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Autore: Dalybook04    29/06/2020    1 recensioni
Sequel di "Tutti i pomodori con cui mi dicesti ti amo"
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Napoli, ottobre 1722
Il diciannovenne Ludwig Beilschmidt scese dalla nave, un borsone in spalla e un'ombra di sorriso sul bel viso rasato di fresco.
Era a Napoli, nella stessa città del suo amore.
Stava per rivedere Feliciano.
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Feliciano lo guardò, con gli occhi piedi di meraviglia, mentre un enorme sorriso si faceva strada sul suo viso
Cosa doveva fare? Stringergli la mano? Abbracciarlo? Baciarlo?
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Lovino Romano Vargas non era mai stato uno che esprimesse apertamente le sue emozioni, ma nonostante questo suo fratello sapeva bene che stava soffrendo
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La quotidianità di quei mesi venne spezzata da un certo prussiano che amava distruggere ogni tipo di tranquillità
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Dopo tanti anni, finalmente Ludwig riesce a tornare a Napoli dal suo amore d'infanzia, Feliciano, per un anno di vacanza.
L'amore a troverà finalmente un modo?
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Principalmente Gerita, accenni Spamano, Pruaus e Fruk
Genere: Fluff, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache del diciottesimo secolo e altre storie'
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Passò una settimana, una settimana in cui il nostro trio preferito ne passò di tutti i colori, facendo esasperare Lovino, Ludwig e Arthur e divertendo Feliciano. In realtà erano stati fin tranquilli per i loro standard. Non erano stati cacciati da neanche un bar, un vero record.
Una mattina, esattamente una settimana dopo il loro arrivo, Gilbert fu svegliato da una voce che non si sarebbe mai aspettato di sentire, non lì.
-ma ti sembra il modo di tenere una camera, che per altro non è neanche tua?
Gilbert aprì un occhio e si voltò verso la provenienza della voce. Poi tornò a seppellire il viso nel cuscino.
-alzati, stupido.
-è solo un sogno. Tra poco mi sveglierò e sarò solo- ribatté l'albino.
Roderich raccolse, con fare disgustato, un paio di pantaloni, abbandonati su unasedia, e glieli lanciò addosso -vestiti, sei uno spettacolo indecoroso. Almeno un pigiama o una camicia da notte potevi indossarli.
Gilbert aprì entrambi gli occhi, si mise seduto, completamente nudo, si tolse i pantaloni dalla testa e guardò l'austriaco con gli occhi sgranati.
-sei qui- disse solo. Tra una cosa e l'altra, non si vedevano da due mesi e non si sarebbero dovuti rivedere fino ad agosto.
Roderich arrossì leggermente -c'è stato un incendio dove avrei dovuto fare alcuni concerti, per fortuna non è morto nessuno, però hanno rimandato le esibizioni a data da destinarsi, quindi...- tossì, a disagio -visto che eri qui e mi avevi mandato l'indirizzo per scriverti ho pensato di...- fece la faccia di uno che stava ingoiando un topo -come dire... farti una sorpresa?
Gilbert, ancora mezzo addormentato e reduce dall'ennesima sbornia, ci mise un attimo per collegare tutto, ma quando lo fece si fiondò giù dal letto e saltò addosso all'altro, abbracciandolo.
-Gilbert, sei ancora nudo! Almeno vestiti, per Dio- protestò Roderich, ma ricambiò l'abbraccio e il bacio che lo seguì.
L'albino era un giramondo, non riusciva a restare fermo in un posto troppo a lungo. Al contrario, Roderich non amava viaggiare, preferiva la sedentarietà, il suo pianoforte e la sua Vienna. Questi due aspetti li portavano a separarsi più spesso di quanto gli piacesse ammettere, ma ogni volta che Roderich che faceva un tour o un'esibizione in qualche altra città, Gilbert era sempre con lui. Il tedesco cercava di andare a trovarlo almeno una volta ogni due mesi, ma gli impegni di entrambi, tra il pianoforte dell'austriaco e i viaggi di Gilbert, spesso facevano saltare quell'appuntamento. Ritrovarselo lì, in Italia, dove non c'erano né pianoforti né impegni di alcun tipo, era un sogno che si realizzava.
