Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: Fonte_di_Castalia    27/06/2020    0 recensioni
Ash ha ormai 22 anni, ha realizzato il suo sogno di sempre, ottenendo fama e denaro, ma è davvero felice della vita che conduce? Un incontro inaspettato lo metterà in crisi.
Un viaggio a ritroso nell'infanzia, alla ricerca di ciò che ha perso.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Misty
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo I

 
Ci conosciamo?


 

"Satoshi, lascia che ti offra qualcosa." 
"La ringrazio, ma ora devo proprio andare." Uno dei dirigenti della Lega Pokemon si stava interessando a me, un tempo ne sarei stato entusiasta, ma in quel momento mi sembrava solo una gran rottura, volevo fuggire al più presto. Dopo essere riuscito, all'età di vent'anni, a raggiungere il mio obiettivo, diventare un master, la mia vita era cambiata tantissimo, per strada un sacco di persone mi riconoscevano e si avvicinavano per chiedermi un autografo, era tutto così strano! Guadagnavo molto più di quanto mi servisse per vivere e mantenermi da solo, molti dei miei coetanei mi invidiavano, i ragazzini più piccoli mi ammiravano come fossi il loro mito. Avevo acquistato una casa un po' fuori centro, sapendo di non avere un grande senso estetico non mi ero minimamente curato di arredarla dignitosamente, era un po' spoglia, forse anche in disordine, ed era decisamente troppo grande per una sola persona, tuttavia non avevo voglia di cercarne un'altra più piccola, quella mi piaceva perché aveva una vista incantevole e un giardinetto in cui spesso stavo a rilassarmi quando le pressioni da parte del lavoro si facevano troppo forti. 
"Insisto, dopo il magnifico incontro di oggi te lo devo." Il dirigente, con lo sguardo di chi sapeva di avere davanti un'occasione di guadagno sicuro, non pareva proprio intenzionato a mollare la presa. Brock, che si trovava accanto a me, notò il mio disappunto, ma restò zitto, guardandomi pensieroso.
"Non si preoccupi, davvero, e poi io devo scappa..."
Non feci nemmeno in tempo a finire la frase che qualcosa destò la mia attenzione, lo sguardo di Brock si spostò da me a qualcos'altro, o per meglio dire a qualcun altro, una ragazza si era appena seduta ad uno dei tavolini del caffè. 
Brock, dimenticandosi totalmente del dirigente accanto a noi, si avvicinò a me per sussurrarmi qualcosa all'orecchio: "Ma chi è quella gran figa?" 
La guardai con più attenzione, mi sembrava una faccia conosciuta, ma era impossibile, una ragazza così me la sarei sicuramente ricordata.
"Io non... Non lo so."
La tipa non si curò di togliere gli occhiali da sole e si riavviò i lunghi capelli, sembrava aspettare qualcuno. Dopo poco infatti arrivò un ragazzo sulla ventina, la salutò e prese posto davanti a lei. 
Anche io come Brock avevo totalmente scordato il dirigente, che si schiarì la gola un paio di volte per attirare la nostra attenzione.
"Dunque ragazzi, che vogliamo fare?"
"Ah, sì, va bene, sediamoci al tavolino." 
Brock colse subito l'occasione per provocarmi. "Come mai hai cambiato idea?"
Io gli lanciai un'occhiataccia, seccato dalla domanda.
Passai tutto il tempo a guardare verso la tipa e il suo accompagnatore, mentre il dirigente mi riempiva di discorsi che trovavo a dir poco noiosi. Chissà chi era, non l'avevo mai vista in città. Da dove veniva? L'avrei rivista? Mentre questi pensieri affollavano la mia mente la vidi alzarsi dal tavolo e andar via, seguita dal tipo con cui era. Il mio cuore sobbalzò.
"Giovanotto, un caffè da parte della ragazza che è andata via."
"Cosa? Uhm... La conosce?"
"La vedo spesso da queste parti ultimamente, ma non so molto di lei."
"Capisco, grazie." 
"Si figuri."
Mi chiesi se fosse il caso di carpire informazioni sul ragazzo che era con lei, ma mi imbarazzava fare una domanda simile, inoltre che diamine me ne importava? Avevo anche fretta di andarmene da lì, dovevo immediatamente levare le tende. Però perché quella tizia mi aveva offerto un caffè? Nemmeno mi conosceva.



