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Autore: babykit87l    01/07/2020    1 recensioni
Martino e Niccolò stanno insieme ormai da sette anni, finché un evento traumatico non cambia le loro vite stravolgendole. Sarà dura tornare alla vecchia vita o forse l'unica soluzione è considerare la possibilità di iniziarne una nuova.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4  

 

 

Era sul letto, non aveva ancora la forza di alzarsi e quel tubo in mezzo alle costole iniziava a dargli fastidio. Non vedeva l’ora che fosse il giorno successivo per poterlo togliere. O almeno così gli aveva detto il medico quando era entrato in stanza per fare il punto della situazione. L'unica cosa per cui aveva un po’ d’ansia era il consulto psichiatrico: non sapeva davvero cosa aspettarsi, cosa gli avrebbe detto.   

Riprese il telefono in mano e lesse gli ultimi messaggi scambiati con Martino. Forse aveva fatto un errore a inviargli quel  Whatsapp , magari gli aveva lanciato un messaggio sbagliato. Il fatto era che lì per lì non ci aveva nemmeno pensato, aveva agito d’istinto: aveva aperto  Whatsapp  e l’ultima chat attiva era la loro; aveva aperto e si era incuriosito della foto profilo di Martino; era andato a guardare la sua e si era stupito di vedere che fosse una foto di entrambi. L'aveva osservata a fondo e doveva essere davvero felice con questo ragazzo. Aveva aperto la galleria e c’erano così tante foto insieme e di Martino, alcune senza nemmeno che questi notasse che lo stava fotografando. Poi un video. Lo aveva aperto e c’era lui davanti al piano a suonare e sorrideva con ogni muscolo della faccia, poi la telecamera si era girata e Martino era apparso, con gli occhi lucidi e il sorriso emozionato, “questo per dimostrare che non è vero che sono un iceberg, come una certa Eva Brighi mi ha detto l’altro giorno, perché quando Nicco suona, io piango. Sempre!” aveva detto con la voce rotta. Così aveva riaperto la chat e aveva scritto quel messaggio.   

Gli era venuta voglia di sapere di più di lui e del loro rapporto. Anche se non voleva starci insieme, non significava che Martino dovesse sparire del tutto. Avrebbe potuto ricostruire tutti quegli anni che aveva perso. In fondo, non sapeva nulla nemmeno di sé stesso: cosa faceva per vivere? Che studi aveva fatto? Come passava le sue giornate?   

Posò il telefono sul comodino accanto e cercò di dormire un po’. In breve sembrò addormentarsi.  

Il vento sferza sul suo volto.   

È tutto buio.   

Nota un muro alla sua sinistra.   

Prova ad appoggiarsi ma scivola in avanti.   

Poi un dolore fortissimo al collo e il respiro si spezza.   

Cade a terra.   

Tenta di chiedere aiuto e sa che sta parlando, ma non esce nessun suono, non importa quanto ci provi.   

Si risvegliò di soprassalto e cercò di prendere aria, senza riuscirci del tutto. Con molta lentezza e fatica, si mise seduto sul letto e prese dei respiri profondi. Si portò una mano alla gola, rendendosi conto che fosse solo un sogno, un incubo. Sembrava così reale. Si guardò intorno nel buio della stanza e avrebbe voluto che ci fosse qualcuno lì con lui. Chiunque, davvero. Persino Martino. Anche se lui, onestamente, avrebbe preferito Luai.  Subito la sua mente tornò alla conversazione che avevano avuto quel giorno.   

Poche ore prima  

“Ciao!” Lo aveva salutato con un sorriso, mentre l’altro si accomodava sulla sedia.  

“Come ti senti?”  

“Ancora frastornato e confuso, però meglio. Che bello che sei qui.”  

“Ci hai fatto preoccupare un casino. Soprattutto Martino.”  

“Eh lo so, me l’hanno detto tutti.”  

Si erano fissati per un momento poi Niccolò aveva abbassato lo sguardo. “Ti vedo diverso.”  

“Sono passati sette anni. Non ho più la barba.”  

Niccolò aveva sorriso, annuendo. “Come stai?”  

“Nico sto bene, davvero. So che l’hai chiesto praticamente a tutti, ma credimi, sto bene.”  

“Mi sento in colpa per quello che è successo. Mi dispiace.”  

“Ehi, tranquillo, okay?” Aveva un sorriso così sereno che Niccolò non aveva potuto fare altro credergli.   

