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Autore: Roberto Turati    27/06/2020    1 recensioni
Questo racconto è il prologo di Monster Hunter World come lo conosciamo nel gioco, ma il protagonista muto è sostituito dai miei quattro cacciatori originali: Ayla, Gionata, Carson e Yuna.
 
Ogni dieci anni, i Draghi Anziani migrano nel Nuovo Mondo. La Commissione di Ricerca, fondata dalla Gilda per capirne la causa, indaga sul mistero da quarant'anni, inviando una flotta ad ogni Traversata. Riusciranno a venirne a capo, con l'arrivo e la partecipazione alle ricerche della Quinta Flotta?
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La Commissione di Ricerca'
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UN NUOVO MONDO DA SCOPRIRE

Il piccolo villaggio sul Monte Paradiso non era che un cumulo di macerie e fiamme, ormai. Gli ultimi roghi crepitavano tra i resti delle case e il fumo che ne saliva si disperdeva in un cielo innaturale: un firmamento tetro e rosso come il sangue, solcato da nuvole nere come l’abisso. Un tappeto di sangue inzozzava il terreno, cosparso di decine di corpi mutilati e sventrati. Solo una persona era ancora in vita, in quel luogo devastato: l’artefice del massacro.

Una giovane cacciatrice si aggirava a passo lento per le vie del suo villaggio, con la spadascia sfoderata, e osservava i cadaveri martoriati delle sue vittime
con una soddisfazione senza pari. Il sangue che aveva versato inzaccherava i suoi capelli nerissimi e li appiccicava al suo viso; gli schizzi colavano sulla sua armatura e tingevano la sua pallida pelle. I suoi occhi scarlatti scrutavano i cadaveri con un bagliore maligno: ogni volta che la cacciatrice posava lo sguardo su un corpo trucidato, le sue labbra si contraevano in una smorfia compiaciuta. 

Più il sangue degli abitanti, goccia dopo goccia, cadeva dalla sua arma e macchiava la cenere, più il suo sorriso sadico e trionfante si faceva ampio. La cacciatrice sentiva invincibile: aveva la sensazione di aver raggiunto lo scopo che cercava da tutta la vita. Poi sentì una presenza dietro di sé. Ebbe l’impulso di voltarsi, anche se sapeva già di cosa si trattava. Si ritrovò di fronte allo spirito del suo persecutore: il Fatalis, il drago del destino, che infestava i macabri incubi della donna da quando era nata. I due si fissarono a lungo con odio profondo e insanabile. La cacciatrice odiava il Drago Nero, la sua maledizione, e il Fatalis odiava lei, la discendente dei suoi assassini.

Un intenso bagliore blu apparve all’orizzonte, oltre il dirupo su cui il villaggio era costruito. Il Fatalis guardò in quella direzione e la cacciatrice non poté fare a meno di voltarsi a sua volta. Quello che vide la stupì: dalla coltre di nuvole era spuntato un cristallo colossale, che brillava di una luce azzurra come una stella di zaffiro. Era bellissima, ma la cacciatrice sentiva, nel profondo, che non aveva niente di naturale. Si sentì attratta da quel cristallo come da un magnete, ma si sforzò di trattenersi: per qualche ragione, le sembrava pericoloso. Si voltò, come per chiedere spiegazioni, ma il drago del destino era svanito. Ora la cacciatrice era di nuovo sola. Sola coi resti delle sue sventurate prede.   

MHGilda2 by RobertoTurati

Ayla by RobertoTurati

Ayla aprì gli occhi di colpo e balzò in piedi con un grido, spaventata. Era sudata fradicia e il cuore le batteva all'impazzata. Si sforzò di regolare il respiro, si guardò intorno e si rese conto di essersi svegliata dall’incubo: era nel dormitorio in sottocoperta di una delle navi della Quinta Flotta, assieme agli altri pochi cacciatori che erano andati a dormire senza cenare. Sopra di sé, udiva la baldoria di tutti i passeggeri del vascello che mangiavano e conversavano. Sospirò, si asciugò il sudore dalla fronte e si sedé di nuovo sulla sua amaca, ripensando a ciò che aveva sognato.

“Cosa cerchi di dirmi questa volta, maledetto?” pensò.

Le era già successo altre volte che lo spettro del Fatalis la avvertisse di un evento futuro: per farlo, aggiungeva visioni al resto dell’incubo, che era sempre uguale da tutta la sua vita. Ma erano sempre stati messaggi foschi, che dovevano essere interpretati, per quanto si fossero sempre rivelati giusti. Di che si trattava quella volta? C’entrava col mistero della Traversata?

“Be’, immagino che lo scoprirò solo lavorando nel Nuovo Mondo” si disse, con un sospiro.

A quel punto, dopo essersi battuta le mani sulle ginocchia, decise di alzarsi e raggiungere la sua squadra nella cambusa: di certo, a Gionata e gli altri avrebbe fatto piacere averla insieme a loro a cena. Si mise l’armatura, indossò gli orecchini di zaffiro ereditati da sua madre e uscì dal dormitorio. Salì le scale che portavano alla mensa, aprì la porta e si ritrovò circondata dal baccano di tutti quanti.

Mentre si aggirava per i tavoli in cerca dei posti dei suoi compagni, si guardò in giro: c’era chi divorava con voracità le abbondanti pietanze della cambusa e chi, invece parlava coi vicini bevendo litri di birra; c’erano poi i più quieti, che leggevano in silenzio le varie enciclopedie sul Nuovo Mondo pubblicate dalla Gilda per arrivare a destinazione ben informati. Alla fine, riconobbe i suoi tre colleghi: erano seduti ad un tavolo al centro del locale. Gionata, che stava disegnando una tavola del fumetto One Punch Rajang, la vide e la chiamò con un sorriso:

«Ehi, Ayla! Vieni!»

