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Autore: Hotaru_Key22    30/06/2020    0 recensioni
"«Disturbo?» chiese, senza aspettare la risposta e andando ad accovacciarsi dinnanzi all’amico.
Remus lo fissò per alcuni istanti, domandandosi se potesse rivelargli tutto dal momento che il giorno dopo sarebbe partito e che forse non avrebbe mai fatto ritorno."
{Questa storia partecipa al contest “Let’s Love Them Together” indetto da fantaysytrash sul forum di EFP}
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Racconto di una notte di pioggia

Era sera, le gocce di pioggia ticchettavano incessanti sul vetro scheggiato della finestra.
La stanza non era molto spaziosa, giusto il tanto che bastava per farci entrare un letto, un armadio ed un piccolo tavolo con una sedia dallo schienale cigolante.
Cigolava tutto in quella piccola stanza: la sedia, il pavimento in legno vecchio, la rete del letto, le ante dell’armadio ed anche la finestra scossa dal vento.
Le giornate di vento erano bellissime, tra la finestra ed i sibili che questo creava tra le case sembrava di assistere ad un piccolo concerto.
L’odore di quella vecchia stanza era quello della polvere e di chiuso proprio di ogni casa abbandonata, ma per Remus era odore di casa e non ne avrebbe mai avuto abbastanza.
In quel momento era lì in piedi a guardare la carta da parati verde e gialla, cercando di imprimere come meglio poteva nella sua mente tutti i disegni floreali che essa creava.
Sapeva di non poter dire di no ad Albus Silente, che per lui era stato una delle figure più significative della sua vita: era stato lui a permettergli di frequentare Hogwarts e di conoscere James, Lily e Peter ed era stato grazie a lui se aveva incontrato Sirius.
E quella stanza lì di quel piccolo rifugio, quella era stata la stanza dove aveva capito di essere perdutamente innamorato di quel ragazzo con i capelli color della notte e gli occhi color della cenere, che non aveva mai visto come altro se non come uno dei suoi migliori amici.
Prese un gran respiro, avanzando di qualche passo e trovandosi davanti al suo letto con le lenzuola bianche ben stirate ed il piumone blu ben sistemato fin sopra il cuscino.
Sirius non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti e, nonostante sapesse essere la cosa migliore, Remus non riusciva a smettere di sentire il cuore farsi pesante ed un nodo salirgli alla gola tutte le volte che ci pensava.
Per qualche istante della sua misera vita aveva davvero sperato che Sirius l’avrebbe amato. Che lui non si sarebbe fatto problemi a vivere con un lupo mannaro perché l’aveva sempre accettato così com’era quando erano amici.
E tutte le volte in cui era stato lì per lì per dichiararsi, si era fermato a riflettere su quanto fosse egoista a costringere la persona più importante della sua vita a sopportare la sua stessa condizione, mettendolo a rischio ad ogni luna piena come aveva sempre fatto.
Remus si sedette sul materasso come se fino a quel momento un filo l’avesse tenuto su ed in un attimo quel filo fosse stato tagliato.
Avvertì il cigolio lamentoso della rete e si sentì quasi in colpa per lei, mentre il suo sguardo volgeva inevitabilmente alla tracolla che aveva gettato vicino lo stipite della porta.
Un mantello per il freddo, qualcosa da mangiare e dell’acqua da bere. Niente di più, proprio come aveva detto Silente.
Una mano fece capolinea sullo stipite, seguita un attimo dopo dall’oggetto dei pensieri di Remus, serio come gli era capitato di essere rarissime volte.
«Disturbo?» chiese, senza aspettare la risposta e andando ad accovacciarsi dinnanzi all’amico.
Remus lo fissò per alcuni istanti, domandandosi se potesse rivelargli tutto dal momento che il giorno dopo sarebbe partito e che forse non avrebbe mai fatto ritorno.
«Moony, sai…» iniziò Sirius prima di dargli il tempo di proferir parola «…non devi partire per forza, se non vuoi. So che hai uno sproporzionato senso di responsabilità ed un’infinita devozione nei confronti di Silente, ma non devi andare per forza.»
Remus inarcò appena le sopracciglia, piegando leggermente la testa senza capire, infine chiese: «Perché me lo stai dicendo adesso? Quando James ha espresso tutta la sua preoccupazione e ha definito i lupi mannari come esseri spregevoli, tu sei rimasto dalla mia parte o sbaglio? Dicevi che tutti qui rischiamo comunque la vita e che se ciò aiuterà Silente allora è una cosa che dev’essere fatta. Perché adesso te ne esci così?»
Sirius strinse tra loro le labbra e abbassò lo sguardo.
