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Autore: Little_GirlMoon005    29/06/2020    0 recensioni
[Skyrim]
'' Aveva appena messo piede a Skyrim e il benvenuto non era stato uno dei migliori.
Di certo non si aspettava di finire in mezzo ad una disputa tra un gruppo di ribelli e l'esercito imperiale, e di conseguenza finire sul ceppo del boia quando la sua unica colpa era essere arrivato nel posto giusto ma al momento sbagliato. "
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Gli aggiornamenti dei capitoli non saranno una cosa graduale. Potrebbero passare anche parecchi mesi fra un capitolo e l'altro. Chiedo venia per questo!
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Dovahkiin
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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The lost rogue 3





Tumulo delle Cascate Tristi
14. Stella del Mattino, 4E 201







Damien lasciò il tumolo con lo zaino colmo di tutto quello che era riuscito a sgraffiniare, molta polvere d'ossa per le pozioni, e ovviamente la lastra di pietra per Farengard. Il ritorno l'avrebbe fatto a piedi ma non voleva tornare subito a Whiterun, perciò andò verso est in direzione di Riverwood.
Doveva pur riportare l'artiglio a Lucan, il proprietario dell'emporio, e magari si sarebbe forgiato un nuovo arco.
Dopo tutta la morte che aveva appena visto, rivedere l'erba che tornava a coprire i fianchi delle montagne, gli abeti, gli stambecchi, le capre che correvano tra i sassi, fu come un toccasana per lui.

Arrivò in città poco dopo il tramonto. Ci era già stato e l'unica cosa differente era che le guardie erano raddoppiate. Ma era rimasto lo stesso paesino pieno di vita che aveva visto la prima volta insieme a Ralof. Un cane abbaiò al suo arrivo e altri quattro o cinque del villaggio si unirono a lui in un coro di bentornato. "Sei tornato, dunque. Ti trovo bene! Hai qualcosa da fare prima di tornare a Whiterun?" la prima ad approcciarsi a lui fu la sorella di Ralof, sorridendogli sincera.

"Grazie, anche tu. Devo liberarmi di un paio di cianfrusaglie e... restitutire una cosa al vostro emporio. Ah, dov'è tuo fratello?"
Poté leggere la risposta nel suo viso prima ancora che rispondesse. "È partito un giorno fa verso Windhelm per riunirsi ai Manto della Tempesta. Sai, ha detto che metterà una buona parola su di te."

"Oh..." realizzò Damien. Ralof gli aveva parlato di quello che stava succedendo, di come Skyrim fosse divisa dalla rivolta dei Manto contro la Legione. "Non hai ancora deciso?" chiese lei.

"So veramente poco di quello che sta succedendo. Mi sento molto... lontano, come un pesce fuor d'acqua. Non vorrei nemmeno schierarmi, a dirla tutta. Non è... la mia guerra."
"So cosa intendi, però... credo che tutti noi dovremmo scegliere da che parte stare. Ma non oggi. Ad ogni modo, ti andrebbe di unirti a noi a tavola? E quasi ora di cena, e abbiamo zuppa di pomodori e cipolle, e idromele fresco."

Damien la interruppe con un gentile gesto della mano. "Ti ringrazio per l'invito, ma non rimarrò molto qui. Giusto il tempo di liberarmi di qualche peso."
Lei comunque gli rivolse un sorriso e, prima di lasciarlo andare, disse.
"Allora buona fortuna. Sappi che, per qualunque cosa, non devi far altro che chiedere."



Con quello che si era riuscito a procurare dentro il tumolo aveva guadagnato abbastanza septim da comprare materiali per forgiarsi un arco elfico, decisamente migliore e più resistente di un semplice arco di lengo, e le apposite frecce.
Ovviamente Lucan era molto entusiata di aver nuovamente tra le mani quel piccolo manufatto. Certo, per un attimo Damien ebbe la tentazione di tenerselo tutto per sé, ma non ci avrebbe fatto molto poi.

Era quasi sera quando riprese il cammino verso Whiterun, con lo zaino più leggero e una lanterna attaccata alla cintura che illuminava le strade buie. Aveva questa lastra e sperava che, una volta cosegnata a Farengard, la storia fosse finita lì.
Ma era solamente l'inizio. 