La cacciatrice li raggiunse e prese posto accanto al suo fidanzato. Coprì uno sbadiglio con la mano e si scusò per essersi appartata, qualche ora prima: quando le era venuto un improvviso colpo di sonno, non li aveva avvisati che si stava ritirando nel dormitorio.

«Ehi, non fa niente! Ce la siamo spassata anche senza di te» rise il vecchio Carson, dopo un sorso di birra.

La wyverniana Yuna, invece, si accorse di lei solo in quel momento: era del tutto assorta nella lettura di un bestiario sulla fauna endemica del Nuovo Mondo. Era la sesta enciclopedia della Commissione di Ricerca che divorava, da quando la navigazione era cominciata: Ayla non aveva mai visto una lettrice così rapida, nemmeno tra i simili della sua nuova collega.

«Eh? Oh! Ciao, Ayla» sobbalzò la wyverniana.

«Ciao. Però, stasera sono tutti più allegri del solito! Si festeggia qualcosa?» chiese, perplessa.

«Non sai cosa ti sei persa!» esclamò Carson.

«Cosa?»

«Il capitano è venuto qui e ha detto che sbarcheremo domattina, all'alba! Siamo quasi arrivati!» esultò Gionata.

«Finalmente potrò ridare voce alla mia cara balestra pesante! Peccato solo che non abbiano mai avvistato Zinogre laggiù, per ora» borbottò Carson.

Quando sentì quella menzione, Yuna alzò lo sguardo dalla sua enciclopedia e gli chiese, indiscreta:

«A proposito, Carson: la Gilda ha detto che stavi scontando una pena, quando ti hanno assegnato ad Ayla. Che cosa hai fatto?»

A quella domanda, il vecchio si fece scuro in volto e iniziò a lisciarsi i baffi, con uno sguardo mortificato. Sospirò e rispose:

«D'accordo, ve lo dirò. Negli ultimi anni, sono stato un bracconiere di Zinogre. Tre mesi fa, i Cavalieri della Gilda mi hanno beccato e sono finito in gattabuia. Un giorno, sono venuti da me e mi hanno proposto un accordo: se mi fossi arruolato nella Commissione di Ricerca e l'avrei aiutata a capire la Traversata, mi avrebbero dato l'amnistia. Ed eccomi qua. In tutta onestà, mi piacete molto più di quanto sperassi»

Yuna spalancò gli occhi e sorrise, contenta:

«Sono felice di averti dato una buona impressione»

Carson fece un grugnito mesto e bevve un altro sorso di birra. I colleghi di Ayla tacquero e tornarono a quello che stavano facendo prima: Carson sorseggiava dal suo boccale, Yuna leggeva il libro e Gionata disegnava il nuovo numero del suo fumetto. Poco dopo, un Felyne cameriere si avvicinò al loro tavolo, reggendo un vassoio di birre sopra la testa. Ayla lo chiamò e prese un boccale per sé, dopodiché iniziò a dare occhiate distratte ai gruppi seduti agli altri tavoli, per ammazzare il tempo.

A un certo punto, una ragazza che stava portando il cibo ai suoi compagni di squadra passò vicino a loro e Gionata esortò Carson a farle “il sondaggio”, ovvero la domanda che l’ex bracconiere aveva iniziato a porre a tutto l’equipaggio da una settimana. Ayla diventò paonazza per la vergogna e tentò di fermarli, ma ormai era troppo tardi: Carson fermò la ragazza toccandole la spalla e la interpellò:

«Scusami, come ti chiami?»

«Dalia, perché?» chiese lei.

Ayla si coprì il viso con le mani e Yuna si distrasse di nuovo con la lettura.

«Dimmi, Dalia: Zinogre o Zinogre stigei?» continuò Carson.

La ragazza parve non capire:

«Come, scusi?»

«Preferisci gli Zinogre o gli Zinogre stigei?»

Lei fece guizzare gli occhi a destra e a manca, disorientata, poi rispose in tono incerto:

«Non saprei, gli Zinogre?»

Carson, allora, si alzò e le tirò una fortissima pacca sulla spalla, fiero:

«Brava! E adesso levati dai piedi»

La ragazza si allontanò più in fretta che poté, con un’espressione imbarazzata e un po’ spaventata; Gionata scoppiò a ridere. Ayla scosse la testa e sbuffò: c’erano momenti in cui il suo fidanzato si comportava da bambino di tre anni. Nel tentativo di ignorare l’imbarazzo, ingollò quasi tutta la sua birra in pochi fiati. Fu in quel momento che si accorse che la conversazione era molto meno rumorosa del solito: mancava Eden, l’assistente che la Gilda aveva assegnato alla loro squadra. Era una ragazza tanto chiassosa quanto vorace e curiosa. Carson l’aveva trovata insopportabile dal primo istante. Incuriosita dalla sua assenza, Ayla chiese:

«Dov’è Eden? È la prima volta che non è qui, a svuotare tre quarti del vassoio» 


Carson fece una smorfia e rispose: 

«Merito mio: le ho detto che, d’ora in avanti, noi mangeremo al nostro tavolo e lei al suo. E che si dovrà pagare da sola quello che mangia, com’è ovvio!»

«Non pensi di aver esagerato? In fin dei conti, è simpatica» obiettò Yuna.

«A mali estremi, estremi rimedi. E la nostra assistente è senza dubbio un male estremo, ancora peggio di un Congalala incontinente!»

«Sai, se non fosse così divertente sentirti parlare male di lei, mi dispiacerebbe per quella povera mangiona» rise Gionata.

«Ed è pure raccomandata! Sapete che suo nonno era nella Prima Flotta? Ci hanno assegnato una cretina mangiona e raccomandata!» continuò il balestriere.

