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Autore: vanity_gemini    30/06/2020    1 recensioni
La guerra contro Vega era da poco terminata, quindi Actarus e sua sorella Maria decidono di andare a ricostruire il loro pianeta natio, ma dopo ben quattro anni fanno nuovamente ritorno sulla loro seconda patria, ma a questo punto, cosa troveranno? Cosa comporterà per tutti loro? Cambiamenti, amori, nuove amicizie e forse tanto altro.
NOTA: CAPITOLI COMPLETAMENTE REVISIONATI E CORRETTI IN PIU' PARTI.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Actarus/Duke Fleed/Daisuke Umon, Alcor/Koji Kabuto, Dottor Procton/Genzo Umon, Maria/Maria Grace Fleed, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Mi presento sono samp1969.
Ho scritto questa storia tanto tempo fa, e ora ho deciso di condividerla con chi come me ha amato il primo cartone animato robotico giapponese arrivato in Italia, nella primavera del 1978.
Mi auguro che vi piaccia.
Buona lettura.
Saluti Samp.
I personaggi presenti sono di proprietà del maestro Go Nagai, tranne quelli inventati da me.

Ufo Robot Goldrake – Pianeta Terra – Stella Fleed.
Capitolo 1.
 
Quella notte era particolarmente agitata e di conseguenza non riusciva a prendere sonno, soprattutto a causa di quel caldo afoso che quella lunga estate continuava ad imporre senza concedere un benché minimo di tregua.
A fatica si allungò verso il comodino, afferrò con veemenza la bottiglietta d’acqua, che ormai però era pressoché imbevibile, dal troppo calda che era. Sbuffò sonoramente, sudata marcia si alzò di scatto, decidendo quindi prendere la via verso la grande terrazza di cui era provvisto quel centro ricerche.
Camminò lentamente, soprattutto cercando di fare meno rumore possibile, mentre attraversava il lungo corridoio leggermente illuminato dalle piccolissime luci di emergenza.
Scese con l’ascensore al piano terreno, avviandosi verso la propria meta designata. Appoggiò delicatamente la mano destra sulla maniglia della porta scorrevole ed uscì fuori, respirando l’aria fresca che lentamente entrava nella sua bocca, volse poi lo sguardo verso il cielo sopra di lei, notando che era perfettamente limpido e magnificamente stellato.
Era una magnifica e calda notte di mezza estate.
Fece poi due passi e si rese subito conto di non essere la sola.
La sua amica Venusia, evidentemente aveva avuto lo stesso suo identico problema, difatti quest’ultima era comodamente sistemata sopra ad uno dei tanti lettini che si trovavano in quel posto.
Lentamente prese ad avvicinarsi a quest'ultima.
 
  • Ciao – disse, sdraiandosi al suo fianco.
  • Ciao, Aurora – le rispose con un sorriso, ma di contro i suoi occhi erano piuttosto tristi e malinconici.
  • Anche tu non riuscivi a dormire – le domandò, continuando a fissare il cielo sopra di loro.
  • Già….
 
Quel suo comportamento lasciò Aurora alquanto perplessa.
Effettivamente non era da lei, perché Venusia solitamente era sempre piuttosto solare, alquanto chiacchierona, invece in quel momento era esattamente all'opposto, quindi tutto ciò preoccupo parecchio Aurora, che sospirando lievemente decise di chiederle il motivo di quel suo malumore.
 
  • Venusia, non voglio essere né curiosa né tantomeno invadente, ma c’è qualche problema? – fece con tatto, mentre l’altra si voltò dalla sua parte. I suoi occhi nocciola in quel momento erano strapieni di lacrime.
  • Sì, a dirla tutta è da quando è partito che in verità in me c’è qualche problema.
  • Non capisco, ma di chi stai parlando, scusami ma potresti essere un po' più chiara?
  • Sto parlando di Actarus e Maria, e del fatto che è da parecchio tempo che non si fanno più sentire
 