Whiterun 
14. Stella del Mattino, 4E 201






"Gli dei siano lodati. Hai trovato la pietra?"
"Beh, buonasera anche a te, Farengar." rispose Damien una volta entrato nella stanza del mago che in quel momento non era solo. Era affiancato da una donna con indosso una corazza di pelle, e il volto quasi nascosto da un cappuccio.
Sfilandosi lo zaino dalle spalle, cacciò infine la pietra avvolta accuratamente in un pezzo di stoffa poggiandola sul tavolo mostrandola al diretto interessato.

"Le tue informazioni erano accurate, quindi." disse il mago rivolgendosi alla donna. "E dobbiamo ringraziare il nostro amico che l'ha recuperata per noi."
"Vero," rispose lei, la sua voce era dura e pronfonda. "Ti sei avventurato in una rovina pericolosa, non dev'essere stato facile. Ti ringrazio."
Lui si limitò a sorridere con un lieve cenno del capo. "Voi sareste...?"

"Un amica," rispose Farengar. "È stata lei a scoprire dove si trovasse la pietra, in un modo che non vuole condividere con me."
"Ho i miei... metodi. Vi basta questo." ribatté lei. "Ai miei riferirò ciò che mi hai detto. Ora devo lasciarvi soli, signori." La donna prese infine congedo uscendo dalla stanza, a quel punto Damien si affiancò al mago. "Ora... che si fa?"
"Ora il tuo lavoro è concluso, e inizia il mio."

"Va bene, ma a cosa ti serve?"
"Guarda bene," il mago indicò vari punti della pietra. "Indica le posizioni delle tombe dei draghi morti. Bisogna capire il motivo del ritorno di queste creature, questo è il mio lavoro."

"Ah, a proposito..." Damien si tastò le tasce e infine cacciò un piccolo foglio piegato. "Posso farti vedere una cosa?"
"Dipende. Cosa vuoi mostrarmi?" Il ragazzo gli porse il pezzo di carta e Farengar lo aprì rivelandone il contenuto. "Al tumulo c'era questa grande pietra liscia, con incisa delle parole che io non conosco." spiegò. "Una di queste... brillava. Era come se fosse... beh, viva. Insomma, ti è familiare?"

Il volto di Farengar si distese come un lenzuolo stirato, e si portò due dita sul mento, pensieroso. "Riconosco la lingua, è draconica..." con l'altra mano aprì uno dei tanti libri sfogliandolo di fretta, arrivando ad una pagina dove vi erano parole simili a quelle che Damien aveva trovato nel tumulo. "Dovrebbero... essere appena poche lettere. Suf... Fus... O Feys? Non rammento il loro significato però."

"Ed è normale che colpiscano?"
"Prego?" gli rivolse un occhiata confusa. "Una di queste mi ha colpito, cioè... non ti so spiegare, era come se avesse avuto energia propria, e... questa energia mi ha investito in pieno. L'ho sentita dentro di me, capisci? E' stato... beh, strano." Vide gli occhi e la mascella del mago spalancarsi dello stupore, e questa volta fu Damien a osservarlo confuso quando lo sentì esclamare;

"Impossibile, sei tu."
"Come?"
"Sei tu! Prima hai visto il Drago di Helgen, poi la parola draconica... non può essere una coincidenza!"
"Coincidenza? Q-quale coincidenza?"

Una terza voce, femminile e allarmata, fece voltare entrambi verso la dunmer, Irileth, che irruppe nella stanza con passo veloce. "Farengar! È stato avvistato in Drago! Devi venire, e anche tu, giovane!''
"Cosa? Per gli Dei, troppe cose tutte insieme!" Abbandonò immediatamente quello che stava facendo seguendo l'elfa verso i piani alti dell'edificio, a sua volta seguito da un Damien più confuso di prima.

Ad aspettarli c'era lo Jarl Balgruff, insieme ad un soldato dallo sguardo spossato e dal fiato corto, segno di una corsa lunga e veloce. Tra grandi boccate d'aria, egli riuscì a dire, ''Lo abbiamo visto... arrivare da sud e... era veloce, volava sopra la mia testa quando... quando sono fuggito. Dei, credevo mi avrebbe seguito!''
''Va bene, ora vai alla caserma e riposati, figliolo.'' gli diede una leggere pacca sulla spalla. ''Ora ci pensiamo noi. Irileth...!'' lei lo guardò. ''Raduna delle guardie e andate alla Torre di osservazione.''
''Ho già ordinato ai miei uomini di riunirsi vicino al cancello principale.'' lo Jarl annuì soddisfatto, per poi riportare la sua completa attenzione su Damien.