«No, adesso stai esagerando: non ho mai visto la Gilda raccomandare nessuno in cinquecento anni, è escluso che abbiano cominciato adesso» lo contraddì Yuna.

In quel momento, Ayla la vide: Eden stava trasportando un grande vassoio colmo di piatti di carne, pesce e verdure tutto per sé ed era diretta a un tavolo a cui erano seduti altri assistenti. Ayla non sapeva ancora quanto fosse sensibile, ma per sicurezza decise di andare da lei e scusarsi a nome della squadra per la maleducazione di Carson: sapeva bene come ci si sentiva a essere disprezzata e trovava ingiusto che il bracconiere trattasse male la loro assistente solo perché era esuberante.

«Torno subito» avvisò.

«Va bene, a dopo» risposero gli altri.

Quindi si alzò e si avvicinò all’assistente. Ma, prima che le rivolgesse la parola, Eden si alzò e corse all’oblò della nave per guardare il mare, senza nemmeno accorgersi di lei. Dopo un attimo di perplessità, Occhi di Sangue le si accostò. Eden, che stava osservando l’oceano col binocolo montato sui suoi occhialini, le parlò per prima:

«Hai sentito? Il meteo peggiora, le onde stanno montando. Il che significa che presto sbarcheremo!» esclamò, entusiasta.

«Sì, me l’hanno detto»

Eden si voltò a guardarla e sollevò gli occhialini:

«Cosa c’è, collega? Vuoi chiedermi un favore?»

«No, voglio solo chiedere scusa per come Carson ti tratta: non deve essere bello»

«Oh! No, non è un problema: se mi dite che sono fastidiosa, allora cercherò di esserlo il meno possibile»

«Figurati! Sei un’assistente, non una schiava. Sentiti libera» sorrise Ayla.

«Be’, ti ringrazio! In ogni caso, vedrete che so rendermi molto utile, appena…»

Eden fu interrotta all’improvviso da un violentissimo scossone che fece traballare l’intera nave. I tavoli si rovesciarono, alcuni cacciatori persero l’equilibrio e caddero. Tutti quanti, colti alla sprovvista, andarono nel panico. Ci fu un secondo scossone e, questa volta, iniziarono a muoversi. Ayla sentì il vuoto non sotto i suoi piedi, ma sotto la nave: qualcosa stava sollevando l’imbarcazione. Qualcosa di enorme. D’un tratto, il pavimento si inclinò e costrinse tutti ad aggrapparsi a qualcosa per non cadere. Ayla provò a guardare fuori dall’oblò e trasalì, quando vide che si trovavano a svariati metri sopra l’acqua.

«Che sta succedendo?!» esclamò Eden.

Ayla stava per risponderle, ma poi si accorse che l’assistente stava correndo a perdifiato verso la scala che conduceva al ponte, senza curarsi dell’inclinazione sempre più ripida della nave.

«Dove vai? Ferma!» le gridò.

Con un’imprecazione, Ayla si lanciò all’inseguimento per recuperare Eden e riportarla sottocoperta, prima che succedesse qualcosa di davvero grave. Sapeva già che se ne sarebbe pentita, ma si sentiva in dovere di provarci. Quando uscì sul ponte, rimase a bocca aperta: la nave era incagliata in una gigantesca montagna di roccia magmatica e lava che era emersa di punto in bianco dall’oceano. Tutti gli altri vascelli della Quinta Flotta, tutte intorno a essa, ondeggiavano all’impazzata a causa delle onde sollevate dall’enorme cumulo di tufo.

«Che cos’è?!» gridò Eden, affacciata al parapetto.

Non avrebbe potuto andare in un punto peggiore, in quella situazione. Infatti, appena Ayla tentò di raggiungerla per riportarla dentro, ci fu un terzo scossone più violento degli altri, grazie al quale la nave riuscì a staccarsi da lì e scivolò di nuovo in mare, piena di squarci e falle; ma le due donne furono sbalzate fuori bordo.

«Aaaaaaaaaaaaaah!» urlarono entrambe.

Occhi di Sangue vide la superficie nera e porosa della montagna infuocata avvicinarsi in un lampo e cercò di coprirsi la faccia, ma non fece in tempo: sbatté il cranio contro la roccia vulcanica e tutto diventò nero.

MHGilda2 by RobertoTurati

Ayla si svegliò con un dolore lancinante alla testa. Quando aprì gli occhi, ci vide doppio per alcuni secondi e aveva un capogiro tremendo. Quando riuscì a riprendersi, cercò di guardarsi intorno per raccogliere le idee: era su uno dei tanti ripiani in cui il monte infuocato era suddiviso. A decine di metri sotto di lei c’era la nave, oscillante e danneggiata, dove l’equipaggio si era radunato sul ponte per guardare con stupore la cosa che aveva quasi distrutto l’imbarcazione. Si portò una mano alla fronte e si massaggiò il capo, ma sentì un bruciore alla tempia. Quando si guardò le dita, vide che erano sporche di sangue: aveva una grossa ferita sulla testa. Col senno di poi, fu immensamente grata che le fosse successo solo quello.

“E ora che faccio?” pensò.

Saltare in acqua era escluso: il mare era troppo mosso, avrebbe potuto essere risbattuta contro il monte di lava e rimetterci la pelle. Doveva trovare un altro modo per scendere da lì; sentì dei versi gracchianti in cielo e guardò su. Vide uno stormo di Barnos che svolazzava attorno alla vetta della montagna e le venne un’idea: la costa del Nuovo Mondo era letteralmente in vista; si sarebbe agganciata ad uno degli pterowyvern col rampino della fionda, nella speranza che la conducesse alla terraferma.