Il giorno dopo ero di nuovo lì, non sapevo bene il perché, ma qualcosa mi aveva di nuovo attirato in quel posto. Mi sedetti ad uno dei tavolini liberi, ordinai da bere e mi guardai attorno. Il mio sguardo si soffermò su un bambino che rincorreva un pallone per la piazza. Cosa speravo di trovare? Stavo aspettando qualcosa, ma non mi era ben chiaro cosa, dentro di me giaceva una strana sensazione, come di nostalgia, come se la mia anima cercasse dei luoghi lontani, delle voci che non sentivo più da tempo, mi sentivo come se fossi tornato al periodo delle mie avventure coi miei amici d'infanzia, ma nello stesso tempo sapevo ci fosse qualcosa di diverso, ero come perso in un mondo che aveva preso la rincorsa. Non riuscivo a venire a capo dei miei pensieri, nella mia mente echi di quei giorni felici, quando vivere era come volare, crescendo insieme agli amici, poi qualcosa andò storto, e non so come, diventai simile ad un albero che aveva perso le sue radici. Ah, ma perché farsi del male così? Decisi che sarebbe stato meglio andar via da quel caffè, ma appena feci per alzarmi la rividi, la ragazza del giorno prima. Diamine, i suoi capelli sembravano riflessi rubati al tramonto, i suoi occhi avevano il mare dentro. Mi sentii mancare l'aria, era per lei che ero andato lì? Speravo forse di rivederla? I miei pensieri furono interrotti dall'arrivo del ragazzo del giorno precedente, che l'aveva salutata e si era seduto davanti a lei, ma non prima di cingerle delicatamente la vita con un braccio.
Quel gesto mi provocò una reazione inaspettata, ogni fibra del mio corpo fremeva, serrai i pugni e chiusi gli occhi come se non volessi vedere. Cosa mi succedeva?
"Ash!"
Mi girai in direzione della voce che mi chiamava.
"Brock, che ci fai qui?"
"Non so perché, ma avevo la sensazione che ti avrei trovato proprio qui."
Lo guardai confuso. Di che stava parlando? 
"Da quando sei diventato un veggente?"
"Forse ho imparato a leggere nei cuori della gente."
D'accordo, cominciava seriamente a preoccuparmi.

 
Io e Brock parlammo per una buona mezz'ora, non ricordavo quando fosse stata l'ultima volta che avessimo avuto una conversazione così lunga e sincera, non avrei trovato un amico come lui nemmeno cercandolo in ogni angolo della terra.
"So perché sei qui."
"Davvero? Allora dimmelo, perché io invece non lo so."
"Sei qui perché volevi rivedere qualcuno."
Prima che potessi dire qualcosa Brock mi indicò con gli occhi il tavolino dove stava seduta la ragazza e il tipo che mi dava sui nervi. Ehi, ma dove era finito il tizio? 
"Io ora vado, ci vediamo Ash."
"Ehi!"
Ma che diamine, Brock si comportava proprio in modo strano.

Mi voltai verso la ragazza dai capelli rossi, le dovevo parlare. Mi mossi verso il suo tavolo, il cuore prese a battermi all'impazzata e appena mi trovai davanti a lei le parole mi morirono in gola. Non si era ancora accorta della mia presenza, perché se ne stava pensierosa a leggere dei messaggi al telefono. Ero ancora in tempo per tornare indietro e lasciar perdere, del resto non era una cosa importante, ma mentre stavo per voltarmi per andar via, lei mi guardò, e io mi sentii completamente inerme davanti al suo sguardo. Dovevo dire qualcosa, prima che mi prendesse per un cretino.
"S..senti, perché quel caffè, ieri?"
"Sempre maleducato, vedo."
"Cosa?"
"Non sei cambiato affatto."
"Che significa? Ci conosciamo?"
"Proprio tonto."
"Eh? Ma si può sapere che stai dicendo? E poi qui la maleducata sei tu." 
"Ah, è così? A me sembra decisamente il contrario."
"Mi stai insultando e neppure ci conosciamo, non ti sembra maleducato?"
"Sai che c'è? Hai proprio ragione, io e te non ci conosciamo, ti saluto Ash Ketchum." 
"Ehi, come fai a sapere il mio nome?"
Proprio un caso perso...
La tipa isterica si era dimenticata le chiavi sul tavolino. Fantastico, ora dovrei riportargliele, anche se non se lo meriterebbe proprio. Presi le chiavi e mi misi a correre per raggiungerla. 
"Ehi, aspetta!"
"Ma dove sono finite le mie chiavi?" Finalmente si era fermata! 
"E...eccole." Avevo il fiatone, rincorrerla non era stato facile, dovevo ammetterlo, ero un po' fuori allenamento. Le feci vedere le chiavi.
"Come fai ad avere le mie chiavi?"
"Te le sei dimenticate sul tavolino."
"Ah, non ci ho proprio fatto caso."
"Me ne ero accorto." Lei mi guardò di traverso, la nota di sarcasmo non le era sfuggita.
"Grazie per avermele riportate, però adesso se non ti dispiace vorrei entrare, quindi potresti restituirmele?" 
"Ah, sì, certo."
Le porsi le chiavi ancora un po' incerto.
"Be', allora...ciao." Notai che lei aveva al collo una collanina con un ciondolo a forma di Staryu, non ci avevo fatto caso prima. 
"Vuoi entrare?" La sua voce mi distrasse dai miei pensieri.
"Cos..? Ah, io... va bene."

