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Autore: Teo5Astor    01/07/2020    11 recensioni
Nessuno poteva immaginare che una vecchia lampada apparentemente senza valore avrebbe potuto cambiare il destino di così di tante persone, perché nessuno sapeva che conteneva sette sfere magiche in grado di evocare un Genio-Drago capace di realizzare qualunque desiderio, a patto che non fossero più di tre.
Non lo immaginava Aladdin Goku, un giovane ladro dal cuore d’oro, e nemmeno la principessa Chichi, la futura regina del regno di Agraba che sognava il vero amore e rifiutava qualsiasi matrimonio politico nonostante le pressioni del padre, il sultano.
Non potevano immaginarlo nemmeno un’ancella, un principe e una principessa venuti da lontano e una tigre molto speciale.
Non lo immaginava neppure il Genio in persona che il destino potesse cambiare anche per un essere immutabile come lui.
Lo immaginava solo il malvagio Gran Visir di quel regno, perché aveva in mente un perfido piano da tanto tempo e aspettava solo l’occasione giusta per concretizzarlo. E, allo stesso modo, lo sperava anche il suo astuto pappagallo, che aveva un sogno segreto nel cuore.
Rielaborazione a tema Dragon Ball di Aladdin.
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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17 – Il lusso di essere sé stessi
 
 
«Vuoi sapere chi sono veramente?» disse Radish, accennando un sorriso a metà tra il malinconico e il sollevato.
Cosa doveva fare? Doveva dirle davvero la verità?
«Non so se ti convenga… non so neanche se è giusto che io sia qui con te…».
«Se sei ancora tutto intero dopo aver avuto a che fare con me, allora è la cosa giusta che tu sia qui» stabilì Lazuli.
«Già…» rise Radish. Trovava adorabile anche la sua ironia.
Voleva dirle che non avrebbe voluto essere da nessun’altra parte, in quel momento. E che non se ne sarebbe mai voluto andare via da lì. Non avrebbe voluto allontanarsi da lei, mai più.
Ma non glielo disse, perché si chiese se fosse giusto quello che stava facendo. Se non si sarebbero fatti male entrambi, giocando a quel gioco pericoloso. Lui poteva anche accettare di ferire sé stesso, ma non voleva far soffrire anche lei. Lui avrebbe imparato a convivere col dolore rinchiuso dentro quella dannata lampada che poteva inghiottirlo da un momento all’altro, ma non voleva coinvolgere i sentimenti di quella ragazza così speciale.
Perché l’aveva cercata a tutti i costi? Perché aveva fatto in modo che si avvicinasse così tanto a lui? E come aveva fatto a innamorarsi, lui che era un genio-drago? Poteva davvero fidarsi della promessa di Goku? No, non poteva, perché Goku era un essere umano come gli altri e la sua esperienza millenaria gli aveva insegnato molte cose sull’avidità e la brama degli uomini. Certo, il suo nuovo padrone era diverso, l’aveva capito subito. Buono e gentile, ingenuo e sorridente. Generoso, soprattutto. Ma stava cambiando senza nemmeno rendersene conto da quando era diventato un principe. Stava perdendo di vista sé stesso, era una chimera credere che si sarebbe ricordato di renderlo un uomo libero.
Era giusto amare Lazuli e cercare di farsi amare da lei, sapendo che avrebbe dovuto poi abbandonarla per sempre?
«Visto che hai perso la lingua, comincio io a dirti chi non sei» riprese Lazuli, distogliendolo dai suoi pensieri. «Tu non sei il gran cerimoniere di quel regno che non esiste. Come il tuo stupido amico non è un principe, anche se non capisco perché nessuno se ne sia accorto».
«Tu conoscevi Go… ehm, Kakaroth?!» domandò Radish, che voleva avere conferma dei suoi sospetti.
«Certo, l’ho visto due volte. È un ragazzo povero che tutti conoscono, anche Chichi» sibilò lei. «Anche mio fratello, Sedici, le guardie… eppure nessuno di loro sembra riconoscerlo. Ma io sono certa che sia lui».
