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Autore: Lady R Of Rage    27/06/2020    4 recensioni
La Famiglia Donquixiote è stata sconfitta, ma sulla Thousand Sunny si è infiltrato un clandestino.
Un nemico, sicuramente, da sopraffare e tenere sotto chiave. Ma anche una persona da conoscere, con cui si potrebbe voler parlare.
1. Sugar: Il Mostro.
"-Non sono una cosa che puoi studiare,- mugugna Sugar. -Non sono nemmeno una bambina. Non ti voglio vedere.-
Usopp si assesta alle sue spalle. Coglie un guizzo dei suoi morbidi ricci neri e si volta di scatto dall’altra parte: dove ci sono i capelli c’è un volto, e dove c’è un volto c’è un naso.
"
2. Pica: Seconda Possibilità.
"Zoro ha finito di girare attorno all’albero, forse per vedere se è ben legato. Ingoia la carne.
-Sai, è strano. Più ti conosco, più mi ricordi una persona che conoscevo.-
"
Genere: Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donquijote Family, Mugiwara
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Alti E I Bassi Della Famiglia Donquixiote'
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Pica: Seconda Possibilità


-Ti va un po’ di carne, soprano-yaro?-
Taci, non lasciarti provocare. Sei in trappola e ci sei finito da solo. Un animale in trappola non si divincola, non cerca di scappare. Altrimenti i fili si conficcano sotto la pelle, strappano, ti lasciano nudo con le ossa al sole, la gola scoperta per mordere e puntare il dito.
Il Cacciatore di Pirati gli arriva alla coscia, ma Pica si ritrae comunque quando lo tocca sotto il ginocchio. Sicuramente indossa le spade di proposito, per prenderlo in giro ancora una volta. Anche nel silenzio è più bravo di lui, e lo lascia battuto e impotente contro l’albero a cui l’hanno legato. È grande come un palo della luce, contro la sua schiena.
-Basta che fai sì e no con la testa. Non puoi stare a digiuno per sempre. Mica vogliamo avvelenarti. Lo sciopero della fame danneggia solo te.-
Stringe il legno dell’albero finché le schegge non si conficcano nel guanto. Ovviamente gliel’ha ricordato, quanto è impotente da solo in mezzo al mare. Con le mani incatenate dietro la schiena, la katana rinchiusa in qualche ripostiglio, nemmeno un ciottolo da assorbire nella propria pelle, e solamente slip e stivali – e guanti, meno male che almeno quelli non li ha tagliati, starebbero ancora a ridere se lo sapessero – a coprire la sua nudità.
Sempre meglio dell’uniforme a righe di Impel Down. Deve rimanere calmo – quindi zitto – e conservare le forze. Non sono catene di agalmatolite, e con un po’ di sforzo potrà liberarsi. Schiaccerà la testa del Cacciatore di Pirati con un solo pugno, e prenderà per sé le sue spade come trofeo.
-Mi sembra di aver capito. Non la vuoi. Chiederò al nostro stupido cuoco se ha dei sassi da friggere in padella.-
Pica scatta in avanti: le catene si stringono dietro la sua schiena, la colonna vertebrale schiocca nel contraccolpo. Il petto brucia: il piccolo dottore renna ha rappezzato la ferita per bene, ma i suoi piccoli punti non sono fatti per un uomo della sua misura. Anche lui – una fottutissima renna – ha una voce più profonda della sua. Ma sicuramente Zoro se n’è già accorto.
-Sì, voglio la carne. Sei contento? Ti ho risposto. Ho parlato. Ridi pure, che m’importa.-
-Mi fai davvero così spietato?-
Appoggia la guancia contro il legno, come se la sensazione scabra potesse svegliarlo.
-Non hai fatto che punzecchiarmi per tutta la battaglia. Cosa credi che sia cambiato?-
-Nulla. Oppure, forse, c’entrava il fatto che ti stavi comportando da merda sleale, e aggredivi i feriti e i tuoi stessi uomini.-
-In battaglia vincono i forti. Non te l’ha insegnato, quel damerino di Mihawk?-
Zoro mastica il suo pezzo di carne. Gli gira intorno, come un avvoltoio in cerca di un punto debole da beccare. Tipico di un uomo come lui, prendersela con un uomo legato e mezzo nudo.