Era al corrente dell’esistenza di queste due persone, perché tempo addietro il dottor Procton, né parlò con sua mamma, e lei per puro caso si ritrovò ad ascoltare tutta la loro conversazione.
Actarus e Maria, erano due principi di un pianeta molto lontano dalla Terra. Il loro luogo natio faceva parte della galassia di Vega, e il loro regno si trovava sulla stella Fleed.
Quando Actarus era appena quindicenne il loro pianeta venne selvaggiamente attaccato dalle forze armate di Vega.
Re Vega era uno spietato tiranno, ed era seriamente intenzionato ad espandere il proprio dominio su tutti i pianeti di quella galassia, per poi successivamente conquistare e schiavizzare anche altri pianeti lontani, appartenenti ad altre galassie.
Durante quei sanguinari attacchi, la stella Fleed venne completamente rasa al suolo, la maggior parte della popolazione trovò morte certa, difatti tra i deceduti vi erano anche i due sovrani, precisamente i genitori di entrambi i ragazzi, che come tanti altri rimasero vittime durante i pesanti bombardamenti.
Fortunatamente i due giovani principi riuscirono a non cadere in ostaggio delle forze di invasione, ma soprattutto cercarono di raggiungere molto velocemente l’hangar dove era ben sistemata, forse la più potente e micidiale arma da guerra, che la pacifica stella disponeva.
Questi era, il potentissimo robot da combattimento, Goldrake.
Tale mezzo era stato progettato per i soli scopi pacifici, ma il malvagio sovrano di Vega voleva impossessarsene per poter così disporre a suo piacimento del potente robot, e utilizzarlo per i suoi altrettanti futuri piani malvagi.
Actarus, era il solo che poteva salire indisturbato sul mezzo robotico, senza rischiare di venire fulminato seduta stante, dato che Goldrake, disponeva di un controllo di sicurezza molto all'avanguardia.
Preso possesso del mezzo, e una volta fatta salire a bordo anche la sorellina di appena otto anni, i due principi scapparono da quell'inferno di fuoco e fiamme, lasciandosi dietro di loro la devastazione più totale.
In quel momento, entrambi avevano il cuore in gola, mentre delle lacrime copiose solcavano dai loro paffutelli volti da adolescenti.
Ovviamente le forze di Vega si accorsero della loro fuga, e presto un intero battaglione di dischi volanti prese ad inseguirli.
Nello spazio ingaggiarono quindi un’aspra battaglia, che fortunatamente si concluse con la vittoria dei due giovani principi.
Dopo che vagarono per lo spazio per diversi giorni, nel loro radar comparve il pianeta azzurro, ovvero la nostra amata Terra.
Con molta fortuna, Actarus riuscì ad attenuare l’impatto con l’atmosfera terrestre e guidò lo Space Disk, l’astronave che ospitava Goldrake al suo interno, verso un punto ben preciso dove poté quindi effettuare un atterraggio di emergenza.
Una volta che atterrarono entrambi persero del tutto i loro sensi, ma furono prontamente ritrovati dal dottor Procton, che dal suo centro spaziale, aveva seguito attentamente tramite i radar tutta la fase del loro atterraggio.
Il dottore si prese immediatamente molta cura di entrambi, prontamente li portò nella sua casa che si trovava abbastanza vicino al laboratorio, li curò, e poi decise una volta venuto a conoscenza della loro tormentata e drammatica storia, di adottarli entrambi.
Ai suoi conoscenti, li presento infatti come suoi figli che si erano trasferiti negli Stati Uniti dal Giappone, per riuscire a completare al meglio gli studi, ma per Maria essendo molto piccola, inventò che in quegli anni aveva vissuto nella tenuta di una sua lontana parente, sempre negli Stati Uniti.
I due ragazzi iniziarono quindi la loro vita tranquilla sul pianeta che li aveva salvati e accolti, conobbero anche nuovi amici.
Actarus e Maria, fecero la conoscenza di un certo Rigel e dei suoi figli, Venusia e Mizar.
Successivamente alla loro compagnia si unì anche un ragazzo di nome Koji Kabuto, anche lui di ritorno dagli studi in America, per la precisione dal centro spaziale della NASA, che si trovava ubicato ad Huston.
Quando tutti credettero di poter finalmente vivere tranquilli e spensierati, ecco che arrivarono come un fulmine a ciel sereno, i primi pesantissimi attacchi delle forze di Vega.
Il grande e potente impero, aveva nel frattempo installato un avamposto sulla Luna, la base SkullMoon.
Questi era precisamente sul lato opposto della Luna, quello non visibile dalla Terra, per cui nessuno si accorse della loro presenza.
Quella volta i loro nemici erano ancora più intenzionati nelle loro azioni, infatti oltre che a cercare di portare nuovamente via Goldrake, avevano soprattutto preso di mira il pianeta azzurro, probabilmente per conquistarlo e farlo diventare una loro possibile seconda patria.
Le battaglie che per anni ne seguirono furono veramente senza esclusioni di colpi da parte di entrambe le fazioni.
Non si mollava la presa di un centimetro, e neppure l’intervento pacifico della principessa Rubina, l’unica erede di Re Vega, tra l’altro promessa sposa di Actarus se non fosse scoppiata la guerra tra i due popoli, non sortì l’effetto sperato.
Re Vega, non ne volle sapere di rinunciare alla conquista della Terra. Lui vedeva tale conquista come l’unica speranza di vita e di futuro per il suo popolo errante.
Tutta la popolazione del pianeta Vega, si vide costretta a dover abbandonare in fretta e furia il loro pianeta, vista l’enorme quantità di raggi tossici al vegatron, che permeava in esso, uccidendo molto velocemente qualsiasi forma di vita.
Fallito miseramente il piano di pace della principessa Rubina, e anche la sua proposta di unione con Actarus, da lui molto educatamente rifiutata, la bella ragazza lasciò definitivamente la Terra, per poi fare ritorno sul pianeta Ruby.
Pianeta conquistato in precedenza da suo padre e da lei governato.
Dopo alcune aspre battaglie e la dipartita dei più fidati generali al servizio di Re Vega, ci fu la grande battaglia finale contro il sovrano stesso e la sua potente ed enorme nave ammiraglia.
Goldrake riuscì ad avere la meglio, soprattutto grazie anche al prezioso aiuto dei tre mezzi spaziali pilotati da Koji, Venusia e Maria, gli avevano dato.
Sconfitto una volta per tutte il malvagio sovrano, i due principi che nel frattempo avevano rivelato agli amici terrestri la loro vera identità, a malincuore decisero di comune accordo di lasciare la loro tanto amata Terra, e partire alla volta del loro pianeta natio.
Proprio la principessa Rubina, nel suo incontro con Actarus, rivelò a quest’ultimo che i superstiti di Fleed avevano deciso di fare ritorno sul pianeta, e iniziare a loro volta la ricostruzione di questi.
Erano passati ben quattro anni dal giorno in cui Actarus e Maria, partirono a bordo dello Space Disk alla volta di Fleed!
 