A quel punto, avrebbe cercato di raggiungere gli altri. Era molto rischioso e non c’era nessuna garanzia che funzionasse, ma la cacciatrice si incoraggiò dicendosi che tentare non nuoceva. Quindi, sforzandosi di ignorare il dolore alla testa, iniziò a scalare quel vulcano semovente sfruttando il rampino e tutti gli appigli che riusciva a trovare sul tufo, stando attenta a non bruciarsi con le colate di magma che ne fuoriuscivano. Quando fu a metà scalata, con sua grande sorpresa, sentì la voce di Eden:

«Collega? Collega! Eccoti!»

Ayla si guardò intorno e ritrovò l’assistente, che la raggiunse di corsa.

«Stai bene?»

«Credo di sì»

«Bene, allora seguimi: dobbiamo andarcene!»

«Come?»

«Ho un’idea»

In quel momento, però, il “terreno” cominciò a vibrare e l’intera montagna cominciò a inclinarsi, come aveva fatto la nave poco prima. Ayla ed Eden si accorsero che una seconda massa nera stava apparendo dall’acqua, di fronte al vulcano vagante.

«Quella è…» mormorò Eden.

«La testa di un mostro. Sbrighiamoci!»

Le due iniziarono a correre sul nuovo e ripido pendio che si stava formando col cambiamento repentino della montagna. Quando, alla fine, diventò un muro verticale, dovettero arrivare in cima coi rampini. Una volta che furono finalmente alla sommità, Ayla si rese conto che si trovavano sulla spalla dell’immensa creatura, la quale si era alzata sulle zampe posteriori. Eden guardò giù e impallidì, appena scoprì che ora si trovavano a più di duecento metri di altezza. Ayla constatò che adesso i Barnos erano a portata della fionda: non c’era un istante da perdere.

«Sei pronta?» chiese.

«Per cosa?»

Ayla, senza rispondere, si gettò nel vuoto, mirò alle zampe del Barnos più vicino e lanciò il rampino. Per sua immensa fortuna, il colpo andò a segno e la cacciatrice rimase appesa allo pterowyvern. La creatura alata, sorpresa e spaventata dall’improvviso arrivo della passeggera, perse quota e planò verso il basso per un po’.

«Sei impazzita?!» gridò Eden, dal ciglio della sporgenza.

Poco dopo, però, un ultimo scossone le fece perdere l’equilibrio e l’assistente cadde nel vuoto, verso la sua collega. Ayla fece appello a tutti i suoi riflessi: riuscì ad afferrarle il polso all’ultimo e a mantenere salda la presa. Con l’arrivo di un’altra zavorra, il Barnos andò nel panico e iniziò a battere le ali all'impazzata, tornando lentamente in alto e dirigendosi verso la costa del continente.

«Santo cielo! Grazie, collega!» esclamò Eden, sconvolta.

Ayla non le rispose: era concentrata a guardare il mostro che aveva accidentalmente interrotto il viaggio della nave. Adesso che lo poteva finalmente vedere per intero, lo riconobbe, avendo letto alcuni articoli su di esso nelle enciclopedie più datate della Gilda: quello era uno Zorah Magdaros, un titanico Drago Anziano antico e imponente come una montagna, protetto da un immenso carapace che era un vero e proprio vulcano attivo, dal quale il magma zampillava a fiumi. Era uno spettacolo mozzafiato e spaventoso allo stesso tempo.

MHGilda1 by RobertoTurati

Albero Vetusto by RobertoTurati

Mentre faceva del suo meglio per non farsi trascinare giù dal peso delle due umane, il Barnos continuò a planare seguendo le correnti d’aria per faticare di meno, separandosi dal suo stormo. Pochi minuti dopo, il sole iniziò a sorgere all’orizzonte, illuminando poco a poco le coste della destinazione della Quinta Flotta.

«Il Nuovo Mondo! Spettacolare!» esclamò Eden, emozionatissima.

Anche Ayla era incantata. In quel momento, stavano godendo di una panoramica meravigliosa su una delle prime regioni del continente: la Foresta Antica. Subito dopo le spiagge, cominciava una fitta e intricatissima giungla, interrotta solo da radure e prati in cui gli erbivori pascolavano e tagliata da una rete di fiumi. Al centro di quel mare verde, alto centinaia di metri e visibile da ogni dove, torreggiava un Albero Vetusto, una gigantesca e antica fusione di innumerevoli piante in una sola. La cacciatrice, per un attimo, vide anche un Rathalos che volteggiava intorno alla cima dell’Albero Vetusto, prima che scomparisse dietro una nuvola.

«Che spettacolo!» mormorò.

Tuttavia, una volta che il Barnos sorvolò la terraferma, non ce la fece più: con un gracchio, iniziò a scendere di quota molto in fretta, esausto. Le chiome degli alberi si avvicinavano a una velocità allarmante.

«Oh, no! Stai pronta!» avvertì.

Pochi secondi dopo, il cavo del rampino si impigliò tra le fronde e si sganciò dalla zampa dello pterowyvern. La cacciatrice e l’assistente precipitarono attraverso un intreccio rami e viticci, finché non si ritrovarono a ruzzolare sul terreno umido della giungla. Ayla rimase supina per qualche secondo, con gli occhi spalancati e il cuore che le martellava nel petto. Cercò di capire se si era rotta qualcosa, ma le parve di stare bene: i rami avevano attutito la caduta a sufficienza. Era solo graffiata qua e là.

“Ha funzionato! Non ci credo!” pensò, felicissima.

Si alzò e cercò Eden con lo sguardo; la trovò seduta a pochi passi da lei. La raggiunse e la aiutò a tirarsi su.

«Stai bene?» chiese.

«Io sì. E tu, collega?»

«Meglio di quanto sperassi. Forza, non restiamo qui!»

