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Autore: Deienira    30/06/2020    8 recensioni
"Se non fossi cresciuto al tuo fianco, come mi avresti trattato?"
Storia senza pretese, in un tempo imprecisato.
Si distacca sicuramente dalle vicissitudini del manga, ma avevo proprio voglia di scrivere questo episodio che mi è passato in mente!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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-Se non fossi cresciuto al tuo fianco, come mi avresti trattato?-

La domanda di André arrivò come un fulmine a ciel sereno.

Oscar bloccò il braccio a mezz’aria con la piuma intrisa d’inchiostro ancora in mano pronta a firmare le ultime scartoffie depositate sulla pregiata scrivania donata da Re Luigi XVI in persona per il suo ufficio di corte.

La ragazza guardò l’amico confusa e stupita.

-Cosa intendi dire esattamente?-

Firmò di fretta il primo documento per evitare che l’inchiostro gocciolasse e lo macchiasse. Adagiò infine la piuma nel calamaio e prestò piena attenzione ad André che, approfittando del momento, si sedette su una sedia imbottita proprio di fronte a lei.

Oscar non sapeva esattamente perché, ma sentiva che la questione che stavano per andare a trattare le premeva particolarmente.

-Fin da piccoli siam cresciuti in simbiosi; inizialmente per volere di tuo padre, successivamente per piacere nostro. In questo modo siamo diventati amici, quasi fratelli oserei dire, trovando un equilibrio tutto nostro, non imposto da nessuno. O sbaglio?-

-Assolutamente- Rispose Oscar velocemente con voce sicura, quasi temesse che André potesse pensare di non avere rilevanza nella vita di lei.

-Bene, ma se così non fosse stato? Tu mi tratti tuo pari per l’amicizia che ci lega da sempre. Forse è anche per merito mio e del mio essere popolano che non discrimini nessuno del mio ceto sociale e non lo tratti da essere inferiore. Ne sono estremamente contento, non dubitare di ciò, ma mi chiedo: se non ci fossi stato io da tramite sarebbe stato uguale?-

La questione diede non poco fastidio ad Oscar. André diffidava della sua persona?

-Stai per caso dubitando della mia integrità morale?!-

La domanda le uscì con più rabbia del necessario. Non riusciva a comprendere André in quell’esatto momento, sentiva però una strana sensazione spiacevole, a tratti dolorosa, salirle dalle viscere.

Il ragazzo le sorrise a mezza bocca e si avvicinò alla finestra, facendo cenno a Oscar di raggiungerlo.

Oscar, questa volta, non provò nemmeno a controbattere e fece ciò che era stato richiesto. Ormai voleva andare a fondo nella questione, André non era persona da quesiti futili.

Il giovane aprì la finestra e, dopo essersi guardato un po’ attorno, indicò con la mano destra il Conte De Girodelle in compagnia del suo attendente.

-Pierre, porta il messaggio al Duca De Lille-

Il vice di Oscar disse ciò in modo perentorio e arrogante, accompagnando il tutto con un gesto della mano per mandare via quella che, con ogni probabilità, credeva una presenza superflua e futile.

-Come desiderate, Conte. Comunque, vi ho recuperato il fazzoletto che avevate lasciato nelle stanze della Duchessa D’Artois-

Girodelle afferrò l’oggetto in modo sbrigativo senza il minimo ringraziamento e neppure guardando in faccia l’attendente.

-Muoviti!- Una sorta di ruggito uscì dalla sua bocca e concluse in questo modo, andandosene senza nemmeno voltarsi.

André, una volta terminata la squallida scena, si allontanò verso la porta che spalancò immediatamente.

Attese un’Oscar che ci mise un paio di secondi prima di raggiungerlo.

Lei conosceva molto bene il suo secondo, lo sapeva un brav’uomo, ma questo atteggiamento di manifesta superiorità nei confronti del suo attendente l’aveva turbata non poco. Inconcepibile un comportamento del genere, inaccettabile!

Mentre camminava lungo i corridoi di Versailles, questa volta lei un passo indietro rispetto ad André, si chiese se per caso non fosse mai capitato anche a lei di trattare in quella maniera indegna il suo amico d’infanzia. Già il solo non poter incedere l’uno di fianco all’altro era estremamente classista, eppure se ne rendeva conto solo in quell’esatto momento, trovandosi in una posizione solitamente non sua. Mantenere la rigida etichetta di Corte era per lei un dovere, creare questa sorta di distacco da André era convinta avrebbe messo a tacere le malelingue che da ormai anni fantasticavano su una loro presunta relazione servo-padrone.