  • Venusia, Aurora! – la voce del dottor Procton attirò immediatamente l’attenzione di entrambe. Si voltarono simultaneamente verso il nuovo arrivato – Venusia ti vedo pensierosa, tutto bene? – si preoccupò l’uomo, osservando lo sguardo malinconico della ragazza.
  • Più o meno – sorrise – Vede dottore, è solo che stavo pensando ad Actarus e Maria, non abbiamo più avuto loro notizie, tutto qui.
  • È vero, ma proprio l’altro ieri gli ho inviato un messaggio, ma al momento non ho ancora ricevuto una loro risposta – asserì Procton, poi sorridendo alle due ragazze – Li ho informati che stiamo tutti bene, che qui al centro sono cambiate alcune cose. Dall'arrivo della dottoressa Karen e dei suoi due figli – e guardò Aurora – Che Koji si è trasferito all'istituto per la ricerca dell’energia foto atomica, assieme a suo fratello Shiro per poter sviluppare nuove armi per Mazinga Z. Che alla fortezza delle scienze, dopo la tragica scomparsa del dottor Kabuto, il timone è passato ai tre professori aiutati da Tetsuya e Jun, e altre piccole novità.
  • Allora se è così ci vorrà del tempo. Sono sicura che non appena riceveranno il messaggio si faranno sicuramente sentire, sono fiduciosa! – Venusia pronunciò quelle parole con uno sguardo che la diceva molto lunga.
 
Si salutarono, poi ognuno di loro prese ad avviarsi nuovamente verso la propria stanza, attendendo così l’alba di un nuovo giorno, che vista l’ora non si sarebbe fatta molto attendere.
 
*
 
L’alba si era alzata da un bel po' di tempo.
La splendida figura del principe stava vagando per i vari corridoi e nei tanti saloni che erano presenti all'interno di quel nuovo e super tecnologico palazzo reale, recentemente edificato dopo la totale distruzione di quello in cui era nato e ci aveva vissuto fino all'età di quindici anni.
Ma dove diamine si sarà cacciata!?
Imprecò silenziosamente all'indirizzo della sua cara e adorata sorellina minore.
Niente, nemmeno qui c’è!
Fece aprendo una porta a caso.
Quindi ora non mi rimane altro da fare che provare a cercarla fuori, nei vasti giardini reali!
Uscì e si avviò verso il campo di Marte.
Era sicuro al cento per cento che l’avrebbe trovata lì, ed infatti vi era.
Sua sorella andava molto spesso in quel posto, diceva che le ricordava in qualche modo i bellissimi, verdeggianti e fioriti prati della Terra.
 
  • Maria! – si avvicinò facendola sobbalzare.
  • Actarus?
  • Ti cercavo, ma come al solito sei nuovamente venuta qua.
  • Fratello, mi rilassa. Questo posto è magnifico, non trovi?
  • Ma certo, è bellissimo. Questi fiori – sorridendo Actarus li indicò – Sono la testimonianza del legame che c’è tra Fleed e la Terra.
 