In realtà Gilbert era piuttosto depresso. Solo chi lo conosceva bene avrebbe potuto capirlo, ma stare così lontano dal suo ragazzo lo faceva stare più male di quanto desse a vedere, così come lo faceva stare male restare fermo in un posto troppo a lungo. Se fosse stato costretto a stabilirsi da qualche parte per il resto della vita però, indubbiamente avrebbe scelto una piccola villa a Vienna, con dei grandi giardini, un'enorme stanza con un pianoforte, le pareti sottili, in modo che la musica si sentisse ovunque, e un grande letto da condividere con il suo amante.
-mi sei mancato- ammise, chiudendo la porta e baciandolo di nuovo. Roderich gli sistemò i capelli, o almeno ci provò, con un piccolo sorriso -sei sempre così casinista ed emotivo- lo rimproverò, ma si lasciò baciare.
Gilbert stava per proporre di recuperare il tempo perduto, quando bussarono alla porta.
-non è il momento!- ruggì, facendo ridacchiare sottovoce l'austriaco.
-Gilbèrt- lo chiamò Francis -svegliati, dobbiamo andare, Antoine ci sta aspettando con gli altri di sotto per andare al mare.
-Fran, sono un po' impegnato al momento. Qui c'è...
-oh, fai come vuoi, ma sbrigati. E vedi di non provarci con Lovino, o è la volta buona che Antonio ti affoga.
Il tedesco si irrigidì. Porca merda, altro che Antonio, quella era la volta buona che Roderich lo ammazzava davvero.
-cos'ha detto il tuo amico?- gli domandò l'austriaco, gelido.
-non è come sembra!
-ah no? Chi è questo ragazzo, sentiamo.
-il ragazzo di Antonio- spiegò, afferrandolo per un braccio per impedirgli di andarsene -ho fatto finta di provarci per farlo arrabbiare. Solo finta. Sai che amo solo te. Non lasciarmi ti prego.
Roderich sbuffò -vestiti e andiamo, non si fa aspettare la gente.
-ma il Magnifico arriva sempre per ultimo...
L'austriaco lo congelò con lo sguardo -sbrigati.
L'albino scattò sull'attenti -sissignore- e si affrettò a rivestirsi. Odiava l'effetto che aveva Roderich su di lui, ma in fondo, anche se era un damerino insopportabile, gli era mancato.
In breve uscirono dall'osteria, trovando gli altri ad aspettare il tedesco.
-non ci credo, non pensavo avrebbe fatto così in fretta- commentò Francis.
Lovino ghignò -mi devi dei soldi, mangia baguette.
-kesesesese, ragazzi, il Magnifico ha ritrovato la sua dolce- Roderich inarcò un sopracciglio -metà!- lo indicò con entrambe le mani -lui è...
-Roderich!- esclamò Feliciano, andandogli incontro, con Ludwig al seguito -vee, ti ricordi di me? Sono Feliciano.
L'austriaco annuì, sistemandosi gli occhiali con un piccolo sorriso -ah sì, Feliciano. Sei davvero cresciuto- strinse la mano anche a Ludwig -tu sei Ludwig? Anche tu sei cresciuto parecchio, non c'è che dire.
Gilbert sbuffò -avete rovinato la presentazione del Magnifico! Vergognatevi.
-Gilbert, per favore, non fare scenate- lo rimproverò l'austriaco.
-non prendo ordini da...
-Gilbert.
L'albino tacque, profondamente offeso.
-qualcuno mi spieghi come diamine ha fatto- intervenne Lovino, stringendo la mano al nuovo arrivato -piacere, sono Lovino, il fratello maggiore di Feliciano.
Roderich, che non parlando spagnolo non capì granché, gli strinse comunque la mano, però a sentire quel nome lanciò un'occhiataccia al proprio ragazzo, che distolse lo sguardo fischiettando innocentemente.
Francis si coprì la bocca con le mani, trattenendo una risata -non avrei dovuto parlare prima, vero?
-fai sempre danni, rana dalla bocca larga- brontolò Arthur.
-Arthùr, non mi sembrava che la mia bocca ti dispiacesse ieri sera, quando ti...- l'inglese, rosso in viso, gli tappò la bocca con le mani.
Lovino alzò le spalle e tornò dal suo ragazzo, che gli passò un braccio intorno alle spalle.
