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Autore: Vegethia    30/06/2020    4 recensioni
Poco prima di addentrarsi nell'Inferno con Vergil, Dante riflette su ciò che si sta lasciando alle spalle, sulla Terra.
"Pensi a questo e a molti altri particolari che hai sempre dato per scontati, come una parte integrante della tua vita, e realizzi che, almeno stavolta, Vergil ha ragione.
Sei nato per metà demone, ma non è all'Inferno che appartieni."

[DMC5 Finale] [Dante & Vergil]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dante, Vergil
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Devil May Cry
Titolo: Sola andata per l'Inferno
Lunghezza storia: One Shot (2182 parole)
Personaggi: Dante, Vergil
Rating: Verde
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of Life
Ambientazione: DMC5 (finale)
Note: Missing Moments

Sola andata per l'Inferno




«Quindi tutto quello che dobbiamo fare è buttare giù quest'affare[1]?
»
«Esatto. Sono perfettamente in grado di cavarmela da solo.»
«Avrai bisogno di aiuto... E di qualcuno che ti tenga d'occhio.»

Vergil ti lancia un'occhiata di sottecchi, senza replicare. Per un po' nessuno di voi parla mentre avanzate fianco a fianco nella distesa della pianura infernale, il silenzio riempito solo dall'incedere dei vostri passi sul terreno e dal fruscio dei cappotti contro i vestiti. Di tanto in tanto, tra l'erba e gli sterpi color alabastro, si leva un sibilo leggero: le estremità del sageo di Yamato frustano l'aria pigramente, perfetto preludio della quiete prima della tempesta.
Hai l'impressione che quell'armistizio tra voi stia durando troppo, ma non osi interromperlo. Ti chiedi cosa stia pensando tuo fratello, ma è ostico decifrare la sua espressione. È sempre stato un enigma, per te; lo è più che mai adesso che il suo sguardo rimane inchiodato all'orizzonte ed evita accuratamente il tuo.
A un tratto il passo di Vergil si arresta, costringendo anche te a fermarti; uno sterminato intrico di rovi si para dinnanzi a voi, così imponente che non ti riesce di scorgere nulla al di là di esso. Siete al cospetto della Selva, oscuro confine tra mondi destinati a non incontrarsi mai.
«È la tua ultima occasione per tornare indietro, Dante.»
Vergil ti si rivolge con un'espressione inedita negli occhi, un ammonimento velato da un sentore di malinconia. Solleva il capo e guarda in direzione del Qliphot. Lassù, dove i rami stanno sgretolandosi come polvere d'ossa, dove vi siete combattuti l'ultima volta, dove Nero vi ha costretti ad una tregua ritenuta ormai impossibile da entrambi, il passaggio per il mondo degli uomini sta definitivamente svanendo. Il mondo dove hai vissuto per quarantacinque lunghi anni emana i suoi ultimi bagliori, come la luce del sole sul frammento di uno specchio rotto.
Fai spallucce e, senza dedicare a quello spettacolo nemmeno uno sguardo, muovi un altro passo verso la Selva. «Ormai ho deciso.»
«Dopo averci riflettuto quanto?» Ti chiede Vergil con una nota di ironia nella voce «Cinque secondi?»
Ti lasci sfuggire una risata e scuoti il capo. «Non mi vorrai fare una paternale proprio tu, vero?»
«Sai che per me è diverso.»
«Non poi così tanto. Sono stato anch'io all'Inferno, sai? Andato e tornato tre volte, per l'esattezza!»
«Questa non è una vacanza.» Stavolta Vergil non si limita a sfiorarti con lo sguardo: ti fissa, serio e intransigente, senza più alcuna ironia nella voce e nel volto – un volto un po' troppo simile, ora, a quello di tuo padre quando ti costringeva a riflettere.
«Quello è il tuo mondo, Dante. Rischi di non farvi mai più ritorno, se resti qui.»
È allora che finalmente guardi il cielo dietro di te e scruti il portale che si chiude inesorabile, crepa di luce ardente nell'oscurità, lasciandoti dalla parte dell'ombra, dalla parte dei dannati, la parte di te che hai sempre faticato ad accettare.
Forse non riuscirete mai a riaprire quel passaggio: è questo che Vergil ti sta dicendo. Forse resterete confinati all'Inferno non per un mese o un anno, ma per l'eternità.
È allora che cominci ad avvertire tutto il peso e la portata della tua scelta. È solo allora che pensi davvero a ciò che stai lasciando al di là del portale, in quella che fino a pochi minuti fa è stata la tua vita, la tua casa, il tuo posto nel mondo.
Di colpo pensi a ogni cosa bella che ti lega alla Terra e alle abitudini che, lo sai, ti mancheranno prima di quanto immagini.
Pensi a loro, agli amici che dall'altra parte hai avuto e che dall'altra parte stai lasciando; uomini e demoni abbastanza strani da legarsi a un tipo come te, abbastanza pazzi da seguirti fino a qui, al confine con l'Underworld, per proteggere la vostra Terra.
Pensi a Lady e alle interminabili partite a biliardo nel tuo ufficio, alle tante bevute fatte insieme il sabato sera dopo un doppio due di picche al Bull's Eye Bar, alle giocate a poker la domenica per ammazzare la noia. Pensi alle volte in cui le hai chiesto un prestito per pagare le bollette – che hai usato per saldare il conto con la pizzeria, o non ti avrebbero più consegnato la cena a domicilio – e agli interessi spropositati che lei ti chiedeva indietro, puntandoti addosso la Kalina Ann con un sorriso sbarazzino sulle labbra.
Pensi a Trish, che adesso avrà raggiunto le radici del Qliphoth con Lady e gli altri. Ricordi la prima volta che è entrata nel tuo ufficio, così bella, così potente, così surreale nella sua straordinaria somiglianza con Eva. Pensi alle lacrime che le hai visto versare quell'unica volta a Mallet Island e alla promessa che ti sei fatto di non darle motivo di piangere mai più. Ti chiedi come reagirà, quando saprà che non tornerai più indietro; ti domandi se verserà una lacrima per te sapendo che sei esiliato all'Inferno... ma basta un attimo perché il pensiero ti susciti una risata: Trish ti conosce. Ha sempre compreso più di chiunque altro la tua natura demoniaca e sei fiducioso che sì, continuerai a mantenere la promessa che ti sei fatto.