Poi gli aveva chiesto cosa fosse successo dopo che era stato portato via e  Luai aveva raccontato di come fosse stata dura per più di un anno, ma che poi grazie ai genitori di Rami e Sana insieme al loro Imam era riuscito a tornare. Per un certo periodo aveva provato a mantenere i rapporti con la sua famiglia e con la comunità, andando in Moschea e facendo il Ramadan, ma dopo un po’ non era più riuscito a fingere che andasse tutto bene, fingere di essere ciò che non era, così aveva fatto coming out, sapendo che i suoi genitori l’avrebbero cacciato via, se non peggio, e aveva trovato in Filippo un aiuto concreto. L'aveva ospitato e aiutato a trovare un posto sicuro dove vivere. Erano ormai cinque anni che non si parlava più con la famiglia, aveva abbandonato l’Islam come Malik e in definitiva aveva cambiato totalmente vita. Ed era felice. Per la prima volta forse in tutta la sua vita, era sereno e soddisfatto.  

“Quindi sei out and proud?” Aveva chiesto Niccolò, scherzando.  

“Abbastanza, direi.” Aveva riso Luai.  

“Mi fa piacere... E stai con qualcuno?”  

Luai l’aveva guardato e Niccolò aveva notato come si stava mordendo il labbro inferiore. Dio, che voglia di baciarlo aveva avuto in quel momento. “Adesso no. Mi sono lasciato mesi fa con il mio ex.”  

E Niccolò aveva sorriso così tanto che, a ripensarci adesso, non gli sembrava ancora vero.   

Ripensare a quella conversazione lo calmò e anche il respiro tornò normale. Rimase così sul letto ma non riuscì più a riprendere sonno. Quando accesero le luci nel corridoio si rese conto che era ormai mattina. Vide uno degli infermieri entrare per fargli un prelievo e misurargli la temperatura.   

Riprese il telefono ed entrò di nuovo nella galleria immagini, rimanendo incantato a guardare un video con Martino e quell'altro ragazzo, Giovanni, gli pareva si chiamasse. Alzò il volume e sorrise.  

- Che stiamo facendo?- Stava chiaramente registrando lui stesso.   

- Stiamo per entrare nella nostra nuova casa. Yayyy!!!- Martino sembrava al settimo cielo con le chiavi in mano.  

- Ma mica è nuova. Non era casa de tu nonna, Nico?- Anche Giovanni sembrava divertito.  

- Sì, però ora è ufficialmente nostra e per l’occasione l’abbiamo completamente ri-arredata, togliendo tutti quei mobili vecchi che avevamo ereditato da mi nonna ed è tutta un’altra cosa. Vero, Marti?-   

- Esatto e per questo – Disse il ragazzo parlando direttamente alla telecamera. - Ringrazio pubblicamente Filippo per averci dato una mano. Senza di te saremmo ancora con i santini di Padre Pio in casa-  

Tutti e tre si erano messi a ridere e anche dal video traspariva una serenità che avrebbe tanto voluto riavere. Per un momento, forse il primo da quando si era svegliato, avrebbe voluto ricordare tutto. Sorrise al video, in un gesto quasi involontario, mentre vedeva Martino entrare in quella casa e mostrare con orgoglio tutte le modifiche fatte per rendere quell’appartamento la loro  casa .  

“Ehi!” Niccolò alzò lo sguardo e vide Martino entrare in stanza. “Posso?” Chiese il ragazzo, indicando la sedia vuota.  

“Certo. Sei venuto?”  

“Me l’hai chiesto tu! So che è presto, ma devo andare al lavoro dopo.”  

Sembrava meno a disagio rispetto al giorno precedente e c’era sicuramente meno tensione.   

“Che lavoro fai?”  

“Sto facendo un tirocinio in un giornale online.”  

“Sei un giornalista?”  

“Più o meno... Vorrei diventare redattore.”  

“Wow! Impegnativo.”  

“Abbastanza, ma mi piace e tu dici sempre che, nonostante il cinismo, sono bravo con le parole.” Rispose con un sorriso Martino, rendendosi conto di aver usato il presente. “Dicevi, non dici. Scusa, l’abitudine.”  

“Va bene, hai sette anni di ricordi con me e non posso pretendere che tu reprima le tue abitudini. In realtà ho visto un po’ di foto sul telefono e... eravamo felici.” Non era propriamente una domanda.  

“Molto felici. Nonostante le difficoltà. Ma chi non ce l’ha?”  

“Mi dispiace tanto non ricordare nulla.”  

“Non fa niente, Nì. Hai subito un’aggressione e hai un’amnesia, ci sta. Ci sono rimasto male che tu non voglia ricordare quello che c’è stato tra noi. E fingere che non siano passati sette anni. Questo mi ha fatto davvero male.”  

“Non era quello che intendevo. Mi-mi sono espresso male. Voglio ricordare, anzi mi piacerebbe che mi aiutassi a recuperare i ricordi. È che... non voglio stare con te.”  

“E che succede se recuperi la memoria e ricordi anche quello che provi per me?”  

“Ci possiamo pensare quando e se succederà?”  