Dopo un breve giro di presentazioni, il gruppo si diresse in spiaggia, verso l'angolo segreto dove erano andati tempo prima Ludwig e Feliciano. Lì non ci sarebbero state né interruzioni né persone da cui nascondersi.
Se Roderich, Ludwig, Gilbert, Francis e Arthur non avevano intenzione di fare il bagno, gli altri erano di ben altro avviso. Al tempo non era diffusa l'abitudine di fare il bagno in mare, che si sarebbe cominciata a diffondere a Parigi anni dopo, grazie a Francis e a quel pomeriggio tra l'altro, infatti non esistevano costumi da bagno, anche quando sarebbe cominciata quell'abitudine si sarebbe comunque fatto il bagno vestiti. Però per i due italiani era una cosa normalissima, abituati com'erano stati ai racconti sulle terme e i bagni nei fiumi di ninfe e dee di Nonno Roma, e avevano, o meglio Lovino aveva, coinvolto anche Antonio in quello svago.
Per questo Feliciano, appena raggiunta la spiaggia, lasciò andare la mano del suo ragazzo e corse in acqua, lasciando andare la camicia e le scarpe per strada e immergendosi in acqua con solo i pantaloni leggeri.
Lovino rise sistemando i vestiti del fratello e le loro cose su uno scoglio basso, prima di togliersi a sua volta camicia e scarpe e raggiungere il fratello.
Ludwig, vedendo il suo ragazzo mezzo nudo, in acqua, davanti a tutti, fu lì lì per collassare.
-ma che...- Arthur espresse ad alta voce il pensiero comune.
Alla fine, con una risata, fu Antonio a spiegare -stanno facendo il bagno lì. Mi pare sia un'abitudine presa da loro nonno che... be', ha trasmesso diverse cose ai suoi nipoti- li indicò -l'ho già fatto una volta, con Lovi, di notte- assunse per un attimo un'espressione sognante, poi si riscosse -all'inizio è un po' strano, poi ci si abitua.
-ma ci si rovina i capelli!- protestò Francis -e non è igenico, sai quanti pesci ci sono in mare?
-così vicino alla riva non c'è quasi niente, al massimo qualche alga- Antonio, più pudico dei due italiani, si nascoste dietro una roccia per spogliarsi -io li raggiungo, voi fate come volete- e corse in mare, raggiungendo il suo ragazzo e baciandolo in acqua.
Mentre Francis traduceva dallo spagnolo ad Arthur e Roderich, Gilbert rise dando una pacca sulla spalla a suo fratello -West!- la storia di quel nomignolo è lunga, vi basti sapere che Gilbert lo usava quando voleva infastidire il diretto interessato, quindi molto spesso -hai fatto una faccia quando Feliciano si è spogliato... cos'è, non lo avevi mai visto senza maglia prima? Kesesesesese, come sei innocente!
Ludwig lo guardò come se fosse scemo, non capendo cosa ci fosse di così divertente -certo che l'ho visto senza maglia, Gilbert. L'ho visto anche senza niente, se la cosa ti interessa. Cosa c'entra ora?
Francis e Arthur sgranarono gli occhi, scoppiando a ridere, mentre l'austriaco si massaggiava le tempie dando al suo ragazzo dell'idiota. Gilbert era traumatizzato.
-aspetta... tu... e Feliciano... avete... oh mio Dio, non ero pronto a sapere una cosa del genere.
Ludwig roteò gli occhi e andò incontro a Feliciano che, uscito dall'acqua, lo stava chiamando per convincerlo ad andare anche lui a fare il bagno.
-il mio fratellino ha...
Roderich sbuffò, mentre Francis continuava a ridere come un pazzo -non fare l'idiota, Gilbert. Sono adulti, non vedo cosa ci sia di male. Da quanto stanno insieme?
-da...- Gilbert ci pensò su -ottobre? Novembre? Meno di un anno, comunque. Anche se erano cotti l'uno dell'altro da quando erano piccoli, è una lunga storia.
Roderich parve stupito -oh, hanno fatto presto. A differenza tua Ludwig si è dato una mossa. Tu ci hai messo oltre un anno anche solo a tirare fuori l'argomento- roteò gli occhi. Gilbert aprì la bocca, senza riuscire a rispondere.