Pensi poi a Patty, quel terremoto di bambina che hai visto crescere e che è diventata una donna mentre eri affaccendato con la tua vita. Patty che a tredici anni ti sgridava già per il disordine e la sporcizia nel tuo ufficio come avrebbe fatto una giovane madre. Patty che frignava sempre per il jukebox o il televisore rotto, per il vestito all'ultima moda che non poteva permettersi di acquistare alla boutique più rinomata della città. Patty che non perdeva mai l'occasione di rinfacciarti quanto fossi pigro, svogliato e insensibile davanti alle esigenze di una ragazzina – quando le conveniva ammettere che lo era davvero, una ragazzina. Patty che sei stato sollevato di non vedere più a gironzolare per la tua agenzia, perennemente a rischio di trasformarsi nella casa delle bambole con lei nei dintorni. Ma quando la mente ti riporta a quel periodo di tanti anni fa, provi una stretta al petto difficile da spiegare, e in tutto ciò la tua sola, magra consolazione è che non dovrai fare i conti con lei quando si presenterà in ufficio su tutte le furie per rimproverarti di non aver partecipato al suo diciottesimo compleanno.
Pensi persino a Morrison, tuo fido agente e procacciatore di affari. Un tipo in gamba, riservato e discreto, come se ne trovano pochi ormai nel mondo umano. A lui hai lasciato sbrigare i contatti con la clientela e tutta la burocrazia legata al tuo lavoro, perciò, rifletti, è probabile che ora l'agenzia sia sotto la sua custodia. Ti va bene così. Sai che sarà in buone mani; anzi, per la verità, sai che Morrison sarà in grado di gestirla meglio di quanto tu non sia riuscito a fare negli ultimi vent'anni, potendo contare sul lavoro impeccabile e puntuale di Lady e Trish.
Pensi anche a Nero. Soprattutto pensi a Nero.
Nero, che per te significa così tanto senza che lui neanche lo immagini. Nero, a cui devi mille scuse e mille grazie, ma che non ha ricevuto niente più che una pacca sulle spalle, perché tu, certe cose, sei sempre stato un disastro a esprimerle a parole.
Ti sembra impossibile che sia cresciuto così in fretta dal giorno in cui l'hai incontrato a Fortuna, quando era solo un ragazzino scontroso, pieno di arie e di preconcetti sbagliati, seppure con un ottimo potenziale. Negli ultimi anni, però, ha superato ogni tua aspettativa. Ha acquisito una maturità che non pronosticavi e che non sei ancora del tutto disposto a riconoscere – perché, onestamente, ti fa sentire un completo idiota. Credevi di essere stato tu a stravolgergli la vita, e invece eccoti qui, ad accorgerti che è stato l'esatto opposto. Nero ha scoperto di avere una famiglia solo oggi e oggi stesso ha trovato il modo di proteggerla, di tenerla unita: tutto quello che tu hai inseguito per una vita intera e che non sei mai riuscito a conquistare.
Lasciare la Terra ti dispiace soprattutto per il ragazzo. Per le responsabilità di cui gli stai facendo carico, troppo simili a quelle che tuo padre una volta ha lasciato a te, senza nemmeno chiedertelo.
Pensi a Nero anche con un moto d'orgoglio, però, perché lo sai perfettamente capace di sopportare il peso di quelle responsabilità; sai che con lui la Terra sarà al sicuro, e che terrà alto il nome dell'attività di famiglia.
La Devil May Cry, già.
È a lei che devi tutto ed è a lei che rivolgi il tuo ultimo pensiero, mentre il portale si chiude come una cicatrice infuocata nella notte.
La Devil May Cry è stata la tua casa, il tuo lavoro, la culla di tutte le tue relazioni interpersonali degne di nota; il tuo rifugio dall'ordinaria follia che hai affrontato negli angoli più negletti e remoti del mondo. Pensi alle sue vecchie ma accoglienti mura, al jukebox e al suono prodigioso degli amplificatori che hai comprato coi tuoi primi risparmi. Pensi all'orgasmico sapore della pizza e al profumo che riempiva tutto l'ufficio all'ora di cena, alle note alcoliche e dolciastre del Jack Daniel's, al gusto e all'aspetto delizioso dello strawberry sundae preparato da Fredi.
Pensi a questo e a molti altri particolari che hai sempre dato per scontati, come una parte integrante della tua vita, e realizzi che, almeno stavolta, Vergil ha ragione. Sei nato per metà demone, ma non è all'Inferno che appartieni.
Tu ami la Terra, è nel mondo degli uomini che sei nato e cresciuto, ed è lì che ti auspicavi di morire, un giorno lontano.
«Non ti capisco.» Vergil interrompe il flusso dei tuoi pensieri, quasi leggendoti nella mente. «Hai sempre preferito vivere sulla Terra.»
«Vero.» È un sorriso che sa di nostalgia quello che ora ti si disegna sulle labbra, mentre guardi il punto in cui il portale per il mondo umano è svanito.
La strada di casa è perduta, non si torna più indietro.
«Ci sono un sacco di cose belle, sulla Terra. Roba da mangiare. Posti da visitare. Persone da incontrare...»
Di nuovo, quella malinconia negli occhi di Vergil, inasprita da una nota di disappunto. «Perché allora non sei tornato?»
«Perché a volte le cose belle devono finire perché le cose migliori abbiano inizio.»
«Cosa ti fa credere che qui possa iniziare qualcosa di migliore?» Vergil si guarda intorno, a volerti sottolineare la desolazione dello scenario che vi circonda. «Sei all'Inferno!»
«Siamo all'Inferno.» Sorridi di nuovo, rivolgendoti a lui. Non più un'ombra di tristezza nel tuo sorriso. «E il fatto che il mio fratellino mi stia parlando da dieci minuti senza cercare di uccidermi, beh, è già un inizio promettente.»
Vergil rimane interdetto. Forse non trova le parole, forse è a corto di insulti eleganti, difficile dirlo. Rimane a fissarti per un istante che sembra interminabile, durante il quale persino il vento nella Selva tace, come in attesa di una sua reazione.
Poi lo fa. Sorride a sua volta. Sorride insieme a te, e tutto il resto perde d'importanza.
D'un tratto, ti senti esattamente dove dovresti essere. Sei a casa, e non ti importa che casa tua adesso sia l'Inferno, non ti importa delle abitudini che perderai o delle comodità di cui dovrai fare a meno nel regno di Lucifero.
Ti mancherà la vita sulla Terra, ti mancheranno i tuoi amici, ma lui ti è mancato di più. Lo hai realizzato con chiarezza disarmante in quel momento, quando hai scoperto che era ancora vivo, quando i vostri occhi si sono incontrati di nuovo, dopo quasi trent'anni di assenza. Vergil ti è mancato così tanto che hai vissuto ogni dannato giorno della tua esistenza cercando di tenere la mente occupata per non pensare; ingannavi il tempo per ingannare il dolore dei tuoi ricordi, per soffocare il pianto dettato dai rimorsi, per non sentire quanto faceva male la tua anima lacerata in due.