Il genio accennò un sorriso, scuotendo la testa.
«E credo anche di sapere di chi è la colpa se nessuno lo riconosce» aggiunse, fissando i suoi occhi di ghiaccio in quelli di Radish, ancora sdraiato a terra. Anche lei era distesa, ma col busto leggermente sollevato «Tua. Sei tu che reggi le fila di tutto».
«Sei intelligente, Là» sorrise lui, accarezzandole i capelli delicatamente. «Anzi, sei speciale. Sei la persona più speciale che io abbia mai conosciuto nella mia lunghissima vita».
«Io… speciale?» arrossì la principessa, distogliendo lo sguardo.
«Sì, sei speciale» confermò il genio, afferrandole con dolcezza il mento tra indice e pollice,  costringendola a guardarlo di nuovo. Non era tanto per dire: lei era speciale, diversa da tutte e da tutti.
«Perché dici che hai avuto una lunghissima vita? Per fare lo scemo?»
«No, perché è la verità».
«Ti stai prendendo gioco di me, avrai più o meno la mia età!» sbuffò Lazuli, irritata. «Io ho ventitré anni, comunque».
«Anch’io ne ho ventitré, lo sai?» sorrise Radish. «O meglio, con questo corpo ho ventitré anni, dentro ne ho molti di più. Ho perso il conto, non saprei rispondere con precisione».
«Ho notato che facevi strane cose con le mani oggi pomeriggio. Mi è sembrato anche di aver visto che ti sei trasformato più volte, per non parlare del pietoso spettacolo di marionette che hai organizzato con quell’impostore di principe del tuo amico» sbuffò di nuovo la principessa, scocciata. «E, infine, questa specie di bolla che hai appena creato intorno a noi. Sei uno stregone?! Un mago?!»
Il genio rimase impietrito nel sentire quelle parole: lei aveva visto tutto, il suo potere non aveva davvero effetto su di lei, non poteva ingannarla. Non era mai successo niente di simile in passato, non credeva neanche fosse una cosa verosimile.
«Sono un mago. Il mago dell’amore, dolcezza» ribatté con voce roca, sollevando ritmicamente le sopracciglia.
«Smettila di prendermi in giro!» sbottò Lazuli, dando un pizzicotto sulla guancia a Radish e tirando con tutte le sue forze.
«Ahiaaa! Ok, ok… scusa!» si lamentò lui, convincendola a mollare la presa. «Non sono un mago, né niente di simile. Ti ho detto subito chi sono, sono stato sincero…» aggiunse, guardando malinconicamente il libro che la principessa stava leggendo nel momento in cui era arrivato lui.
«Tu… sei davvero il genio-drago della lampada?! Quello della storia?!» domandò lei, che temeva potesse essere un altro dei suoi scherzi. Certo, aveva dubbi da tutto il giorno su di lui, si era reso protagonista di troppi eventi inspiegabili... però, davvero poteva esistere una creatura leggendaria come quella descritta in quel libro? E perché era un uomo nell’aspetto? Perché, soprattutto, era lì con lei?
«Sì…» ammise Radish con un filo di voce, mettendosi a sedere. «E non dovrei essere qui».
«E perché no, scusa?!»
«Perché un genio non dovrebbe rivelare la sua vera natura a persone che non siano il suo attuale padrone».
«Il tuo padrone adesso è quel ragazzo? Ha espresso il desiderio di diventare un principe?»
«Già… lui ama la principessa di questo regno».
«Che stupido…» accennò un sorriso Lazuli. «Anche lei lo ama, solo che ama il ragazzo che conosceva prima, non quella penosa caricatura di sé stesso».
«Gli ho detto di dirle la verità, ma non vuole. Non posso obbligarlo».
«Tu… tu vivi davvero in una lampada?!»
«Sì, è una vera merda. Ci sono anche sette sfere dentro insieme a me» provò a scherzare Radish, che si sentiva invece pervadere dalla tristezza.