Martino annuì, distogliendo lo sguardo. Ed ecco che di nuovo la tensione salì. Capiva che per Martino era difficile anche solo pensare di non stare insieme, poteva capirlo perché era quello che stava provando anche lui per Luai. Anche se forse fare paragoni non era giusto, con Luai aveva avuto a malapena un mese dacché si erano baciati la prima volta e non avevano fatto altro, mentre sapeva che per Martino erano sette anni di relazione e da quello che aveva potuto constatare dai video, con Martino addirittura conviveva prima dell’aggressione.   

“Oggi mi tolgono questo tubo dal polmone.” Cercò di cambiare argomento. Odiava quei silenzi imbarazzati.  

“Meno male. Deve essere fastidioso.”  

“Un po’... poi mi hanno detto che domani mi fanno uscire.”  

“Okay, allora poi mi fai sapere a che ora così mi organizzo per venirti a prendere.”  

“Non ce n’è bisogno. Vengono i miei.”  

Martino si incupì e Niccolò si rese conto di creare un muro tra loro, ma era più forte di lui. Gli sembrava che gli fosse imposto di stare con Martino perché prima dell’aggressione stavano insieme, quando avrebbe voluto soltanto riprendere in mano la sua vita, senza sentire l’obbligo di amare qualcuno che  conosceva a  malapena. Era una situazione soffocante.  

“Perché mi hai chiesto di venire?”   

“Mi volevo scusare per quello che ti ho detto ieri e per dirti che, al contrario di quanto ti ho detto ieri, farò di tutto per ricordare.”  

“Va bene...” Mormorò Martino, con un sorriso appena pronunciato.   

Niccolò poteva vedere come questa situazione stava logorando il ragazzo, anche quel sorriso tirato era così diverso da quello del video, non c’era la stessa felicità che gli faceva brillare gli occhi. E non sapeva perché questa cosa gli fece stringere lo stomaco. Gli dispiaceva, anche senza conoscerlo.   

“Allora ci vediamo domani.” Martino si alzò dalla sedia e lo salutò, scomparendo dietro la porta.   

Niccolò rimase per un momento impietrito dalla velocità con cui il ragazzo era uscito dalla stanza. Era già la seconda volta che succedeva e di nuovo non sapeva come reagire. Chiuse gli occhi e sospirò. Era così stanco, si era ritrovato all’improvviso in una situazione che definire surreale era un eufemismo. Aveva già avuto momenti di follia nella sua vita, il suo disturbo spesso lo portava a partire per la tangente e a fare cose su cui lì per lì non aveva controllo, ma era sempre tornato indietro e aveva sistemato – o almeno ci aveva provato – quello su cui aveva fatto casino. Questo però come poteva risolverlo? Se non sapeva nemmeno cosa fosse successo, cosa avrebbe potuto fare? E se non avesse più ricordato quegli anni?   

In più c’era questo ragazzo che sembrava così dolce e... doveva ammetterlo, davvero innamorato di lui. Come si sarebbe dovuto comportare con lui? Si sentiva così in colpa nei suoi confronti per non ricordare. E aveva capito, almeno dai video e dalle foto, che il loro rapporto era davvero profondo e importante. Perché l’aveva dimenticato? Come aveva potuto farlo?   

Il resto della giornata era passato velocemente, tra l’estrazione del catetere, altre analisi, ma soprattutto con la seconda visita dello psichiatra. Aveva approfittato per chiedergli come poter recuperare la memoria, ma il medico era stato vago in questo, non era possibile sapere come e quando avrebbe ricordato – “ma ricorderò, vero?”, “purtroppo in queste situazioni non è possibile sapere nemmeno questo” – però era molto fiducioso che ci sarebbe riuscito se avesse seguito le sue indicazioni.   

“Cioè?”  

“Il mio consiglio è tornare in ambienti familiari, che fanno parte di quel passato che hai dimenticato.”  

Era rimasto sul letto a pensare dopo quella seduta, con lo sguardo fisso sul soffitto. Sapeva cosa volesse dire il medico. Tornare in ambienti familiari voleva dire la casa dove viveva con Martino. Non voleva farlo. Aveva bisogno di tempo e se l’avessero costretto, questa imposizione gli avrebbe creato ancora più ansia e non credeva proprio che questo lo avrebbe aiutato a ricordare. Anzi, probabilmente si sarebbe bloccato ancora di più. Sarebbe stato controproducente.   

I suoi pensieri vennero interrotti da un messaggio sul telefono. E sorrise subito, sentendo il cuore battere un po’ più forte.