All'improvviso la terra trema, costringendoti a tornare al presente.
Le ultime radici del Qliphoth spaccano il terreno e sbucano fuori simili a grottesche code di scorpione. Vi accerchiano, pronte a succhiarvi fino all'ultima stilla di sangue, e i demoni della Selva non tardano ad arrivare, richiamati dal rumore come vicini di casa impiccioni.
«Inutili bestie... Devono essere impazienti di morire.» Vergil sguaina Yamato, già pronto all'attacco.
«Non chiedevo di meglio» Lo segui a ruota, impugnando la tua Devil Sword e sentendo l'eccitazione di una nuova caccia montarti nelle vene. «Diamogli ciò che vogliono!»
Uno sguardo veloce, un cenno di intesa, e tuo fratello ti sorride di nuovo come non faceva più da quando eravate bambini e giocavate nel giardino di fronte casa, a Red Grave. Nei suoi occhi e nei suoi gesti in battaglia ritrovi la complicità di un tempo, una sintonia perfetta e primordiale, scritta tanto nei vostri geni quanto nei vostri cuori.
Ti basta questo per sapere che non ti pentirai mai di aver rinunciato alla vita sulla Terra.
Perché per ogni fine, c'è un nuovo inizio. E quello al fianco di Vergil è un inizio che non ti perderesti per tutta l'umanità del mondo.