Belle parole, per un cosiddetto guerriero che ha attaccato la sua stessa sorella. Per un figlio che ha insultato il padre. Zoro ha finito di girare attorno all’albero, forse per vedere se è ben legato. Ingoia la carne.
-Sai, è strano. Più ti conosco, più mi ricordi una persona che conoscevo.-
E a me cosa importa? Pica si raddrizza contro la colonna, squadrandolo con disgusto. Non ha intenzione di cascare in un’altra delle sue trappole verbali.
-E chi era, di grazia? Il clown della tua festa dei cinque anni?-
Si impone di parlare con calma, come se Zoro fosse il suo migliore amico. Dubita che ci sia cascato, però: non è un performer come Diamante, lui. Diamante – mi dispiace, padre. Lui saprebbe cavarsela, sgusciando tra le stanze come stoffa, senza farsi vedere e men che meno incatenare. Forse avrebbe potuto battere anche Zoro, alla spada. Lo immagina cadere in ginocchio, fatto a pezzi da un Vipera Glaive. Che bello.
Il vero Zoro, quello davanti a lui, stringe nel pugno l’elsa di una delle spade. A Pica non piace, ha un’aura strana. Forse è maledetta. Che scemenze. È solo una spada, e sopra c’è il mio sangue.
-Una mia amica. Aveva grandi ambizioni, proprio come te. Ma le mancava qualcosa, quell’unica cosa per sentirsi davvero grande.-
-Una ragazza,- mugugna Pica. Non sa cos’altro dire, e anche quella frase suona sbagliata e disgustosa. Come se ci fosse qualcosa di scandaloso nell’idea di una donna spadaccino. Quello è il tipo di punto di vista che gente come Kyros potrebbe portare avanti, ma per un Donquixiote conta solamente la forza delle braccia. Quella che io non ho, considerando come sono messo.
Zoro abbassa gli occhi per un attimo, ma li solleva subito dopo. -Una bambina.-
-Io non sono un bambino.- stride Pica. -Te lo farò vedere, appena riuscirò a liberarmi.-
-Ma ti manca qualcosa, vero? Quel piccolo dettaglio che ti impedisce di essere come vuoi davvero. Che ti impedisce di sentirti…-
Rimane in silenzio, guardandolo di sottecchi. Si aspetterà che dica qualcosa, di sicuro. Qualcosa che gli piaccia, che lo soddisfi, che gli ricordi chi ha vinto e chi ha perso.
Perché Pica lo sa, come completerebbe quella frase, e lo odia.
-… sentirmi uomo.-
Pica serra i pugni guantati, la pelle lacera che brucia ancora sotto la stoffa. Il labbro superiore di Zoro trema, si accartoccia leggermente sopra i denti. Tipico.
Sicuramente non voleva. Gli è scappato e basta, come a tutti i soldati che ha ammazzato per molto meno. Non vogliono mai. Eppure, dopo anni, non riescono ad abituarsi. Dopotutto non l’ha fatto nemmeno lui: non poteva andare diversamente.
-Lasciami stare. Non ho più fame. Se sei qui per prendermi per i fondelli sei venuto nel posto sbagliato.-
-Una normale conversazione, per te, è prendere per i fondelli? Sei davvero un tipo strano.-
-Saresti strano anche tu, con questo falsetto del cazzo in gola.-
Zoro gli appoggia la mano sulla spalla. Pica serra i pugni per non ritrarsi. Non ha niente in mano, men che meno un’arma. Ma la sua parlata si fa rispettare.