Francis era piegato in due dalle risate, con Arthur che, per quanto cercasse di trattenersi, aveva il viso rosso per lo sforzo, e infatti dopo poco cedette anche lui, demolendo del tutto l'autostima del teutonico.
In quel momento li raggiunse Feliciano, bagnato dalla testa ai piedi, per niente imbarazzato dal fatto di indossare solo un paio di pantaloni leggeri, resi aderenti dall'acqua. Ludwig si affrettò a mettersi davanti a lui per coprirlo.
-veeee, non venite a fare il bagno?- sbucò oltre il braccio di Ludwig, solo con la testa, e li guardò curioso.
L'austriaco fece una smorfia -no, grazie.
Gilbert ghignò, ritrovando la sua solita sicurezza -kesesesesese, sono proprio curioso di provare questo bagno. Vi raggiungo tra poco. Fran, tu vieni?
Il francese scosse la testa -mi rovinerei i capelli, sai quanti danni fa il sale? E poi questi pantaloni sono di purissimo lino, non posso rovinarli.
Arthur roteò gli occhi -che prima donna. Però non vengo neanche io, non ci tengo a denudarmi.
Francis commentò qualcosa in inglese che gli valse una gomitata nel fianco.
-ve, ve, Luddi, tu vieni? Ti prego ti prego ti prego! Dici sempre che hai caldo, l'acqua è bella fresca, così ti passa!
Il biondo esitò, mordendosi il labbro. Gilbert lo compativa: con quei due occhioni da cucciolo bastonato, Feliciano avrebbe convinto il Diavolo a tornare sulla retta via.
-e va bene...
E così poco dopo si ritrovarono tutti e tre in acqua, con Feliciano che non riusciva a stare fermo e continuava a nuotargli intorno e Ludwig, scarlatto in viso, che cercava di dirgli di fermarsi. Con un brivido Gilbert si ricordò che non sapevano nuotare, né lui né suo fratello, e che quindi conveniva rimanere dove riuscivano a toccare.
L'albino aggrottò la fronte -Feli, dove sono Tonio e tuo fratello?
L'italiano si fermò, facendo tirare un sospiro di sollievo al suo ragazzo, immerso fino alla vita -veee, qui vicino c'è una grotta, il fratellone e il fratellone Antonio hanno detto che andavano lì.
Gilbert ghignò -che pervertiti! Poi Tonio deve dirmi dov'è andato a trovarsi una grotta segreta- sbuffò divertito -cosa non si fa pur di scop...
-ma io so dov'è- lo interruppe Feliciano -ve, non è molto lontana, bisogna andare sott'acqua vicino a quegli scogli là in fondo- li indicò -c'è una specie di passaggio subacqueo che porta dentro allo scoglio, diciamo, e lì c'è la grotta. Io e il fratellone venivamo qui in estate, anche quando c'era il nonno, conosciamo questo posto a memoria. Vi ci posso accompagnare io.
Ludwig, leggermente rosso in viso, lo trattenne -meglio di no, Feliciano. E poi io e Gilbert non sappiamo nuotare.
-veeee, davvero? Se volete vi insegno.
Gilbert ghignò -oh sì, così posso buttare Rod in acqua e salvarlo eroicamente e magnificamente.
-lo sa che lo chiami Rod?
Gilbert ignorò la domanda del fratello e si concentrò sull'italiano.
-veee, per restare a galla dovete stare rilassati e muovere braccia e gambe, come sto facendo ora- spiegò, mostrando i movimenti -ve, non è difficile.
L'albino lo copiò -kesesese, sono magnificamente bravo!
-Gilbert, hai ancora i piedi a terra.
-dettagli!- con uno sbuffo, staccò i piedi dal fondo, riappoggiandoceli subito, istintivamente.
-ve, vai Gilbert, ce la stavi facendo!
-Gilbert!- Roderich lo chiamò dalla spiaggia -ti stai ustionando, non puoi stare troppo al sole!
L'albino abbassò lo sguardo sul proprio petto rosso -merda, ha ragione Rod. Meglio che esca- e si affrettò fuori dall'acqua, gemendo per il dolore.
-vee, mi dispiace che si sia fatto male...- Feliciano guardò il suo ragazzo con aria colpevole -ve, Luddi, è colpa mia?