Ma le era mai successo di superare il limite? Le era mai capitato di imporgli malamente le cose senza ascoltarlo? Senza tenere in considerazione il suo parere? Le era mai accaduto di non ringraziarlo nel profondo per ogni minimo aiuto che le aveva donato?

Oscar si domandò in cuor suo tutte queste cose, ma non osò chiedere al diretto interessato, colta da una sorta di timore per un’eventuale risposta affermativa. Un atteggiamento del genere, per quanto fredda e algida fosse, non se lo sarebbe mai perdonata. Di ciò era più che consapevole.

Nel mentre la mente di Oscar si arrovellava di dubbi, André fermo il suo passo dietro ad una colonna, nascosto nell’ombra, di un’enorme sala ricca di elaborati tavolini. Da una parte si poteva notare un gruppo di nobildonne intente a sorseggiare del the e a parlottare tra loro, dall’altra i mariti e, con ogni probabilità, gli amanti presi in chissà quale discorso ornato dall’acre fumo dei loro pregiati sigari.

André fece un cenno con la testa a indicare il primo gruppo e Oscar si concentrò al massimo per cercare di raccogliere più strascichi possibili di quelle innumerevoli parole mischiate alla confusione della sala.

-La Marchesa De Compiegne mi ha raccontato l’altro giorno che la Contessa De Polignac le ha svelato di aver lasciato morire, qualche anno fa, una donna del popolo finita sotto la sua carrozza. E’ rimasta sconvolta dall’assenza di emozioni e la freddezza con cui Yolande le ha raccontato tutto! Io le ho subito detto che la Contessa ha fatto più che bene a non fermarsi per una stracciona! Sia mai che un nobile si abbassi al livello di un popolano! Fortunatamente dopo questo mio discorso la Marchesa è rinsavita e mi ha dato ragione-

-E dove avrebbe sbagliato la Contessa? E’ risaputo che la maggior parte di quelle straccione siano meretrici! Di pessimo gusto e incapaci per quel che ho sentito-

André strinse la mano a pugno e Oscar dovette trattenere l’istinto di deporre una lieve carezza per calmarlo.

Stavano parlando in maniera indegna della sua gente, anzi, della loro gente! Oscar era consapevole di essere aristocratica esattamente come lo era di essere parte del popolo di francese.

-L’unica cosa buona che fanno quei pezzenti è pagare le tasse. Lo scorso giorno mio marito mi ha comprato una splendida trapunta in seta con il denaro requisito ai contadini che lavorano le sue terre. Quelli sono così stupidi da non essersi nemmeno resi conto di star versando il doppio di quello pattuito!-

Uno scroscio di immotivate risate seguì questa rivelazione.

-Non tutti sono stupidi, o almeno, di vista noi ne conosciamo uno estremamente intelligente e...avvenente-

La donna che aveva parlato nascose un sorriso malizioso, gemello a quello delle sue amiche, dietro al ventaglio.

Oscar inarcò un sopracciglio incuriosita da questo uomo che, a quanto pare, nonostante la sua posizione sociale aveva rapito il cuore (o meglio, l’interesse a letto) di quelle nobildonne e non solo.

-State forse parlando dell’attendente di Madamigella Oscar? André...non ricordo cosa-

-Ma cosa vuoi che importi il suo cognome?! Non ha la nostra elevatura! Una notte di fuoco la passerei con piacere con lui, però!-

Oscar si sentì uno strano calore al viso, ma non tanto per l’imbarazzo, più che altro per rabbia! Come osavano parlare del suo André?! Del suo migliore amico da una vita? Nessuna doveva avvicinarsi a lui, nessuna!

André fece per andarsene, non voleva ascoltare oltre, ma Oscar lo afferrò di peso da un braccio e lo trattenne fermo. Lei il continuo voleva ascoltarlo eccome!

-Ma lo avete visto? E’ un Dio greco! La camicia, invece che nascondere, mette in risalto i muscoli! Non ho mai visto tanta perfezione in un sol uomo!-

Oscar, senza farsi notare dal diretto interessato, dopo queste parole sbirciò il torace dell’amico e dovette ammettere che quelle donnicciole da quattro soldi avevano proprio ragione. Non lo aveva mai notato, ma in effetti dovette constatare che André fosse uno degli uomini più belli, se non il più bello, che avesse mai incontrato.

