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Autore: Abby_da_Edoras    29/06/2020    7 recensioni
Questa è una minilong Starker (la prima di due) che ha lo scopo di modificare il finale di Endgame e di dare un lieto fine a tutti i personaggi. Questa prima storia in quattro parti avrà un finale aperto perché poi ce ne sarà una seconda, conclusiva. La storia si svolge mesi dopo la battaglia finale contro Thanos e la morte di Tony e Natasha. Peter non si è mai ripreso dal trauma subito e passa le giornate chiuso nella sua stanza, senza contatti con nessuno, deciso forse a lasciarsi morire. Un giorno, però, a casa sua arrivano Fury e Coulson e lo portano al quartier generale degli Avengers perché devono parlargli e allora... cambierà tutto?
Pairing: Tony Stark/Peter Parker; Pietro Maximoff/Bruce Banner (accenni).
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, autori e produttori del MCU.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Agente Phil Coulson, Bruce Banner/Hulk, Nick Fury, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Legends never die'
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Capitolo quarto

 

Higher
Under the sky we hide tonight
The stars are calling
Fire
Feeling the night is not enough
Our eyes asking for more
Closer and just hold me, hold me
The stars hide the lovers tonight

(“Luna my darling” – Amberian Dawn)

 

Peter riprese completamente i sensi quando si ritrovò semisdraiato sul divano di Stark, mentre Tony e Banner lo guardavano e il dottore teneva una grande tazza in mano.

“Ecco, Tony, vedi che non era niente di grave? Peter ha solo bisogno di zuccheri e di mangiare qualcosa” disse Banner, porgendo la tazza al ragazzo. “Per prima cosa dovrai bere questo caffè molto zuccherato e poi ho portato anche dei tramezzini, tanto tra poco sarà ora di pranzo. Ordini del dottore!”

Peter obbedì, iniziando a sorseggiare lentamente il caffè, caldo e effettivamente molto dolce. Sì, avrebbe mangiato anche i tramezzini e tutto quello che Banner gli avesse prescritto, voleva sentirsi meglio per potersene andare da quel posto e tornare a casa. Si sarebbe fatto fare anche una flebo, se necessario!

“Mi piacciono le tue ricette, Doc, potresti prescrivere qualcosa anche a me oppure devo fingere uno svenimento per avere la tua attenzione?” scherzò un ragazzo biondo dall’aria allegra che era entrato e si era messo proprio accanto a Bruce.

“Non dire sciocchezze, Pietro” mormorò il dottore, improvvisamente a disagio. “Bene, se ora non avete più bisogno di me posso tornare al mio laboratorio. Ti senti meglio, Peter?”

Peter annuì, sempre continuando a guardare stranito il giovane biondo che pareva avere tanta confidenza con Banner e il dottore piuttosto imbarazzato. Evidentemente si era perso qualcosa.

“Ehi, ma noi non ci conosciamo!” esclamò Pietro, notando che Peter lo fissava incuriosito. “Sono Pietro Maximoff e tu, ovviamente, sei Peter Parker, qui parlano di te anche le mura e soprattutto il signor Stark! Ma guarda, abbiamo quasi lo stesso nome. Sono il fratello gemello di Wanda. Non ci siamo mai incontrati perché io ero in Sokovia quando sei arrivato tra gli Avengers e poi, dopo lo schiocco di Thanos, sono stato uno degli scomparsi. E, a pensarci bene, ho perso quasi due anni della mia vita e quindi ora Wanda è la mia sorella maggiore… come non perde occasione di ricordarmi!”

Beh, a quanto pareva gli Avengers non si facevano mai mancare uno che parlasse a raffica!

“Ehm… bene, Peter sarà sicuramente contento di aver fatto la tua conoscenza” lo interruppe Bruce, prendendolo per le spalle e cercando di sospingerlo fuori dalla stanza. “Adesso starai meglio, Peter, vedrai. Tony, non preoccuparti, non era assolutamente niente, solo un calo di zuccheri. E tu, Pietro, lasciali in pace, non vedi che devono parlare e spiegarsi?”

“Ma sì, Doc, volevo solo essere educato. Bene, allora anche noi andiamo a parlare e spiegarci nel tuo laboratorio?” fece Pietro, ridacchiando malizioso.

Come Dio volle, Bruce riuscì a portar fuori Pietro dalla stanza, mentre il suo faccione prendeva una strana tonalità dal verde ad una specie di arancione. Che fosse una nuova mutazione di Hulk?