«Giusto»

Sentirono un rombo alle loro spalle. Incuriosite, seguirono il rumore e si ritrovarono sul bordo di uno scoglio a strapiombo sul mare. Da lì, videro lo Zorah Magdaros che approdava lentamente nel Nuovo Mondo. Il suo passaggio lasciava dietro di sé un’ampia vallata di macerie, alberi spaccati e terra carbonizzata: stava tagliando la giungla in due col suo semplice passaggio. A un certo punto, tornò su quattro zampe e iniziò a scavare per continuare il suo viaggio sottoterra. Di lì a breve, sarebbe scomparso alla vista e la scia di distruzione sarebbe stata l’unica prova della sua presenza.

«Dobbiamo andare» esortò Ayla, dopo un po’.

«Sì»

Per non rischiare di perdersi nella giungla, decisero di seguire la costa. Camminarono in silenzio per diversi minuti, stando all’erta per non farsi cogliere alla sprovvista dai mostri che sicuramente vivevano nei dintorni. Dopo un lungo tratto di scogliera, la foresta si aprì e raggiunsero un vasto e pianeggiante prato in riva al mare, dove una mandria di Aptonoth stava pascolando.

«Questi Aptonoth sembrano docili come quelli del Vecchio Mondo» disse Eden, mentre ci camminavano in mezzo.

«Be’, sono pur sempre degli Aptonoth» rispose Ayla.

Mentre osservava il paesaggio, Ayla vide qualcosa che la fece esultare: all’orizzonte, sulla costa, era possibile vedere Astera, la base della Commissione di Ricerca. A dire il vero, da lì non si vedeva la base vera e propria, ma solo la Caccia Celeste, la nave incagliata su due picchi di roccia e convertita a sala del raduno per le feste. La riconobbe perché ne aveva visto il disegno nel volantino di iscrizione della Gilda, quando si era arruolata nella Quinta Flotta con Gionata.

«Eden, guarda laggiù: la base è in vista!» indicò.

«Ottimo! Allora andiamo!»

Proseguirono a passo spedito finché il prato non cedé ancora lo spazio alla giungla. Una volta che si furono addentrate nella boscaglia, iniziarono a scostare rami, foglie e felci per aprirsi un varco. Continuarono così fino ad una piccola radura tenuta all’ombra dalle fronde degli alberi. All’improvviso, gli insetti-guida uscirono dalle lanterne che tenevano appese alla cintura si posarono sul terreno ed evidenziarono delle impronte. Ayla scattò sull’attenti e fermò Eden trattenendola con una mano.

«Cosa?»

«Shhhhh!» la zittì la cacciatrice.

Le impronte appartenevano a un branco e, a giudicare dalla forma delle zampe, intuì che si trattava di wyvern zannuti di piccola taglia. Se avesse avuto con sé la spadascia, non sarebbe stato un problema, ma in quel momento aveva solo il coltello da caccia: dovevano stare molto attente. Quando sentì uno scricchiolio fra le piante e un richiamo stridulo, sussurrò a Eden di nascondersi. Le due si accucciarono in un rigoglioso cespuglio ai margini della radura e rimasero immobili, col fiato sospeso. Poco dopo, lo spiazzo si riempì di variopinti wyvern zannuti simili a iguane. Ayla aveva visto il loro ritratto in uno dei bestiari che Yuna leggeva sulla nave per prepararsi al Nuovo Mondo: erano Jagras, piccoli carnivori della Foresta Antica.

“Speriamo di essere sottovento” pensò Ayla.

I Jagras, sospettosi, iniziarono a setacciare la radura spargendosi ovunque, annusando il terreno e facendo balenare lo sguardo da un punto all’altro della zona. Per evitare lo scontro, ci voleva un diversivo; per fortuna, Eden ebbe la sua stessa idea. Prese un sasso, lo passò alla collega e indicò la sua fionda. La cacciatrice capì al volo e annuì. Facendo piano, caricò il sasso nella fionda, mirò all’altro capo della radura e tirò. I Jagras, attirati dal fruscio, si richiamarono a vicenda e scomparirono nel fogliame.

«Andiamo!»

Cercando di non fare rumore, uscirono dal cespuglio e oltrepassarono la radura. I Jagras non le inseguivano, segno che erano ancora distratti. Dopo quel tratto di foresta, si ritrovarono ancora all’aperto, sotto il sole ormai alto nel cielo. Ora la Caccia Celeste era molto più vicina di prima: ancora un po’ e sarebbero arrivate alla base. Per sicurezza, iniziarono a camminare molto più in fretta di prima, nella speranza di non avere altri incontri pericolosi. Arrivarono a un bivio: a sinistra, si andava alla base; a destra, si tornava alla spiaggia. Gli insetti-guida, però, evidenziarono un’altra traccia: rigature sul terreno. Eden non seppe resistere alla curiosità: vi si avvicinò e si inginocchiò per osservarle meglio.

«Che stai facendo?» chiese Ayla.

«Questa traccia è particolare, sto provando a immaginare cosa potrebbe averla...»

Fu interrotta da un ruggito ed entrambe sobbalzarono, spaventate. Dalla boscaglia spuntò una grossa bestia zannuta simile ai Jagras, ma molto più massiccia e con una criniera sul dorso: un Gran Jagras. Il mostro si precipitò su Eden con un balzo e la bloccò a terra con una zampa. L’assistente urlò, in preda al terrore. Il mostro iniziò ad annusarla e sbavare. Ayla capì che stava decidendo se mangiarla o meno.

«Oh, merda!» imprecò Ayla.