-no, no, non è colpa tua, Gilbert doveva pensarci per conto suo- lo rassicurò il biondo -ora, mi stavi insegnando a nuotare, no?
-giusto!- Feliciano gli prese le mani e arretrò, fino a dove Ludwig non toccava più con i piedi.
-aspetta, non sono capace a...
-vee, fidati di me. Rimani rilassato e muovi le gambe- lo interruppe l'italiano, sorridendogli fiducioso e guardandolo dritto negli occhi. Ludwig prese un respiro profondo e si lasciò guidare da lui, finché non gli mollò anche le mani -veee, bravo Luddi, stai andando bene.
In un attimo, il tedesco realizzò quanto si fossero allontanati dalla costa -sei sicuro che sia prudente restare così lontano?
Feliciano lo guardò confuso -Luddi, saranno al massimo cinque metri. Non siamo così distanti.
-sì ma...
Il castano scoppiò a ridere -ve, una volta con il fratellone e il nonno siamo andati così a largo che abbiamo incontrato una nave, il capitano pensava stessimo per affogare e fossimo caduti da un'altra nave. Comunque ve, se vuoi torniamo indietro.
Ludwig alzò le spalle -come vuoi. Solo... non è che ci sono dei pesci o...?
-ve, certo che ci sono, ma di solito se ne stanno alla larga. Hanno paura di noi. Dobbiamo stare attenti alle meduse però.
-m-meduse?
-ve, sì, quando il mare è molto pulito a volte ci sono. Bisogna stare attenti perché sono trasparenti, per cui si rischia di non vederle e scontrarne una per sbaglio.
Ludwig si guardò intorno terrorizzato -Feliciano, torniamo a riva.
-ve, ma...
-andiamo.
Feliciano ridacchiò -ve, è difficile trovarne così vicine alla riva, ma va bene Luddi, torniamo indietro, così controlliamo come sta Gilbert.
Gli prese la mano e nuotò verso gli altri.
-aspettami, so appena stare a galla.
-vee, Luddi, fai come faccio io.
Alla fine, bene o male, riuscirono a rimettere piede a terra.
-veee, come sta Gilbert?
Arthur roteò gli occhi, seduto su uno scoglio -il "Magnifico"- mimò le virgolette con le dita. Francis era seduto dietro di lui e giocherellava con i suoi capelli, facendoci delle piccole treccine -sì è preso una magnifica insolazione ed è quasi svenuto, quindi Roderich lo ha portato...
-trascinato- lo corresse Francis, finendo di fargli una piccola treccia.
-pardon, trascinato in un luogo all'ombra.
-vee, aspettate, il fratellone dovrebbe essersi portato dietro la crema- corse dove il fratello aveva lasciato la sua borsa e iniziò a rovistarci dentro, finché non ne tirò fuori un vasetto con dentro una crema bianca -ve, questa è una ricetta del nonno in caso di ustioni. Ve, noi non ci ustioniamo mai, ma visto che c'eravate anche tu e Gilbert abbiamo pensato di portarne un po'- guardò il suo ragazzo e rise -ve, Luddi, hai le spalle e le guance tutte rosse! Serve anche a te- lo prese per mano e si rivolse all'inglese -dove sono andati Roderich e Gilbert?
Arthur indicò un punto verso gli scogli dall'altra parte della spiaggia, dove uno di questi era più sporgente e creava un punto di ombra. Feliciano lo ringraziò e corse verso il punto indicato, trascinandosi dietro il proprio ragazzo.
-ve, ve, Gilbert, ho una crema per le bruciature- si sedette affianco all'austriaco e gli passò il barattolo -ve, però me ne serve un po' anche per Luddi, che si è bruciato le spalle e non voglio che poi si faccia male.
-oh, grazie Feliciano- Roderich prese il barattolo e lo aprì -Gilbert, ce la fai a spalmartela da solo o devo pensarci io?
L'albino, rosso come un'aragosta e sdraiato su uno scoglio con la testa in grembo al suo ragazzo, a quella domanda mugugnò qualcosa che suonava vagamente come un no. Roderich sbuffò e aprì il barattolo.
-che bambino. Ti avevo detto di stare attento, ci metti pochissimo a ustionarti.
