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Autore: Angel_29    30/06/2020    1 recensioni
Ambientata durante la saga di Hades. Precisamente nell'episodio 10 "il colpo segreto".
Mentre i due schieramenti sono pronti a fronteggiarsi e a lanciarsi l'"urlo d Atena", qualcuno si frappone tra loro. Nel tentativo disperato di fermarli e salvare così la sua famiglia.
Slash Aquarius/Scorpius
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aquarius Camus, Aries Mu, Crystal Saint, Scorpion Milo
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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In quella perpetua notte buia che era diventato il grande tempio, una figura correva sugli scalini che portavano dall’ottava alla sesta casa, quella di Virgo. Nonostante la figura fosse minuta era veloce. Doveva sbrigarsi Antares, doveva correre se voleva arrivare lì prima che il cosmo così potente ma anche così familiare per lui sparisse di nuovo. Non credeva di poterlo sentire ancora, non in questa vita almeno. Si era rassegnato a vivere non potendo godere del suo calore che lo avvolgeva, un calore che era riservato solo ad un’altra persona oltre a lui. Per tutti gli altri quel cosmo corrispondeva al freddo dei ghiacci e delle nevi perenni.

Giunse in fretta alla settima casa, quella della bilancia. Non trovò nessuno ad accoglierlo, come si era aspettato. Il maestro dei cinque picchi, custode di quella casa, fino a poco prima si trovava insieme ad un altro cavaliere che non conosceva nella casa dell’ariete. Nonostante stesse già correndo affrettò ancora il passo, doveva sbrigarsi o sarebbe stato troppo tardi. Non voleva che si ripetesse ancora quello che era successo durante la battaglia delle dodici case. Non sarebbe rimasto lì a guardare un'altra volta senza fare niente. Percorse gli ultimi scalini a due a due ed entrò nella casa di Virgo.
Era fortunato, era sempre stato il benvenuto in quasi tutte le case dei vari cavalieri d’oro. Molto spesso capitava che gli facesse visita per un motivo o un altro. Erano diventati quasi una famiglia allargata. Sperava in cuor suo di tornare ad avere una famiglia.

Attraversata l’entrata si diresse verso il luogo in cui aveva percepito la  concentrazione maggiore dei cosmi presenti in quel luogo. Sentiva delle voci, voci forti ma famigliari che urlavano. Non riusciva però a percepire quella per cui era venuto. Quella che non sentiva da tanto, troppo tempo. La scena che gli si presentò davanti lo preoccupò. Da una parte vedeva schierati i cavalieri d’oro dell’Ariete, Leone e Scorpione, con alle spalle i cinque cavalieri di Bronzo. Il suo sguardo si soffermò su Crystal. Quanto gli era mancato, avrebbe voluto correre ad abbracciarlo ma si frenò. Dalla parte opposta vide una scena che gli raggelò il sangue. Vestiti di nero e con i capelli più scuri di quanto ricordasse si stagliavano i tre cavalieri dei Gemelli, Capricorno e dell’Acquario. I suoi occhi si riempirono di lacrime ma si impose di non piangere. Doveva mostrarsi forte, doveva impedire un’altra catastrofe.

Quando sentì che i due gruppi era pronti a darsi battaglia con il colpo finale, decise che era il momento di agire. Corse a mettersi esattamente a metà tra i due schieramenti con le braccia e le gambe spalancate, quasi avesse l’illusione di poter fermare con il proprio corpo la potenza di fuoco di sei cavalieri d’oro. Nessuno si era accorto della sua presenza e quando lo videro lì in mezzo alla stanza ci fu un sussulto generale. Mur fu il primo a reagire “Antares cosa ci fai qui, spostati è pericoloso!” “No” rispose questi “non finché vorrete uccidervi l’un l’altro. Non posso permetterlo, non abbiamo già sofferto abbastanza?” Aveva le lacrime agli occhi e con tutta la forza dei suoi sei anni, guardò ad uno ad uno i volti dei cavalieri. Lo sguardo che però ricevette da Scorpio fu duro.

Milo si staccò dal gruppo e si avvicinò al bambino. “Antares, basta torna a casa. Questo è un ordine, non accetto discussioni”. Il bambino scosse la testa. “No, non mi muovo da qui. Non permetterò che succeda, non questa volta” E il suo sguardo si rivolse ai cavalieri vestiti di nero soffermandosi in particolare su Aquarius. Questi aveva la testa piegata quasi non gli volesse rivolgere lo sguardo ma sembrava aver sentito le sue parole e percepito la sua presenza. Infatti quando il bambino era entrato lo aveva subito riconosciuto e per un attimo il suo cuore di ghiaccio aveva avuto un sussulto. Ma non aveva detto una parola.

-Guardami- pensò Antares – Perché non mi guardi? Ti prego- Il bambino si aspettava che almeno lo salutasse, che desse un segno di aver riconosciuto la sua presenza, ma niente il cavaliere dell’undicesima casa era diventato un blocco di ghiaccio impenetrabile.