«E non puoi uscire per conto tuo?»
«No, solo se vengo evocato da una persona che a quel punto diventa il mio padrone finché non esprime i tre desideri che ha a disposizione».
«Puoi esaudire davvero qualunque cosa?»
«A parte che non posso ammazzare, resuscitare e far innamorare la gente, per il resto sì» sorrise Radish, che fece materializzare dal nulla nella sua mano una collanina dorata da cui pendeva un grosso e prezioso lapislazzuli. «Ricordati di me quando la indosserai, te la regalo» aggiunse, allacciandole quella collana intorno al collo. Adesso che la sua mano non era più stretta a quella di Lazuli come prima, però, sentì un improvviso vuoto nel petto e un atroce senso di malinconia schiacciarlo da dentro. «Ho scelto questa gemma perché mi ricorda il tuo nome e, soprattutto, i tuoi occhi. Non ne avevo mai visti come i tuoi negli ultimi milioni di anni. Sei speciale anche per questo, non solo perché su di te non hanno  effetto i miei incantesimi».
«I-io… grazie…» farfugliò la principessa, impietrita. «Ma quindi tu… sei davvero un genio?! Quel genio?!»
«Sì, il genio-drago della lampada. Quello originale. Diffida dalle imitazioni, Là!» provò a scherzare.
«Non è che te l’eri nascosta da qualche parte la collana?» domandò sospettosa.
«Posso darti altre dimostrazioni, tanto ormai mi sono sputtanato» rise, facendo comparire tra le mani di Lazuli uno specchietto. «Guarda il tuo meraviglioso riflesso adesso».
«E quindi? Vedo la mia faccia…».
«Certo, ma guarda adesso…» sorrise il genio, che le sfiorò i capelli con un dito, per poi ritrarre la mano.
«Ah! Cosa mi hai fatto?!» gridò la principessa, che fissava con gli occhi sgranati la sua immagine riflessa. Aveva i capelli legati in due codini laterali, uno rosa e uno azzurro. «Fammi tornare come prima, scemo!»
«E va bene, va bene!» rise lui, sfiorandole ancora i capelli e facendo poi sparire nel nulla lo specchio dalle sue mani.
«È incredibile… tu sei incredibile…».
«Modestamente» allargò le braccia, compiaciuto.
«La collanina me l’hai lasciata, però».
«Certo, ti ho detto che è un regalo. Per ricordarti di me, quando dovrò andarmene…».
Radish respirò profondamente e abbassò la testa, non voleva farle vedere quanto si sentiva triste a pensare a quella che riteneva un’inevitabile eventualità.
«Io… io non voglio che tu te ne vada…» sussurrò Lazuli.
Il genio sollevò la testa e vide che i suoi occhi di ghiaccio erano pieni di lacrime che si stava sforzando di trattenere. Quella visione straziò il cuore a Radish, che si sentì tremendamente in colpa per tutto quello che stava succedendo. Non doveva coinvolgere quella ragazza. Come aveva potuto?
«Scusami… non dipende da me…» disse con un filo di voce. «Io… io odio me stesso. Mi fa cagare essere un genio… non poter essere libero. È terribile vivere in una lampada… e sapere che magari per secoli non potrò uscire».
Si rese conto che avrebbe voluto piangere, che stava male. Che non si era mai sentito così.
«Ma… ci dev’essere un modo» obiettò Lazuli, avvicinandosi di più a lui.
I suoi occhi lucidi splendevano come cristalli di ghiaccio. Il suo viso regalava una purezza sconfinata, quella che nessuno aveva mai scorto in lei. Radish sentì un nodo stringergli la gola così forte che temette di soffocare.
«Aspetta! Basta che il tuo amico ti renda un uomo libero usando un suo desiderio, no?»