Non importava se non aveva la spadascia, doveva fare qualcosa. O quantomeno provarci. Senza esitare, iniziò a correre a perdifiato verso il Gran Jagras, mentre pensava a una possibile strategia. D’un tratto, sentì il grido di un uomo. Un istante dopo, un cacciatore con un’armatura e uno spadone d'osso spuntò dal fogliame, si arrampicò su un macigno vicino al Gran Jagras e gli saltò sul dorso. Il mostro, infuriato, lasciò perdere l’assistente e corse a sbattere il fianco contro un albero per disarcionare il cacciatore. Egli cadde, ma tornò subito in piedi con una capriola; sfoderò lo spadone e ferì il muso del Gran Jagras con un colpo montante. Il wyvern zannuto incespicò.

«Voi due, venite! Subito!» ordinò.

Si mise a correre, seguito a ruota da Eden, e imboccò il sentiero a sinistra del bivio. Il mostro si gettò al loro inseguimento. Ayla, rimasta indietro, si ritrovò a rincorrere il mostro. In fondo al sentiero, vide il cancello che conduceva alla base. Il Gran Jagras stava per raggiungere Eden e il cacciatore. Tuttavia, all’improvviso, dalla foresta uscì un Anjanath, un wyvern brutale rosa coperto da un piumaggio viola sul dorso. Ayla fu subito paralizzata dal ricordo del peggior incidente della sua vita:

“No! Non un wyvern brutale!” pensò.

Senza rendersene conto, si bloccò sul posto, mentre l’Anjanath afferrava il Gran Jagras per il collo e iniziava a sbatterlo a terra con violenza; gli frantumò tutte le ossa in pochi secondi. Dopo qualche istante, Ayla sentì Eden che la chiamava a gran voce oltre il cancello e si riscosse. Doveva fare in fretta e aggirare i due mostri; corse alle spalle dell’Anjanath, che stava soffocando la preda con le fauci. Il wyvern brutale fece un passo indietro e per poco non la calpestò.

Ayla incespicò, quindi fu costretta a rotolare su un fianco per non essere colpita da una frustata della coda. Quando si rialzò, esortata di nuovo dall’assistente e dal cacciatore, raccolse tutte le sue forze, compì uno scatto e si gettò a peso morto oltre la soglia, raggiungendoli. Dunque, con un coltello, l’uomo tagliò la corda che teneva aperto il cancello e il portone di legno sbarrò la strada, isolandoli dal territorio selvaggio della Foresta Antica. Ce l’avevano fatta, anche se avevano rischiato grosso.

«Tutto bene?» chiese il cacciatore, mentre la aiutava ad alzarsi.

«Sì» rispose lei.

Ora che erano al sicuro, ne approfittò per guardarlo bene: era un giovane più o meno della sua età, alto e molto muscoloso, con gli occhi azzurri e i capelli neri; li teneva rasati sulle tempie e raccolti in un codino dietro la nuca.

«Chi sei?» domandò Eden.

«Io sono il capo della squadra operativa. Quando la Quinta Flotta ci ha avvisati della vostra assenza, ho subito dato inizio di persona alla vostra ricerca» rispose lui.

Ayla si accorse che, in effetti, aveva una piastra verde coi simboli delle Flotte appuntata sul petto. Appena scoprì di trovarsi davanti a un’autorità della Commissione di Ricerca, sobbalzò e adeguò il suo tono:

«La ringraziamo, signore»

«Forza, non perdiamo altro tempo: vi porto subito alla base!»

MHGilda2 by RobertoTurati

Dopo aver attraversato un ponte fiancheggiato da due file di gigantesche costole di mostro fossilizzate e decorate con festoni rossi, arrivarono finalmente ad Astera. Era un posto ancora più affascinante di quello che Ayla aveva immaginato: un villaggio sull’oceano costruito interamente con pezzi di svariate navi in disuso, principalmente i vascelli della Prima Flotta. Su quelle particolari fondamenta, avevano costruito di tutto: un mercato, tutti gli appartamenti privati dei cacciatori, la forgia, la mensa, i laboratori e molto altro. Era davvero un bel posto.

«Questa base è una meraviglia!» esclamò Eden.

Il capo della squadra operativa fece un sorriso fiero:

«Lo so! Sembra quasi che la natura volesse che Astera sorgesse qui»

«Non le do torto» commentò Ayla, colpita.

«Il resto della Quinta è già qui: mancavate solo voi» continuò lui.

“Per colpa di Eden” pensò Ayla, un po’ risentita.

Subito dopo, con sua grande gioia, sentì la voce sollevata di Gionata che la chiamava:

«Ayla! Ce l’hai fatta!»

Il suo fidanzato la raggiunse di corsa e la abbracciò. Lei rispose subito con un ampio sorriso, buttando fuori tutta la tensione di poco prima con un sospiro rilassato.

«Ormai pensavo di dover andare anch’io a cercarti, ma ti trovo bene!»

«Ne dubitavi? Sai che sono dura a morire»

In quel momento, furono raggiunti anche da Carson e Yuna, che erano in attesa al porto del villaggio. Il bracconiere esclamò:

«Ehi, eccoti! Ma cosa combini, corvina? Ci fai rischiare di perdere una caposquadra tranquilla e brava come te, per salvare una come questa…»

Stava per dire qualcosa di molto poco educato su Eden, ma si trattenne per via della presenza del capo della squadra operativa. Il giovane, tra l’altro, era il nipote del Comandante della base. L’ex bracconiere serrò le labbra e fece un sospiro stizzito. L’assistente sorrise e fece un’espressione determinata:

«Lo so, Ayla ha rischiato molto perché mi ha seguita sul ponte. Farò del mio meglio per scusarmi, colleghi! Lo vedrete!»

Carson le rivolse un ghigno malizioso e le disse:

«Ti conviene»

Yuna osservò la tempia di Ayla e si accigliò:

«Quella ferita alla testa non ha un bell’aspetto. Non pensi di dover andare in infermeria? Forse è grave, ma non riesci a sentirlo»

«Tranquilla, Yuna: le ferite alla testa sanguinano sempre molto. Andrò a farmela fasciare» la rassicurò Ayla.