Allora si volse a guardare il cavaliere dello scorpione che ormai era ad un passo da lui. La posa era ancora ferma e sembrava ancora arrabbiato, ma i suoi occhi raccontavano un’altra storia. Gli occhi di Scorpio era tristi, rassegnati e nascondevano un dolore profondo dovuto all’abbandono e al tradimento. Antares sorpreso da quello sguardo non si mosse di un passo, ma rilassò le spalle. “Che sta succedendo πατερούλης (papà)? Io non capisco, perché vi combattete? Siamo amici, siamo tutti dalla stessa parte”. Scorpio gli posò la mano sulla testa e rivolse uno sguardo gelido ai cavalieri passati dalla parte di Ade. “Non più, παίς (figlio) qualcuno ha deciso di schierarsi contro di noi, di tradire noi e la nostra dea”.

Antares sgranò gli occhi e guardò i cavalieri rei di quel tradimento. Non poteva crederci. Era una bugia, non potevano averlo fatto. “Non ci credo, non può essere vero. Non lo farebbero mai”. Guardò Crystal che in tutto quello era rimasto in silenzio, e lo vide annuire. Allora prese una decisione. Staccandosi dal padre si diresse di corsa verso il trio e si gettò contro il cavaliere dell’Acquario. Battendogli i pugni contro il petto, e versando lacrime amare che non aveva versato fino a quel momento cominciò a gridare. “Perché? Perché l’hai fatto? Io credevo in te, credevo in tutto quello che mi hai insegnato. Quando ho sentito il tuo cosmo, ero felice. Eri qui, potevamo tornare come prima, ad essere una famiglia. Perché papa? Perché?” Il bambino continuava a piangere cercando disperatamente di strappare una risposta, una reazione, da colui il quale considerava una delle due persone più importanti della sua vita. La persona che lo aveva cresciuto e che insieme a Scorpio lo aveva accolto nella propria casa quando era solo un infante.
Era stato abbandonato all’età di due anni ai piedi del grande tempio. Lo avevano accolto e allevato come un figlio loro, ma ora Aquarius stava distruggendo tutto quello che avevano costruito.

Il pianto del bambino riecheggiava tra quelle mura che pochi minuti prima erano piene di grida e rumori di battaglia, ma sulle quali ora era sceso un silenzio tetro e teso. Aquarius era immobile, senza poter parlare, né vedere il figlio. L’ironia del destino però volle che avesse ancora l’udito e riuscisse a sentire con chiarezza il pianto disperato di quello che ormai era diventato un pezzo del suo cuore. Quelle grida lo dilaniavano dentro, lo stavano uccidendo, più dei colpi ricevuti, più dello scontro con il suo allievo di qualche tempo prima. Si era ripromesso che niente avrebbe più fatto soffrire quella creaturina che il Fato gli aveva affidato. Eppure adesso era lui la causa di quella sofferenza.

Aquarius cercava di rimanere impassibile, cercava di non cedere, ma le sue difese di ghiaccio stavano mano a mano crollando. Non poteva permetterselo, aveva una missione da compiere. Nonostante il suo cuore ormai fosse a pezzi, e gettato sul pavimento accanto a quel corpicino, che gli si aggrappava alle gambe quasi a supplicarlo di rassicurarlo, di dirgli che era tutto uno scherzo, che erano tutti amici, resistette.

Capricorn percepiva il turbamento del compagno e sapeva che stava per cedere. Non potevano permetterselo. Con un colpo lieve della mano allontanò il bambino che volò verso Scorpio. Questi lo afferrò al volo prima che potesse cadere a terra e farsi male. “Adesso basta!” disse Capricorn. “che cosa sono tutti questi piagnistei? Non vogliamo mocciosi impertinenti qui, che cerano di impicciarsi di cose che non li riguardano. Abbiamo una missione da compiere. Finiamola qui, così potremo dirigerci alla stanza del sacerdote e prenderci la testa di Atena!”

Scorpio che aveva assistito alla scena con una rabbia sempre più crescente, digrignò i denti e strinse il figlio a sé con un braccio, per poi puntare il dito contro il proprio ex compagno “E tu? Non dici niente? Permetti che tuo figlio venga trattato così? Che razza di padre sei? Gli avevi promesso che lo avresti protetto! Ma d’altro canto” si fermò un attimo per fare un verso di stizza e rimpianto, “hai dimenticato tutte le tue promesse. Pensavo fossi diverso, Aquarius, ma a quanto pare mi sbagliavo”. L’altro cavaliere digrignò i denti ma continuò a rimanere in silenzio, un po’ perché non poteva parlare, un po’ perché non sapeva cosa rispondere, come giustificarsi.

Scorpio si girò e si diresse verso i cavalieri di bronzo. Consegnò il bambino tra le braccia di Crystal e gli disse “Ti prego, proteggilo. Io non so se alla fine sarò ancora qui per farlo”. Poi guardando il figlio gli disse “Mia stella più grande e più bella, mi dispiace non ho potuto proteggerti. Ti prometto che farò del mio meglio per terminare questa guerra e tornare da te”. Gli bacio la fronte e si voltò di nuovo ad affrontare gli avversari. Sapeva che sarebbe stato uno scontro duro, sapeva che rischiava la vita, ma era pronto a combattere, anche contro l’amore della sua vita pur di proteggere Atena e suo anzi loro figlio.
   
 
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