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Autore: Bloodred Ridin Hood    28/06/2020    0 recensioni
Jin sconfigge Kazuya e impara ad avere pieno controllo del Devil.
A questo punto deve prendere delle decisioni.
[Ho immaginato un possibile scenario post Tekken 8(?) che non è ancora uscito] [Perché noi invecchiamo, ma questi personaggi hanno perpetuamente 21 anni e non è mica giusto!] [Squarci di vita quotidiana sullo sfondo di un ambiente professionale]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Jin Kazama, Lars Alexandersson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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3
Nave in avaria

 

Biiiiiip
L’erogatore di bevande ha finito, Lars apre lo sportellino ed estrae il suo bicchiere di caffè. Come si volta per uscire dalla sala relax del ventottesimo piano, della sede centrale della Mishima Zaibatsu, incrocia lo sguardo amichevole di una soldatessa della Tekken Force.
“Buongiorno signore!” lo saluta. 
“Buongiorno.” risponde lui educatamente.
Un attimo fa era pronto ad uscire dalla stanza, una volta presa la sua bevanda, ma la soldatessa lo guarda come se desiderasse dirgli dell'altro. Lars la guarda con un po’ di incertezza.
“Volevo… augurarle buona fortuna per il suo primo giorno di lavoro!” dice a quel punto la donna chinando il capo in avanti.
“Grazie…” risponde lui stupito. 
Non si aspettava di venire riconosciuto da qualcuno. Questo è appunto il suo primo giorno di lavoro e anche se si deve essere già diffusa la notizia di un nuovo co-presidente, è alquanto inaspettato che qualcuno sappia già riconoscerlo.
“Immagino che non si ricorderà di me, ma ci siamo già incontrati.” spiega la soldatessa timidamente “Sa, il giorno che il signor Kazama è tornato dalla sua… pausa!” 
Lars non può fare a meno di trovare interessante quella scelta di lessico.
“Il signor Kazama era in imbarazzo per la nostra festa di bentornato forse un po’ eccessiva per i suoi gusti, ricorda?” abbassa un po’ il tono di voce “Io stavo iniziando ad entrare nel panico ma per fortuna lei è arrivato e ha salvato la situazione.” 
Lars sorride. Adesso è tutto chiaro. Ecco perché è stato riconosciuto dunque. Quella soldatessa deve aver memorizzato il suo nome durante quella occasione.
“Certo! Ricordo bene!” risponde Lars a quel punto.
“Sa, signore… è vero che sono un soldato e tutto quanto, ma in certe situazioni sociali… ho un piccolo problema di lacrima facile.” ammette la soldatessa abbassando il tono di voce “È proprio più forte di me, non posso farci niente! E quando ho visto l’espressione del signor Kazama, ho pensato che… beh, che sarei scoppiata a piangere da un momento all’altro.”
Fa una pausa e lo guarda con immensa gratitudine.
“Ma poi è arrivato lei e quell’altra donna.” continua “Vi sono estremamente grata. Mi avete salvato da una pessima figura quasi inevitabile.”
La soldatessa esprime la sua riconoscenza piegando il capo in avanti.
“No, ma si figuri!” cerca allora di tranquillizzarla Lars con un sorriso “Il signor Kazama a volte ha dei modi di fare un po’... particolari e possono essere interpretati come… scortesi. Abbiamo semplicemente fatto quel che era giusto fare.”
La soldatessa si risolleva e sorride ancora una volta.
“Sarò felice di lavorare per un capo come lei!” 
Lars ricambia il sorriso e annuisce.
“Ne sono contento.” dice poi allungando la mano “È stato un piacere conoscerla…?”
“Caposquadra Josie Rizal, signore!” gli ricorda la soldatessa, stringendogli la mano.
“Lars Alexandersson, molto piacere.”
“Lars?” una voce annoiata lo richiama da dietro.
Jin si è appena fermato davanti all'entrata della saletta, notando la presenza dello zio. Guarda la scena con un’espressione vagamente critica.
“Buongiorno signore!” la comandante Rizal si irrigidisce e fa il saluto militare.
Tutti gli altri presenti nella saletta relax smettono di colpo di parlare e di badare ai loro affari e salutano prontamente il presidente.
A quel punto a Lars non sfugge un'increspatura che va a insinuarsi nella fronte di Jin.
“Buongiorno.” risponde lui con fare sbrigativo.
Poi guarda lo zio.
“Lars, quando hai finito ti aspetto nel mio ufficio.”

 

“Benvenuto. Buon primo giorno di lavoro!” dice Jin accogliendo Lars nel suo ufficio.
Lo aspetta a braccia conserte, appoggiato in piedi contro il bordo della sua scrivania.