Feliciano sorrise divertito e fece sedere il suo ragazzo davanti a sé, prese un po' di crema tra le dita e cominciò a spalmargliela sulle spalle, massaggiandole, attento a non fargli male. Ludwig sussultò a contatto con il freddo della crema, ma poi si rilassò, concentrandosi sulle mani delicate dell'altro.
-Rod, me lo fai anche tu un massaggio?- Gilbert ghignò, ma quando cercò di mettersi seduto urlò per il dolore.
-no e non chiamarmi Rod- l'austriaco prese a sua volta un po' di crema, facendo una leggera smorfia per il viscidume, e cominciò a spalmarla sul corpo dell'altro, dal viso fino al collo e al petto. Gilbert si rilassò contro le sue mani, godendosi il sollievo che gli donava il freddo della crema sulla pelle bruciata.
-Feliciano, di cosa è fatta questa crema?- domandò Roderich.
-ve, uhm, olio d'oliva, miele, camomilla e... uhm, qualche altra cosa.
-olio di finocchio e acqua- completò Gilbert, con gli occhi socchiusi -è identica a quella che mi preparava nostro nonno quando mi ustionavo da piccolo.
-il nonno?- Ludwig si voltò a guardarlo, confuso -non abita al nord? Lo avremo visto... tre volte al massimo.
L'albino scosse la testa -non il nonno materno, parlo dell'altro nonno, nonno Ariovisto. Non te lo puoi ricordare, è morto quando avevi un anno o due, però quando ero piccolo mi portava spesso a fare scampagnate, quando veniva a trovarci- sospirò quando il suo ragazzo gli passò la crema sulle guance -era uno spirito libero, non si fermava mai in un posto per più di una settimana, però cercava di venire da noi almeno una volta al mese, soprattutto dopo che nacque il Magnifico Me- Roderich gli mollò uno schiaffetto sul braccio, facendolo urlare -va bene, va bene, la smetto. Comunque quando veniva da noi mi portava spesso a fare scampagnate o cose del genere e puntualmente mi ustionavo, così ogni volta prima di partire preparavamo insieme questa crema- alzò le spalle -è strano che la conosciate anche voi, ma visto quanto girava il nonno non mi stupirebbe se l'avesse imparata qui in Italia.
-veee, è una ricetta segreta di nostro nonno- replicò Feliciano, facendo voltare Ludwig e cominciando a spalmargli la crema in viso, lasciandogli un bacio rapido prima di continuare -non so dove l'abbia presa. Però quando ero molto piccolo mi ustionavo spesso, così l'ha insegnata al fratellone- fece un buffetto sulla guancia del suo ragazzo -possiamo chiedere a lui quando torna con il fratellone Antonio.
-Feli, perché chiami Tonio fratellone?- intervenne Gilbert, girandosi sulla pancia per permettere all'austriaco di spalmargli la crema sulla schiena -AHIA Rod fai piano ti prego!
-non chiamarmi in quel modo.
Feliciano arrossì leggermente -vee, visto che sta con il fratellone è come se fosse un fratellone acquisito, no?
-allora non dovresti chiamare anche me fratellone?
A quella domanda l'italiano parve pensarci su per un po'. Ludwig guardò male il fratello -no, Feliciano, non lo devi chiamare fratellone.
-che palle che sei, Lud... AHIA Rod mi ucciderai così!
-oh no, che disgrazia- commentò quello, sarcastico.
In quel momento, furono raggiunti da Lovino e Antonio, entrambi rivestiti di tutto punto, nonostante i capelli ancora umidi, il primo con un braccio dell'altro intorno alla vita e la mano intrecciata alla sua.
-kesesesese, avete finito di scopare voi due?- urlò in spagnolo, sicuro che il suo ragazzo non avrebbe capito, ma vedendo Ludwig roteare gli occhi, Roderich gli tirò comunque uno schiaffo, neanche troppo forte, e il resto della frase fu urlata in tedesco -AHIA! Amore, così distruggerai la mia magnifica schiena!
-e allora non fare l'idiota.
Lovino lanciò un'occhiata annoiata all'albino -ti sembro il tipo che scopa nelle grotte?
-tu no, Tonio sì.
-pensi davvero che sia lui a portare i pantaloni, tra noi due?- Antonio gli diede una spinta giocosa sul fianco, facendolo ridacchiare.