''Ragazzo, ascolta, non c'è tempo per i convenevoli. Ho bisogno di nuovo del tuo aiuto. Vai con Irileth e i suoi uomini, e aiutali a combattere contro questo drago. Sei sopravvisuto ad Helgen, tra noi sei quello con maggior esperienza con i draghi.''
''Cosa- no, no, no, aspettate...'' esclamò il giovane non riuscendo a celare il panico che lo stava assalendo. ''Io... sono fuggito da un drago, non ci ho combattuto. Non ho nessuna esperienza, non ce la posso mai fare!''
''Credo che nessuno di noi è pronto ad affrontare una creatura del genere, però siamo pronti a difendere tutto ciò che per noi è caro. So che quello che ti sto chiedendo è rischioso, ma ti prego, aiutaci. Non sarai solo questa volta.''

Rifiuta, gli stava gridando la parte più razionale della sua coscenza, non sei venuto a Skyrim per combattere i Draghi. Hai altro a cui pensare. Rifiuta, pensa a te stesso, mandalo all'Oblivion e tanti cari saluti- ''...Va bene.'' rispose infine Damien dopo un lungo sospiro. ''Grazie, giovanotto. Irileth, non deludermi... e stati attenti.''






La torre d'osservazione non era lontana. Si trattava di un avamposto di controllo, poco più che una torre e una stalla dismessa per tenere i cavalli, ma nella terra pianeggante che era la via occidentale svettava come una lancia su un tumulo, catturava subito la vista. L'attacco del drago non l'aveva devastata del tutto, ma alcune macerie si trovavano sul terreno, e lingue di fuoco si innalzavano dall'erba bruciata illuminando tutto ciò che aveva intorno.
Irileth e i suoi uomini si dispersero alla ricerca di un possibile superstite. Si concentrarono intorno alla torre, mentre Damien arrancò su quelle che dovevano essere le scale che portavano all'interno.

Fu allora che vide qualcuno uscire, rimanendo abbassato. ''Indietro! E' ancora qui, da qualche parte.'' era un altra guardia di Whiterun, ferita al braccio ma era ancora in vita, lo stesso non si poteva dire dei due cadaveri che Irileth e i suoi avevano trovato. ''Stai bene? Sei ferito!''
''Nulla di grave, giovane. Posso cavarmela.''
''Soldato, dov'è il drago?'' alla domanda della dunmer, l'uomo esitò per qualche secondo. ''Non lo so... volava in cerchio sopra di noi e poi... ''

In quel momento udì qualcosa che lo fece congelare sul posto. Un ruggito, profondo e mostruoso, proveniente da una bestia di grandi dimensioni. Lo stesso che udì ad Helgen. Si voltò giusto in tempo per vedere un drago che scendeva in picchiata verso di loro. Si buttò insieme a tutti gli altri immediatamente al riparo evitando l'ardente soffio di fuoco del drago.

Irileth gridò all'attacco e gli arcieri cominciarono a scoccare frecce verso la bestia, mentre i guerrieri si tenevano pronti nell'imminente momento in cui il drago sarebbe sceso a terra. Damien, con cuore che galoppava forte nel petto, diede fondo alla sua faretra, cercando di mirare con la massima precisione, e riuscì a conficcare un paio di frecce nella dura scorza del drago.

Ogni qualvolta questi atterrava, Irileth e i guerrieri si avventavano su di lui, ma cercando di evitare le sue fauci. Due soldati vennero spazzati via da un colpo della sua coda, morendo all'istante. Irileth e i suoi furono scacciati con una zampata, rimanendo intontiti ma ancora vivi. Damien smise di scoccare frecce lasciando via l'arco, la mano sinistra venne avvolta da un fascio di luce bluastra che scagliò contro il drago, impedendogli di sferrare un altra zampata contro Irileth e i suoi.

Fu allora che la bestia volse la propria su di lui. "Dovahkiin!" tuonò la sua voce -perché si, a quanto pare Damien non se lo era immaginato, il drago gli aveva appena parlato. La gola della bestia si gonfiò, e scagliò dalle sue fauci un'immensa palla di fuoco nella sua direzione colpendolo in pieno. Le fiamme si dissolsero e, con grande stupore di tutti, il giovane era totalmente illeso, grazie a una barriera magika evocata in tempo.
Il drago, più infuriato che mai, iniziò ad avanzare mentre il giovane correva tentando di aggirarlo e, al tempo stesso, di tempestarlo di frecce.

