Vegeta aveva volato senza una meta particolare, si
era fermato nei pressi di un lago e finalmente era riuscito a lavarsi, si era
tolto di dosso l’odore di alcool e di sangue, gli abiti che gli erano stati tanto
gentilmente donati da C18 erano ridicoli, ma non gli importava affatto: la
maglietta era gialla con una scritta rossa e i jeans erano decisamente lunghi,
ma soprattutto non capiva perché fossero strappati sulle ginocchia, quel C17
vestiva davvero come un moccioso, appena possibile avrebbe trovato altri
vestiti, ma per il momento se li sarebbe fatti andare bene.
E ora cosa avrebbe fatto? Poteva fare finta di
niente e tornare a casa? No, non era ancora pronto, non voleva la pietà di Bulma e pensava davvero di non poter essere un padre per
quel bambino; avrebbe potuto vagare per i boschi almeno per un po’, prima o poi
avrebbe deciso cosa era meglio fare.
E così fece per un paio di giorni, trovò una grotta
non eccessivamente umida e passò le giornate a fissare il cielo o le acque del
lago, si era cacciato il cibo e l’aveva cotto sul fuoco, aveva provato a
meditare, ma nonostante il silenzio di quel luogo non riusciva a raccogliere la
concentrazione necessaria per farlo: ogni volta che chiudeva gli occhi aveva
davanti l’immagine di Trunks a terra, oppure di Karoth che salutava prima di andarsene e gli saliva addosso
una tale rabbia che lo costringeva ad interrompere bruscamente la meditazione e
quindi di riuscire a trasformarsi in super sayan
nemmeno a parlarne, non riusciva più nemmeno a percepire le forze per farlo,
era tutto spento.
Dopo un paio di giorni passati così, decise di
lasciare quel luogo e senza pensarci si diresse verso i monti Paoz a casa di Karoth, non sapeva
il motivo per cui stesse andando là, magari avrebbe potuto affrontare suo
figlio, vendicarsi di lui, dopotutto era anche colpa sua, anche lui aveva fatto
la sua bella figura da eroe a suo discapito, sì Gohan
avrebbe pagato anche per suo padre e chissà forse allora si sarebbe sentito
finalmente meglio. Avrebbe lavato col sangue di Gohan
il torto che lui e suo padre avevano fatto nei suoi riguardi. Ma soprattutto
questa volta Karoth non sarebbe certo potuto arrivare
a salvare la situazione come al solito, avrebbe vinto lui, come era giusto che
fosse sin dall’inizio e nel formulare tali nefasti pensieri si sentì
addirittura tornare le forze, forse la chiave per tornare a trasformarsi era
sconfiggere il figlio di Karoth.
Una volta arrivato alla casa di Karoth
trovò una fila di panni stesi che offuscavano la visuale della casa, li aggirò
e seguendo l’aura raggiunse la finestra di quella che doveva essere la camera
di Gohan. Gli era capitato raramente di andare a casa
di Karoth e ogni volta la trovava deprimente, piccola
e arretrata, ma tanto lui in quella casa aveva davvero passato poco tempo
dopotutto, negli anni aveva speso molto tempo in giro per le sue avventure,
lasciando la famiglia ad aspettarlo e probabilmente nell’animo era più sayan di quanto pensasse di essere, nel suo popolo non
esisteva un reale e radicato concetto di famiglia, esisteva solo la sete di
potere e di gloria.
Trovò Gohan chino sui
libri e si trovò a pensare che fosse una scena davvero patetica, quel moccioso
era un guerriero che si era misurato con avversari molto temibili, tra cui se
stesso, aveva addirittura salvato il pianeta e ora se ne stava lì come un
normale terrestre annoiato a studiare, era certo che non si fosse più allenato
dalla fine del Cell game, sua madre sicuramente non gliel’aveva permesso. Anche
quella cosa trovava assurda, sia Karoth che il figlio
nonostante fossero forti guerrieri, per quanto detestasse ammetterlo lo erano
davvero, eppure avevano timore di Chichi, non erano
assolutamente in grado di tenere testa a quella fragile terrestre, anche quello
lui lo trovava davvero ridicolo. Come ridicola era questa ossessione per lo
studio, una terza classe istruito, le polveri di suo padre sicuramente stavano
ridendo di disprezzo da qualche parte dell’universo.
Rimase a fissarlo in perfetto silenzio, il moccioso
sembrava essere così assorto negli studi da non accorgersi della sua presenza, finchè ad un certo punto lo udì percettibilmente a voce
molto bassa, senza alzare gli occhi dal libro: “Vegeta cosa sei venuto a fare
qui? Devo studiare altrimenti sarò nei guai con la mamma”.