-penso che nei momenti buoni nessuno dei due li abbia- a un cenno di Ludwig, Roderich gli diede un altro leggero schiaffo sulla pelle sensibile, che lo fece urlare e imprecare, per fortuna in spagnolo o l'austriaco lo avrebbe davvero distrutto.
-non è male il tuo tipo, per essere un austriaco- commentò Lovino con un ghigno. Il suo ragazzo gli sussurrò qualcosa che lo fece ridere e lo trascinò via tenendolo per mano.
-che sdolcinati- commentò Gilbert.
-devono stare insieme da molto- commentò Roderich.
-ve, dipende da come la vedi.
-in che senso?
-veee, si sono conosciuti anni fa, ormai dieci. Solo che poi Antonio è stato trasferito in America con l'esercito, dopo qualche mese. Ve, dopo nove anni ha mollato tutto ed è tornato qui, ora vivono insieme.
-oh. Mi sembravano una di quelle coppie... avete presente, quelle coppie che si conoscono da tanto che hanno un rapporto...- fece un gesto con la mano, cercando di trovare le parole giuste -come se fossero così abituati ad avere l'altro al proprio fianco che sanno cosa farà, cosa dirà, come e quando prenderlo per mano... come se l'altro fosse una parte di sé, come un braccio o una gamba.
Gilbert si mise seduto di fronte a lui -non sapevo sapessi essere così romantico, Rod- prima che potesse rimproverarlo per il nomignolo o dargli dell'idiota lo baciò, zittendolo.
Feliciano si sedette in grembo al suo ragazzo e lo baciò a sua volta, con un sorriso, per poi sussurrargli un "ti amo" direttamente sulla bocca. Ludwig lo strinse, sistemandolo meglio su di sé, e lo baciò ancora, rispondendogli con le azioni piuttosto che con le parole, visto che con quest'ultime non era mai stato un granché.
-e poi sarei io quello troppo romantico- commentò Francis, con un braccio di Arthur intorno alla vita e un largo cappello da donna in testa per proteggersi dal sole.
-tu lo sei, rana pervertita.
-je t'aime aussi, mon amour- gli sussurrò all'orecchio, lasciandogli un piccolo bacio sul collo divenuto rosso per l'imbarazzo.
-bene ragazzi!- Gilbert si allontanò dal suo ragazzo e batté le mani per attirare l'attenzione di tutti, anche di Antonio e Lovino, appena tornati da solo loro sapevano dove -ora è il momento che il Magnifico Me...
Non finì mai la frase: vittima dell'insolazione e dell'essersi alzato troppo in fretta cadde addosso a Roderich, semisvenuto.

Alla fine Gilbert si era preso davvero un'insolazione coi fiocchi, con tanto di febbre.
Quando si era risvegliato, dopo essersi assicurato non avesse niente di grave, Ludwig aveva insistito per accompagnarlo all'osteria, portandolo persino in braccio quando aveva rischiato di svenire per le scale.
-grazie, Ludwig- Roderich aiutò il suo ragazzo a togliersi le scarpe e lo fece sdraiare sul letto -Gilbert, per amor di Dio, stai fermo
-ho caldo...- brontolò quello, protestando sommessamente quando il moro lo coprì con le coperte.
-vai pure Ludwig, a lui ci penso io- poco convinto il tedesco annuì, lanciò un'ultima occhiata preoccupata al fratello e uscì, tornando da Feliciano.
-Rod...- mormorò il malato, rigirandosi nel letto nonostante avesse male ovunque -se non dovessi farcela, prenditi cura di Gilbird.
-esagerato, è un'insolazione, domani starai meglio- gli scostò i capelli dalla fronte e ci posò il panno umido che si era fatto dare dal proprietario dell'osteria -ah a proposito, se te lo stessi chiedendo, per venire qui ho lasciato Gilbird a Elizabeta.
L'albino si mise seduto, terrorrizzato -hai lasciato il mio piccino a quella padellara selvaggia?!
Sbuffando, Roderich lo fece sdraiare -Elizabeta non è una selvaggia. Cioé... ammetto che il suo comportamento in tua presenza non sia dei migliori, ma si prenderà cura di Gilbird egregiamente- pur non sembrando rincuorato, Gilbert lasciò che l'altro gli rimboccasse le coperte.