«Lui mi ha promesso che farà così, ma io ho imparato a non fidarmi dei miei padroni. Lui è diverso, è vero, è un bravo ragazzo, gli voglio bene, mi sembra quasi di avere sul serio un fratello minore come stiamo facendo finta che sia» sospirò Radish. «Ma le persone cambiano in peggio quando hanno la possibilità di avere qualcosa. Ricchezza, fama, potere… non ne hanno mai abbastanza. E anche Goku sta cambiando senza neanche rendersene conto. Non posso illudermi, sarebbe tremendo».
«Allora lo faccio io! Gli dirò di darmi la lampada quando avrà finito i suoi desideri, così sarò io a desiderare la tua libertà!» si illuminò la principessa.
«E lo faresti già col primo desiderio?»
«Certo, non desidero nient’altro. Solo la libertà, per me e per te» rispose Lazuli, arrossendo leggermente e distogliendo lo sguardo. Si sentiva a disagio ad aprirsi così, ma anche leggera nel poter essere così sincera con lui.
«Sarebbe fantastico, ma non è possibile… ti ho rivelato la mia natura di genio, per questo non potrai mai evocarmi. E sarebbe lo stesso se tu o Goku diceste a qualcun altro di evocarmi per esprimere questo desiderio. Non funziona così, purtroppo. Mi spiace…» spiegò mestamente Radish.
A Lazuli sembrò crollarle il mondo addosso in quel momento. Aveva appena trovato per la prima volta nella sua vita una persona che la capiva, un ragazzo che le piaceva, qualcuno con cui era in grado di essere sé stessa… perché doveva essere destinata a perderlo?! Non poteva accettarlo.
«Io… io obbligherò quel finto principe a mantenere la sua parola! Altrimenti… altrimenti io… io lo ammazzo, ne sarei capace… sono stata addestrata a combattere, sono forte!» sbottò la principessa, con la voce rotta dal pianto.
Abbracciò Radish e scoppiò a piangere. Non si trattenne, non voleva farlo. Si era resa conto che con lui poteva concedersi il lusso di essere sé stessa ed era una sensazione meravigliosa, anche se ora stava così male che le sembrava di impazzire.
«Scusami, Là… non volevo…».
«Sta’ zitto! Zitto!» urlò lei, colpendolo con deboli pugni sul petto.
Il genio le prese la testa tra le mani delicatamente e gliela fece sollevare, per guardarla negli occhi. Usò un dito per asciugarle le lacrime e sorrise dolcemente.
«Ti ricordi cosa ti ho detto prima? Sei molto meglio se sorridi… sei più bella, sei più tutto».
Lazuli accennò un sorriso, mentre il cuore le batteva forte e le sanguinava tremendamente.
«Credo che non sia vero che non sei capace di far innamorare le persone…» sussurrò, abbassando la testa, imbarazzata.
«Perché?»
Radish le accarezzò la testa e si sentì bene. Era bello stringerla tra le braccia, respirare il suo profumo. Sentire il suo calore.
«L’hai detto tu che su di me i tuoi poteri non hanno effetto… ma magari qualcosa mi fa effetto…» rispose goffamente Lazuli, che non riusciva a spiegarsi. O meglio, che non aveva paura di dire ad alta voce quello che sentiva dentro.
Radish capì, invece, e si sentì come mai prima. Stava vivendo un sogno, ma anche un incubo. Non avrebbe dovuto spingersi fino a quel punto con lei, la stava condannando a soffrire e si sentiva tremendamente in colpa per questo. Ma non poteva tacere o negare quello che provava.
«Ti amo anch’io, Là» si limitò a dire, sciogliendo l’abbraccio con cui stava stringendo Lazuli e indietreggiando di un passo.
La principessa sollevò la testa e sgranò gli occhi. Era arrossita, certo, ma non aveva vergogna a farsi vedere da lui adesso anche così. Sentì ogni difesa abbandonare il suo corpo. Era leggera e allo stesso tempo vulnerabile. Fece un passo in avanti e abbracciò di nuovo Radish. Gli mise la braccia intorno al collo e lo guardò per un istante prima di baciarlo.