La bestia fu più veloce e, con una delle sue zampe, lo colpì.
E lui rotolò violentemente sul terreno, sbattè la testa, atterrò sull'erba fredda, mentre un inspiegabile dolore si diffuse su tutto il corpo. Una sensazione di svenimento lo colse improvvisamente, ma tentando di resisterle riuscì ad aprire gli occhi. La vista era leggermente offuscata, tutto intorno a lui sembrava lontano, ovattato. La mano, tremante, andò a tastare il proprio fianco scoprendolo coperto di una strana sostanza densa e calda.

Con un gemito si accorse di uno squarcio causato dagli artigli della bestia. Come se non bastasse, la terra sotto di lui tremava ad ogni passo del drago che stava strisciando verso di lui, sempre più vicino. Digrignando i denti, e trattenendo le lacrime e i gemiti di dolore, tentò di trascinarsi lontano aggrappandosi alla terra con le dita tremanti. Ma più si muoveva, più si sentiva svenire, e la vista appannarsi violentemente.
L'ombra della bestia lo sovrastò, in tutta la sua tetra magnificenza, e voltandosi si ritrovò faccia a faccia con essa. Se avesse avuto la forza di urlare l'avrebbe fatto, non che gli sarebbe stato utile però.

Dei, davvero era arrivata la sua ora? No, non voleva morire. Non così. Aveva appena messo piede in questa terra, scampato alla morte già una volta, non voleva andare via. Strinse gli occhi non avendo il coraggio di affrontare la morte in faccia, ma non arrivò. Non sentì le fauci della bestia che lacerava le sue carni, e sollevò lentamente le palpebre incontrando il muso del drago che si abbassava verso di lui.

"Ful, losei Dovahkiin? Zu'u koraav nid nol dov do hi."
gli ruggì contro il drago in una lingua che non conosceva, eppure gli sembrava... familiare. Forse perchè era la stessa delle incisioni che aveva visto nel Tumulo delle Cascate tristi, ma c'era qualcos'altro...

Irileth approfittò di quel momento di distrazione del drago e gli balzò agilmente sopra, arrivando a conficcargli la spada dentro la testa. Iniziò a dimenarsi dal dolore muovendo la testa a destra e manca, Irileth rischiò più volte di perdere l'equilibrio, ma si tenne con tutta la forza rimasta usando l'arma come sostegno, continuando a spingere la lama più in profondita.
Spinto da una forza che non comprese, Damien si trascinò verso l'arco che gli era caduto poco lontano, e una delle tante frecce che erano sparse a terra. Avvertiva delle dolorose fitte al fianco, la vista che vacillava, le braccia gli tremarono mentre tendeva la corda e mirava, aspettando il momento giusto per colpire.

Con un grido Irileth mosse la lama costringendo il drago a spalancare completamente le fauci, e Damien scoccò la freccia colpendo il palato della bestia. In un grido quasi disperato il drago parlò nuovamente, rivolto sempre verso di lui... ''Dovahkiin... no!'' ...prima accasciarsi a terra, con un ultimo ruggito che gli si spense tra i polmoni mentre la vita lo abbandonava. Damien crollò definitivamente a terra sentendosi privo di forze, mentre un tetro freddo iniziava ad avvolgerlo. E il silenzio colmò la piana.

Sentì delle braccia sollevarlo da terra, riconobbe alcuni soldati superstiti intorno a lui, e il viso di Irileth che lo guardava con evidente preoccupazione mentre con la mano gli schiaffeggiava una guancia per tenerlo sveglio. Un rumore simile a quella della brace che arde catturò l'attenzione di tutti, e nonostante lo sguardo leggermente sfocato Damien osservò come la pelle del drago cominciava a fumare, dissolvendosi fino a lasciare l'intero scheletro scoperto. Un vento magico cominciò a spirare da e intorno a lui, riportandogli la stessa sensazione che l'avevano travolto al Tumulo.

E il mondo vorticò di nuovo, minacciando di strappargli quel poco di lucidità che aveva. Ma invece quando il vento cessò, fu come se aria calda e vigore gli fossero stati soffiati nei polmini e un fuoco intenso gli divampò nel petto e nei muscoli.
''Non posso crederci... è il Sangue di Drago...'' udì qualcuno vicino a lui sussurrare questo appellativo. Poi vide nero.


















  
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