 

 

Chiuse la chat, con ancora il sorriso sulle labbra, poi la riaprì e andò a leggere un po’ di messaggi vecchi scambiati con Luai  per capire meglio come fosse il loro rapporto, se si fosse rovinato nel tempo, se ancora si confidasse con lui come era nei suoi ricordi. E capire se in qualche modo ci fosse la possibilità di avere qualcosa di più con lui o dovesse mettersi l’anima in pace ed accettare che tra loro non ci sarebbe mai stato nulla di più di quel bacio. Non sapeva nemmeno cosa sperare.  

Iniziò con gli ultimi messaggi inviati prima dell’aggressione.  

  

E poi più su nei messaggi più vecchi, risalenti a qualche mese prima, nel 2024.  

 

 

Okay. Quindi erano amici. Ma chiaramente non più di quello e non si scrivevano nemmeno più così spesso.  Ora, però, avrebbe voluto sapere se fosse stato solo il tempo ad averli allontanati, come tante volte succede, oppure se ci fossero stati degli eventi che li avevano portati a parlarsi sempre meno.  “...  ci siamo visti in discoteca. Vi ho visto parlare  e...  l’ho aggredito.”  Che sia stato questo a farli allontanare?  Che sia  stata colpa di Martino ?  

L'unica cosa di cui era contento era che almeno si era tolto di mezzo Maddalena. Da quando aveva capito di essere attratto da  Luai ,  e d ancor più  dopo quel bacio, la sua presenza era diventata soffocante. Aveva provato a lasciarla, ma sembrava non volersi arrendere, nonostante le avesse esplicitamente detto che gli piaceva un ragazzo, il suo amico. Beh, ormai era inutile rimuginarci sopra, si era liberato di lei. Chissà come ci era riuscito. Magari era una di quelle cose che avrebbe potuto chiedere a Martino. Lui sicuramente lo sapeva. Sempre che conoscesse Maddalena.   

Si stropicciò gli occhi e avrebbe voluto urlare. Era terribile non ricordare nulla e ritrovarsi in balia degli eventi. Si chiese per un momento perché fosse successo a lui. Non bastava lottare contro un disturbo su cui non aveva controllo, ci mancava un’amnesia di sette anni che lo aveva fatto risvegliare in un mondo pieno di gente che non conosceva. Ed entrava sempre in paranoia ogni volta che doveva conoscere gente nuova. Anche se questi ragazzi in realtà lo conoscevano e anche bene, quindi non avrebbe dovuto spiegarsi nel caso il suo disturbo avesse preso il sopravvento.   

L'ansia però rimaneva. E quella lo avrebbe mangiato vivo, ne era sicuro.  

Provò a chiudere gli occhi e a dormire, visto la passata notte in bianco. Certo, era difficile riuscire a prendere sonno, con le luci del corridoio ancora accese e i rumori degli infermieri che passavano per finire il giro di aiuti ai vari pazienti. Solo la noia riuscì a farlo cedere al sonno.  

Il vento sferza sul suo volto.   

È tutto buio.   

Nota un muro alla sua sinistra.   

Prova ad appoggiarsi ma scivola in avanti.   

Poi un dolore fortissimo al collo e il respiro si spezza.   

Cade a terra.   

Tenta di chiedere aiuto e sa che sta parlando, ma non esce nessun suono, non importa quanto ci provi. “Marti!”. Il silenzio fa da padrone e sente la paura farsi strada dal petto e nella testa.  

Si svegliò di colpo.   

Di nuovo.   

Lo stesso incubo.   

La stessa angoscia.   

Si guardò le mani e si accorse di star tremando. Cercò di calmarsi senza chiedere aiuto agli infermieri, dato che ormai anche le luci erano state spente. Il respiro riprese poco a poco a regolarizzarsi e le lacrime stavolta non riuscirono a bloccarsi.   

Che fosse solo un ricordo? O semplicemente la paura di rimanere solo che si proiettava nei sogni?  

Che gli stava succedendo?   

Rimase così per un po’, evitando di farsi sentire da chiunque, finché un messaggio non illuminò la stanza. Lo fissò e non vide l’ora che fosse il giorno dopo per tornare a casa. Qualunque essa fosse stata.  

 

 

 

 

 

 

 

 

Notes:

Niente, penso ci saranno più capitoli dal punto di vista di Niccolò, in questa storia sono davvero necessari.
Mi preme dire una cosa: so che il modo di comportarsi di Nicco è strano, ma noi non sappiamo davvero come fosse quando Luai è stato portato via, quando lo conosciamo noi sono passati diversi mesi, ha avuto modo di metabolizzare quella situazione e con la presenza di Maddalena che invece adesso manca, quindi credo che una reazione del genere sia credibile.
Ma ovviamente ditemi voi che ne pensate ^^'''
Detto ciò, spero vi stia piacendo e ci vediamo la prossima settimana con il capitolo 5 ;)
A presto
Babykit

   
 
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