Le loro labbra si sfiorarono e basta, perché il genio la spostò delicatamente da sé afferrandola per le spalle, prima di voltarsi, lasciandola impietrita.
Strinse i pugni così forte da farsi male e con tutta la forza di volontà che aveva si girò del tutto, dandole le spalle. Avrebbe voluto con tutto sé stesso baciarla e poi baciarla ancora. Prenderla lì, su quel prato, e chissà dove e per quante altre volte. Così, per sempre. Perdersi in lei, nei suoi occhi. Nel suo cuore.
Perché la amava, ma proprio per questo doveva andarsene prima di peggiorare ulteriormente le cose. Prima di rendere tutto più difficile di quanto già non fosse. Lui non aveva il diritto di essere felice, ma lei sì. Lui era un genio di merda, aveva poteri, ma non aveva nessun diritto. Lei era una donna, era libera, era speciale. Era perfetta.
E lui la stava ferendo perché era stato un coglione ad andare lì.
«Ti amo, Là. Non voglio rendere tutto più difficile… devo andare, tu non meriti di soffrire per colpa di un genio-drago del cazzo come me».
«Fammi vedere il tuo vero aspetto, Rad. Io ti ho mostrato la vera me stessa e ora tocca a te» ribatté Lazuli con un filo di voce. «Questo me lo devi, se mi ami davvero».
«Non credo che sia un bello spettacolo… sono un drago io, prima di tutto. E poi anche un genio, quindi ho due corpi, ma preferirei che ti ricordassi di me col mio aspetto umano».
«Lo decido io se e come voglio ricordarti!» sbottò lei, stringendo a sua volta i pugni. Avrebbe voluto urlare contro il cielo, maledire il suo destino. Avrebbe voluto non amare Radish e non essere amata da lui. Aveva paura di soffrire, per quello aveva creato quell’armatura intorno a sé nel corso della sua intera vita. Un’armatura che lui aveva sgretolato in un istante senza che lei se ne rendesse nemmeno conto… perché dovevano separarsi? Perché non poteva essere felice anche lei come le altre persone?
«E va bene… anch’io con te posso concedermi il lusso di essere me stesso» si voltò Radish, regalandole un sorriso che le fece battere il cuore, prima che il suo volto cominciasse a mutare davanti ai suoi occhi.
La principessa non batté ciglio quando vide i suoi occhi diventare rossi e ingrandirsi insieme a un volto che si allungava fino ad assumere le fattezze di quello di un drago. La bocca piena di zanne acuminate, le gambe che si ritrassero fino a venire inglobate da un corpo ricoperto di scaglie verdi. Era enorme, Radish. Un serpente immenso con due braccia e la testa di un drago. Così alto che sembrava sfiorare la vetta del cielo.
«Hai visto la mia vera natura. Sei soddisfatta?» domandò il drago, con voce tonante e solenne. Anche quella era cambiata.
«Sì» rispose Lazuli senza tradire emozioni.
«Hai paura di me?» domandò Radish, abbassando il suo gigantesco volto fino a sfiorare l’erba del giardino reale.
La fissava da un occhio fiammeggiante, lei che adesso era alta tanto quanto una delle sue zanne.
«No» accennò un sorriso la principessa, allungando una mano per accarezzare la testa piena di scaglie dure e acuminate del drago.
Radish respirò profondamente e per la prima volta nella sua vita non si sentì un mostro nella sua forma di drago. Ma, allo stesso tempo, si rese anche conto di non aver mai odiato così tanto il suo vero aspetto, visto che era così diverso da quello di lei. Chiuse gli occhi e si lasciò avvolgere da un denso fumo celeste, che quando si diradò lo fece riapparire davanti a Lazuli nel suo corpo di genio: faccia uguale a quella della sua forma umana, pelle azzurra, fisico possente, fumo al posto delle gambe e un cinturone, due bracciali e orecchini come unico indumento.
«Quando mi abbronzo divento blu» provò a scherzare, guardando gli occhi di ghiaccio di Lazuli che gli sorridevano.