“Grazie.” risponde Lars chiudendo la porta.
“Come procede la ricerca dell’appartamento?”
Lars va a prendere posto sulla poltroncina davanti alla scrivania.
“Diciamo che ci stiamo ancora lavorando.” ammette non troppo felice “Non è esattamente l’impresa più semplice del mondo trovare un appartamento con un angolo di giardino dove sia possibile tenere due piantine in questa metropoli.”
Jin fa un mezzo sorriso.
“Mi fa piacere sapere che non sarà l’aver accettato la mia offerta a farti abbandonare la tua nuova passione per le piantine biologiche.” commenta “Iniziavo a sentirmi quasi in colpa.”
Lars lo guarda di sbieco senza fiatare. Quando hai a che fare con qualcuno così poco espressivo come lui, è veramente difficile imparare a capire le sfumature del suo umorismo, ammesso che esista. E non sai mai quanto di quel che esce dalla sua bocca sia genuino o se ti sta ancora una volta sfottendo col suo strano modo di fare.
“Non arrenderti comunque, sono certo che prima o poi si libererà la casa giusta per voi.” riprende Jin.
“Comunque, eccomi qui!” cambia discorso Lars con un sospiro “Da dove si comincia?”
“Mm. Subito al dunque. Ne deduco che non stai più nella pelle.” osserva Jin.
Poi si alza, fa il giro della scrivania e si siede sul suo trono. Lì apre un fascicolo che era stato lasciato a fianco al computer.
“Cominciamo…” dice con assoluta tranquillità spingendo il fascicolo verso Lars “Dal trovare insieme una soluzione per evitare la bancarotta!”
Lars inarca le sopracciglia e prende i fogli con un gesto fulmineo.
“Bancarotta?! Vuoi prendermi in giro?!” sbotta. 
Jin si schiarisce la gola.
“E me lo dici così?! Me lo dici adesso?!” continua Lars.
Jin si accomoda contro lo schienale con un sorrisetto colpevole.
“Sì, forse sarebbe stato più corretto accennarti qualcosa prima di coinvolgerti.”
Lars lo guarda con rabbia. In momenti come questi vorrebbe semplicemente riempirgli la faccia di schiaffi.
“Non preoccuparti, Lars.” riprende poi l’altro con assoluta flemma “Per cose come queste si trova sempre una soluzione.”
Lars inizia a sfogliare le pagine del fascicolo con un evidente nervosismo.
“Questi sono i bilanci degli ultimi anni. Come saprai ho dovuto apportare un po’ di modifiche alla struttura della zaibatsu, tanto per cominciare ho dovuto pagare tutte le spese processuali più una serie di multe salatissime…”
Lars lo guarda sconvolto. 
“E poi diciamo che sotto consiglio di chi cura la visibilità della zaibatsu ho avuto bisogno di investire un bel po’ sul mio senso di colpa o, usando altri termini... l’immagine mia e della zaibatsu stessa.”
Lars chiude gli occhi e ascolta con fastidio quella frase colma di cinismo.
“Immagine?”
A volte i suoi discorsi sono davvero inascoltabili.
“Quindi vorresti dirmi che hai la coscienza pulita?” lo sfida aggressivo “Non hai neanche un senso di colpa?”
Jin esita prima di rispondere.
“Pensi questo di me?” chiede inespressivo.
“Non lo so!” ammette l'altro con rabbia “In realtà non sono mai riuscito a capire come funzioni la tua testa! Come non riesco a capire perché mi hai trascinato qui! Senza dirmi che rischiavamo la bancarotta!”
Jin annuisce, soddisfatto della risposta e prende a giocare con il tappo di una penna, abbassando lo sguardo.
“Sensi di colpa.” ripete serio “È ovvio che ne abbia, o invece di farmi processare me ne sarei andato a fare la bella vita ai Caraibi. Ma fidati, per i sensi di colpa sperperare soldi a destra e a manca non fa assolutamente differenza.” fa una piccola pausa poi alza gli occhi sul suo interlocutore “La coscienza non è qualcosa che si può lavare con il denaro, ne convieni?”
Lars rimane ad ascoltare quell'enigma vivente di suo nipote, ma non insiste. Un attimo fa parlava come un cinico bastardo e adesso sembra effettivamente pentito.
Jin cambia posizione sulla sedia.
“Tornando a noi, dicevo che con tutte queste spese e investimenti gli affari di famiglia ne hanno un po' risentito.” 
Lars sospira.
“Un po' risentito.” ripete Lars critico, scoraggiato da quei terribili numeri.
“Sì, d’accordo… la situazione è seria, ma non così grave. Adesso ascoltami.” procede Jin senza perdere la sua compostezza “Abbiamo pur sempre i nostri servizi finanziari. Gli interessi dei prestiti fatti negli ultimi anni ci stanno aiutando a restare un po’ a galla. Vedi qui?”
