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Autore: Dan13la1995    28/06/2020    0 recensioni
Liam torna nella sua città natale dopo anni, quando sua madre decide di risposarsi. Il suo più grande shock è scoprire che il figlio del suo nuovo patrigno è lo stesso ragazzo che all'epoca della scuola elementare era solito bullizzarlo, rendendo la sua vita letteralmente un inferno...
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"Qualcuno potrebbe dire che non dovrebbe voler amare la persona che lo ha distrutto. Però lui vuole amare la persona che lo ha rimesso insieme. Lo vuole, davvero, ma non può."
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Ciao a tutti! Comincio innanzitutto scusandomi per l'immenso ritardo!! Questo si supponeva dover essere il capitolo finale, ma ho passato l'ultimo mese ad arrovellarmi il cervello, scrivendo e cancellando in continuazione. Alla fine sono arrivata ad oggi, avendo scritto solo questa prima parte. Così ho pensato che era preferibile pubblicare qualcosa di piu' breve, piuttosto che non pubblicare ancora nulla per altre due settimane!

Insomma così, eccoci qua, possiamo dire con... l'inizio della fine! Non mi sembra vero che siamo quasi alla conclusione di questa storia! 💕
 

Il silenzio era assordante.

Theo e Liam erano seduti uno accanto all'altro, solo pochi centimetri a separare le loro spalle, li in quel bianco e spoglio corridoio di ospedale. Erano vicini, ma allo stesso tempo erano ad anni luce di distanza l'uno dall'altro.

Calde, silenziose lacrime erano scese copiose nelle ultime ore sul viso di Liam, lasciandogli gli occhi gonfi e le guance rosse e rigate.

Theo era pallido, gli occhi verdi fissi davanti a sé, verso un punto imprecisato del muro, chiaramente perso nei meandri della sua mente. Le sue mani tremavano debolmente, così le intrecciò in grembo, tanto forte che le nocche divennero biancastre.

Non servì a molto.

Anche le braccia gli tremavano. E le ginocchia. Il suo intero mondo stava tremando, mentre attendevano con ansia che Jenna o un dottore o chiunque uscissero da quella maledetta porta scorrevole per dirgli cosa stava succedendo a suo padre.

Suo padre.

Lo aveva fatto alla fine, quello che tutti avrebbero dato per scontato, quello che faceva ogni dannata volta. Aveva rovinato tutto.

Suo padre poteva non farcela stavolta, o poteva sopravvivere e non perdonarlo mai più. Aveva voluto essere egoista, e ora avrebbe perso ogni cosa. Tutto ciò che contava davvero per lui. Suo padre, e Liam.

Un calore improvviso lo fece ritornare bruscamente alla realtà, sobbalzò visibilmente, e i suoi occhi, spalancati e tormentati, furono attratti dalla mano che delicatamente si era posata sul suo ginocchio tremante.

La mano di Liam.

Il respiro di Theo tremò, e alzò gli occhi su quelli del ragazzo accanto a lui.
Liam aveva gli occhi rossi tanto quanto le labbra, che aveva passato l'ora precedente a tormentare. Anche il suo corpo tremava, ma c'era fermezza nel suo sguardo e nel modo in cui la sua mano gli strinse il ginocchio.

Non si dissero nemmeno una parola, Theo non sapeva quando avessero smesso di avere bisogno della voce per comunicare. Eppure riusciva a sentirlo forte e chiaro.

Andrà tutto bene, vedrai. Ci sono io qui con te, diceva.

Così Theo alzò la mano e la posò semplicemente su quella di Liam, stringendola, aggrappandovisi come se da ciò dipendesse la sua intera vita.

Quando la porta si aprì, ci misero un po' a reagire. Theo alzò lo sguardo, e Liam voltò la testa, il cuore che accelerava paurosamente vedendo Jenna che usciva, pallida e a testa bassa, un fazzoletto stretto nella mano sinistra, sollevato ogni tanto per asciugarsi gli occhi.

Quando finalmente anche lei alzò la testa, e li vide, si fermò sui suoi passi, quasi come se non si aspettasse di vederli lì. O come se non fosse pronta a vederli lì.

I suoi occhi poi scivolarono lentamente sulla mano di Liam ancora posata sul ginocchio di Theo, la mano di Theo posata sulla sua. Poi vagarono per il corridoio, rilasciando un sospiro tremante.