“E’ una lunga storia” disse Tony, vedendo che Peter continuava a fissare la porta dalla quale erano appena usciti Bruce e Pietro, “e immagino che Pietro sarà felice di raccontartela tutta se resterai con noi per un po’ di tempo. Adesso, però, devi mangiare e intanto parleremo. Ho capito che sei molto arrabbiato con me perché pensi che ti abbia abbandonato, ma… Senti, pensi di mangiare anche il tramezzino al tonno? Perché, come diceva Bruce, è quasi ora di pranzo e…”

“Lo prenda pure, è casa sua, questa” rispose Peter. Aveva bevuto il caffè e adesso iniziava ad attaccare il tramezzino prosciutto e formaggio. Beh, a pensarci bene il dottor Banner non aveva avuto una cattiva idea…

Per un attimo si vide lì, seduto sul divano accanto al signor Stark a mangiare tramezzini e quell’immagine ne riportò mille altre simili. Quante volte si erano divisi una pizza, o avevano mangiato cheeseburger e patatine fritte prima di una maratona di serie TV… Ma quelli erano ricordi che Peter voleva seppellire per sempre perché facevano troppo male.

“Io non ti ho abbandonato, Peter. Ho usato il Guanto dell’Infinito perché non avevo scelta, non potevo lasciare che Thanos distruggesse la Terra, non potevo lasciare che facesse del male a te” riprese Tony, approfittando del fatto che il ragazzo sembrava essersi calmato. “Non avrei mai voluto che tu soffrissi tanto, sarebbe stato meglio se Fury ti avesse avvertito subito e tu non avessi passato questi mesi…”

“Non ne voglio più parlare” tagliò corto Peter, abbassando lo sguardo.

“Hai ragione, nemmeno io voglio parlarne” concordò Stark. “Comunque siano andate le cose adesso sono tornato, sono qui insieme a te ed è di questo che voglio parlare. Per domani Fury ha organizzato una conferenza stampa in cui rivelerà a tutti che Tony Stark si è salvato e sarà la mia prima riapparizione in pubblico. Ovviamente non parleremo del Progetto T.A.H.I.T.I., diremo semplicemente che ero rimasto gravemente ferito durante la battaglia contro Thanos, che sono stato a lungo in coma ma che, dopo una lunga riabilitazione, mi sono ripreso completamente. Potrò dire al mondo intero che Tony Stark è tornato, che riprenderà tutte le sue attività alla Stark Foundation e anche che Iron Man è ancora tra noi.”

“Sì, e che i cittadini possono dormire sonni tranquilli” commentò Peter, con un’ironia che non gli si addiceva. “Sembra la pubblicità di un brutto film.”

Tony decise di non raccogliere la provocazione.

“Non hai tutti i torti, ma io ti ho solo riassunto in poche parole quello che accadrà. Voglio che gli Avengers al completo partecipino alla conferenza stampa, o almeno quelli che vorranno farlo. Per me sarebbe molto importante se ci fossi anche tu.”

“E perché?” domandò Peter, fissando di nuovo i grandi occhi scuri sul viso dell’uomo. Tony si sentiva sempre a disagio sotto quello sguardo che pareva volerlo passare ai raggi X.

“Perché? Beh, perché tu fai parte degli Avengers, come prima cosa, e mi sembrava bello mostrare al mondo che Iron Man e Spiderman sono ancora insieme, a lottare contro il male e…”

“Odiavo le conferenze stampa e i fotografi anche quando ero ancora Spiderman e questo lei dovrebbe saperlo bene” lo interruppe Peter. “Non ho mai voluto che la mia identità segreta venisse divulgata, al contrario di lei.”

L’uso dei verbi al passato da parte di Peter risuonò con un tonfo sordo nel cuore di Stark.

“E comunque adesso non sono più Spiderman né, tanto meno, uno degli Avengers. Non sono nessuno” chiarì il ragazzo.

“So che hai buttato il dispositivo di nanoparticelle che conteneva la tua tuta nell’East River dopo il mio presunto funerale, me lo ha detto Happy. Posso capire che quella tuta fosse solo fonte di ricordi dolorosi per te, ma questo non significa che…”

“Lei mi ha fatto spiare da Happy? Non può proprio accettare di non avere il controllo di tutto e tutti, non è così?” lo interruppe di nuovo Peter.

Negli occhi del ragazzo c’era un miscuglio di delusione e accusa che Stark non poteva sopportare. Per sfuggire a quello sguardo si mise a cercare qualcosa in un cassetto della scrivania e, quando lo ebbe trovato, tornò a sedersi sul divano, di fronte a Peter.