Indica una parte del rapporto.
“Tipo… questo?” chiede Lars indicando una riga che contiene delle cospicue entrate.
Jin solleva lo sguardo oltre il tavolo e fa un sorriso strano.
“Mm sì, quelle nello specifico sono le entrate per un progetto che ho finanziato poco dopo essere stato arrestato.” spiega evasivo “In realtà era nato più come una sorta di favore personale più che una vera strategia di mercato.”
“Aspetta un secondo.” lo ferma Lars incerto “Favore personale?”
L’altro annuisce.
“Sì beh… ma hanno insistito comunque per restituirmi tutto fino all'ultimo, interessi compresi. Quindi alla fine non è diverso da un qualsiasi prestito. E devo dire che ironicamente ora ci sta aiutando un bel po'.”
Lars rimane a bocca aperta.
“Che c’è?” chiede Jin non capendo quella reazione “Volevo dare una mano a due amiche a lanciare il loro progetto.” spiega come se niente fosse.
Lars è sempre più incredulo.
“Due amiche?” ripete quelle parole come se appartenessero ad un idioma sconosciuto.
Insomma, qui non si parla di investire in reputazione o di pagare delle multe… ha seriamente aiutato qualcuno solo per amicizia?! 
“Sì, beh… una delle due nel mentre l'ho sposata.”
Lars apre la bocca e torna a leggere i dati.
“Questo è il parco dei divertimenti quindi!” realizza “Hai finanziato il parco dei divertimenti di tua moglie!”
Ancora non è riuscito a farsi un’idea di che tipo di essere umano possa aver avuto il coraggio di accasarsi con uno come Jin. Certo, sia Lee che Alisa descrivono questa persona misteriosa come diametralmente opposta da lui e… incredibilmente gentile.
Tra le poche informazioni più concrete che Lars ha a disposizione poi c’è il fatto di essere la direttrice di un popolare parco dei divertimenti qui a Tokyo, il cui ufficio direttivo è infatti diventato il luogo dove Alisa si reca tutti i giorni per la sua nuova occupazione.
“È sempre stata matta per quei parchi!” commenta Jin evitando il contatto visivo “Ne progettava uno da quando aveva dodici anni, ne ha visitati una quantità esagerata in varie parti del mondo, studiandone i dettagli per anni, ogni singolo particolare. Le serviva solo un piccolo aiuto finanziario per partire e adesso il suo è il secondo parco più popolare della regione. Dopo Disneyland ovviamente.”
Lars lo guarda con uno strano sorriso.
“Wow! È stato carino da parte tua darle una mano.”
Lui lo guarda serio, inarca un po’ le sopracciglia e non risponde.
“Tornando a noi…” risponde cambiando argomento, quasi come se quel mezzo complimento l'avesse innervosito “Dobbiamo trovare una soluzione per cambiare le cose in fretta e non perdere altri soldi, perché non ho la minima intenzione di fallire!”
Dobbiamo?!” ripete Lars “Mi hai praticamente trascinato in una nave che sta andando a fondo e ti aspetti che io abbia la soluzione a portata di mano?!”
“Tranquillo, nessuno andrà a fondo.” replica Jin con assoluta sicurezza “Per anni la nave non ha avuto nessuno o quasi al timone, ma adesso siamo qui, in due, pronti a riprendere in mano la situazione. Siamo perfettamente in tempo per frenare questa caduta e comunque ho già pensato a qualche opzione!”
Lars solleva leggermente le mani, lasciando cadere il fascicolo sulla scrivania.
“Sentiamo.”
Jin prende i fogli, li guarda ed evidenzia un valore con una penna.
“Dobbiamo eliminare alcune di quelle spese che non fruttano niente e investire su altre cose più proficue. Ad esempio, io comincerei col liberarci…” rigira il fascicolo “... della Tekken Force!”
“La Tekken Force?” Lars guarda il valore della spesa annuale a bocca aperta “Vuoi eliminare la Tekken Force?” ripete dispiaciuto.
“Che ce ne facciamo di un esercito ormai?” chiede Jin “È solo uno spreco di soldi! Aveva un senso finché c’era Heihachi con le sue manie da dittatore mancato, o… d’accordo, anche quando c’ero io durante quel particolare periodo, ma adesso?”
Lars non può fare a meno di pensare alla soldatessa incontrata poco prima in sala relax. Così felice del suo lavoro e di augurargli un buon inizio di carriera.
“Ma… la Tekken Force è un corpo storico ormai!” ribatte “Esiste da più di cinquant’anni, è conosciuta in tutto il mondo!”