-Già, peccato non sia nobile! Beata il Comandante che lo ha sempre accanto...chissà se tra di loro...-

André cominciò ad annoiarsi; ma magari avessero un minimo di verità quei discorsi! Era innamorato neppure lui sapeva da quanti anni di Oscar, ma lei nulla...la situazione diveniva ogni giorno sempre più frustrante!

-Non so, non ce la vedo Madamigella Oscar a rotolarsi tra le lenzuola ma lui...lui ce lo vedo eccome! Corre voce che da quel punto di vista sia particolarmente, come dire, prestante!-

Il giovane Comandante si bloccò. André...prestante? In effetti l’amico era cresciuto, ormai era un uomo e il suo corpo si era plasmato di conseguenza...ma pensarlo in quella maniera la imbarazzava un poco. Sicuro era però che provasse più furia per quello che stavano dicendo quelle 6 oche. Non dovevano osare parlare del suo André e immaginarlo nudo! Una sola parola di troppo e sarebbe uscita dal suo nascondiglio per passarle a fil di spada una ad una!

-Sapete, a parlarmi delle sue notevoli dimensioni è stata la Duchessa De Chartres! Mi ha raccontato di essere riuscita a conquistarla e per una notte hanno fatto sfaville...a quanto pare non è una divinità solo nell’aspetto!-

Un nuovo scroscio di risate e uno strano dolore pervase il petto di Oscar. Quindi il suo André...pensarlo con altre donne le faceva molto male, non sapeva il perché, forse perché fin da piccoli son sempre stati solo loro. Ora lei si rendeva conto che il suo amico era un uomo, poteva avere il desiderio di sposarsi. Se ne sarebbe andato e il solo pensiero le provocò un atroce dolore al petto. Lei non voleva, lui era parte di lei. Senza André, Oscar non poteva vivere.

Si voltò lentamente verso l’amico, come a volerlo cogliere in fallo per cerare conferma a quelle parole, ma l’unica cosa che notò fu uno sguardo confuso e vagamente divertito. Come attratto da una calamità anche André girò il viso per guardarla negli occhi e le sorrise scuotendo la testa in segno di diniego.

Una sorta di macigno si sollevò dallo stomaco della ragazza. Quello della Duchessa De Chartes era uno dei tanti pettegolezzi, ma il resto? Il voler crearsi una famiglia? Non aveva mai chiesto nulla ad André, non se ne era mai interessata...forse non era troppo diversa da tutti gli altri nobili...forse non era così diversa da Girodelle.

Lei lo voleva, lo pretendeva parte della sua vita fino alla fine dei suoi giorni. Questa consapevolezza le arrivò improvvisamente e un poco la tormentò. Non era persona da sentimentalismi, ma per André avrebbe affrontato nuovamente la furia reale. Per nessun’altro, solo per lui.

Eppure, se non sentiva la stessa cosa per Fersen, qualcosa doveva pur significare...che i suoi sentimenti per lo svedese fossero così aridi e superficiali? Perché non riusciva ad immaginare un “poi” con l’uomo che riteneva amare? In quel momento sapeva solo che fra la vita di André e quella del Conte, lei non ci avrebbe messo troppo a scegliere la prima.

Quella situazione era decisamente frustrante e lei troppo confusa. Seguiva André che aveva ripreso a camminare per i familiari corridoi della Reggia, ma senza proferire parola.

C’era anche un’altra questione in sospeso, quella per cui il suo amico le stava facendo vedere tutte quelle cose. E forse ora capiva dove voleva andare a parare...e la sua sicurezza di partenza vacillava sempre più.

In fin dei conti il padre della ragazza ha sempre manifestato un atteggiamento di superiorità nei confronti del terzo stato, André e Nanny erano l’eccezione ma fino ad un certo punto. Lei ha sempre eseguito ogni singolo ordine del padre, tutti i suoi ideali (o quasi) li ha fatti proprio, ha assorbito ogni singola nozione.

“Sei nobile, un uomo nobile. Migliore degli altri”

“Sei l’erede dei de Jarjayes. Famiglia ricca, di nobili origini, vicino alle loro Maestà. Comportati di conseguenza, nessuno è migliore di te”

“Sei il Comandante delle Guardie Reali. Una delle massime cariche per un nobile. Non pensare alle condizioni del popolo, tu devi solo proteggere i reali e pensare alla tua elevatura sociale. Con gli altri non hai di che spartire!”