"Non dovreste essere qui, voi due, vi avevo chiesto esplicitamente di restare a casa" parlò poi. Probabilmente provò a suonare arrabbiata ma tutto quello che trapelò dalla sua voce fu angoscia.

Theo abbassò gli occhi al suolo, portandosi una mano tra i capelli. Non poteva gestire anche questo ora, no, non prima di aver saputo come stava suo padre. Ma Liam si alzò in piedi impacciatamente, e Theo non poté che sentire già la mancanza di quel tocco rassicurante su di sé. Gli sembrava già di andare di nuovo alla deriva, trascinato dai suoi pensieri negativi.

"M-mamma..." cominciò Liam, guardando Jenna, la voce quasi un impercettibile e debole bisbiglio, ma la donna lo fermò immediatamente. Non che sapesse esattamente come continuare la frase. Cosa poteva dire dopotutto?

"Io... Non voglio sentire niente, non ora. Noi..." Jenna si portò una mano alla fronte, facendo il movimento interrotto di andarsene solo per poi rivoltarsi verso di lui. Guardò Liam per un secondo, prima di sospirare, le spalle che le si afflosciavano in segno di rassegnazione "Io non riesco nemmeno a guardarti in questo momento"

Gli occhi di Liam si riempirono di nuovo di lacrime, ma abbassò il capo. "Io.. I-io.. Mi dispiace.." balbettò, anche se venne fuori più un miscuglio tra un singhiozzo e un ansimo. "Non era così.. Che volevamo...-"

Jenna non riuscì a trattenere un'esclamazione amareggiata "Ah no? E cosa vi aspettavate? Cosa vi aspettavate mentre, sapendo quanto Paul e io stessimo provando a costruire qualcosa di buono per questa famiglia, voi vi prendevate gioco di noi, nella nostra casa, alle nostre spalle, alle-" Jenna si costrinse a smettere di parlare "Cazzo" Fu la prima volta in assoluto che Liam senti sua madre imprecare.

Lei si portò una mano alla bocca, come per impedire al flusso di parole di lasciare le sue labbra, poi respirò profondamente e si passò le mani tra i capelli, cercando evidentemente di riprendere il controllo. Poi li guardò di nuovo, fermamente "Non voglio parlare di questo ora, non è il luogo né tantomeno il momento adatto. Io... non so veramente quale vi aspettavate sarebbe stata la nostra reazione a..." fece un gesto vago con le mani verso di loro "qualunque cosa questa sia, ma- se avete ancora un minimo rispetto per me e Paul o per la nostra autorità, voglio che aspettiate a casa"

"No"

La voce di Theo era debole ma in qualche modo sembrò riverberare in tutto il corridoio. Jenna e Liam lo guardarono e finalmente Theo alzò la testa da dove era dapprima rovesciata sulle ginocchia.

Ma nei suoi occhi non c'era né sfida né rabbia. C'era solo dolore.
"Non posso farlo. Capisco che sei arrabbiata con noi, ma.. io non posso stare ad aspettare a casa senza sapere. Potrai non credermi se ti dico questo, ma lui è mio padre, io gli voglio bene e morirei se gli capitasse qualcosa, se gli capitasse qualcosa per colpa mia. Quindi, capiscimi quando ti dico che non mi muoverò da qui finché non saprò qualcosa"

Jenna lo guardò intensamente, e Theo sorresse il suo sguardo.
Liam lo ammirava per questo, lui non era sicuro che sarebbe stato in grado di farlo. Il viso di Theo era determinato, la mascella contratta, e Liam non poté non notare che The non stava piangendo. Era stato pallido, tremante e in uno stato quasi di trance per tutto il pomeriggio, ma non aveva versato nemmeno una lacrima. Liam sapeva che probabilmente si stava solo trattenendo... trattenendo finché non ce l'avrebbe più fatta.

Lo sguardo di Liam oscillò tra sua madre e il ragazzo, quasi in attesa di un'esplosione.
Che però non avvenne.
Jenna chiuse gli occhi, interrompendo finalmente il contatto visivo e poi annui e basta, andando a sedersi qualche sedia più giù.

Liam la guardò col dolore negli occhi. Ma non poté fare altro che tornare a sedersi al suo posto accanto a Theo.

Che altro poteva fare dopotutto?