“Non m’importa un accidente moccioso, vieni subito
fuori, altrimenti smonterò questa ridicola capanna che tu chiami casa un pezzo
alla volta e ti verrò a prendere io. Ho intenzioni di fartela pagare per quello
che avete fatto tu e il tuo caro padre!” lo minacciò Vegeta stringendo lo
stipite della finestra.
Gohan
stava per rispondergli che non avevano fatto niente di male, se non salvare
tutti quanti e che lui aveva appena perso il suo papà e voleva essere lasciato
in pace, ma lo sguardo risoluto di Vegeta lo fece desistere e quindi uscì dalla
finestra e s’incamminò verso i campi silenziosamente seguito dal principe dei sayan a breve distanza.
In poco tempo presero a combattere, Vegeta confidava
davvero che la foga dell’incontro riuscisse a sbloccarlo e a farlo trasformare
nuovamente in super sayan, ma niente, Gohan d’altra parte parava semplicemente i colpi, non si
stava impegnando affatto e infatti lo rimproverò aspramente, ordinandogli di
fare sul serio.
“Nemmeno tu stai facendo sul serio, non ti sei
nemmeno trasformato!” osservò candidamente Gohan allontandosi di alcuni passi da Vegeta, non riusciva
davvero a capire quale problema avesse, aveva uno sguardo folle negli occhi
eppure non stava combattendo sul serio.
“Non ti preoccupare, farò sul serio a tempo debito,
io non posso perdonarvi di avermi salvato la vita, non dovevate farlo, voi
luridi di terza classe!” gridò Vegeta stringendo i pugni.
“Ma cosa stai dicendo, Vegeta, non ti capisco. Cell
ci avrebbe uccisi tutti e quindi…” rispose Gohan che
non riusciva davvero a capire la rabbia di Vegeta.
“Certo che non capisci, stupido moccioso, tu non hai
nessun orgoglio, sei davvero il figlio del tuo patetico padre, voi non capite
mai, eppure per qualche strano motivo fate sempre la vostra bella figura da
eroi a discapito degli altri. Io vi detesto e tu pagherai anche per tuo padre,
stanne certo!” lo accusò Vegeta gettandosi contro Gohan.
Il bambino continuava a schivare i colpi, ma alcuni
alla fine riuscirono a raggiungerlo, ma non riusciva ancora a perdere il
controllo per trasformarsi, non avvertiva nessun pericolo per la sua vita,
infatti nonostante la rabbia che pervadeva le vene di Vegeta non c’era ancora
nessun sentore che riuscisse a farlo trasformare in super sayan,
più guardava in faccia il moccioso e più gli tornava in mente il viso del suo
sciocco padre e questo lo mandava in tilt completamente.
Quel combattimento sarebbe andato avanti a lungo se
ad un certo punto non avessero udito le grida isteriche di Chichi:
“Vegeta, ma cosa stai facendo al mio bambino, lascialo subito, deve studiare,
ha già perso troppo tempo a causa di Cell. Non gli permetterò di diventare un
fannullone come voi sayan!”.
Vegeta si fermò bruscamente e lasciò cadere a terra Gohan, che però si rimise svelto in piedi e notò lo sguardo
impaurito dovuto all’arrivo di Chichi, a quel punto
osservò meglio la donna e con suo tremendo stupore e disappunto notò che era
visibilmente incinta e a riguardo provò emozioni contrastanti: molto presto
sarebbe arrivata un’altra copia di piccolo Karoth a
ricordargli il suo fallimento, un mocciosetto che
sarebbe stato più o meno coetaneo di suo figlio oltretutto; per un attimo li
immaginò a combattere scherzosamente nel giardino di casa sua e l’immagine gli
diede il voltastomaco: suo figlio non poteva diventare amico del figlio di Karoth, mai e poi mai, lui l’avrebbe impedito e soprattutto
proibito.
“Gohan, hai sentito tua
madre? Torna a studiare da bravo moccioso. Sparisci!” esclamò Vegeta lasciando
di stucco Chichi e Gohan.
Il bambino fissò entrambi e notò che avevano lo
stesso sguardo di fuoco, anche se probabilmente per ragioni diverse e quindi lasciò
il campo senza protestare, sicuro che sua madre alla fine l’avrebbe spuntata in
ogni caso anche senza il suo aiuto.
“E così Karoth ti ha
lasciato un regalo d’addio prima di andarsene!” esordì Vegeta una volta che
furono rimasti soli.
“Sì, è stata una sorpresa, ma ne sono davvero
felice, mi sento meno sola” rispose Chichi,
sforzandosi di non cogliere le provocazioni dell’altro, il quale annuì serio.
“Non provi nemmeno un po’ di rabbia? Karoth se ne è andato di nuovo verso nuove avventure,
lasciandoti qui da sola con due figli da allevare” esplose Vegeta.