«Se fossi in te, la farei controllare a dovere» insisité la wyverniana.

Il nipote del Comandante si intromise:

«Mi dispiace dover interrompere la vostra riunione, ma potrei trattenerle ancora un minuto? Per prassi, devono fare un giro della base, come avete fatto voi quando siete sbarcati. Poi potrete parlare quanto volete»

«D’accordo» sbuffò Gionata.

«Ti prenoto una visita in infermeria!» insisté Yuna.

«Forza, voi due, aiutatemi ad arredare i nostri nuovi alloggi: abbiamo parecchi bagagli da sistemare! Spero che la mia testa di fulgur Zinogre non sia affondata» brontolò Carson.

Una volta che i tre compagni di squadra si furono allontanati, il capo della squadra operativa si fece seguire da Ayla ed Eden e mostrò loro il mercato e il centro di coordinamento, al piano terra del villaggio.

«Quanta gente! E quanta merce!» commentò l’assistente.

Il capo spiegò:

«Siamo ben organizzati: ci sono i cacciatori che esplorano, gli eruditi wyverniani che svolgono ricerche e i tecnici che offrono supporto. Astera è il cuore pulsante della Commissione. Aspettate qui»

Quando passarono accanto al tavolo delle assemblee, dove tutti gli abitanti della base si radunavano per gli annunci importanti, il capo della squadra operativa andò dal Comandante per avvisarlo:

«Nonno, le ho trovate»

Il Comandante, un vecchio con la pelle bronzea, capelli e barba bianchi e corti, una cicatrice che gli solcava il sopracciglio sinistro e un’uniforme d’osso nera, mise da parte le scartoffie della Gilda che stava sfogliando e si avvicinò alle due donne con un sorriso accogliente. Salutò la cacciatrice:

«Benvenuta ad Astera, Occhi di Sangue! È un vero piacere conoscerti di persona. Sappi che la Gilda mi ha inviato parecchi rapporti sulla tua carriera, prima che la Quinta Flotta si imbarcasse: la tua carriera è notevole, te lo riconosco! D’altronde, chi è al comando da un sacco di tempo, come me, sa riconoscere il talento al primo sguardo»

Appena lo sentì usare il suo celebre titolo, Ayla cadde nello sconforto più totale:

“Ecco, gli hanno già detto tutto su di me. Maledetti!” pensò.

E così, poteva dire addio a ogni speranza di lasciarsi la sua opprimente fama alle spalle col trasferimento nel Nuovo Mondo. Anche se era rassegnata, cercò di sorridere e di mostrarsi più cordiale che poteva:

«La ringrazio, signore»

«Vorrei aggiornarti subito sulla situazione, ma al momento sono preso da mille impegni. Appena possibile, convocherò un’assemblea per dare il bevenuto alla Quinta Flotta come si deve. Mi aspetto che veniate anche tu e la tua squadra, com’è ovvio»

«Non ne dubiti, signore»

«La Gilda ha parlato molto bene di tutti e quattro, nonostante il signor Kitts fosse un bracconiere carcerato. Immaginate cosa potreste fare insieme!»

«Faremo del nostro meglio» rispose Occhi di Sangue.

«Bene. Ora continuate pure il giro di Astera col ragazzo. Il suono di un corno vi avviserà quando l’assemblea starà per cominciare»

Detto questo, il Comandante si congedò. Il capo della squadra operativa, allora, fece loro cenno di seguirle e finì di illustrare il mercato, la cui pare più importante era il centro scorte: lì si compravano gli oggetti di prima necessità per le cacce. Dopodiché, salirono le scale che conducevano alla forgia di Astera, al primo piano; fu spiegato loro che il fabbro che la dirigeva era il capo della Seconda Flotta.

«Scusi, lei di quale Flotta è a capo?» chiese Eden al nipote del Comandante.

«Di nessuna: sono nato e cresciuto qui. Non ho mai messo piede nel Vecchio Mondo»

«Davvero?»

«Sì. Anche mia madre è nata ad Astera, ma ha deciso di seguire mio padre quando è tornato a casa. Io, invece, ho voluto restare qui e aiutare il nonno»

Quando raggiunsero la forgia, vi diedero una rapida occhiata: era parecchio attrezzata e molto più grande di molte fucine a cui Ayla era abituata. In quel momento, il fabbro stava dando istruzioni ai suoi apprendisti per un’armatura di Rathalos, mentre l’armaiola della forgia, a un bancone, stava vendendo equipaggiamenti già pronti ai nuovi arrivati. Il nipote del Comandante le portò al terzo piano per mostrare loro la mensa; lo chef era un Felyne alto e muscolosissimo per la sua specie che emetteva miagolii gravi come tuoni ed era cieco dall’occhio destro.

«La mensa! Non vedevo l’ora!» esclamò Eden, con l’acquolina in bocca.

“E ti pareva” pensò Ayla, con un sorriso divertito.

Il capo della squadra operativa concluse:

«Infine, se non ve l'hanno già detto, in cima ai due scogli c’è la Caccia Celeste. Però vi consiglio di visitarla di sera: è a quell’ora che le feste diventano davvero spassose»

In quel momento, per l'intera base fece eco il suono di un corno e tutti i cacciatori cominciarono a confluire verso il tavolo delle assemblee.

«Bene, l’assemblea sta per iniziare. Scendiamo» ordinò il nipote del Comandante.

MHGilda2 by RobertoTurati

In pochi minuti, davanti al tavolo delle assemblee furono allestite numerose file di sedie per ospitare i cacciatori. I membri della Quinta, essendo gli “ospiti”, occuparono quelle davanti. Ayla e Eden presero posto accanto ai loro compagni di squadra e Gionata strinse la mano della sua ragazza con un sorriso, per incoraggiarla a cominciare la loro nuova carriera alla grande.

