un’occhiata» aggiunse vaga. Sperando che per allora Starscream lo avrà imbrattato, pensò sopprimendo un sorriso. Non voleva che si cacciasse nei guai, ma diamine, certe volte aveva delle trovate tanto stupide quanto esilaranti! Magari gli aggiungerà un paio di baffi… Voltandosi di colpo finse un colpo di tosse per non mostrare il sorriso che le era spuntato.

«Tutto bene?»

«Ho masticato troppo poco e mi è andato di traverso un pezzetto» si giustificò tossendo credibilmente. «Comunque non l’ho solo adornato» riprese cambiando argomento «ma ho aggiunto un visore retrattile e un paio di programmi che mi torneranno utili.»

«Metallico o a energia?»

«Energia. Sto ancora lavorandoci su per aggiustare il colore» rispose al dottore.

«Come lo vorresti? Azzurro standard? Ti assicuro che stonerebbe!»

«Potresti farlo rosso, già che è il tuo colore primario. Dorato sarebbe troppo… troppo.»

«Nah, poi ci sarebbe troppo rosso e, nessuna offesa ovviamente, ma a differenza mia il rosso non è l’unico tuo colore Comandante, perciò opterei per…»

«Scuro come la tua protoforma» intervenne Starscream. «Così l’effetto visivo nel complesso rimarrebbe lo stesso.»

«È quello che pensavo anche io» ammise Firestorm. «Se non funziona, cambierò lo schermo con un altro tipo di maschera» disse scrollando le spalle. Afferrando una manciata di biscotti si alzò e si separò dal gruppo, ringraziando Breakdown per i dolci.

Camminando ne addentò uno distrattamente. Breakdown aveva indubbiamente talento nel cucinare e assaporare il dolce gustandoselo lentamente la mandava in visibilio. Chissà cos’altro sapeva cucinare. Magari poteva condividere con lui alcune delle sue vecchie ricette…

Abbassò gli occhi, mordendo nuovamente il dolce. Si allontanò in fretta lungo il corridoio, ritirandosi nelle sue stanze.

Pensare al passato faceva male. La intristiva. La faceva infuriare. La deprimeva e finiva sempre per mettere su un broncio. Cucinare era stata una delle prime attività in cui si era lanciata. Si era divertita un mondo, era una scienziata in cucina quando suo padre lo era nel suo laboratorio, lui a maneggiare con provette e acidi e lei con minerali, energon e alcool per creare nuove composizioni ogni giorno. Erano giorni lontani che conservava nella sua scintilla. Nonostante tutto, la sua infanzia era stata bella.

Peccato aver dovuto scambiare l’euforia della creazione per il delirio della distruzione.

Quel pensiero le strappò un sospiro intriso di melanconia.

Per quanto fossero stati belli quei tempi, non era il caso di riviverli. Non sarebbero mai tornati e in cuor suo Firestorm sapeva che era meglio così. Ciò nondimeno, il dolore era allucinante.

La giornata passò, per una volta, veloce come un battito di ciglia, o almeno la sensazione per lei fu quella. Non sapeva quando, ma a un certo punto Starscream, Knock Out e Breakdown erano usciti per… non si era curata di ascoltarli, ma non aveva dubbi che fosse per combattere contro gli Autobot. Un po’ le dispiaceva che non l’avessero coinvolta, aveva proprio voglia di scaricare un po’ di tensione, ma scrollò le spalle e lasciò perdere. Se avessero perso lo scontro, la volta prossima si sarebbero degnati di chiamarla all’azione; se avessero vinto – molto, molto improbabile – si sarebbe sorbita il delirio di onnipotenza di Starscream una volta tornato e il suo buon umore le avrebbe garantito carta bianca per alcuni giorni. Ci avrebbe guadagnato in entrambi i casi.

Bighellonando nei suoi alloggi per tutto il giorno i suoi pensieri sviarono inevitabilmente su Megatron. Ancora non le era chiaro come avrebbe dovuto agire e girarci intorno per guadagnare tempo era solo rimandare l’inevitabile. Cosa doveva fare? Ucciderlo? Lasciare a Starscream il lavoro sporco? Ammutinarsi? Trovare il modo per riviverlo?

Mi sarebbe più utile da vivo, dunque dovrei concentrarmi per capire come rimetterlo in sesto, ragionò stendendosi sul letto e abbracciando un cuscino. L’energon oscuro è stato capace di resuscitare quell’Autobot, ma era completamente andato, inoltre diventerebbe una belva incontrollabile e tanto varrebbe ucciderlo. Però l’idiota se lo è iniettato, non è che impazzirà ugualmente? Forse è meglio ripulirlo dalla sostanza… Meglio sentire Soundwave.