“Forse dovrei, ma non ci riesco proprio. Sai, quando
l’ho sposato sapevo che non era un ragazzo comune, certo non ero preparata al
fatto che fosse un sayan e il resto, ma anche se per
te sarà difficile capirlo, per il tempo che abbiamo passato insieme siamo stati
molto felici. E quindi ho tutta l’intenzione di crescere al meglio i nostri
figli e spero che non arrivino più altri nemici a rovinare loro la vita” spiegò
Chichi con sguardo determinato.
“Tutti amate Karoth, tutti
ammirate Karoth, anche se lui se ne va e vi lascia i
suoi guai da risistemare!” rispose Vegeta aspro.
“Già se ne è andato e tutti dobbiamo farcene una
ragione, persino tu. Bulma mi ha detto che manchi da
casa da giorni. Fai pace con te stesso e torna a casa, devi riprendere la tua
vita” gli disse Chichi con lo stesso tono aspro.
“E cosa dovrei fare? Diventare anch’io uno studioso
come tuo figlio?” la provocò ridendo malignamente.
“Non dire sciocchezze, sei un guerriero, sei il
principe dei sayan e ora hai anche un figlio; un figlio
che è tornato indietro nel tempo per salvarti e darti un futuro. Non sprecare
questa occasione” lo rimproverò.
Come osava quella donna, quella terrestre,
rimproverarlo come se fosse un moccioso, lui il principe dei sayan e poi cosa ne sapeva lei di cosa doveva farne della
sua vita quando nemmeno lui lo sapeva. Tutti si aspettavano che lui tornasse a
casa a fare il padre di Trunks, chissà magari ci si
aspettava che si trovasse anche un lavoro, oppure avrebbe dovuto insistere
perché anche suo figlio diventasse un patetico studioso. No, dopo tutto quello
che era successo lui non si sentiva tagliato per fare il padre, non era mai
stato nei suoi piani; ora poi che non era nemmeno in grado di trasformarsi in
super sayan che modello sarebbe stato? E poi un
giorno cosa gli avrebbe raccontato? Che aveva lasciato morire il Trunks del futuro senza nemmeno accorgersene o riuscire a
vendicarlo? Non era stato in grado di proteggerlo come avrebbe dovuto fare un
padre, non era certo stato migliore del suo che l’aveva venduto a Freezer, ma
quella donna non avrebbe potuto capire e non doveva osare intromettersi. Per un
attimo considerò l’ipotesi di metterla a tacere per sempre, non sarebbe stata
la prima donna che uccideva, eppure era sicuro che non sarebbe mai andato fino
in fondo, quel pianeta, quel Karoth e anche Bulma l’avevano danneggiato irrimediabilmente, non era più
quello di un tempo per quanto si sforzasse.
“Non sai quello che dici donna. Goditi il tuo nuovo
cucciolo di Karoth!” esclamò Vegeta prima di alzarsi
in volo, doveva allontanarsi da lì alla svelta, altrimenti non sarebbe più
stato padrone delle sue azioni probabilmente.
Chichi
lo vide volare via e non fece nulla per trattenerlo, non l’aveva mai visto così
sconfitto, era visibilmente dimagrito, con la barba molto lunga e persino il
suo odore era piuttosto sgradevole, ma Bulma aveva
ragione, nessuno poteva fare nulla per aiutarlo, doveva uscire da solo da
quella prigione che si era creato attorno a se stesso.
E ora dove sarebbe andato? Anche il piano di
prendersela con Gohan alla fine era fallito e a
pensarci a mente fredda era stata davvero una sciocchezza prendersela con quel
miserabile moccioso per i suoi problemi; rimaneva comunque il fatto che i suoi
poteri sembravano completamente spariti ed era una sensazione terribile. Poteva
andare a cercare Piccolo e prendersela con lui per riuscire a sbloccarsi? Lui
sicuramente non gli avrebbe fatto nessuna domanda o discorsetti pietosi, ma in
quel momento gli era improvvisamente anche passata la voglia di combattere,
chissà forse nel futuro sarebbe diventato davvero uno studioso, forse era
proprio quello il futuro della stirpe sayan pensò con
disprezzo.
Passò tutta la giornata spostandosi di luogo in
luogo senza trovare la pace che tanto disperatamente stava cercando e infine
cadde addormentato sulla spiaggia di un’isola, era stanco e affamato, ma non
aveva voglia di procacciarsi il cibo, a quello avrebbe provveduto il giorno
seguente, tanto ora gli unici scopi della sua vita erano dormire e nutrirsi a sufficienza:
zero programmi e zero aspettative.
Dove sarà finito Vegeta? Lo scoprirete nel
prossimo capitolo! Grazie mille a chi sta seguendo questa storia, spero che vi
sia piaciuto anche questo capitolo. A presto.