Sempre così, fin dalla più tenera età. Solo grazie ad André poteva dire di avere ancora, in parte, i piedi per terra...ma senza di lui cosa avrebbe fatto? Come poteva dare una risposta sicura al suo amico quando anche lei era corrosa dai dubbi?

Sentì un lieve moto di stizza crescere in lei, per quale motivo André doveva uscirsene con una domanda così complicata? Sapeva forse che l’avrebbe messa in difficoltà? Era quello il suo obiettivo? Oscar si poneva tutte queste domande senza risposta. Non sapeva quanto avrebbe retto, soprattutto ora che si trovava alle spalle di quei miserabili dei Duchi De Germaine e D’Orleans. Tutti le loro malefatte erano incise a fuoco nella mente della ragazza ma, dovette ammettere con una sorta di sadico piacere, vedere il primo, nonostante la calura estiva, con un guanto a coprire la mano offesa da lei diversi anni prima le provocava un sentimento di appagamento nel profondo.

D’altro canto, i pensieri di André non erano troppo distanti da quelli dell’amica, ma non era quello il momento di crogiolarsi nel compiacimento. Doveva mostrare ad Oscar, far vedere la vera facciata dei nobili. Sentire da lei parole di disprezzo per questi atteggiamenti, avere la certezza che lei non passasse sopra a nessuna di queste meschinità. Poter dire di averla resa una persona pura su tutti i fronti, non quelli aristocratici che pretendeva il Generale, ma quelli umani. Pura...sì, pura come le rose bianche che tanto amava. Aveva un disperato bisogno di sapere quanto contava la sua vita per lei, nonostante l’abisso chiamato classe sociale che li separava.

Prese con delicatezza un polso della ragazza e la portò in una zona più nascosta e appartata, dove avrebbe potuto osservare indisturbata la disgustosa scena che, da quel che sapeva tramite dicerie del personale di servizio, si ripeteva fin troppo spesso.

-Chi è la vostra preda oggi?-

-Duca De Germaine, pensavo alla serva rossa. Da quel che so ha una liaison con quello stallieri che ieri mi ha sellato da cane quale è male il cavallo-

-Che inutile gentaglia. Bene eccola che arriva-

Oscar aveva una pessima sensazione, veramente brutta. Guardò André che le fece cenno di no con la testa, di non intervenire, nonostante l’enorme sforzo che l’azione richiedeva. Lui sapeva che quei due non avrebbero ucciso la ragazza, sperava solo che riuscisse a fuggire con poco. Se avessero superato un limite invalicabile nella sua testa, però, non avrebbe osato bloccare la furia di Oscar. L’avrebbe lasciata libera di scatenare l’ira di Dio e lui con lei, nonostante la sua posizione sociale non lo permettesse.

La giovane cameriera trasportava una bacinella d’acqua quando, dopo un’ostruzione che la fece inciampare, vide tutto il contenuto riversarsi sul Cugino del Re di Francia.

Orripilata (e Oscar con lei dopo aver capito l’intento dei due) si guardò dietro e capì che il Duca De Germaine le aveva fatto uno sgambetto.

Tremava visibilmente, e André si sentì straziato per non poter intervenire...ma si disse che se Oscar avesse visto la scena in toto qualcosa in futuro lo avrebbe fatto, non l’avrebbe fatta passare liscia a nessuno dei due. E se avesse deciso di ucciderli, lui si sarebbe voltato dall’altra parte...ma di occasioni per un delitto ne aveva avute tante, prima di tutte il famoso duello, l’avrebbe fatta pagare ad entrambi ma non con la morte.

Il Comandante, con un gesto automatico e di riflesso, appoggiò una mano sull’elsa della spada, pronta a sguainarla se la situazione fosse degenerata più del dovuto.

-Maledetta sgualdrina da quattro soldi! Come hai osato?!-

Il Duca D’Orleans si avvicinò torvo alla giovinetta terrorizzata che non riusciva a comporre frasi di senso compiuto.

-Io...mi perdoni...io non...non volevo...io...-

Lo schiaffo arrivò talmente potente che la cameriera si ritrovò per terra. Oscar si bloccò cerea in volto, il rumore dell’impatto che rimbombava per la sala e il suo respiro venuto a mancare per poco. Singhiozzi, percepiva solo quelli, Erano lacrime acide che ferivano il suo cuore quelle che quella povera ragazza riversa a terra stava versando.