“Nessuno ti ha spiato, Peter. Happy era uno dei pochissimi a conoscere il segreto del Progetto T.A.H.I.T.I. e sapeva che io avrei voluto che vegliasse su di te finché non mi fossi ripreso” disse poi. Gli tese l’oggetto che aveva in mano, ma Peter gli lanciò uno sguardo distratto e non accennò nemmeno a prenderlo. “Questo è un nuovo dispositivo, ancora più avanzato di quello precedente. Diciamo che, durante la convalescenza, mi sono divertito a realizzare nuove tute sia per me che per te e… beh, ti avevo detto che avrei trovato il modo di fartelo portare al polso o qualcosa del genere. Ho realizzato anche un bracciale con… beh, con dei resti della mia precedente armatura fusi assieme. Mi era sembrata un’idea originale.”

Eppure, mentre continuava a tendere inutilmente l’oggetto verso Peter, che non aveva la minima intenzione di prenderlo, Tony Stark iniziò a pensare che, forse, era stata un’idea molto stupida.

“Non la facevo così sentimentale, signor Stark. E’ il DNA Kree oppure sta solo invecchiando?” ribatté Peter, per nulla impressionato.

Tony, deluso, ritirò la mano e si fece scivolare l’oggetto in tasca.

“Va bene, forse non era questo il momento migliore per regalartelo, ma spero che ci penserai e che lo accetterai tra qualche giorno” disse.

“Non vedo perché. Non sono più Spiderman, non sono un supereroe, non sono niente” ripeté Peter.

“Hai ancora i sensi di ragno, però, quelli non te li puoi togliere, che tu lo voglia o no. E non mi piace sentirti dire che non sei niente” replicò Stark. “Sei comunque Spiderman, con o senza la tuta, e io sarei felice di riaverti accanto a me anche per lottare contro i criminali. Eri così fiero della tua appartenenza agli Avengers, non capisco perché adesso tu…”

Peter si alzò dal divano, questa volta lentamente e controllando di non avere capogiri o cose del genere. Chiaramente per lui la visita era terminata e l’argomento era chiuso.

“Cinque anni fa c’era un ragazzino che era stanco della sua routine da sfigato e che, quando scoprì di aver ottenuto dei poteri speciali dopo il morso di un ragno radioattivo, pensò che la sua vita sarebbe finalmente diventata un’emozionante avventura. Questo sogno sembrò avverarsi ancora più completamente quando il ragazzino incontrò il suo idolo di sempre che lo prese in simpatia e lo volle al suo fianco” iniziò a raccontare, come se stesse parlando di qualcun altro. “Quello sfigato seguì il suo idolo in ogni missione, in ogni impresa, desiderando solo essere come lui e si sentì al settimo cielo quando poté entrare a far parte degli Avengers. Ogni battaglia sembrava una meravigliosa avventura e il ragazzino credeva di essere un eroe, un cavaliere dalla scintillante armatura, e che tutti i suoi desideri si fossero realizzati.”

Le parole amare di Peter appesantivano il cuore di Tony, che non aprì bocca e, nel silenzio che seguì, attese solo di capire dove il ragazzo volesse andare a parare. Temeva di saperlo, però…

“Ma un giorno, all’improvviso, quel ragazzo sciocco e ingenuo capì che non c’è niente di bello nel giocare a fare l’eroe, che le imprese dei cavalieri finiscono sempre con il sangue, la morte, il dolore e che nessuno vince mai davvero” riprese. “In pochi istanti perse tutto il suo mondo ed entrò in un incubo senza fine. Ecco, signor Stark, quando lei è morto anche quel ragazzino ingenuo che sognava l’avventura è morto. Il suo cuore e la sua anima se ne sono andati per sempre nella polvere dell’ultima battaglia. Non voglio più essere Spiderman né un Avenger, non voglio nessuna tuta, ritornerò ad essere semplicemente uno studente che, qualche volta, può aiutare chi gli sta vicino.”

Tony si era alzato anche lui dal divano e lo aveva seguito. Provava un desiderio immenso di abbracciarlo, di stringerlo forte a sé e di dirgli che era tutto finito, che lui era tornato e che potevano stare insieme come prima, che avrebbe potuto essere il suo Spiderino come era sempre stato e che niente più li avrebbe separati… ma non sapeva come avrebbe reagito Peter a una cosa simile.  

“Quindi cosa hai in mente di fare adesso?” gli chiese invece.