Poco prima della loro partenza, Mizar gli regalò dei bulbi da piantare sul loro pianeta.
In quel momento, a quattro anni di distanza erano diventati dei bellissimi fiori dai vari colori.
 
  • Concordo, fratello – Maria sorrise, poi indicando il foglio che Actarus aveva in mano – Che cos'è?
  • Questo è il messaggio che ho appena ricevuto da parte di nostro padre, sono venuto a cercarti per quello.
  • WOW! E che dice, come stanno? – il fratello sorrise per la sua esuberanza.
  • Dice che stanno tutti bene – sorrise – Inoltre mi ha mandato anche una foto, guarda – Maria allungò il collo con enorme curiosità – Mi sembra di notare che al centro ci sia gente nuova.
  • Già, fammi vedere meglio! – disse la ragazza, mentre il fratello le passò direttamente la foto – Uhm, dunque, ci sono una donna di mezza età, una ragazza più o meno della mia stessa età, un ragazzo all'incirca della tua età, e questi due mocciosi chi sono? – fece indicandoli.
  • Non lo so, mentre lei è la dottoressa Karen, che mi sembra di aver capito sia la nuova compagna di nostro padre, lei è sua figlia minore, mentre lui è il figlio maggiore.
  • E Koji, perché non c’è? – gli chiese la sorella, mentre lui sorrise, perché già si immaginava che Maria gli chiedesse qualcosa riguardante quel ragazzo.
  • Ascolta Maria, in questi quattro anni abbiamo completato la ricostruzione del nostro pianeta, anzi ci siamo riusciti prima dei tempi previsti, quindi stavo giusto pensando di prenderci una vacanza, e visto che ho già parlato e dato le varie istruzioni a Marcus, potremmo andare sulla Terra a trovare i nostri amici, cosa ne pensi?
  • Cosa ne penso!? Ma Actarus, sarebbe magnifico! – poi con occhi luccicanti – Fratello, quando partiamo?
  • Subito! Vatti a preparare, e ….
 
Non gli lasciò neppure il tempo per terminare la frase che gli saltò completamente addosso, facendogli perdere l’equilibrio.
I due sempre saldamente abbracciati si ritrovarono quindi a rotolare sull'erba di quel magnifico prato.
 
  • Sire, fate buon viaggio. Ma soprattutto ricordatevi di avvisare quando sarete arrivato sulla Terra, mi raccomando! – ovviamente il primo ministro Marcus, non mancò di deliziarli con le sue ripetute raccomandazioni.
  • Ma certo, stai tranquillo – Actarus gli diede una leggera pacca sulla spalla, poi sorridendo – Lascio nelle tue abili mani tutto il regno di Fleed, ci sentiamo!
 
Come sempre faceva prese a salutare tutti i vari fidati collaboratori, poi con Maria ben piazzata al suo fianco si avviarono verso l’hangar dov'era alloggiato lo Space Disk, con Goldrake al suo interno.
Si avvicinò al mezzo per primo per evitare che sua sorella venisse fulminata seduta stante dal dispositivo di sicurezza, poi si sistemò nel posto guida, e successivamente anche Maria salì a bordo, sedendosi sopra al sedile posto dietro a quello del pilota.
Per prima cosa, Actarus impostò la rotta verso il pianeta Terra.
Con un mezzo come lo Space Disk, tale viaggio era della durata di soli quattro giorni e tre ore terresti, mentre invece con un altro mezzo non dotato di motori fotonici, ci sarebbe voluto quasi sicuramente un mese intero.
 
  • Accidenti, sono ingrassata! – sbuffò Maria, mentre contemplava il suo volto attraverso il piccolo specchietto da borsetta.
  • Se continui così rischierai di romperlo! – la stuzzicò il fratello, attirandosi immediatamente la sua attenzione.
  • Uffa! E se a Koji non piaccio più come faccio!? – mise su un adorabile broncio.
  • Maria, credo che dobbiamo aspettarci parecchie novità. Non è detto che tutto sarà rimasto come lo abbiamo lasciato, qualcosa magari sarà cambiato – le fece notare.
  • Non capisco cosa vuoi dire, fratello spiegati meglio.
  • Voglio dire, insomma sono pur passati quattro anni e come tu saprai meglio di me, le persone e le cose potrebbero essere cambiate, ma magari anche no.
  • Staremo a vedere! – rispose lei seccamente.
  • Ma certo – lui sorrise.
 
Sapeva quanto era testarda e parecchio impulsiva la sorella, per cui decise di chiudere il discorso.
Magari poi davvero nulla era cambiato.
Tra loro due cadde il più totale silenzio.
Actarus voltandosi appena notò che Maria si era leggermente addormentata, quindi decise di velocizzare i tempi.
Goldrake avanti! Velocità fotonica!
 