Don't come to question
All that you've known.
Remember, you are not alone.
I will be here,
standing beside you.

Non mettere in discussione
tutto ciò che conosci.
Ricorda, non sei da solo.
Io sarò qui,
in piedi accanto a te.


(Legacy - Devil May Cry 5)



[1] Dante si riferisce al Qliphoth, l'Albero della Morte. Affinché sia completamente distrutto, devono essere rimosse le sue radici dall'Inferno. 




Note dell'autrice
note dell'autrice
L'avevo detto che prima o poi avrei regalato una gioia a questi due testoni, no?
Naturalmente sono riuscita a fare passare mesi dalla mia ultima pubblicazione, nonostante la storia risalga a febbraio o giù di lì, ma meglio tardi che mai.
Questa One Shot è un Missing Moment che si colloca esattamente nel finale di DMC5, cioè dopo che Dante e Vergil lasciano la Terra per distruggere le radici del Qliphoth nell'Underworld. Molti fan hanno visto nelle battute finali dei protagonisti – soprattutto nel saluto che Dante rivolge a Nero – la conclusione dell'arco narrativo dei figli di Sparda. Ma se così non fosse? Se invece di un addio fosse solo l'inizio di una nuova avventura per Dante e Vergil, finalmente più alleati che rivali nella lotta contro i demoni?
Potrei stare qui per ore a sproloquiare su questa tesi, ma non voglio annoiarvi. Mi limito a dire che comunque vada il futuro della saga, il finale di DMC5 rappresenta indubbiamente un nuovo inizio per i due fratelli. 
Ho scelto di raccontare la vicenda dal punto di vista di Dante perché ci tenevo a evidenziare il peso del suo addio alla Terra. Nel gioco, mi ha colpita la semplicità con cui il primo devil hunter della Devil May Cry ha voltato le spalle al suo mondo, al suo lavoro, ai suoi amici, senza la minima esitazione. Ovviamente lui è un impulsivo cronico, ma qui la faccenda è piuttosto seria: Dante ha rinunciato letteralmente a tutta la sua vita per seguire Vergil all'Inferno. Ho provato a esplorare i suoi pensieri e spiegare le motivazioni dietro a un gesto così importante.
Spero che la storia vi sia piaciuta! Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate, e non abbiate timore di scrivermi anche solo se avete voglia di chiacchierare un po' su DMC ;)

Grazie per essere arrivati fin qui!

Vegethia

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