Il Duca De Germaine tentò di afferrare bruscamente il braccio della ragazza per tenerla ferma mentre il compare completava l’ignobile vendetta. Fortunatamente (sia per Oscar che per André) però questa riuscì a sgusciare appena in tempo da quelle tenaglie che l’avrebbero imprigionata a chissà quale destino e scappò il più veloce possibile da quella stanza.

-Siete un imbecille Duca, ve la siete lasciata scappare!-

-Ma che sarà mai? Continueremo domani! Quella squallida serva, se non vuole morire, deve sottostare a qualunque nostro ordine!-

Oscar non ce la fece più e si apprestò ad estrarre la sua amica di mille avventure dal fodero ma André, senza farsi notare, la trascinò via da quel luogo dove l’aria era diventata troppo pesante per entrambi.

Una volta nuovamente nei corridoi, però, la ragazza sbottò.

-Perché mi hai fermato André?! Non hai visto? Quei due meritano una lezione! Non possono pensare di restare impuniti! Come...come hanno osato?! Se non fosse riuscita a scappare cosa sarebbe successo a quella povera ragazza?! Dimmelo! Dimmelo André!-

Oscar era fuori di sé dalla rabbia. André poche volte l’aveva vista in quelle condizioni. Nella solitudine del suo animo se ne rallegrò: lei era diversa. Ma doveva arrivare fino in fondo.

-Tante cose le sarebbero potute accadere, una peggio dell’altra, e ti garantisco che se quella poveretta non fosse riuscita a fuggire non ti avrei di certo fermata dal tuo intento. Domani potrai farla pagare a quei bastardi, qualunque cosa tu voglia fare non potrò che esserne compiaciuto. Ma ora c’è solo un’ultima cosa che devo mostrarti. Appena arriviamo ai giardini, nasconditi dietro un albero-

-Tu non vieni con me?-

-Vedrai-

Si incamminarono con passo svelto per raggiungere il luogo pattuito. Oscar, che aveva quasi totalmente sbollito la rabbia, si ritrovò nuovamente infiammata non appena, incrociata per puro caso la Duchessa De Chartres, questa non osò fare un occhiolino malizioso al suo attendente.

Il Comandante le lanciò un’occhiataccia torva delle sue, ma ormai era troppo tardi per essere vista. Fulminò anche André dopo averlo sentito ridere. Gli piaceva forse essere al centro dell’attenzione delle donne? Questo fare da donnaiolo non le piaceva per nulla. Le dava irritazione, pura e potente irritazione.

-E pensare che appena la vedo tendo a dileguarmi. Credo di non aver mai avuto l’onore di parlare con Madame! E lei va in giro a dire che me la sono portata a letto! Oscar, se questo pettegolezzo dovesse spargersi per tutta la Reggia dovrai proteggermi dalla furia di un marito umiliato da un semplice attendente che, dulcis in fundo, non ha mai sfiorato nella realtà la moglie neppure con lo sguardo!-

André continuò a ridacchiare ed Oscar, da buona stratega quale era, approfittò del momento per dare risposta ai suoi dubbi riguardo la vita sentimentale dell’amico. Ancora non sapeva se, in caso di risposta affermativa, avrebbe provato ad essere felice per l’amico oppure avrebbe fatto di tutto per agire nell’ombra e troncare l’eventuale relazione, tenendosi così André tutto per sé.

-Ma forse, se non Madame De Chartres, c’è un’altra...no? Non ne abbiamo mai parlato. Forse hai il desiderio di sposarti...di farti una famiglia tutta tua-

La ragazza dovette nascondere il tremore della voce non appena parlò di matrimonio e di figli, non era comunque sicura di esserci riuscita.

Aveva paura, diamine se ne aveva!

André, invece, rimase piuttosto perplesso. Sposarsi? Certo che gli sarebbe piaciuto! Peccato che la donna di cui era innamorato perso moriva dietro un belloccio svedese irraggiungibile (per sua fortuna! Almeno sul fatto che Fersen non avrebbe mai ricambiato era più che sicuro!).