*
 
Quella mattina era terribilmente in ritardo, ma di contro non aveva affatto voglia di sentire la solita solfa di suo fratello, che come al solito le propinava ogni talvolta che lei accumulava qualche lieve ritardo, ma in verità quello della ragazza solitamente era un ritardo cronico.
Difatti, era proprio per quello che odiava profondamente gli appuntamenti, gli orari prestabiliti e altre cose in cui bisognava essere per forza di cose puntuali e precisi.
Indossò alla svelta la sua tuta da battaglia, prese il casco, i guanti e si diede un’ultima occhiata allo specchio, constatando che il suo aspetto mattutino era davvero terrificante, ma alzandosi in ritardo non aveva avuto il tempo necessario per sistemarsi alla perfezione.
A velocità supersonica uscì dalla sua camera, salutò altrettanto velocemente un’inserviente che stava passando l’aspirapolvere, sopra alla moquette con un’invidiabile precisione, poi si avviò verso l’ascensore che l’avrebbe portata al piano dov'era situato l’hangar.
 
  • Alla buona ora! – Abel la fissò, mentre che batteva nervosamente il piede destro a terra. Venusia invece le sorrise amabilmente.
  • Ehm, scusatemi – pigolò lei.
  • Andiamo! – ordinò lui imperioso.
 
Seguì mogia il fratello, mentre presero ad avviarsi verso i loro mezzi.
Abel salì sul Goldrake 2, il mezzo che un tempo fu pilotato da Koji, Venusia invece sul suo Delfino, mentre Aurora si ritrovò a pilotare la Trivella, la navicella che durante la guerra contro Vega, era stata affidata alle abili mani di Maria.
 
  • Ragazze, siete pronte?
  • Si – risposero entrambe all'uniscono.
 
In contemporanea i tre potenti mezzi si elevarono nel cielo, lasciando dietro di loro una lunghissima scia bianca.
 
  • Per il momento andiamo al punto nove nord D quattro – Abel iniziò a dare le varie istruzioni via interfono.
 
Entrambe le ragazze annuirono in risposta e dopo essersi ben allineati i tre mezzi si diressero al punto prestabilito.
Ad un certo punto, proprio durante il loro allenamento, notarono che nei loro radar comparve un oggetto di grosse dimensioni, quindi prontamente si allarmarono.
 
  • Ragazzi, quello cos'è? – domandò infatti Aurora.
  • Non saprei! – rispose Venusia, continuando a fissare preoccupata il radar davanti a sé.
  • Ragazze, fate attenzione! – Abel cominciò pure lui ad allarmarsi.
  • Aspettate! Ma quello è lo Space Disk! – urlò ad un tratto Venusia dall'interfono, facendo sobbalzare gli altri due.
  • Lo Space Disk!? – fece il ragazzo incredulo.
  • Ma sì, è Goldrake! – Venusia urlò talmente forte da perforare i loro poveri timpani – Actarus, mi senti? Sono Venusia! – fece con voce tremate e il cuore in gola.
 
La ragazza non credeva a ciò che stavano vedendo i suoi occhi.
Venusia, non stava più nella pelle!
Finalmente dopo ben quattro anni il suo tanto amato principe alieno era nuovamente con lei sulla Terra!
Con una manovra un tantino azzardata, Aurora si ritrovò anche lei ad affiancare l’enorme mezzo, e attraverso il vetro dell’oblo della cabina guida, notò che al posto del pilota vi era proprio il famoso Actarus, mentre seduta comodamente dietro a quest’ultimo vi era anche la giovane sorella.
Col principe si guardarono di sfuggita, poi lei superò il mezzo e lo precedette in direzione del centro di ricerche spaziali.
Una volta che furono tutti a terra, scesero dai loro rispettivi mezzi, mentre Procton, Karen, Rigel e Mizar si erano già radunati immediatamente nel vasto piazzale del centro, per salutare coi dovuti onori di casa i loro amici, che arrivavano da un pianeta lontano, lontano.
Ovviamente sia il papà che il fratello di Venusia, non riuscirono a trattenere le lacrime, difatti i due iniziarono a piangere come delle fontane, mentre il dottore si sforzò enormemente a non scoppiare in lacrime davanti ai tanto amati figli adottivi.
Aveva anche lui gli occhi lucidi.
Mentre Venusia, pareva essere caduta in uno stato di trans.
Boccheggiava!
In effetti a guardarlo per bene ora capisco la sua spropositata cotta. Actarus è proprio un gran figo!
Pensò dentro di sé Aurora, continuando ad osservare con molta attenzione il ragazzo, sentendosi poi a sua volta osservata da quest’ultimo, e cercando a quel punto di fare l’indifferente.
 