“Devo recuperare l’ultimo anno di liceo, mi hanno bocciato perché dopo… dopo… insomma, lo sa, ho smesso di andare a scuola. Finito il liceo dovrei andare al college, sempre se riesco a vincere una borsa di studio, perché non voglio pesare su zia May dopo tutto quello che ha fatto per me. Cercherò di avere una vita normale, di perdermi tra i tanti eroi anonimi che fanno il loro dovere ogni giorno senza finire sui giornali e senza ringraziamenti” rispose il ragazzo. “Per questo non voglio la sua conferenza stampa e non voglio nemmeno la tuta che ha realizzato per me. Voglio solo scomparire, signor Stark, io non sono come lei.”

“Lo so e non ho mai voluto che lo fossi, ho sempre sperato che fossi migliore di me” disse Stark, commosso.

“Io non sono migliore di lei” mormorò Peter, a capo chino. “Se fossi stato migliore, lei non sarebbe morto. Se fossi stato un vero supereroe, un vero Avenger, sarei riuscito a salvarla e invece… non ho saputo fare niente. Se ci fosse stato un altro al mio posto…”

Adesso la rabbia di Peter era svanita, sostituita da uno straziante intrecciarsi di sensi di colpa.

E, improvvisamente, Stark capì.

Anche quando Peter era arrabbiato e caustico, non ce l’aveva con lui, la sua rabbia era rivolta contro se stesso. Peter si riteneva responsabile della sua morte, pensava di non aver fatto abbastanza per evitarla e per questo ora si puniva, si condannava alla solitudine e a un’esistenza di dolore e vuoto.

Ma era pazzesco!

Tony prese Peter per le spalle e lo voltò verso di sé, voleva che lo guardasse mentre gli parlava.

“Stammi bene a sentire, ragazzino” disse, “vuoi capire o no che nessuno avrebbe potuto impedire quello che è successo? Strange aveva già previsto che le cose dovessero andare a quel modo e, se io non avessi usato il Guanto, Thanos avrebbe vinto. Nessun altro poteva fare niente. Né tu, né Rogers, né Capitan Marvel né nessun altro. Doveva. Andare. Così. Se ci fosse stato un altro modo, un modo qualsiasi, Strange l’avrebbe saputo. Per la miseria, Peter, quell’uomo poteva anche far comparire un portale dal nulla e spedire Thanos chissà dove! Non devi, non devi assolutamente portare un peso che non ti appartiene. Tu sei indispensabile per la squadra degli Avengers, sei indispensabile per me, per cui togliti dalla testa di essere colpevole o responsabile per qualsiasi cosa e ritorna nel posto che ti spetta. Se non vuoi la conferenza stampa va bene, non partecipare, ci saranno altri che sceglieranno di non esserci. Ma non sparire, Peter, non sprecare tutto quello che di buono puoi ancora fare.”

Peter non rispose, ma i suoi immensi occhi scuri pieni di dolore parlavano per lui.

“Torna a casa, adesso, se vuoi” continuò Stark, “ma promettimi che ci penserai. Il dispositivo di nanoparticelle è sempre qui che ti aspetta e anch’io sarei felice se potessimo rivederci.”

“Perché no?” rispose Peter. “Lei sa già dove abito, no?”

Non era un , non ancora, ma era già un notevole passo avanti, sebbene il ragazzo non avesse fatto parola della tuta e della possibilità di tornare ad essere Spiderman.

“Allora salutiamoci qui, per adesso. Happy ti accompagnerà a casa e… spero davvero di rivederti presto, Peter” disse Tony.

Peter annuì, si allontanò di qualche passo, poi si voltò.

“Ah, quasi dimenticavo. Bentornato, signor Stark. Sono contento che stia bene. Le è stata concessa una seconda occasione, veda di non sprecarla” concluse, in un tono noncurante che non convinse nessuno.

“Non la sprecherò” promise l’uomo.

Rimase a guardare Peter che si allontanava nel corridoio finché non scomparve. No, non avrebbe sprecato la sua seconda occasione, lo doveva a se stesso ma soprattutto a Peter. Perché era vero, il ragazzino allegro e entusiasta che illuminava e rallegrava la sua vita non c’era più ed era stata colpa sua se quella luce si era spenta. Avrebbe fatto di tutto per riportare indietro quel ragazzo, per rivedere le stelle splendere nei suoi occhi. Quella era la missione più importante che avesse mai intrapreso, la più difficile ma anche la più preziosa. Era una missione per Tony Stark e anche per Iron Man.

Doveva essere cauto, non esagerare, altrimenti Peter sarebbe scappato. Ma era indispensabile che, in qualche modo, lo raggiungesse.

Peter doveva essere salvato dall’abisso in cui si era lasciato cadere e lui sarebbe stato lì per questo.

Insieme a Peter per rivedere la luce.

 

FINE

   
 
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