-Feliciano ha detto che appena arrivato a casa avrebbe preparato altra crema, penso tornerà qui tra un'ora a portarcela, più o meno.
Gilbert mugolò qualcosa, tirò fuori una mano dalle coperte e indicò accanto a sé.
-che hai? Ti fa male la mano?
-vieni... qui- riuscì a dire, aveva la gola arida e la lingua impastata.
-oh- se Gilbert fosse riuscito a inquadrarlo per bene, avrebbe visto il suo ragazzo arrossire -va bene.
Il tedesco avvertì la coperta venire scostata e l'altro sdraiarsi accanto a lui. Si accoccolò sul suo petto, mugugnando qualcosa.
-sembri un bambino- commentò, accarezzandogli con dolcezza i capelli.
-mhhhh- borbottò qualcos'altro, per poi stampargli un bacio sulla guancia -mi sei mancato- gli mormorò all'orecchio, con voce roca.
-anche tu- rispose, con le guance arrossate -hai sete?
L'albino annuì, così l'altro lo fece sedere e gli porse il bichiere d'acqua posato sul comodino, aiutandolo a bere. Appena finito Gilbert lo abbracciò di nuovo.
Quando era malato, l'albino perdeva ogni freno inibitore e diventava come un cucciolo bisognoso di attenzioni, tanto che Roderich passò tutto il pomeriggio con l'albino addosso, e se normalmente lo avrebbe bene o male tollerato, il caldo di inizio maggio a cui nessuno dei due era abituato e il calore del corpo febbricitante dell'albino non lo aiutava di certo a ricambiare la stretta. Ringraziò mentalmente il cielo quando Feliciano bussò alla porta, con un preoccupato, sebbene non lo mostrasse, Ludwig al seguito. Prese i due vasetti pieni di crema, li ringraziò di cuore, tranquillizzò Ludwig e poi, quando se ne furono andati, tornò a occuparsi del suo ragazzo. Gli sfilò la maglia e, con più delicatezza possibile, gli spalmò la crema, partendo dalla schiena.
-grazie amore- bofonchiò Gilbert, sdraiato a pancia in giù, andando ad abbracciare la vita dell'altro, diventato rosso come un pomodoro di cui Lovino sarebbe stato orgoglioso.
-quindi devo farti ammalare per farti essere meno rozzo e un po' più dolce?- scherzò, facendo scorrere le mani unte lungo la schiena rossa dell'albino, accarezzando i muscoli definiti con dita leggere, per non rischiare di fargli più male di quanto già non ne sentisse. Gilbert mugolò qualcosa e gli sollevò la camicia, lasciando qualche bacio dolce sul ventre piatto, facendolo rabbrividire e arrossire -Gilbert, che fai?
-mh...- gliene lasciò un altro, appena sopra la cintura dei pantaloni eleganti, mugugnando qualcosa di incomprensibile.
-Gilbert, fermati. Stai male, non...
Ormai l'aveva perso: dopo un ultimo bacio appena sopra l'ombelico, Gilbert si strinse di più all'altro e si addormentò. Roderich sbuffò, certo che stava proprio con un idiota. Un idiota con il sonno davvero pesante, visto che anche rigirandolo sulla schiena, per riempire anche il petto e il viso di crema, quello continuò a dormire fino al mattino dopo, senza neanche cenare.
Bah, non avrebbe mai capito cosa avesse in testa quel pazzo, rozzo, dolce, rumoroso e amabile tedesco.

Angolo autrice:
Ehi. Una piccola precisazione. Per quanto riguarda la crema ho cercato una lista di ingredienti che vengono normalmente usati per fare questo tipo di creme e ho messo insieme quelli che mi sembravano più facilmente reperibili in questo contesto storico. Per la storia del mare ho cercato di mettere insieme una spiegazione abbastanza sensata e cioè che l'hanno ripreso dal nonno, cosa che poi verrà anche spiegata, infatti sto scrivendo una storia di un capitolo solo anche sul nonno, anche se ancora non mi convince, quindi non so quando la pubblicherò e se la pubblicherò. Spero che vi sia piaciuto il capitolo, vi invito a lasciare una recensione e vi saluto.
Alla prossima
Daly

 
   
 
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