-Sei sempre più debole di me, e devi ricordarlo. Questo non significa che tu sia debole in assoluto. È stato un bel combattimento. Se ci sarà occasione ti sfiderò volentieri.-
-Zoro! Smettila di tenerti il gigante di pietra tutto per te. Voglio parlarci anche io.-
Riconosce quella voce, squillante – non risibile, quella no – e si ritrae sul palo. Cappello di Paglia in persona si arrampica su per le scale, con appresso il cyborg e un giovane dai capelli arancioni che non riconosce. Si china su di lui, allungando il braccio per pizzicargli la guancia. -Poi devi farmi sapere come facevi. Eri grosso come una montagna. Ti toglierei le catene solo per fartelo fare di nuovo.-
-Basta stuzzicarlo, Luffy.- È il cecchino nasuto, quello che chiamano il Dio Usopp. Brandisce una forchetta come se fosse un’arma. -Quello ci spacca la nave con un solo pugno.-
-Ci sono anche io sopra la nave, deficiente. E sono io quello che non può nuotare.-
Usopp si copre la bocca con le mani, sgranando gli occhi. Lui non l’ha mai sentito. Pica piega appena il collo verso di lui: il cecchino si ritrae, nascondendosi dietro il braccio del cyborg carpentiere. -E poi voglio parlare col capitano, non con i pesci piccoli come te.-
-Benissimo, parliamo. Posso parlare con te, se ti va. non rido. Mi tiro la faccia, così.- Cappello di Paglia si afferra le guance, allungandole verso il basso, e si tiene la faccia bloccata in una parodia di mestizia. Pica prende un respiro profondo. Ora che è là non può che accettare la sua situazione e accontentarsi del meno peggio. Lasciandosi guardare, mettere a nudo ancora una volta e di più.
-Non oserai mica chiedere a questo qui se sa dare di corpo?- Forse le parole del carpentiere sono vere, forse anche lui si è deciso di metterlo alla berlina. Pica scrolla le spalle, facendo tintinnare le catene. I suoi occhi si fissano in quelli del capitano.
-In quella tua flotta, c’era per caso una ragazza di nome Baby 5?-
-La cameriera?- Cappello di Paglia inarca le sopracciglia. -Forse l’ho vista alla festa. Era simpatica, mi ha dato anche la carne perché mi era utile. Come mai la conosci?-
-Erano nello stesso equipaggio, genio,- scatta la giovane donna. -A quest’ora sarà andata a sposarsi. Noi però stiamo andando dalla direzione opposta. Da quando in qua è così importante per te?-
Perché ero arrabbiato, pensa. Perché ho sbagliato. Perché sono suo fratello – pessimo, ma non è la cosa peggiore che ho fatto. A Diamante non può dire niente, o a Doffy, o a Buffalo, ma almeno a lei può sperare di arrivare, e magari cancellare una volta per tutte quella orrenda immagine.
Il suo sguardo guizza dal volto di Cappello di Paglia, a quello della ragazza dai capelli arancioni – Nami, o qualcosa del genere – a quello impassibile dello spadaccino che l’ha umiliato. Forse lei lo guardava, mentre lo tagliava a pezzi senza neanche uno sforzo. Sarà stata sollevata, ora che la sua furia vendicativa non poteva più nuocere. Oppure, almeno un po’, lo penserà come un fratello quasi decente.
-Se a qualcuno di voi capiterà di vederla, ditele che mi dispiace.-


A.A.:
Quando si fanno le raccolte bisognerebbe tenere i propri personaggi preferiti per ultimi, o non si va mai avanti. 
Nah, mi sono detta. Questa va raccontata. 
C0me sicuramente previsto, ecco Pica e il suo punto di vista.  Ancora una volta lo vediamo immobilizzato con manette non di agalmatolite, che i Mugiwara non hanno, e semplicemente incatenato all'albero della Sunny senza pietra a cui legarsi. 
Buona parte di questa shot è legata all'idea che Pica è uno spadaccino mediocre, e che senza il suo colosso di pietra scende di vari livelli. Zoro lo ha bullizzato a sufficienza a Dressrosa: qui invece ha deciso di rabbonirsi e rivolgere al nemico sconfitto una parola gentile, anche se poco "esplicita" nell'esserlo. Lo ha paragonato a Kuina, si pensi solo a quello. 
Non so chi sarà il prossimo pg, ma spero che questa shot vi piaccia.
Un saluto
Lady R
  
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