La sua voce adesso era tornata quella di sempre. Ma per la principessa questo non era molto importante, perché l’anima all’interno dei tre corpi con cui aveva visto Radish in realtà era sempre la stessa. Ed era di quella che lei si era innamorata.
Gli passò delicatamente una mano tra i suoi folti capelli neri, senza smettere di guardarlo.
«Grazie» gli disse.
«Per cosa?»
«Per avermi mostrato il tuo vero aspetto. Per le cose che mi hai detto. Per quello che mi hai fatto provare» sillabò Lazuli.
«Non devi ringraziarmi. Dovresti odiarmi» rispose mestamente Radish. «Sarebbe stato meglio se non mi avessi conosciuto… addio, Là» aggiunse, voltandosi e cominciando ad allontanarsi fluttuando a pelo d’erba.
«Fermati!» ordinò Lazuli, afferrandogli un polso. Stringeva proprio uno dei suoi pesanti bracciali dorati, il simbolo della sua prigionia.
Lo strattonò con forza, lo obbligò a voltarsi verso di lei. E lo colpì con un tremendo schiaffo sulla guancia.
«Questo è perché non la smetti di dire sciocchezze! E perché non la pianti di dire cosa sarebbe stato meglio o peggio per me! Sono io che lo decido!» sbraitò con rabbia, prima di stringergli più forte il polso e tirarlo verso di sé. «Questo è perché non potrei mai odiarti! E nemmeno dimenticarti, razza di scemo!» aggiunse, per poi zittire ogni sua possibile risposta con un bacio, quel bacio che era rimasto in sospeso per fin troppo tempo tra loro.
Radish rimase di sasso per quel gesto che non si aspettava, mentre sentiva la lingua di lei accarezzare le sue labbra e insinuarsi con prepotenza nella sua bocca. Quando sentì il suo dolce sapore pervaderlo abbandonò ogni resistenza e smise di pensare a quello che poteva essere giusto o sbagliato. Non pensò più al futuro, al possibile dolore, a quanto fossero diversi. Chiuse gli occhi e la strinse forte a sé in un possente abbraccio. Ricambiò con foga quel bacio, sentiva che non ne avrebbe mai avuto abbastanza di lei. Di loro.
Quasi non si accorse che il suo corpo era tornato umano, preso com’era dalla foga di quel momento. Non era più un genio-drago in quel preciso istante, era solo un uomo che voleva con tutto sé stesso la ragazza più bella e speciale che avesse mai visto in milioni di anni di vita. Non gli interessava più niente del resto, era confuso. Pensava a lei, solo a lei. Il suo cuore batteva forte, le sue mani esploravano il corpo di Lazuli e lei faceva lo stesso col suo. Le loro lingue sembravano incapaci di separarsi, le loro labbra non facevano che trasmettere tutta la brama che avevano l’uno dell’altra.
Radish non si rese nemmeno conto che lei l’aveva fatto sdraiare a terra, con la schiena contro l’erba, mentre lo osservava soddisfatta seduta a cavalcioni sopra il suo bacino, proprio come prima.
«Avrai anche tutti i poteri che vuoi, ma qui comando io» sibilò maliziosa, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Anche prima eravamo così, e anche prima avrei voluto fare questo» aggiunse, prima di chinarsi e baciarlo di nuovo. «Vedo che gradisci, non vuoi più andartene adesso?» lo provocò in tono sensuale, sentendo la sua eccitazione premere contro di lei.
«Mi fai impazzire, cazzo…» sorrise sghembo Radish, sollevandosi sul busto e baciandola ancora con foga.
Lei lo lasciò fare, prima di respingerlo con entrambe le mani e obbligarlo a sdraiarsi di nuovo. Lo guardava dall’alto, incantevole e indimenticabile. Emanava un fascino travolgente Lazuli quella notte, i suoi occhi di ghiaccio splendevano più delle stelle che costellavano il cielo e che Radish nemmeno vedeva, preso com’era dal suo volto.