  • Actarus, Maria, lei è la dottoressa Karen e loro sono i suoi figli, Abel e Aurora – fece Procton, con un gran sorriso stampato sulle labbra.
    Detto ciò, tutti i presenti si scambiarono le solite strette di mano di rito.
 
Abel, che si stava costruendo un mezzo tutto suo, non rimase di certo indifferente a Goldrake, e alla sua particolare e innovativa astronave.
 
  • Devo dire che la sua fama è del tutto meritata – sorrise – Complimenti, è veramente molto ben costruito! – disse poi, continuando ad ammirare ammagliato il mezzo.
  • Grazie. Devo dire che gli scienziati di Fleed avevano fatto un ottimo lavoro – gli rispose Actarus sorridendo, e facendo di rimando completamente sciogliere la povera Venusia seduta stante.
  • Ma dimmi, come ti trovi con la Trivella? – Maria si rivolse ad Aurora.
  • Bene, diciamo che dei tre mezzi è quella che riesco a pilotare meglio.
  • Mi fa piacere che sia finita in buone mani – le strizzò l’occhio.
  • Grazie, ma ora che sei qua sarà nuovamente la tua. Io sto lavorando ad un progetto assieme a mio fratello.
  • Va bene, allora ne approfitto perché mi è terribilmente mancata. Ma a dire il vero mi è mancato quasi tutto della Terra! – sorrise, poi guardandosi meglio attorno – Ma Koji dov'è? – domandò con fare curioso.
  • Koji qua da noi viene di rado. Da molto tempo si è trasferito in pianta stabile al centro ricerche del professor Yumi, per poter potenziare il suo robot – la informò Procton.
  • Però – Maria fece pensierosa – Allora a questo punto vuol dire che andrò a trovarlo lì! – asserì.
 
Actarus, dall'espressione che fece il dottore pronunciando quella frase, comprese che forse l’amico si era trasferito anche per altro e non solo per potenziare il proprio robot.
Difatti, Kabuto senior si era trasferito certo per poter effettuare le varie modifiche al suo Mazinga, modifiche che comunque poteva benissimo apportare anche lì al centro spaziale, ma il suo trasferimento era dovuto principalmente al suo fidanzamento ufficiale con la figlia del professor Yumi.
La bella, ma soprattutto gelosissima Sayaka.
Di contro però la principessa di Fleed, ovviamente non poteva essere a conoscenza di tutti questi retroscena.
Difatti il fratello immaginando una cosa del genere, possibile anche che il suo amico in passato gli avesse già accennato qualcosa sulla signorina Yumi, prontamente e con molta astuzia cambiò decisamente discorso, rivolgendo varie domande su altrettante varie nature al papà e al fratello di Venusia.
 
  • E questi qui chi sarebbero!? – Aurora si voltò riconoscendo immediatamente la vocina pestifera di chi aveva appena fatto quella domanda. Tutti i presenti imitarono il gesto della ragazza.
  • Aaron, ma dove sei stato? E Alice? – domandò prontamente Abel, al ragazzino.
  • Ero da Shiro, e Alice è rimasta ancora lì – arricciò il piccolo nasino.
  • E perché non è venuta via con te!?
  • Boh e che ne so, magari a lei piace Shiro! – fece ghignando, cominciando poi a girare attorno ai nuovi arrivati, squadrandoli e studiandoli con notevole curiosità, al che…
  • Aaron, loro sono Actarus e Maria. Arrivano da un pianeta lontano, il regno di Fleed e ci sono venuti a trovare dopo tanto tempo – gli spiegò Venusia, la quale era riuscita ad uscire dal limbo nel quale era caduta, vista l’enorme e soprattutto inaspettata sorpresa. Fece il tutto mentre che la peste, continuò a scrutare i due sempre più con insistenza e poi sentenziando.
  • Uhm, ma guarda un po' che alieni strani – si mise con fare serio una mano al mento – Non avete neppure la pelle verde e le orecchie a punta! Allora camuffate proprio bene, eh! – sghignazzò senza alcun ritegno.
  • Aaron, ora basta! – lo rimproverò Aurora autoritaria, poi si rivolse mortificata ai due principi – Scusatelo per la sua maleducazione, è un bimbo alquanto vivace e pestifero.
  • Tranquilla, non c’è assolutamente problema – la rassicurò il principe, sorridendole.
  • Però è davvero molto simpatico! – sottolineò Maria, facendo l’occhiolino alla peste e scambiandoci pure un cinque d’intesa.
  • Simpatico!? Chiedilo a Boss e soci. Non credo che loro siano della tua stessa opinione, visto e considerato tutti i dispetti che solitamente gli combina – sentenziò mestamente Abel, scompigliando la chioma ribelle del piccolo diavoletto in questione.
 