*

Sembrò essere passata un'eternità, quando finalmente la porta si aprì lentamente rivelando un uomo in camice bianco, gli occhiali posati sul naso e il viso affaticato.
Tutti e tre si alzarono contemporaneamente, quasi in sincronia, dirigendosi velocemente verso di lui.

"Dottore, mi dica, come sta Paul..?" supplicò Jenna trafelata.
"Lei è la moglie?" chiese l'uomo, e Jenna annuì. Poi il dottore lasciò scivolare lo sguardo sui due ragazzi, come in una domanda implicita.

"Io sono suo figlio" affermò di nuovo Theo. Lui allora guardò Liam, che esitò. Tecnicamente lui non era un familiare per Paul. Tecnicamente non aveva diritto di essere lì.

"Lui è mio figlio" pronunciò Jenna con voce stranamente ferma. Liam ebbe la sensazione che Jenna non stesse parlando solo al dottore, ma anche a loro due, come a voler ricordare loro cos'erano. "Può parlare, la prego"

L'uomo annuì e sollevò la cartella che teneva lungo il fianco. "Il signor Raeken è stabile ora, e al momento è sotto sedativi, sta riposando."
"Si... si è trattato di infarto? Perché lui prende sempre le sue medicine e..." balbettò Jenna.

"Non esattamente. Diciamo che si è trattato di un mini-infarto, ha detto che eravate appena scesi da un aereo giusto?" Jenna annuì. " E' una cosa frequente, soprattutto per persone dal cuore debole come suo marito. Ha avuto un abbassamento della pressione sanguigna, probabilmente a causa della stanchezza, del caldo e del jet leg...."

E dello shock. Non sarebbe successo se non avessero trovato me e Liam... in quel modo.

"Però ora sta bene?" chiese ancora Jenna, come se avesse bisogno di sentirselo dire ancora e ancora.

"Si, lo terremo in osservazione per la notte, per stare più tranquilli. Però potrà uscire anche domani in serata."

Fu come se una parte di quel grosso macigno che opprimeva i loro petti fosse stato sollevato d'un tratto. Tutti e tre si lasciarono andare ad un sospiro di sollievo, e Jenna si accasciò sulla sedia, come prosciugata improvvisamente, accarezzandosi il viso con le mani. Il dottore le si avvicinò con un sorriso rassicurante.

"Stia tranquilla, signora Raeken, suo marito è molto forte." Le posò una mano sulla spalla. "Se vuole può restare con lui qui in ospedale stanotte." Jenna guardò il dottore, annuendo tra le lacrime. "Sì, certo, dottore"

L'uomo poi guardò i ragazzi. "State su, ragazzi, fortunatamente è andato tutto per il meglio!" cercò di risollevarli con un sorriso, che Theo e Liam non riuscirono completamente a ricambiare. "Vorrei dirvi che potete restare anche voi con lui, ma purtroppo il regolamento dell'ospedale prevede un solo familiare per la notte"

Theo annuì. Suo padre stava bene, era questo l'importante. Probabilmente non avrebbe nemmeno voluto vederli in un momento simile. Theo stesso non era sicuro di sentirsi pronto ad affrontarlo.

Liam però si morse il labbro "Non... possiamo nemmeno vederlo prima di andare?" chiese esitante. Theo lo guardò, quasi stupido che fosse lui a suggerirlo per primo.

"Meglio di no" Stavolta fu Jenna a parlare. Si alzò mettendosi a fianco dei ragazzi. "Il dottore ha detto che Paul sta dormendo e ha bisogno di riposo giusto?"

Evidentemente Jenna era della stessa opinione di Theo.

"Sì, sarebbe preferibile lasciarlo riposare per il mo-" Il cercapersone appeso alla cintura del dottore suonò, distraendolo. Lo afferrò e poi alzò lo sguardo verso il gruppo. "Scusate, devo scappare. Signora Raeken, venga nel mio studio più tardi, le lascerò le prescrizioni mediche e stilerò una dieta ipocalorica che suo marito potrà seguire dopo le dimissioni-"

"Certo, dottore, la ringrazio infinitamente, a dopo"

Il dottore si allontanò velocemente lungo il corridoio e Jenna sospirò di nuovo voltandosi finalmente verso Theo e Liam.

