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Autore: Picci_picci    29/06/2020    3 recensioni
Marinette era entrata in quel loop due anni fa e proprio non riusciva ad uscirne. Così come non riusciva ad uscire dalla relazione malsana che aveva intrapreso con Chat Noir, ma doveva mettere un punto a questa storia. E un buon punto di inizio sarebbe stato allontanarsi dalle labbra del suo chaton.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Rivelazioni di vita'
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Doveva saperlo che camminare per schiarirsi le idee le avrebbe portato solo altri pensieri per la testa. Ormai funzionava così la testa di Marinette: cercava di risolvere un problema e ne creava un altro. Cercava di risolvere la situazione con lui e creava una nuova situazione spiacevole con l'altro. Beh, non proprio spiacevole sotto certi punti di vista… le mani e i baci di Chat non erano per niente spiacevoli. Ed ecco un nuovo problema. Le piaceva come Chat la torturava. Ma perché era così dannatamente complicata?! E maldestra. Decisamente maldestra, concluse, mentre si trovava con il sedere per terra perché era scivolata su uno degli scalini che portavano fuori dalla metro.
"Marinette?", chiese la piccola Tikki sbucando dalla sua borsa.
"Tutto okay", rispose la portatrice con un sorriso che non arrivava agli occhi.
Preoccupata, Tikki si nascose di nuovo dentro la borsa, sperando che la sua portatrice uscisse presto dalla situazione in cui era caduta.
Ma era tutto così complicato. Marinette non ricordava quando la vita aveva preso quella piega. Forse quando aveva accettato quell'ombrello da Adrian? O forse quando aveva aperto la scatola contenente gli orecchini? No. La sua vita, a quel tempo, si poteva ancora definire una semplice vita da adolescente. Per quanto semplice possa essere la vita di una supereroina adolescente. 
Si è complicata la vita quando vedendo Adrien baciare Kagami aveva deciso di passare oltre? O quando aveva accettato le avances di Chat Noir?
Eppure, ora, aveva vent'anni, era iscritta all'istituto di moda che sognava da quando aveva quattordici anni, ma la sua vita continuava ad essere la stessa da due anni. Da quando il collège era finito, aveva deciso di scegliere un liceo che Adrien Agreste non avrebbe decisamente frequentato. Infatti, Marinette aveva passato gli ultimi tre mesi dell'ultimo anno del collège a piangersi addosso come se avesse perso l'amore della sua vita (cosa che credeva ancora vera). E non serviva a niente tenersi a debita distanza da ogni foto o chiacchiericcio su Adrien Agreste. Continuava a pensare a lui come l'amore della sua vita, nonostante, quasi sei anni prima, avesse visto il ragazzo dai capelli biondi frequentarsi (e non come amici) con Kagami. Aveva deciso di prendere le distanze dal modello e dalla ragazza asiatica (una delle migliori decisioni della sua vita), ma ciò non era servito niente. La sua vita, dal quel maledetto pomeriggio di aprile, sembrava essersi fermata. E così era diventata la donna che era. Una fredda ragazza, dal sorriso gentile e cupa quanto un cimitero in piena notte. Tutta la sua vitalità era scomparsa con Adrien e a poco servivano le cure amorevoli dei suoi genitori o i colpi di testa di Alya. Era rimasta solo una costante nella sua vita: il suo chaton. Forse era per questo che aveva dato inizio alla malata e contorta relazione che avevano da all'incirca due anni. Aveva accettato le avances del micio fino a che non lo aveva più considerato come un amico o un partner. Tutta l'attrazione che aveva per il gatto nero di Parigi, che era stata sopita con la sua cotta megagalattica per Adrien, era tornata più forte e con prepotenza. E stavolta non era riuscita a fermarla. 
Quindi ecco come andava avanti la sua vita: studiava, si comportava da brava figlia, sorrideva poco e dopo ogni battaglia e ogni ronda si intratteneva in appuntamenti passionali con il gatto più desiderato di tutta Parigi. Ormai era finita in quel loop e a niente servivano gli sforzi che faceva per romperlo. 
"Pure la pioggia no", sussurrò a se stessa dopo che diverse gocce di pioggia la bagnarono. Corse verso casa sua nonostante i tacchi che portava (e non erano stati una grande idea vista la sua goffaggine, ma voleva dimostrare che stava lavorando anche su quello) e cercò di bagnarsi il meno possibile per evitare di prendersi una broncopolmonite.