-E’ per caso un modo carino per cacciarmi di casa e dirmi di trovarmi un altro lavoro?-

Il ragazzo la mise sul ridere, ma Oscar divenne cerulea...in caso di matrimonio non l’avrebbe più rivisto. Il solo pensiero la ricoprì di un’angoscia devastante tant’è che, una volta raggiunto un folto gruppo di alberi dietro il quale si sarebbe dovuta nascondere, si appoggiò (con nonchalance, come se fosse un gesto come tanti) ad un tronco per ritrovare l’equilibrio venuto meno.

-Ma certo che no! Non è assolutamente mio intento! Solo...solo non vorrei essere ostacolo alla tua felicità-

Sussurrò. Ecco cosa fece la ragazza, sussurrò. André provò un moto di tenerezza, sentiva che dietro le parole di Oscar era nascosto molto di più, ma la paura di illudersi era tanta. Temeva di soffrire, questa volta non si sarebbe rialzato.

-Oscar, io mi sposerò solo per amore. Non ho in programma alcun matrimonio per i tempi prossimi, a grande dispiacere della nonna. Te lo direi se ci fosse qualcuna! E comunque non potrai mai essere ostacolo alla mia felicità, i miei ricordi e momenti più belli li ho condivisi con te. Non dubitare che se una donna mi dovesse mai chiedere di scegliere fra te e lei, io sceglierò sempre te. Ora però nasconditi dietro questo albero-

Oscar provò un’emozione profonda, superiore a quella consentita per un amico o per un fratello. Era estremamente felice, si potrebbe dire anche euforica. Il cuore le batteva a mille, il suo André le voleva bene in egual maniera!

Non se lo fece ripetere, sollevata raggirò l’albero sul quale si era appoggiata e attese.

André era nella sua visuale e a portata d’orecchio, si mosse solo quando vide, per la seconda volta nel giro di un’ora, Girodelle muoversi in quella direzione.

Oscar non riusciva a capire perché ancora lui e soprattutto cosa centrasse André in tutta questa situazione. Nessuno aveva mai osato parlar male di lui e trattarlo ai limiti dello schiavismo. Lei non aveva mai visto episodi del genere nei suoi confronti.

-Capitano, possiate perdonare questa mia improvvisata, volevo avvisarvi che Oscar mi ha detto di dirvi che, per un’incombenza improvvisa, si trova costretta a lasciare la Reggia e quindi il comando passa a voi-

Girodelle guardò l’uomo di fronte a lui con una malcelata antipatia e disprezzo. Quando erano soli non aveva bisogno di mascherare i suoi atteggiamenti. Quel servo lo urtava come mai nessuno, ma di fronte a Madamigella doveva far buona impressione. Doveva, voleva portarsela dalla sua parte, ma gli sforzi sembravano tutti totalmente vani. E ciò accresceva il suo odio nei confronti di quell’André Grandier che, a parer del Conte, non era nemmeno degno di rivolgergli la parola.

-Vedo che la presunzione di darle del tu non te la levi. E’ vergognoso che un servo, di così basso calibro poi, abbia la presunzione di rivolgersi in cotal maniera informale alla sua padrona-

Oscar percepì chiaramente il modo in cui il suo sottoposto volle sottolineare nel discorso le parole “servo” e “padrona”. Non avrebbe resistito a lungo, André non glielo dovevano proprio toccare.

Al contempo, però, si sentì veramente in colpa. Chissà da quanto tempo il suo André subiva queste angherie...e lei non ci aveva mai fatto caso. Era così cieca...e lui non poteva difendersi, la sua posizione non glielo permetteva.

Quanta rabbia repressa nei nobili. Rabbia senza capo né coda...sarebbe potuta anche lei diventare così se non fosse cresciuta con un figlio del popolo?

-Oscar ha sempre voluto così, non ha mai apprezzato i momenti in cui le davo del Voi. In fondo devo sottostare ai suoi ordini, no?-

Era una sfida aperta, o almeno, la ragazza dietro l’albero l’aveva percepita così. Se ne compiacque anche perché lei era dalla sua parte! Qualunque cosa fosse successa o qualunque intenzione avesse Girodelle, ci avrebbe pensato a lei a metterlo al suo posto...visto che le gerarchie gli piacevano così tanto, avrebbe messo in pratica anche quella che distingueva un comandante da un semplice capitano.