Entrammo in casa sua. Le pareti, alle quali erano appesi quadri con Pokémon d'acqua, erano azzurre e bianche, c'erano pochi mobili, ma molte decorazioni, colori, oggetti che impreziosivano gli spazi. Ci abitava da sola? Considerata la grandezza della casa e il numero delle stanze era improbabile ci vivesse con la famiglia. Un rettangolo di luce proveniente dall'unica finestra del corridoio illuminava una foto, appesa ad una parete, e raffigurante uno Starmie che lanciava un getto d'acqua contro l'avversario.
Mi voltai di nuovo verso di lei, che era rimasta zitta da quando eravamo entrati. C'era troppo silenzio, doveva parlare.
"Senti, forse abbiamo cominciato col piede sbagliato."
"Tu credi?" 
Mi imposi di ignorare la domanda sarcastica della rossa, nonostante la tentazione di risponderle a tono fosse forte.
"Io sono Ash." Lui le porse la mano, ma lei non ricambiò.
"Lo so chi sei."
"Oh, devi avermi visto a qualche incontro di Pokémon. Io però non conosco il tuo nome, tu sei...?"
"Indaffarata."
"Cosa?"
"Devo farmi una doccia, tra poco devo vedermi con una persona, tu puoi aspettare nell'altra stanza nel frattempo."
"Ti devi vedere col tipo di stamattina?" Cominciavo a sentirmi nervoso, anche se in realtà lo ero già dal momento in cui avevo deciso di andarle a parlare, quando eravamo in caffetteria.
"E anche se fosse?"
A quella domanda non seppi cosa rispondere, in effetti che me ne importava?
"Vado a fare la doccia."
"Oh...ok."

La verità è che ero talmente teso che non riuscii ad aspettarla nell'altra stanza, per cui mi diressi verso il bagno per dirle che sarei andato via, trovai la porta aperta e l'istinto mi portò a sbirciare appena all'interno del bagno. C'era un avvolgente profumo fruttato che proveniva dalla doccia, il bagno era abbastanza grande, con le piastrelle azzurre. Il cuore cominciò ad accelerare i suoi battiti, la pressione sanguigna aumentò, d'improvviso mi sentii avvampare. Diamine, quello che vidi stava per farmi perdere l'equilibrio! Lei, nuda, mentre l'acqua le scorreva sul corpo. Perché diavolo lasciava la porta aperta sapendo che c'era un ragazzo in casa? Pensava che io non fossi un uomo? A quel punto cambiai i miei propositi e decisi di tornare nell'altra stanza ad aspettarla, quando mi imbattei in quella che sembrava essere la sua camera da letto. Non potei fare a meno di curiosare e mi ci intrufolai, il mio sguardo cadde sul letto, era ad una piazza e mezza. Che ci faceva una ragazza sola in un letto ad una piazza e mezza? Probabilmente conviveva con un'altra persona, un uomo forse? Se fosse stata una semplice coinquilina avrebbero avuto letti separati. I miei pensieri furono interrotti dal rumore della porta del bagno che si apriva, al che mi precipitai fuori dalla stanza. 

"Dovresti chiudere la porta quando fai la doccia."
"Hai sbirciato?" Misty avvolse in una tovaglia i suoi capelli umidi.
Inutile dire che divenni paonazzo.
"Cosa? N...no, certo che no!"
"Scherzavo, scemo."
Lei si mise a ridere e questo smorzò un po' la tensione. Sentivo i battiti del mio cuore rimbombarmi in gola e rimasi ammutolito, come un idiota qualunque, mi sentivo come un imbranato accanto a lei.
"Be', allora io vado." Una parte di me avrebbe voluto restare, ma mi sentivo talmente in imbarazzo che fuggire mi sembrava l'unica soluzione possibile. Lei mi sorrise e mi spinse delicatamente fuori dalla porta.
"Ciao tonto." Non aveva un tono realmente offensivo, c'era quasi una sorta di dolcezza che trapelava dalle sue parole.
"Ehi, che modi!"
Un istante prima di andar via vidi poggiato su una sedia qualcosa che catturò la mia attenzione, delle bretelle rosse, e solo allora realizzai. La casa tappezzata di quadri di Pokémon d'acqua, i capelli rossi, il caratteraccio, il ciondolo di Staryu, le bretelle rosse... Quella ragazza è Misty!



Nota dell'autore: il corsivo è usato per esprimere i pensieri dei personaggi, mentre il primo capitolo è narrato dal punto di vista di Ash.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: Fonte_di_Castalia