Tutto quello che Remus aveva detto era esatto e al momento della decisione aveva davvero pensato che la cosa migliore fosse seguire le istruzioni di Silente e che comunque non avrebbe mai voluto ferire l’amico dicendo che James aveva ragione o che pensava non fosse all’altezza del compito, cose peraltro non vere.
Rialzò gli occhi sul viso segnato dalle cicatrici del castano e si soffermò su ognuna di esse, pensando di poterle percorrere tutte con il pollice più e più volte senza stancarsi mai.
La verità era che Remus era diventato qualcuno di speciale per lui in quegli ultimi anni e quella sera aveva realizzato di poterlo perdere per sempre e la cosa gli metteva i brividi e quasi non riusciva a respirare.
Da quando Lily aveva detto di sì a James, Sirius aveva seriamente pensato che anche uno calmo, tranquillo e responsabile come il suo Moony avrebbe potuto innamorarsi di uno scapestrato ed idiota come lui.
«Allora?» incalzò Remus, sentendosi quasi tradito dall’unica persona che non gli aveva mai detto che i lupi mannari fossero mostri di cui aver paura neanche per sbaglio, neanche scordandosi che lui ne faceva parte, come aveva fatto James qualche giorno prima.
«È che da quando ti conosco ho sempre avuto lo strano istinto di proteggerti» sputò allora Sirius, alzandosi in piedi ed iniziando a fare avanti e indietro da un angolo all’altro della stanza, facendo sì che il pavimento divenisse una piccola orchestra «Non te lo so spiegare e so che tu sei forte e  che ne hai passate tantissime e te la sei cavata benissimo, però, ecco, da quando ho scoperto tutto quello che avevi passato e che sei costretto a passare per il resto della vita, io…»
Remus deglutì a vuoto, non riuscendo a trattenere un sorriso appena accennato di trepidazione per ciò che Sirius stava cercando di dire.
Dal canto suo il moro era nel panico, sapendo di essere pessimo a condurre dei discorsi di senso compiuto più lunghi di quattro proposizioni.
Esitò solo alcuni istanti, chiedendosi se valesse davvero la pena di rischiare di perdere Remus per sempre pur di fare un tentativo di tenerlo con sé quella notte e magari anche il giorno dopo e i giorni dopo ancora.
Il castano sospirò e si alzò a sua volta in piedi, poggiando le mani sulle spalle dell’amico e dicendo con un tono che avrebbe voluto essere rassicurante, ma mal celava incertezza: «Sirius, sono io, puoi dirmi tutto quello che pensi.»
Sirius si chiese davvero come potesse Remus con il suo solo sguardo cancellare tutta la sua spavalderia e farlo sembrare una stupida ragazzina di Tassorosso. Era la cosa che odiava di più dell’essere innamorato: essere sempre insicuro, sempre incerto, spaventato di poter commettere errori imperdonabili che avrebbero ferito il suo Moony.
Sorrise, pensando che aveva sempre fatto di tutto per preservare l’amico, per evitare di ferirlo o di farlo stare ancora più male di quanto già non stesse.
«Io avevo promesso a me stesso che non saresti mai più stato solo» sussurrò infine Sirius, posando delicatamente una mano su una delle guance di Remus «E domani partirai da solo e sarà rischioso ed io ho davvero una paura matta di perderti, Moony…»
Il castano si lasciò scappare un sorriso molto più largo e sincero e congiunse la sua fronte con quella del ragazzo che aveva di fronte.
«Sì, insomma, grazie a Lily e al marmocchio ho già perso James…» mormorò ancora il moro, ridacchiando appena «Wow, Harry è un bimbo davvero fortunato ad avere me e Prongs come figure da cui prendere esempio!»
Remus si allontanò, intuendo i tentativi di Sirius di cambiare discorso e commentò: «Questo dipende dai punti vista.»
Nella stanza calò un silenzio imbarazzato e teso, interrotto solo dall’incessante ticchettio della pioggia. I due ragazzi rimasero distanti l’uno dall’altro, uno a guardare il soffitto pieno di ragnatele, l’altro le assi del pavimento piene di crepe.
«Piove davvero tanto fuori, eh?» disse dopo qualche minuto Sirius, indirizzando gli occhi alla finestra.
«Vieni con me» propose invece Remus, senza staccare lo sguardo dall’amico «Non è un viaggio lungo. Vado nel nord del paese, cerco Greyback, gli propongo un accordo e se non accetta ci smaterializziamo via!»
Il corvino boccheggiò prima di rispondere: «Io verrei, però…se dovesse succedere qualcosa a James ed Harry mentre sono via? Domani pensavo giusto di andare a controllare se fosse tutto a posto…non credi anche tu che Peter sia strano in questi giorni?»