-Ti credi furbo, vero Grandier? Eppure non sei nulla, vali meno di un sasso qui. Sei spazzatura come tutto il tuo ceto. Madamigella ti ha accanto solo per ordine del padre, si è semplicemente abituata alla tua presenza, nonostante ciò, anche per lei vali zero. Lei una nobile, tu? Oh, tu no! Non hai di che spartire con lei. Non hai nulla da offrirle come invece potrei io. Un Titolo, ecco cosa conta veramente nella vita, e tu non lo hai. Sei patetico nella tua illusione di aver innalzato il tuo status solo per grazia del Generale che ti ha concesso un’educazione nobiliare. Sei un orfano but...-

-ORA BASTA!-

Un ruggito perforò l’aria. Un ruggito non proveniente da André.

Oscar ne aveva sentite troppe per resistere. Un’umiliazione tale al suo amico aveva superato il limite. Era riuscita a trattenersi con quelle dame e con i duchi, ma non poteva sopportare oltre. La sua furia esplose improvvisa al solo accenno della famiglia di André. Non avrebbe mai permesso a lui di sentire tali crudeltà.

Nessuno doveva osare parlare in quel modo di lui. Nessuno! E al diavolo il rimaner nascosta in ascolto! L’amazzone si mostrò con il suo sguardo più rabbioso e penetrante, facendo impallidire il sottoposto in pochi secondi.

André, invece, rimase impassibile, troppo irritato per le parole di quel Conte che, ancora una volta, umiliava la sua condizione di vita. Se non fosse intervenuta Oscar, a un solo accenno di troppo ai suoi genitori, gli sarebbe saltato al collo. E non gli sarebbe importato a nulla, sarebbe salito sul patibolo col sorriso!

-Comandante...il vostro attendente mi ha detto che...che ve ne stavate andando-

Girodelle balbettò vistosamente, non ci voleva un genio per capire che Oscar avesse ascoltato parte della conversazione.

-E così era! Sono andata a cercarlo ed ho sentito ciò che non avrei mai voluto sentire. E comunque avete detto bene: il MIO attendente, non il vostro! Esigo che venga trattato con rispetto perché questo è il MIO volere e ciò che concedo o non concedo al MIO amico sono fatti MIEI che non devono essere messi in discussione per alcun motivo! Io sono il Comandante, tu? Oh, tu no. Sono stata sufficientemente chiara o devo regredirvi a semplice soldato?!-

Il Capitano era attonito...lo stava minacciando...e ne aveva sia il grado che il titolo.

Si morse la lingua ingoiando qualche imprecazione al sorriso compiaciuto di André. Non poteva fare molto, abbassò la testa in senso di sottomissione e fece per andarsene.

-Ah, Capitano, un’altra illazione sulla famiglia di André e dovrete vedervela direttamente con me-Un cenno di assenso e Girodelle si dileguò.

Seguirono attimi di puro silenzio in cui André si rese realmente conto della portata del gesto della sua Oscar.

-Grazie-

L’unica cosa che lui riuscì ad articolare.

Lei era immersa nei suoi pensieri, in quel momento gli doveva una risposta.

-Non posso rispondere alla tua domanda. Forse realmente sarei diventata così senza di te al mio fianco. Ciò che so per assoluto è quello che sono oggi e non ringrazierò mai abbastanza te e Nanny per ciò. Sono una nobile. Sono una figlia del popolo. Sono tua pari-

André fece sua quella risposta, era soddisfatto e felice. Oscar era con lui e lo sarebbe sempre stata.

-Ottimo André, direi che ora è realmente il momento di andarcene! Direi di passare per Parigi. Dopo questo orribile pomeriggio, quanto meno mi devi una cena!-

Il ragazzo rise e Oscar si ritrovò rincuorata da quella melodia.

-Sì, direi che una è il minimo. Prima dimmi, però, cosa hai intenzione di fare ai Duchi De Germaine e D’Orleans-

Oscar sorrise e lo guardò complice.

-Oh, mio caro amico, ti basti sapere che domani ci divertiremo- 


Angolo Autrice
Non chiedetemi da dove mi è uscita questa storia, neppure io lo so! Mi è solo passato per la mente un episodio simile e ho voluto metterlo nero su bianco. Sono più che consapevole che il tutto è piuttosto impossibile visto il seguito del manga e anime, ma fa niente. Va bene così!
Ah! Io non ho nulla contro Girodelle e l'OOC non è solo per il personaggio di Oscar ma, soprattutto per lui, però credo che una cordiale antipatia con André esistesse veramente (e a buoni motivi!)
Spero di non aver disturbato nessuno con questa storia, in tal caso me ne dispiaccio.
Vi saluto!
Deienira

 

 

 

   
 
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