***

Se avesse avuto più autocontrollo e forza, ora non sarebbe incastrata tra uno dei tralicci della Tour Eiffel e il corpo di Chat Noir. E la bocca di Chat Noir, soprattutto la bocca. Doveva decisamente smettere di pensare e fare come ogni altra volta: cadere nelle braccia del gatto nero e sentirsi vita per quel lasso di tempo. Avrebbe voluto dire che quello che c'era tra lei e il gatto nero fosse amore (Oh quanto avrebbe voluto!), ma quel privilegio lo aveva avuto Adrien. E solo lui lo avrebbe avuto. Quello che c'era tra i due eroi parigini era attrazione, era passione. Come si allontanavano di pochi centimetri tornavano subito a cercarsi, come se non avessero potuto vivere un altro minuto senza la bocca dell'altro.
"Andiamo da te?" chiese la ragazza a pois tra un bacio e l'altro.
Lui annuì solamente, la sollevò tra le sue braccia e si diresse verso l'appartamento che gli aveva comprato il padre per dargli più indipendenza. Con sistema di sicurezza ultra moderno e una guardia del corpo che viveva nell'appartamento di sotto, s'intende. 
Il gatto atterrò sul terrazzino dell'appartamento all'ultimo piano e Marinette pensò a quanto somigliasse al suo. Adrien, d'altro canto, pensò alla sua dolce amica Marinette che non vedeva da più di sei anni ma che sempre era rimasta nel suo cuore. Per questo, quando aveva visto questa casa, l'aveva voluta: quel terrazzino ricordava proprio quello della sua amica. Era un modo di omaggiarla, nella testa di Adrien, per essere sempre stata al suo fianco, anche se ora si erano persi. Si chiese che fine avesse fatto la dolce ragazzina dai codini blu e se fosse proprio lei la stagista che pensava di assumere il padre. Si sarebbe dovuto informare. Ma ora, aveva altro da fare e altro a cui pensare. Ad esempio, ad una bella coccinella che era tra le sue braccia. Nel frattempo erano già arrivati alla camera da letto e le loro mani sembravano più impazienti che mai.
"Sciogli la trasformazione e spegni la luce."
"Agli ordini, my lady."
E dopo un "Plag, trasformazione", la luce si spense e tra i due amanti si accese la loro magia.