Trovò il TIC alla sua solita postazione intento a digitare sulla console, Laserbeak appollaiato su di una spalla. Ad annunciare la sua presenza fu lo scorrere della porta, che spinse il mech a fermarsi per voltarsi verso di lei. Avvicinandosi a lui osservò il suo riflesso nel visore dell’altro ingrandirsi fin quando non fu a pochi metri da lui.

«Soundwave» lo salutò con un breve cenno del capo «avrei bisogno di consultarmi con te per quanto riguarda la salute di Lord Megatron.»

Questo attirò immediatamente la sua completa attenzione. «In cosa posso assisterti?»

«Riguarda l’energon oscuro che il nostro signore si è iniettato. La sostanza, abbiamo appurato, è capace di rivivere i morti rendendoli mostri senza coscienza e senza controllo. Lord Megatron al momento è vivo, ma temo gli effetti che il sangue dell’Unicron potrebbe avere sul suo corpo incosciente.»

«Hai già qualcosa in mente?» le chiese la voce di Knock Out.

«Dovrò consultarmi anche con Knock Out a riguardo, ma ritengo che l’opzione più saggia sia depurarlo dalla sostanza estranea completamente. In questo modo, quando si risveglierà avremo un’alta percentuale di probabilità di assenza di ripercussioni» terminò Firestorm. «Tu cosa ne pensi?»

Soundwave non rispose subito, soppesando le possibilità nella sua mente. La salute di Megatron era tutto per lui, non poteva rischiare di danneggiarlo in alcun modo. Mentre Soundwave rifletteva sul problema sollevato dalla femme, questa non poté non domandarsi cosa ne pensasse nel profondo il TIC di tutta quella situazione. Come si sentiva Soundwave?

Firestorm non era un’egoista; si preoccupava per gli altri, fino a una certa estensione e fino a certi soggetti, ma l’unico vero fine era la sua sopravvivenza. Ciononostante le si strinse la scintilla per il mech di fronte a lei. Soundwave conosceva Megatron da sempre, era il suo più vecchio e forse unico amico. Ma si trattava pur sempre di Megatron: se l’era meritato. Ma Soundwave? Lui aveva davvero colpe?

Nessuno dovrebbe mai soffrire, si disse guardandolo. Ma non è un mio problema.

Soundwave avrebbe potuto starle a frugare nella testa in quello stesso momento, ma la possibilità era più che remota: primo perché la mente di Firestorm era quasi completamente impenetrabile grazie ad anni di allenamento e a una ferrea volontà; secondo, usare la telepatia troppo a lungo gli causava mal di testa, perciò si limitava a usarla solo lo stretto indispensabile; terzo, non aveva un reale motivo di farlo. Era una leale servitrice di Megatron, non aveva motivo di leggere i suoi pensieri; si poteva dire che Firestorm avesse il suo rispetto.

«Quello che dici è… logico» proferì dopo un paio di minuti.

Ah, da quanto non usava una delle registrazioni di Shockwave. «Bene. Al suo rientro mi confronterò con Knock Out circa la procedura e poi conferiremo con te e Starscream per informarvi sui dettagli dell’operazione» dichiarò soddisfatta.

Si voltò e fece per andarsene. Adesso aveva una preoccupazione in meno, e se era abbastanza fortunata – e se pure Megatron lo era – ripulirlo dal veleno avrebbe favorito la sua guarigione.

Laserbeak cinguettò. Firestorm si girò e raggiunse Soundwave, conscia che il simbionte l’aveva richiamata per lui. «Cosa c’è Soundwave?»

Il mech premette alcuni pulsanti e sullo schermo apparve un’icona.

«Un segnale? Riesci a identificarlo?»

Soundwave negò con la testa.

«Sai almeno se appartiene a uno di noi o degli Autobot?»

Negò di nuovo.

«Bizzarro» le sfuggì osservando l’impronta energetica di una navicella superare Saturno.

A Soundwave bastarono pochi altri secondi per ottenere una scansione della misteriosa nave riscontrando la firma vitale di due cybertroniani mentre scorreva il database della Nemesis in cerca del nome del vascello senza però ottenere risultati, ma in compenso riuscì a stabilire un contatto con esso.

Una finestra video si aprì e Firestorm – Soundwave non avrebbe aperto bocca – annunciò: «Nave sconosciuta, qui vascello Decepticon Nemesis. Sappiamo della presenza di due cybertroniani a bordo, rendete noto nome, fazione e proposito del transito nel settore.»

Subito non accadde nulla, la comunicazione rimase unidirezionale così come il riscontro video. Poi comparve l’immagine della cabina di pilotaggio del mezzo e un viso raggiante fece capolino nell’inquadratura.

«Oh che bello rivederti Firestorm! Uuh, e chi è lo splendore accanto a te, il tuo sparkmate per caso?»

Firestorm sentì l’energon nelle vene congelarsi.
   
 
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