Prima che iniziassero, però, Yuna le fasciò la testa con del bendaggio impregnato di disinfettanti per coprirle la ferita: siccome non la vedeva in infermeria, aveva pensato di sistemarla di persona. Ayla sbuffò per l’insistenza della wyverniana, ma apprezzò il gesto.

In quanto a Carson, non diceva niente, pensava solo a sfregare con le dita le sue corna di Zinogre, un portafortuna appeso alla sua cintura da cui non si separava mai, allo stesso modo in cui non si toglieva mai il suo cappello di paglia. Calò il silenzio e il Comandante, fiancheggiato dagli altri capi della Prima e altri funzionari di rilievo, poté iniziare il suo discorso:

«Ora che siete tutti riuniti, possiamo dare il via all’assemblea. Dopo aver seguito i Draghi Anziani migrati nel Nuovo Mondo in questa generazione, la Quinta Flotta è finalmente arrivata ad Astera. Date loro il benvenuto che meritano!»

I cacciatori delle precedenti Flotte, allora, fecero un applauso fragoroso e salutarono i loro nuovi compagni di caccia, che sorrisero tutti per ringraziare.

«Sono un ottimo gruppo, la Gilda ha selezionato con cura ciascuno di loro per accertarsi di mandare qui solo il meglio: coroneranno di sicuro gli sforzi compiuti finora dalla Commissione di Ricerca»

Ci fu un secondo applauso di massa. Allora il Comandante indicò le figure di spicco di Astera accanto a lui:

«Vi presento il cuore pulsante della nostra organizzazione. Col tempo, anche voi della Quinta imparerete a conoscerli a dovere!»

«Non vediamo l’ora!» affermò l’addetta alle risorse.

Era una donna nera con una tempia rasata e svariati taccuini e registri appesi alla cintura. Il Comandante passò a fare un riepilogo dell’intera situazione:

«L’ultimo Drago Anziano che ha compiuto la Traversata è uno Zorah Magdaros, un gigante dal dorso ardente. Da quarant’anni a questa parte, lo scopo della Commissione è capire perché i Draghi Anziani migrano in questo continente una volta ogni dieci anni»

Il discorso fu continuato dal capo biologo, un wyverniano vecchissimo, basso e ingobbito con folti baffi. Non guardava nessuno negli occhi, perché non smetteva un secondo di leggere l’enciclopedia che aveva tra le mani, anche mentre parlava:

«Come tutti sapete benissimo, i Draghi Anziani hanno un impatto enorme sull’ambiente in cui si trovano da che mondo è mondo. Alterano l’ecosistema, plasmano i territori e seminano distruzione sul loro tragitto. Ogni dieci anni, migrano in massa dal Vecchio al Nuovo Mondo e condizionano in modo pesante l’ecosistema locale. In quarant’anni, non siamo mai riusciti a capire né la causa, né lo scopo della Traversata»

«Con l’aiuto della Quinta, ne verremo a capo!» incoraggiò il Comandante.

La maggior parte dei cacciatori delle altre Flotte, a quell’affermazione, si lasciarono sfuggire una risatina. Ayla li capiva: quella frase era stata ripetuta quattro volte in quattro decenni, eppure non era mai stato scoperto un granché. Ma non potevano certo biasimare il Comandante: cercare di instillare speranza nei cacciatori faceva parte del suo lavoro.

«Bene, l’assemblea è finita. Già a partire da domani, alle squadre della Quinta Flotta saranno comunicate le prime missioni che verranno affidate loro, dopodiché sarete liberi di accettare taglie e richieste per conto vostro, come gli altri. Adesso riposate pure, riprendetevi dal lungo viaggio. Rompere le righe!» concluse il vecchio.

L’assemblea si sciolse e i cacciatori tornarono alle solite attività. Ayla si fece accompagnare dalla sua squadra agli alloggi comuni dovre avrebbero riposato, finché a ciascuno di loro non sarebbe stato dato un appartamento privato.

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«Ah, che giornata!» sbuffò Ayla, gettandosi sulla branda.

«Allora, come ti è sembrato l’arrivo?» la punzecchiò Gionata, seduto su un’amaca.

«Speravo in un primo giorno più normale. E che non sapessero già che sono Occhi di Sangue»

«Perlomeno, con quel titolo ti rispettano invece di temerti. Non dovresti esserne contenta?» chiese Yuna, mentre accarezzava il suo kinsetto.

«Forse hai ragione, ma non ce la faccio: la fama mi ha sempre messa troppo a disagio. Il massimo che posso fare è tenere un basso profilo e fare finta di nulla»

La wyverniana scrollò le spalle:

«È strano, per quasi tutti gli umani che ho conosciuto la fama era un obiettivo di vitale importanza» commentò.

Carson, che stava montando la sua balestra pesante dopo averla tolta dalla cassa, fece una risata e le chiese:

«Dimmi, quante volte hai dovuto salvare la pelle a Eden, mentre eravate da sole?»

Ayla si morse le labbra, ripensando agli eventi di quel mattino:

«Un paio. Se l’avessi salvata dal Gran Jagras, sarebbero state tre»

«Eh! Com’era prevedibile! Ah, non oso immaginare quante imprecazioni mi farà urlare quella ragazza»

Ayla, ignorando tutto il resto della conversazione, si alzò e andò alla finestra dell’alloggio per guardare il mare. Il paesaggio era davvero bello. Nonostante l’inizio rocambolesco, non era affatto pentita di aver scelto di venire a lavorare in quel continente. L’indomani, avrebbe voltato pagina.

“A noi due, Nuovo Mondo” pensò, fiduciosa.

   
 
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