***

Di nuovo. Era successo di nuovo. E per ben tre volte di fila! Voleva sprofondare e andarsene immediatamente, ma le mani di Chat posate sulla sua vita e il suo capo poggiato vicino al suo, la fermavano. Sapeva che stava facendo del male a quel povero micio, ma non poteva smettere. Lui era innamorato di lei, glielo aveva dimostrato più volte, ma lei continuava a rifiutarlo e ad approfittarsi di lui e del suo corpo. Da quando era diventata così egoista? Possibile che un cuore spezzato potesse provocare tutto questo? 
La cosa migliore da fare era mettere un punto a questa storia, ma la loro amicizia ne sarebbe uscita distrutta così come il loro rapporto professionale. Ma Marinette era abbastanza determinata a non far soffrire più Chat Noir. Lui per lei c’era sempre stato e lei, ora, lo ripagava così? Usandolo? No, non poteva più scaricare la sua sofferenza e frustrazione per Adrien su l’eroe nero di Parigi.
“Chaton?”, chiese con timore. Sentì il capo biondo muoversi e il naso di lui che le sfiorava il collo. Così non le rendeva le cose facili!
“Che c’è insettina? Vuoi fare un altro round? Perché sono sempre a tuo disposizione, ma direi che stasera ci abbiamo dato dentro abbastanza.”
“Vedi, è questo il problema!”
“Che facciamo troppo sesso?”
“No!... Cioè, sì..in parte.”
“Decidi la risposta, my lady.” Ad Adrien non piaceva per niente quando la sua signora era così indecisa; voleva dire che era nervosa e visto che in quella camera c’erano solo loro due questo lo metteva in allarme, perché voleva dire che era indecisa su loro due.
“Chat Noir”, riprese lei con voce più ferma, “dobbiamo smetterla qui. Non possiamo continuare a rimanere in questo loop. Dobbiamo andare avanti con le nostre vite.”
Una pugnalata al cuore, ecco cosa erano state le parole di Ladybug. Sapeva che prima poi sarebbe arrivato quel momento, che la loro strana e malsana relazione avrebbe avuto una fine. Lei se ne sarebbe andata come ogni notte, rimanendo chiusa in sé stessa e non concedendogli nient'altro che il suo corpo. Ma questa volta se ne sarebbe andata per sempre. Come chiunque aveva fatto nella sua vita, riflettè Adrien. Deglutì a vuoto e non trovando le parole annuì, anche se lei non lo poteva vedere. Si mise seduto sul letto, unico testimone di quanto in fondo si fossero amati i due eroi. Lei seguì l’esempio del ragazzo e si pose di fronte a lui.
“Mi spiace così tanto gattino. Ma è la cosa giusta da fare.”
“Giusta per te”, si sentì rispondere con un tono di amarezza e rabbia che fece venire le lacrime agli occhi di Marinette.
“Ora la pensi così. Pensi che ogni cosa non sarà più la stessa e senti un dolore sordo all'altezza del cuore che ti squarcia il petto. Ma fidati passerà. Il dolore no, si affievolirà e basta, ogni giorno di più”, poi prese una mano tra le sue, “ci sono passata.” 
“Perché deve finire? Non c’è più attrazione tra noi?”
Oh, se ce n’era. Anche troppa pensò, Marinette. 
L’attrazione, c’era.
La passione? C’era.
Complicità? Come sempre.
Fiducia? Cieca.
L’amore? Forse. Ed era per quel motivo che la situazione andava stroncata.
“No, Chat. Fidati di me, non sto mettendo fine a questa storia per il motivo che pensi tu. Se potessi trascorrerei altre mille notti così, con te. Ma non posso, perché non è giusto nei tuoi confronti, perché se continueremo ne usciremmo distrutti. Ti voglio troppo bene per ferirti così tanto.”
Non vedevano nulla nel buio della camera, ma si poteva intuire il dolore di Marinette che traspariva dalla sua voce.
“Mi vuoi tanto bene, ma non così troppo da amarmi”, rispose deluso Chat. Sapeva benissimo di non poter costringere le persone ad amarlo. Era già passato in questa situazione con Kagami, anche se a parti inverse, quando lei li aveva confessato di amarlo dopo quattro mesi di frequentazioni e lui si era visto costretto a rifiutarla. Rifiutarla, perché nella sua testolina bionda c’era un’altra ragazza. In realtà due, e tutte e due avevano gli occhi celesti e i capelli legati un due codini. 
Adrien fece un respiro profondo. Doveva rispettare la decisione della sua lady, nonostante il dolore che gli provocava.
“Probabilmente le cose sarebbero andate in modo differente se il mio cuore non fosse ridotto a brandelli”, dichiarò Marinette a voce sommessa.
Adrien spalancò occhi e bocca, anche se lei non potè vederlo.
“Ti saresti potuta innamorare di me?”
“Mi sarei sicuramente innamorata di te, chaton.”
Quella frase lo fece sentire bene e male allo stesso tempo.
“Forse tra un po’ di tempo”, incominciò il gatto nero, “quando il tuo cuore sarà guarito, questo letto continuerà ad essere testimone della nostra passione.”
Marinette ebbe un improvviso groppo in gola e gli occhi le pizzicarono. Non meritava tanto dolcezza da Chat Noir, soprattutto dopo che gli aveva spezzato il cuore.
“Ehi, ragazzino, ti sei scordato che qui ci siamo anche noi? I testimoni siamo in tre, sfortunatamente.”
“Come potrei mai scordarmi di te, Plagg? Anche con tutto l’impegno di questo mondo, non riuscirei mai ad ignorare la puzza di formaggio e le battute acide.”
“Questo perché non sei un estimatore di camembert.”
Adrien stava per rispondere con una frase piccata quando sentì la dolce risata della sua lady. Quanto avrebbe voluto vederla in quel momento… Come avrebbe continuato a vivere senza di lei che riempiva le sue grigie giornate?
“Sarà meglio che vada, ora.”
Adrien annuì, sapendo che quella sarebbe stata una notte di addio. La sentì alzarsi dal letto, il frusciare delle lenzuola e dei vestiti che lei stava indossando. 
“Chat”, lo chiamò lei. Il biondo alzò di scatto la testa, pronto per qualsiasi cosa la sua signora desiderasse...come sempre, lui avrebbe dato qualsiasi cosa a quella ragazza.
“Continueremo ad essere partner in battaglia? Cioè, non cambierà niente? Saremo sempre Ladybug e Chat Noir, e Papillon non vincerà?”
Era incerta, quasi timida mentre li poneva quella domanda. Ma aveva scoperto che gli piaceva questo lato dell invincibile supereroina a pois, la rendeva più umana.

