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Autore: Hi Ban    30/06/2020    0 recensioni
[Chicago Typewriter]
“Sì, sajangnim. Sì, ho letto dell’articolo di Song. Piuttosto, però, stavo pensando che forse sarebbe il caso di fissare un appuntamento per Han Se Joo dal suo terapista…”
“Dall’ortopedico intendi? Perché? Ha di nuovo problemi con i piedi piatti? Deve cambiare le solette?”
“No, non l’ortopedico. L’altro terapista.”
“Aaah, ah, ah, ho capito, l’oculista. Ma non ha cambiato le lenti qualche mese fa?”
“Non- no, non intendo l’oculista. L’altro ancora!”
“Quello per la prostat-”
Lo psicoterapeuta! Per la testa!
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Snippets of their life
 
 
 
Zampa!
 
 
Han Se Joo chiuse la porta alle sue spalle e in un attimo tutto il peso della giornata appena vissuta gli piombò addosso. Odiava quei meeting a cui Ji Seok lo trascinava, motivo per cui se l’era svignata senza remore alcuno appena aveva visto una via di fuga. Se la sarebbero sbrigata da soli, erano pagati per quello, no?
In poco tempo aveva compreso che c’era una parte bella dell’essere un autore affermato – poter scrivere , scrivere e scrivere ancora ed essere pure pagato! – e una parte molto meno bella – quella roba burocratica di cui pensava di essersi liberato assumendo una segretaria, ma apparentemente non era quello il caso.
Ma ora fortunatamente era a casa. L’unica cosa che voleva era poter fare una doccia e poi bere una birra. O forse viceversa, l’importante era potersi rilassare.
“Gyeong Woo?” chiamò il suo cane, mentre vagava per la casa strisciando i piedi. Era davvero stanco.
“Gyeong Woo yah!” ripeté stranito quando il cane non gli corse in contro come suo solito. Era abituato a non trovarlo davanti alla porta che lo attendeva quando rincasava, ma in genere al primo richiamo se ne arrivava correndo e scodinzolando. Voleva i suoi croccantini al ginseng, il buongustaio. Peccato che a momenti pesasse più del divano e Jeon Seol lo aveva avvisato di non esagerare.
Del cane, comunque, non c’era neanche l’ombra.
“Dove si è cacciato ora” borbottò tra sé, iniziando a fare il giro della casa. Man mano che apriva porte e, oltre a scoprire di avere più stanze di quelle che effettivamente gli servivano, Gyeon Woo non usciva fuori, il panico iniziava subdolamente a salire.
Forse doveva chiamare Jeon Seol…
No, no, non poteva essere andato lontano, sicuramente era ancora nella casa addormentato da qualche parte.
“Yah, Gyeong Woo, dove sei?” urlò ormai fuori controllo, perché il morigerato Han Se Joo tendeva ad andare nel panico in poco tempo quando temeva di aver perso qualcosa di importante. Non si viveva meglio quando l’unica cosa significativa per se stessi era, beh, se stessi? Ora, invece, tra Jeon Seol, il cane, lo spirito di Yoo Jin Oh – si sperava chiuso al sicuro nella sua storia – aveva troppe cose che temeva di perdere.
“Han Gyeong Woo! Esci fuori ora o non ti darò più nessun croccantino di marca, solo crocchette scadenti, secche e che sanno di pneumatico” lo minacciò, mentre in cuor suo sapeva che se fosse sbucato fuori lo avrebbe portato a mangiare al ristorante, seduto sulla sedia e con una ciotola al posto del piatto.
Perché gli voleva bene così tanto.
Ma nel frattempo lo minacciava, perché lui era fatto così.
Quella dannata palla – pallone aerostatico, era davvero un po’ grasso – di pelo non usciva e Han Se Joo non sapeva più cosa fare. Ovviamente era l’ansia a parlare.
Aveva controllato tutte le stanze, compreso il giardino, la cantina, il bagno al primo piano, il bagno al secondo piano, tre volte il suo studio, la cucina, la cuccia di Gyeong Woo, lo studio in cui teneva i libri che non gli piacevano, la lavanderia, ovunque.
Ma del cane non era riuscito a scorgere nemmeno la coda o sentito un abbaio.
Dove poteva essere?
Forse il povero Gyeong Woo era scappato e probabilmente ora stava vagando solo e al freddo – era un giugno freddo nella sua testa – per i sobborghi malfamati di Seoul, rischiando di essere rapito e torturato da una gang di cani randagi assetati di-
Aveva davvero troppa immaginazione. Deformazione professionale.
Ad un certo punto un “Zampa!” sommesso interruppe il suo filo di pensieri catastrofici. La voce veniva dal piano di sopra, dal lato sinistro della casa, perciò…
Di corsa si diresse verso le scale, dove fece gli scalini due a due rischiando di rompersi una gamba, perché poteva fingere davanti a Jeon Seol tutta la ginnicità che voleva, ma lui era atletico come una scarpiera e generalmente dopo due tre minuti di corsa rischiava un attacco di cuore. Giunse comunque tutto intero di fronte all’unica stanza in cui si era dimenticato di controllare: la stanza degli ospiti, quella verde con la sua enorme gigantografia assolutamente non fuori luogo appesa alla parete– ehi, casa sua, regole sue.
“Ah, ma tu sì che sei obbediente! Non come il tuo padrone che non mi ascolta mai. Gli consiglio di fare a e lui fa b, dico c e capisce q” disse qualcuno dall’interno, con il tono allegro e zuccherino che si usava per parlare con i bambini. O un cane obeso, a quel punto.
Se Joo spalancò la porta, forse con un po’ più foga di quella richiesta da una situazione del genere, per poi trovarsi davanti una scena che probabilmente non avrebbe mai dimenticato. Non solo perché la sua segretaria stava sparlando di lui con Gyeong Woo, ma perché ai piedi della donna c’era un sacchetto ormai semi vuoto di snack al ginseng per cani.
Kang biseonim era leggermente piegata in avanti verso il Sapsali, in una mano teneva un croccantino e l’altra era tesa in avanti, come se si aspettasse qualcosa in cambio dal cane. In effetti era in attesa che lui gli desse la sua-
“Zampa!”
Gyeong Woo, traditore che non era altro perché a Han Se Joo non aveva mai dato assolutamente niente, poggiò la sua enorme zampa sulla mano della donna, che emise un uuuuh emozionato e piuttosto fuori carattere. Lo ricompensò con la crocchetta.
Il cane abbaiò felice in direzione del padrone nello stesso momento in cui Kang ebbe la decenza di impallidire e poi di arrossire.
“Jagganim-” cominciò lei, ma Se Joo si limitò a liquidarli con un ‘traditore’ borbottato a denti stretti, prima di andarsene e chiudersi la porta alle spalle con la stessa foga con cui l’aveva aperta.
Il giorno dopo avrebbe fatto incetta di tutti i croccantini sottomarca del peggior discount nei paraggi.


 



[Questi sono i deliri di una persona che piuttosto che studiarsi la sua stessa tesi preferirebbe anche pulire il pavimento con i gomiti, perciò opta per un po' di sana scrittura creativa. Chiedo vienia per la povera segretaria Kang che è andata un attimo out of character, ma me la sono immaginata troppo bene, pacata com'è, ad impegnarsi per farsi dare la zampa da Gyeong Woo!
Ringrazio chiunque passerà di qua!]
  
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