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Autore: Lerenshaw    30/06/2020    1 recensioni
Un drammatico scorcio sulla vita di un ragazzo il cui desiderio era solo quello di assaggiare i rinomati panini della mensa.
Partecipante a "La sfida dei duecento prompt" indetta da msp17
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Zell Dincht
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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La lezione con la professoressa Quistis era finita con mezz’ora di ritardo a causa di un improvviso richiamo in presidenza, motivo per cui a nessuno era consentito lasciare l’aula fino al suo ritorno. Quando finalmente era tornata, la donna, anziché scusarsi e lasciarli andare, aveva preteso di finire la spiegazione interrotta, poiché nel giro di una settimana avrebbero sostenuto una verifica scritta. E così, a causa di quella stramaledetta spiegazione sull’uso delle Junction, l’ora dedicata alla pausa pranzo era quasi andata a farsi benedire.
“A quest’ora non sarà rimasto più niente” pensò uno Zell sconsolato, le mani in tasca, mentre si avvicinava ad una targa con la scritta ‘Mensa’.
Già, il vero dramma di quella faccenda non era tanto l’orario ridotto entro cui avrebbe dovuto placare i morsi della fame; si trattava, invece, della scorta ormai esaurita di panini. Una vera tragedia!
Con occhi spenti e afflitti osservò il corridoio di fronte a sé, la lunga freccia rossa che conduceva al ‘Paradiso’. Se solo fosse mai potuto accedere davvero a quel paradiso...! Sin dal primo momento in cui aveva messo piede al Garden, non aveva avuto occasione di assaggiare quei benedetti panini. Forse era maledetto oppure era perseguitato dalla sfortuna, fatto stava che chiunque poteva dire di averli assaggiati almeno una volta nella vita, mentre lui, quasi prossimo al diploma, penava quotidianamente per assaggiarne uno, uno solo!
Cacciò un sospiro. Se quella non era sfiga...!
Nel frattempo, una coppia di ragazze camminava lentamente imboccando quello stesso corridoio.
«Dici che troveremo ancora qualche panino? Da quando me ne hanno parlato, guardo con ansia la porta della classe ogni volta che sento suonare la campanella. È diventata un’ossessione!»
«Ma dai! A Trabia non avete la mensa?»
«Sì, ma pare che non sia la stessa cosa. Quando nomini i panini, qui a Balamb tutti hanno l’acquolina in bocca!»
Le osservò chiacchierare così allegramente. Provava stizza per il modo in cui parlavano allegramente di una cosa tanto importante —per lui, ecco. Sapere che altra gente avesse adocchiato quel tesoro prezioso e che per giunta era riuscita a metterci su le mani, lo faceva logorare dall’invidia. Cosa non avrebbe dato per addentare quei prelibati panini! Oh, avrebbe venduto la sua anima ad Hayne se questo gli avesse concesso l’onore di dare anche solo un morso a quei panini!
Così, mentre si lasciava cadere sul divanetto di fronte la mensa, le due ragazze di poc’anzi uscirono dalla stessa, sempre chiacchierando allegramente.
«Sei stata davvero fortunata! Meno male che ne era rimasto uno, altrimenti te lo saresti persa nuovamente!» disse una delle due.
L’altra ragazza, la fortunata, aveva in mano un delizioso panino, l’ultimo dei panini, e lo azzannava come un cane azzanna una ciabatta. Quale orrore gli si parava davanti agli occhi!
«Lo sho! Shanto Bahamut, ma quanto è buono! Vuoi?»
«Tranquilla, è il tuo panino. Goditelo, visto che non ti capiterà daccapo una fortuna simile!»
Sempre di fronte ai suoi occhi, la ragazza si apprestava ancora una volta ad addentare il panino con una ferocia mai vista ad un lupo. Schifato dal modo poco grazioso e raffinato con cui mangiava il panino, Zell dovette distogliere lo sguardo e fissare invece alcuni ragazzi che andavano in infermeria.
E così, anche quel giorno aveva perso. Un’altra sconfitta per il mitico Zell. Se solo non si fosse fermato a perdersi in tristi pensieri, forse avrebbe potuto prendere l’ultimo panino, alla faccia della trabiana! Che rabbia! Strinse un pugno e lo affondò nel sedile del divano, bucandolo e facendo fuoriuscire parte del rivestimento. Conscio che se uno dei guardiani fosse passato di lì e lo avesse visto, lo avrebbe punito nuovamente, Zell si alzò e con nonchalance, fischiettando, si allontanò dalla scena del crimine, sempre pensando alla grande sfiga che da sempre lo perseguitava.
 
   
 
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