"Mamma... io- voglio parlare con Paul, dirgli che-" biasciò Liam agitato. Soffocò tra le parole "-che mi dispiace-"

"Liam" Stavolta il tono di Jenna era più tranquillo. "Questo non è il momento. Ne parleremo quando saremo a casa, e Paul non sarà su un letto d'ospedale. Vi prego, voglio che torniate a casa e ci restiate fino al nostro ritorno, potete farlo?"

"Ma-"

"In questo momento, sono sconvolta, sono arrabbiata, sono delusa e triste. E non voglio davvero rischiare di dirvi qualcosa di cui domani mi pentirei, quindi- vi prego" La sua voce tremò debolmente, mentre li guardava quasi supplicando.

Così Theo e Liam si limitarono ad annuire.

E Jenna annuì a sua volta, facendo loro un debole sorriso tirato. "Bene, andate ora, l'orario di visita è quasi finito. Ci vediamo a casa" E si voltò, incamminandosi lungo il corridoio.

Nessuna raccomandazione, nessun saluto, nessun gesto affettuoso.

Liam la guardò andarsene, gli occhi lucidi puntati sulla sua schiena in ritirata, sentendosi come se mille lame gli stessero trafiggendo il petto.

"Andiamo, Li" lo chiamò Theo debolmente da qualche parte dietro di lui.

E Liam annuì meccanicamente, prima di voltarsi, superare Theo e incamminarsi verso l'uscita.

*

Liam camminò lentamente attraverso il parcheggio, diretto dove ricordava avessero lasciato l'auto, consapevole di Theo che lo seguiva, a piccoli passi, da qualche parte alle sue spalle.

Per puro caso si ritrovarono a passare nel punto esatto in cui ormai sette mesi prima aveva trovato Theo ad aspettarlo, il giorno in cui aveva trovato finalmente il coraggio di andare a trovare Scott. Il giorno in cui aveva capito di essere innamorato di Theo.

Sembrava quasi ironico. Ricordava ancora come quel giorno, lì in quel posto, aveva pensato che quei sentimenti non sarebbero mai potuti andare da nessuna parte, perché non erano destinati ad essere, perché erano sbagliati, e sarebbero stati solo fonte di dolore per tutti.

E ora, sempre nel medesimo posto, quello che era appena successo a Paul, sembrava essere solo la legittimazione di ogni paura che lo aveva tormentato all'epoca.

Eppure...

Liam si accorse d'un tratto che i passi dietro di lui si erano fermati. Così rallentò, voltandosi per cercare Theo.

Il ragazzo era in piedi, fermo, un paio di metri davanti a lui, guardandosi i piedi e stringendo i pugni lungo i fianchi.

"Hey... stai bene?" Liam deglutì, la voce che usciva a fatica dopo tutte quelle ore di silenzio e pianti.

Era una domanda stupida, ne era consapevole. Ma voleva dare modo a Theo di rispondergli "No, non sto bene", e lasciarlo piangere e sfogarsi finalmente.

"Forza, fallo e basta"

Fu quello che uscì invece dalla bocca di Theo, ed era diverso sicuramente da quello che Liam si sarebbe aspettato. Infatti lo guardò, corrugando le sopracciglia confuso. "Di... che parli?"

"Alla fine e' successo esattamente quello che temevi..." disse Theo dopo qualche secondo di silenzio. "Quello che volevi evitare ad ogni costo. Quindi... che stai aspettando?"

Theo non aveva ancora alzato lo sguardo da terra, e Liam era sempre più confuso.
"Theo, non so che-"

Theo lo guardò finalmente, un'espressione di puro dolore nei suoi occhi grigi
"Tu... hai intenzione di lasciarmi, non è così?"

Le parole di Theo, il suo tono di sconfitta e rassegnazione totale lo colpirono in pieno, lasciandolo senza parole.

Non disse nulla, guardò solo Theo chinare di nuovo il capo. "Quindi, fallo e basta."

Liam fece qualche passo, avvicinandosi a Theo e prendendolo delicatamente per le spalle. Theo si irrigidì sotto il suo tocco.

"Theo" lo chiamò Liam debolmente. Ma Theo sembrava intenzionato a non alzare più gli occhi su di lui. "Io non ho intenzione di lasciarti" disse allora.