«Fammi vedere quello che sai fare» disse la principessa, slacciandosi il top tempestato di gioielli e lasciandolo cadere a terra.
Radish deglutì il nulla. La guardava come un uomo comune può ammirare una dea ed era una cosa strana considerando che era lui l’essere immortale tra i due. Ma non contava niente, lei era quello che lui aveva sempre cercato nel corso della sua esistenza senza nemmeno saperlo.
Le mordicchiò avidamente un seno e poi l’altro, stringendoli e godendosi fino in fondo le sue forme. Non poteva fare a meno di baciarla mentre si spogliavano freneticamente a vicenda perché sentiva di avere bisogno del suo sapore di donna, di volerlo con tutto sé stesso. Sapeva che non avrebbe saputo farne a meno mai più, che non voleva farne a meno mai più.
Erano nudi e avvinghiati l’uno all’altra. Si rotolavano nell’erba, ridevano, si dicevano mezze parole e non la smettevano di cercarsi in continuazione per baciarsi. Le loro mani e le loro bocche non smettevano di esplorarsi, di conoscersi, di darsi piacere.
Un genio nel corpo di un uomo dal cuore ardente e una donna dal cuore di ghiaccio, così diversi eppure così simili. Due cuori che battevano all’unisono, forti come la passione che li spingeva.
«Sei sicura che vuoi che ti faccia vedere quello che sa fare un genio?» le domandò roco Radish, leccandole lentamente il contorno della bocca. «A tuo rischio e pericolo, hai visto anche tu, no? Roba degna di un drago» aggiunse in tono scherzoso, alludendo alle dimensioni della sua possente erezione che lei non smetteva di massaggiargli.
«Per chi mi hai preso?!» stette al gioco lei, posando poi le sue morbidi labbra sulla sua eccitazione fino a farlo grugnire di piacere. «Sono la tua regina e la tua dea, o sbaglio? Ti ordino di darti da fare».
Il genio non se lo fece ripetere due volte: le sollevò delicatamente la testa e la baciò di nuovo, mentre la faceva sdraiare sull’erba fresca della notte e si metteva sopra di lei. Entrò in lei con una spinta decisa e vide i suoi occhi di ghiaccio spalancarsi e velarsi di piacere. La strinse a sé, si godeva i suoi gemiti. Erano una cosa sola finalmente, un unico corpo e un’unica anima.
Radish si rese conto che solo in quel preciso istante si era sentito per la prima volta un essere onnipotente, perché stava facendo godere la donna che amava e perché si sentiva amato a sua volta da lei. Perché si erano detti tutto guardandosi in faccia, perché avevano gettato via le maschere insieme ai vestiti. Perché erano loro stessi e lo sarebbero stati per sempre, se solo il destino glielo avesse concesso.
Le unghie di Lazuli si conficcavano nella schiena di Radish mentre gridava di piacere. Lui gemeva, la zittiva con baci avidi ed era confuso da quanto lei potesse apparirgli ancora più bella mentre facevano l’amore.
Vennero insieme, stretti l’uno all’altro, al centro di una bolla che li isolava dal resto del mondo. Dallo spazio e dal tempo, sdraiati sull’erba e con le stelle che splendevano nel cielo di Agraba come uniche testimoni.
E lo fecero ancora, e ancora. E poi di nuovo. Ora che si erano trovati non si sarebbero più voluti separare. Forse avevano anche paura ad allontanarsi l’uno dall’altra, il terrore che tutto potesse finire da un momento all’altro. Che lui potesse sparire per sempre come era scritto nel suo destino e che lei dovesse soffrire, incapace di essere felice e di sentirsi amata.
Ma, arrivati a quel punto, avrebbero lottato per rendere possibile l’impossibile. E l’avrebbero fatto insieme.
«Là, io non voglio andarmene. Non lasciarmi andare, ti prego» disse Radish dal nulla, mentre scrutava il cielo in cerca di risposte, sdraiato ancora nudo sul prato.