Remus assottigliò gli occhi e chiese: «Cosa c’entra Peter adesso? E comunque sarà solo sottopressione per lo stress della guerra, lui è una persona fragile…»
Sirius si portò una mano a massaggiarsi le tempie, senza sapere quale decisione prendere. Non avrebbe mai voluto scegliere tra quello che considerava come un fratello e l’amore della sua vita. Se per una sua scelta fosse successo qualcosa ad uno dei due non se lo sarebbe mai perdonato.
«Resta» disse Remus dopo alcuni istanti «Non devi scegliere tra me e James, scusa. Inoltre a venire con me non ci guadagneresti proprio niente…»
«Cosa?» domandò il corvino, sentendo un nodo stringergli prepotentemente la gola «Remus, che dici?»
Il castano prese un respiro profondo e spiegò: «Io e te non potremo mai stare insieme, Sirius. Tu sei l’unica persona che in tutta la mia vita mi abbia davvero accettato in quanto licantropo e non solo come un ragazzo a cui capita di esserlo, ma io non posso farti questo. Non posso condannarti ad una vita con me e con la mia condizione perché tu sei incredibile e meriti qualcuno di meglio che non ti faccia del male…»
Sirius avrebbe davvero voluto ascoltare tutto quello che Remus gli aveva appena detto, ma la sua mente si era bloccata solo alla prima frase. Stare insieme? Fino a quel momento nessuno dei due aveva parlato di stare insieme.
«Remus, tu…» sussurrò, avvicinandosi all’amico «…vorresti stare con me?»
Il ragazzo rimase immobile fino ad avere il volto del corvino a pochi centimetri dal proprio, infine annuì.
Sirius non ci pensò due volte e si lanciò sulle labbra del suo Moony, che sapevano di cioccolato come aveva sempre immaginato.
Remus non poteva credere a ciò che stava succedendo e questo non gli lasciò il tempo di riflettere su come dovesse agire o su come si dovesse baciare una persona. Tutto gli venne estremamente naturale e ne fu incredibilmente felice.
Indietreggiò fino al muro spinto da Sirius, che aveva iniziato ad accarezzargli le guance e i capelli.
Entrambi erano tra le braccia della persona che sapevano non li avrebbe mai giudicati per il loro modo di essere o per il luogo a cui appartenevano o si erano ritrovati ad appartenere.
«Resta qui almeno stanotte…» sussurrò il corvino, staccandosi da quello che ormai era sicuramente più di un amico, che annuì senza neanche rifletterci.
Remus si svegliò la mattina dopo, sdraiato sul suo letto ancora tra le braccia del moro. Lo osservò dormire per una decina di minuti, mentre con il palmo della mano gli accarezzava delicatamente i capelli.
Sembrava sereno, con le ciglia lunghe a sfiorargli quasi le gote, il naso leggermente arrossato e le labbra screpolate per il freddo.
Remus pensò che se fosse andato via in quell’esatto momento, sarebbe stato molto più facile per entrambi, ma sapeva anche che se fosse successo qualcosa ad uno dei due Sirius non l’avrebbe mai perdonato e lui se ne sarebbe certamente pentito.
Sospirò, pensando che tutto quello che avrebbe voluto in quel momento sarebbe stato restare lì per sempre a far finta che la guerra fosse un rumore lontano e a coccolare il corvino, consapevole di quanto il Black necessitasse affetto.
«Remus…» mugugnò questo, aprendo leggermente gli occhi «Pensavo saresti andato via…»
«Volevo prima salutarti» spiegò dolcemente il castano, sorridendo appena.
Sirius si strinse di più al ragazzo e scosse la testa, mormorando: «Ti prego non andare. Oggi pomeriggio andremo a trovare Peter e poi di sera faremo visita a James e festeggeremo Halloween con il piccolo Harry…»
A Remus si spezzò il cuore a vedere il moro di solito spavaldo e sbruffone supplicarlo in quel modo. Prese un grande respiro, riflettendo sul da farsi e su come avrebbe potuto spiegare a Silente la sua negligenza.
«Ok…» disse dopo qualche istante, godendosi l’espressione stupita e felice che Sirius gli rivolse di scatto «Ma resterò solo fino a domattina…»
Il moro si sporse velocemente fino a lasciargli un dolce bacio sulle labbra, esclamando un attimo dopo: «Ti amo tanto!»
Il castano non ebbe neanche il tempo di replicare che già l’altro era sgattaiolato via dal letto e fuori dalla stanza, gridando: «Vado a preparare la colazione!»
Remus sorrise in direzione del punto in cui Sirius era sparito e si sentì felice. Ora che erano insieme cosa sarebbe mai potuto andare storto?
   
 
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