“Non cambierà niente. Non ci deve rimettere Parigi per un nostro sbaglio”, rispose lui anche se a fatica. Faceva male chiamare la loro relazione uno sbaglio, perché per lui non lo era, proprio no. Ma se la decisione della sua lady era tale, la avrebbe onorata.
“Certo… Uno sbaglio”, e incredibile anche per lei fu difficile accettarlo. Chat era stato uno sbaglio meraviglioso, come Adrien. Doveva smettere di vivere pensando ai ragazzi, al ragazzo, e godersi se stessa. Solo ed esclusivamente se stessa. 
“Allora, io vado.”
Ma prima che potesse attivare la trasformazione, una mano gentile le prese il braccio.
“So che suonerà patetico e, probabilmente, mi farà più male che bene, ma posso ricevere da te un ultimo bacio?”
Quando il suo gattino le parlava così, non gli avrebbe mai detto no. Gli sfiorò una guancia con il dorso della mano che poi immerse tra i suoi capelli biondi, e avvicinò le sue labbra a quello del biondo lasciandoci sopra un bacio. 
Un bacio casto rispetto a quelli passionali che si scambiavano solitamente, ma la purezza di questo gesto valeva più di mille parole. Perché nonostante la loro relazione malsana fosse finita, ci sarebbero stati l’un per l’altro e mai si sarebbero abbandonati. E mai avrebbero abbandonato Parigi. Quando si staccarono, Marinette provò un brivido di freddo, non capacitandosi ancora di ciò che stava accadendo.
“Hai freddo?”
Lei non rispose e Adrien lo prese come un sì. Si piegò sulle ginocchia e raccattò la sua felpa e gliela appoggiò sulle spalle. Si impose, poi, di allontanarsi dalla sua musa che altrimenti non avrebbe più fatto andare via.
“Buonanotte, mia signora.”
Doveva svegliarsi dall'ipnosi creata da Chat, e doveva farlo subito.
“Bu-buo-buonanotte.” 
Ma che le prendeva? Che fine aveva fatto la nuova vita di solo se stessa e niente ragazzi?
Si girò di fretta per fuggire da quella camera ma, grazie tante goffaggine, cadde a terra. Pur di andarsene il più velocemente possibile si appoggiò al muro per tirarsi su, peccato che non aveva messo in conto l’interruttore della luce che si trovava a pochi centimetri del suo dito. E così accadde: il dito scivolò sull’interruttore e la luce si accese. Si voltò imbarazzata e vide il suo Chaton con la mano rivolta verso di lei per aiutarla a rialzarsi. I suoi occhi corsero al suo viso che lo trovarono sconvolto con tanto di bocca spalancata e gli occhi verdi sbarrati. Occhi che lei conosceva bene da quanto ci aveva sbavato da quattordicenne.
“Marinette?”, domandò incerto. E poi sorrise. Quel deficiente sorrise. La sua vita le era appena crollata davanti e lui cosa faceva? SORRIDEVA.
Sì, perché quello davanti non era solo il suo chaton, era anche Adrien Agreste. La mega cotta della sua vita, il suo più grande amore, quello che aveva ridotto il suo cuore a pezzi e colui per il quale lei aveva rifiutato e spezzato il cuore a Chat. Peccato che Adrien era Chat. E peccato che fosse nudo, proprio davanti a lei. 
E Marinette che tanto aveva lavorato sulla sua goffaggine e il suo talento per farsi prendere dall’ansia, mandò il suo lavoro tutto all’aria in nemmeno dieci secondi: l’assalì il panico e urlò con tutto il fiato che aveva in bocca sperando che una voragine si aprisse ai suoi piedi e la inghiottisse.

ANGOLO AUTRICE
Premetto che è la prima volta che scrivo su Miraculous Ladybug e quindi non so cosa sia venuto esattamente fuori. Sinceramente volevo continuare la shot, ma non so, vedremo nel corso del tempo. Spero che la storia vi sia piaciuta e che sia qualcosa di decente. Per qualsiasi cosa, anche per farmi notare certi errori, scrivetemi!

P.S: Il collège citato nella storia corrisponde alla scuola media in Italia.

 
   
 
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