Ovviamente i due principi non conoscevano questo Boss, e né tanto meno i suoi due compagni di merende.
Quindi Maria piuttosto incuriosita si voltò dalla parte di Aurora in cerca di delucidazioni, in merito a questi tre nuovi soggetti da lei mai visti e conosciuti. Quest'ultima molto dettagliatamente spiegò ai due chi erano, ma soprattutto cosa facevano di bello nella loro vita, i ragazzi appena nominati.
Fece tutto ciò sotto lo sguardo decisamente un po' troppo ammaliato di Venusia, che dal tanto incantata che era a guardare Actarus, non riuscì neppure a spiaccicare una misera parola.
Venusia, Mizar e loro padre dopo poco decisero di fare ritorno presso la loro fattoria.
La Betulla Bianca, era il ranch di proprietà della famiglia Makiba, ed era anche abbastanza vicino al centro ricerche.
Come al solito, Rigel fece il suo consueto e ormai di rito giro di saluti, poi invitò a cena tutto il gruppo nella sua tenuta, nella serata del dopodomani, giusto per riuscire a poter andare in città a fare le compere necessarie, dato che la capitale Tokyo distava da lì circa una quarantina di minuti abbondanti in auto.
Facendo così avrebbe potuto acquistare tutto l’occorrente per poter fare una mega grigliata, in onore dei principi e del loro ritorno sulla Terra!
A quel punto, Actarus dovette ammettere che gli stava facendo un certo effetto l’essere nuovamente sul pianeta che molti anni addietro lo accolse, amorevolmente. Prese poi a guardarsi attentamente intorno notando così a prima vista che nulla era cambiato. Si sentì emozionato, come mai lo era stato prima di quel momento! Osservò poi la sua adorata sorellina, e gli sembrò che anche lei stesse percependo le sue uguali emozioni.
Una volta che varcarono la porta d’ingresso del centro, si affiancò al padre, pensando che sia lui che Maria dovevano veramente tutto a quell'uomo.
Questi li aveva trovati, curati, li aveva dato un tetto dove poterono ripararsi, li aveva cresciuti, educati, ma soprattutto gli aveva dato la possibilità di diventare quello che in quel momento erano: un uomo e una donna, maturi, onesti e responsabili.
Non finirò mai e poi mai di ringraziarlo.
Si disse visibilmente emozionato.
 
  • Actarus, Maria, venite le vostre camere sono da questa parte – li richiamò loro padre.
 
I due salutarono gli altri e presero a seguire il dottore per un lungo corridoio.
Ad un tratto, da una delle tante camere che vi erano presenti, ne uscì una signora di circa una sessantina d’anni, abbastanza corpulenta, con indosso una veste blu scuro e una specie di cuffietta in testa, a dire il vero molto ridicola.
Actarus prontamente si voltò a guardare Maria, che stava cercando invano di trattenere le risa, difatti non riuscendoci scoppiò a ridere in faccia alla donna, che di rimando si indispettì.
Prontamente, Procton intervenne.
 
  • Actarus, Maria, lei è la nostra governante, la signora Agnese – presentò ai due la donna, mentre quest’ultima di rimando squadrò entrambi e poi emise un sonoro sbuffo.
  • Ottimo! Ora abbiamo altri due damerini impomatati da viziare! Ehi Dot, ma dimmi un po' non ti bastavano di già quei due! – i principi di Fleed si guardarono incredibilmente scioccati.
  • Ma Agnese suvvia voi siete in tante, e comunque loro non sono così viziati – il dottore cercò di abbonirla.
  • Uhm, lo spero! – Agnese continuò a guardare i nuovi arrivati con sguardo truce.
  • Ragazzi venite – li richiamò Procton – Maria, questa è la tua stanza – aprì la porta entrando e la ragazza subito lo seguì all'interno di essa. Per prima cosa iniziò a saltellare come una bambina, alla quale le era stato appena promesso un giro sulle giostre. Estasiata si guardò attorno.
  • WOW! Ma è bellissima – fece continuando a saltellare.
  • Ti piace?
  • Altroché, è fantastica!
  • Bene, ascolta ora però sistemati, fatti pure una doccia, riposati anche, poi più tardi ti verranno a chiamare le tue due inservienti, va bene?
  • Benissimo papi! – gli saltò al collo, per poi stampargli un bacio sulla guancia, sotto lo sguardo scioccato della cara signora Agnese, che tenendo le braccia incrociate al petto, continuò a fare segno di no con la testa.
 