Theo lo guardò finalmente, il cuore che saltava un battito, e deglutendo un groppo alla gola "Ma...- avevi ragione tu. Avevi detto che tutto ciò avrebbe fatto soffrire i nostri genitori, che avrebbe distrutto la nostra famiglia, ed è stato così... io non volevo accettarlo, ho sempre pensato che avremmo potuto trovare un modo, invece- guarda come è finita-" La voce di Theo si spezzò, e Liam strinse la presa sulle sue spalle ancora di più, il cuore che si stringeva sentendo quanto Theo sembrasse distrutto.

"No, Theo! Tu avevi ragione!" disse, scuotendolo leggermente. "Quello che è successo oggi, non è dipeso dalla nostra relazione, è dipeso dalle nostre bugie. Tu mi avevi detto fin dall'inizio che avremmo dovuto parlare con loro, che avremmo dovuto mostrargli che potevamo far funzionare le cose! Me lo hai detto fino allo sfinimento che sarebbe stato molto peggio se lo avessero scoperto nel modo sbagliato, ma io non ti ho dato ascolto. Perché avevo paura come al mio solito. Ho preferito essere un codardo, e questo è stato il risultato!"

"Liam, non è stata solo colpa tua, in questa cosa ci siamo coinvolti entrambi-"

"Puoi dirlo forte" Liam lo strattonò ancora delicatamente e Theo lo guardò sorpreso dalle sue parole. "In questa cosa siamo coinvolti entrambi, e io non ho idea di cosa succederà domani... L'unica cosa a cui posso pensare ora è che sono contento che Paul stia bene... che le nostre bugie non abbiano causato fortunatamente niente di irreparabile... che avremo modo di rimediare e spiegarci con loro... ma qualunque cosa succeda, Theo... la affronteremo insieme, perché ci siamo dentro insieme"

Theo si lasciò andare a un singhiozzo soffocato mentre Liam usava la presa sulle sue spalle per tirarlo vicino e abbracciarlo. Seppellirono la testa ciascuno nella spalla dell'altro, stringendosi forte.

"Non so proprio come potremmo spiegarci loro... non so se lo capiranno mai... se ci perdoneranno mai!" biascicò Theo, la voce offuscata dal tessuto contro la bocca "Mio padre... potrebbe anche decidere di mandarmi via, Li...! Di mandarmi a vivere a Boston con mia madre..."

Liam si allontanò di poco da lui, cercando i suoi occhi con decisione "Non lo permettemo, noi...troveremo un modo. Anche a costo di... venire io con te"
"Liam-"
"No, noi-troveremo-un-modo." scandì determinato "Non mi permetterò di perderti di nuovo, Theo. Non ho intenzione di rompere con te. E non importa se vorranno farci lasciare, o se proveranno a separarci, non cambierà nulla. Perché potranno anche dividerci, ma non potranno comunque costringermi a smettere di amarti. Non lo farò mai! Hai capito?"

Theo annuì debolmente, il cuore sul punto di uscirgli dal petto, per quanto batteva velocemente. Per la prima volta in quella lunga giornata, si sentì quasi tranquillo, quasi coraggioso. Ed era merito di Liam. Chi lo avrebbe detto pochi mesi prima che sarebbe stato lui il primo a farsi avanti, pronto a combattere per la loro relazione?

Theo lo guardò, con gli occhi carichi di affetto e un sorriso acquoso. "Sai, sono fiero di te, Li" Gli prese il viso tra le mani cullandolo delicatamente.

Il cuore di Liam sobbalzò, ricordando di nuovo quel giorno. Anche quel giorno dopo aver visto Scott, Theo gli aveva detto le medesime parole. Sono fiero di te. "Tutto quello che ho sempre voluto per te era che non avessi paura di dire quello che desideri, che non avessi paura di essere te stesso o di volere qualcosa di bello per te per una volta... perché sei una persona incredibile, Li, e ti meriti tutto ciò che vuoi! Anche se tua madre è arrabbiata ora, io ti assicuro che tu non sei un cattivo figlio, e sono certo che nemmeno per lei lo penserebbe mai..."

Liam gli rivolse un sorriso tremante. "Però lo sai che lo stesso vale anche per te, vero?"

Theo esitò solo un attimo prima di annuire "Sì. Hai ragione tu, Li, non è troppo tardi..." disse poi "Abbiamo ancora tutto il tempo del mondo per sistemare le cose"
 

CONTINUA

 

   
 
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