“Sì! E per quale ragione?!” Jin alza di colpo la voce.
Lars indietreggia un po’. Jin sospira e rilassa l’espressione. 
“Scusami.” dice poi più calmo “È solo che credo sia la tua nostalgia a parlare adesso! Ma mi serve che tu sia lucido e razionale. Abbiamo un problema grosso. Le entrate sono di gran lunga inferiori alle uscite, la Tekken Force ci costa un sacco di soldi e di fatto di un esercito non ce ne facciamo più niente! Anzi, in un certo senso la sua permanenza stessa danneggia la mia immagine! Hai visto anche tu prima, appena mi vedono mi fanno il saluto militare… non lo posso soffrire!”
“Quanti… dipendenti abbiamo per la Tekken Force?” vuole sapere Lars.
“Ho fatto fare dei tagli pesantissimi da quando mi hanno arrestato… dovrebbero essere sui cinquemila adesso.”
Cinquemila soldati. Un numero praticamente insignificante comparato a quello di quindici anni fa, quando Lars era parte del corpo e la Mishima Zaibatsu era al culmine del suo successo economico.
Ma sono pur sempre cinquemila persone, ognuna delle quali con le proprie vite, i propri sogni, famiglie da mantenere.
“Non possiamo mandare a casa cinquemila persone così come se niente fosse, Jin! Ci dev'essere un'altra soluzione!”
Jin lo guarda nervoso.
“Lars, se non lo facciamo adesso e falliamo, succederà la stessa cosa nel giro di qualche anno.” replica tagliente “Il problema è che allora non saranno solo in cinquemila a finire per strada!”
“Li mettiamo a fare qualcos’altro!” propone Lars.
“Sono soldati, Lars! Sono specializzati in quello! Che ti aspetti che si mettano a fare?!”
“I soldati, appunto!” risponde Lars riflettendo.
Jin lo guarda incerto.
“Mi stai prendendo per il culo o hai effettivamente qualcosa in mente?” chiede.
“Possiamo trasformare la Tekken Force in un’accademia e un’agenzia privata di agenti specializzati in difesa.” ragiona Lars “Quindi servizi di guardie del corpo per vip, squadre di vigilanza, servizi di questo tipo… sfrutteremo l’immagine internazionale della Tekken Force per operare in ambito nazionale e internazionale.”
Jin non sembra troppo convinto. 
“Mi sembra irrealistico riuscire ad impegnare tutti quei soldati in un progetto del genere.” esprime i suoi dubbi “Anche se dovesse funzionare, credo non potremmo comunque evitare di fare dei tagli.”
“Avremo bisogno di analizzare l'idea.” si convince Lars “Ma per il momento non mi sento di escludere nessuna possibilità.”
“Vuoi iniziare… con l’occuparti di questo quindi?” chiede Jin incerto. 
Lars riprende in mano i bilanci e ci riflette.
“Sì.” annuisce “La cosa mi sta a cuore. Voglio vedere se davvero non c’è un altro modo.”
“Come vuoi. Ho fatto liberare l'ufficio qua a fianco.” Indica Jin con un cenno della testa “Puoi sistemarti lì. Era l'ufficio del vice di Heihachi, ovviamente questo è più grande, ma… sai com’è, io ci sono da prima.”
Lars sospira e alza gli occhi al soffitto.
“Me ne farò una ragione, Jin.” borbotta “Sono giusto un tantino più turbato dal fatto che non mi hai detto niente di questa situazione di merda fino a che non c'ero in mezzo!”
Si alza e inizia a camminare verso l’uscita della stanza.
“Ah, Lars!” Jin lo blocca prima che possa uscire.
L’altro si ferma.
“Non ti stai facendo tutti questi scrupoli perché hai fatto amicizia con quella soldatessa in sala relax, giusto?” chiede tagliente “Perché devi capire che non puoi permettere che le tue simpatie personali influenzino le decisioni in fatto di affari.”
Lars assottiglia gli occhi.
“Parla quello che tra mille altre spese presta milioni alle amiche!”
Jin lo incenerisce con lo sguardo.
“Comunque no, non mi sto facendo influenzare da simpatie personali.” riprende poi Lars “Ma non posso neanche trattare le persone come se fossero dei numeri!” ribatte con un sibilo raggiungendo la porta “E farò il possibile per salvare il contratto di quelle persone!”
“Molto bene, Lars.” risponde Jin accendendo il computer “Io avrei trovato una soluzione molto più veloce, ma è proprio per il tuo modo diverso di vedere le cose che ti ho…” fa un piccolo sorriso crudele “... trascinato qui.”
Lars scuote la testa tra sé e sé, resiste alla tentazione di mandare a quel paese il nipote e lascia quell’ufficio.






 

  
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