«Tu non vai da nessuna parte da solo» lo rassicurò Lazuli, sdraiata accanto a lui con la testa appoggiata sul suo petto. «Ho deciso che ti seguirò ovunque, in qualche modo, anche in quella lampada».
«Ma…» provò a ribattere il genio.
«Ma non ce ne sarà bisogno» lo interruppe la principessa, mettendosi di nuovo a cavalcioni sopra di lui, nuda e meravigliosa al chiaro di luna. I suoi occhi di ghiaccio ardevano, mentre si piegava in avanti verso Radish, pronta a riprendere quello avevano smesso di fare solo pochi minuti prima per l’ennesima volta. «Perché tu domani diventerai un uomo. E sarai libero, Rad» aggiunse, baciandolo avidamente per poi sorridere maliziosa.
«Libero di servire la tua regina e la tua dea, per sempre».
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: ebbene sì, Rad ha detto tutto e anche di più a Lazuli, che ha scelto a sua volta di essere sincera coi propri sentimenti che solitamente ama così tanto nascondere. Io non posso che sperare che questo capitolo un pochino vi abbia emozionato, vi abbia divertito e magari commosso in certi suoi passaggi. Spero poi di essere riuscito a trasmettere i sentimenti contrastanti che prova Rad per la situazione in sé e per quello che potrebbe succedere di negativo, così come il dolore e allo stesso tempo la determinazione di Lazuli nel rifiutarsi di accettare un destino deciso da altri che sembra già scritto.
Lo so, c’è molto Remember me anche qui, una scena in particolare poi è clamorosa come autocitazione, ma secondo me ci stava troppo bene. Vediamo se ve la ricordate ;-)
È stato anche svelato il mistero relativo alla mia adorata Harley Quinn, che non viene citata direttamente, ma Rad fa in modo che Là assuma le sue sembianze, almeno per quanto riguarda il look… spero abbiate apprezzato questa piccola follia, ma sappiate che tra un paio di capitoli ce ne sarà una ancora più grossa relativa al genio e la principessa di Asgard! Spero gradirete!
Comunque, tornando ad Harley, vi siete mai chiesti come sarebbe C18 in versione Harley Quinn?! Io sì, visto che stiamo parlando del mio personaggio preferito manga/anime e del mio personaggio preferito film/comics, e così, grazie alla fantasmagorica abilità di Misatona, che ringrazio ancora tantissimo, vi posso allegare due stupendi disegni di Lazuli in cosplay da Harley! C’è anche un’incantevole Nico Robin in versione Sailor Jupiter, anche se non c’entra nulla ve la lascio perché è troppo bella!
Tornando a Lazuli/Quinn, magari la prossima volta faremo il contrario, con Margot Robbie in cosplay da C18, sarebbe un’ottima idea e se qualcuno vuole cimentarsi mi faccia un fischio! :-)
 
Come sempre ringrazio tutti voi che mi lasciate sempre il vostro parere e mi date tanta forza, ci tengo a dirvi anche qui che adoro le vostre riflessioni quando riuscite a leggere qualcosa tra le righe o a trarre un messaggio da quello che dicono o fanno i personaggi. Grazie anche a chi legge in silenzio, mi auguro sia piaciuta anche a voi questa parte della storia!
 
Bene, finalmente ci siamo col capitolo che porta con sé la scena più iconica della storia di Aladdin e anche la canzone più famosa! Siete felici? Pronti a cantare?
Salutiamo per una settimana Rad e Là, ma anche gli altri personaggi, perché a questo punto si meritano un intero e  lungo capitolo i protagonisti principali della storia, cioè Goku e Chichi.
Farà ancora danni nei panni del principe Kakaroth il nostro eroe? Riuscirà a essere sincero? Vi ricordo che l’avevamo lasciato in procinto di raggiungere la principessa a bordo della nuvola Speedy, con Rad che aveva stabilito un contatto mentale con lui… avete buone sensazioni?
Il titolo è scontato, ovviamente: “Il mondo è mio”.
Ci vediamo mercoledì prossimo, a presto!
 
Teo

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