Lasciata Maria nella sua stanza, Actarus seguì il padre che in quel momento aprì la porta di un’altra stanza.
Inutile dire che i due ovviamente furono seguiti come un’ombra dalla simpaticissima governante.
 
  • Actarus, questa invece è la tua di stanza – fece Procton, poi rivolgendosi alla donna – Agnese per ora puoi andare, nel frattempo pensa a chi delle tue ragazze è più adatta per prendersi cura dei principi di Fleed, mi raccomando conto su di te.
 
Il dottore liquidò con nonchalance la governante, che però rimase di braso nell'apprendere che quei due erano i famosi principi di quella stella lontana, ma che soprattutto la salvezza della Terra era in parte dovuta a loro, in particolare al ragazzo.
Si morse più volte la lingua, rendendosi conto che insomma era stata davvero maleducata nei loro confronti, quindi a quel punto si ripromise di mettere a loro servizio le sue ragazze migliori.
 
Erano entrambi comodamente seduti sull'ampio divano che faceva parte dell’arredamento di quella stanza.
I due iniziarono così a parlare dei più svariati argomenti.
Procton gli raccontò di come aveva conosciuto la sua attuale compagna, la dottoressa Karen.
I due si erano conosciuti due anni prima ad un convegno a Miami, organizzato dall'unione mondiale per la difesa terrestre.
Il loro era stato praticamente un amore a prima vista, almeno da parte di lui, lei invece ne usciva da poco tempo dalla separazione col duca di Bard, il padre biologico di Abel e Aurora.
Sulle prime era stata un po' titubante, anzi per la precisione aveva paura di buttarsi in una nuova relazione, essendo passato pochissimo tempo dal fallimento del suo matrimonio, ma Procton lo capì e quindi le lasciò i suoi tempi.
Successivamente si rincontrarono in occasione di diversi party e convegni, e fu proprio in uno di questi che entrambi capirono di essere fatti l’uno per l’altro.
In fondo i due erano molto simili.
Erano accomunati dalla stessa identica passione per la scienza, condividevano gli stessi ideali, gli stessi hobby.
Negli anni passati, Procton non si era mai voluto impegnare prima di quel momento, un po' a causa dei troppi impegni lavorativi, e un po' anche perché non aveva ancora trovato la sua anima gemella, anima che invece identificò nella bella collega.
Ovviamente, com'era ben immaginabile, appena ebbe terminato il proprio racconto, Procton volle sapere cosa avesse fatto in quegli anni il figlio lontano dalla Terra.
Per prima cosa, il ragazzo si era dedicato anima e corpo alla ricostruzione del proprio pianeta natio, aiutato sia materialmente che psicologicamente anche dagli altri profughi che fortunatamente erano scampati al massacro.
Ma si era anche parecchio divertito.
Lo ammise che sentendosi finalmente libero, in pace nella sua patria e soprattutto senza avere più il timore di poter perdere tutto da un momento all'altro, si era dato anche alla pazza gioia!
Le donne gli erano da sempre piaciute e pure tanto, ma quando era sulla Terra, era stato troppo preso nella lotta per la sopravvivenza, e quindi impossibilitato di poter pensare di amare e a sua volta di essere amato.
Una volta che arrivò nuovamente sul suo pianeta aveva rincontrato come si usava dire, le sue vecchie fiamme, e perfino la principessa Rubina gli aveva fatto visita, forse sperando di poterlo convincere a mettersi definitivamente con lei, ma lui declinò nuovamente l’invito.
Amanti andava bene altro no.
Con quelle belle fanciulle intrecciò delle relazioni solo ed esclusivamente a livello sessuale, perché sia in passato che di recente, nessuna tra queste era riuscita a prenderlo in maniera più profonda. Probabilmente anche lui doveva ancora conoscere e incontrare la donna della sua vita, ma era ancora piuttosto giovane e quindi del tempo ne aveva.
A ben pensarci c’era però sempre Venusia, la cara e dolce Venusia!
Actarus, ovviamente era a conoscenza dei sentimenti che la ragazza aveva da sempre nutrito nei suoi confronti, e gli spiaceva non poterli contraccambiare. Certo, le voleva un gran bene, un bene davvero grande, ma per lui era come se lei fosse una seconda sorella, nulla di più. Per lei aveva da sempre avuto un amore fraterno, lo stesso che nutriva per la sua sorella di sangue.
Lui la vedeva da sempre con gli stessi occhi che vedeva Maria, cioè come una sorellina minore da proteggere e difendere, non come una donna da amare nel vero senso completo del termine!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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