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Autore: Ela Pink    01/07/2020    2 recensioni
Ci siamo fermati all'episodio 6, dopo l'avvenimento nel parco fra Sana e Akito. Quest'ultimo riesce a risolvere il suo problema famigliare e Sana parte a New York qualche giorno dopo contenta che tutto si fosse chiarito.
Da quel momento la loro vita cambia totalmente, o almeno questa è l'apparenza.
Cosa succederebbe se Sana tornasse a Tokyo molti anni dopo?
- Hai mostrato di avere coraggio! Sei andata avanti pur sapendo di non potercela fare da sola. Ma stavolta Sana, ci sono io, andremo avanti insieme! - Cit. Akito Hayama.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sotto il cielo di Tokyo.
5 Marzo 2018.
New York.
 
POV. SANA.
Signorina Sana com'è stato interpretare la parte della Lady Hannah?
 Ha provato imbarazzo durante la scena più focosa di tutte?

E bla bla bla.
Il pensiero di tutte quelle domande una volta uscita da quì mi fece salire la nausea e venire mal di testa, oramai i giornalisti sono così previdibili.
Me l'ero cercata io quella situazione, lavoravo come attrice dalla mia tenera età ma non mi pentivo di quella che ero diventata, anni pieni di sacrifici che in quel momento mi regalavano soddisfazione a pensare di essere diventata quello che volevo essere.
Negli ultimi due anni però quella condizione mi stava soffocando, avevo mala pena il tempo di stare con la mia famiglia e da dedicare a me stessa; da due settimane a questa parte di notte nei miei sogni - o meglio dire incubi - comparivano i volti dei giornalisti dove cercavano di tenermi per le braccia in modo che io rispondessi alle loro insulse domande; avevo il bisogno di ritrovare la mia libertà. Per questa ragione comunicai al mio manager che volevo prendermi una pausa di qualche mese e, nonostante abbia provato a convincermi a cambiare idea più volte, riuscì nel mio intento, anche con l'aiuto di mia mamma che appoggiava e rispettava la mia decisione dal principio.
Questo sarebbe stato il mio ultimo photoshoot prima dei quattro mesi di "vacanza".
Sfoderai il mio miglior sorriso e misi il braccio intorno alla vita del mio migliore amico, ovvero Naozumi Kamura.
Ci siamo conosciuti all'età di 12 anni durante le riprese di un film, la Villa dell'acqua, e da lì siamo diventati subito buoni amici; adesso abbiamo entrambi quasi 18 anni e stiamo posando per un book fotografico del nostro ultimo film drammatico che uscirà nelle sale fra due mesi.
- Ohh, che bello, finalmente un pò di pace! - dissi, sospirando e mandando giù il succo alla pesca.
Alla mia reazione Naozumi, che era seduto di fronte a me a bere anche lui una bibita, si lasciò scappare una risatina che causò la caduta del liquido sul suo smoking.
- Ops, scusami! - dissi, ridendo a mia volta.
- Va beh, domani avevo intenzione di farlo lavorare, tranquilla! - esclamò asciugandosi il labbro con un tovagliolo.
- Menomale! Io credo che domani mattina starò a letto più del previsto! - dissi immaginandomi immersa fra  le mie calde e soffici lenzuola.
- Uhm, Sana, sei proprio sicura della tua decisione? - chiese il mio migliore amico.
- Certo! Mai stata così sicura! - risposi lanciando un pugno all'aria.
- Beh, se è cosi, volevo consigliarti un bel posto dove potresti passare le vacanze -
- Andrò comunque a scuola, vorrei essere "normale" per un pò. Mi manca la mia mamma, la mia città! - dissi facendo le virgolette con le dita alla parola normale.
Lui sorrise e mi accarezzò un braccio. - E cosa dirai fra quattro mesi? Poi dovrai ritirarti per tornare quì a New York! - esclamò.
- Naozumi.. forse non te l'ho detto.. ma io non tornerò quì! Fra quattro mesi continuerò la mia carriera a Tokyo! - risposi, cercando di essere il più
 delicata possibile.
- Cosa? Stai dicendo che non ci vedremo più? - chiese amareggiato.
- Ma no sciocco! Tu puoi venire a trovami quando vuoi, mi casa es tu casa.  Io verrò a trovarti quì appena posso! - risposi abbracciandolo.
- D'accordo.. - ribadì, sbuffando.
Dopo essermi staccata dalle sue braccia andai verso Rei ed urlai - Fai le valigie! Stasera si parte! - facendogli sbattere la fronte nella macchinetta delle bibite, in cui ne caddero alcune tutta in una volta.
FINE POV.
 
7 Marzo 2018.
Tokyo.
POV. AKITO.
I raggi del sole attraversavano la zanzariera fino ad arrivarmi in volto, che palle ogni volta dimentico di toglierla. Feci per girarmi dall’altra parte ma, invano, il frustate rumore della sveglia me lo impedì; decisi di mettere fine a quel frastuono dando un colpo decisivo all'aggeggio quadrato, a disturbarmi però fu, subito dopo, mia sorella con i suoi rimproveri per i soldi spesi.
- Puff! - sbuffai togliendomi le coperte dal volto, con cui poco prima cercai di coprirmi, poi mi alzai dal letto e andai in bagno a buttarmi dell’acqua fresca in faccia per farmi riprendere dalla notte in bianco.
Gli esami per passare all'anno successivo, ovvero l'ultimo, erano alle porte per questa ragione mi misi a studiare fino alle quattro di notte Inglese e Storia del Giappone nel V secolo.
Sembravo avere un nido al posto dei capelli e sembrava mi avessero dato un pugno sugli occhi  al posto delle occhiaie.
- Mh, pensavo peggio - dissi fra me e me.
Mi diedi un'occhiata veloce allo specchio sistemando la cravatta dell'uniforme scolastica, prima che mi anticipasse mia sorella con i suoi soliti discorsi da ragazzo disordinato, poi presi il telefono e scesi in cucina a fare colazione.
La mia vita non è stata tutta rosa e fiori, ci sono stati  momenti difficili da superare.  Ci sono giorni in cui ti chiudi dentro e desidereresti solo scomparire da lì ed essere libero, in un posto in cui puoi essere te stesso, dove si può cominciare da capo, prendendo in mano la propria vita,  facendone quello  che si vuole senza nessuno che ti giudichi o dica quello che debba fare. Quando finalmente sta per succedere però, c'è sempre quella spina in mezzo, come un palo nella strada con su scritto 'stop' e non ti permette di andare oltre.
Coff-coff
- Posso sedermi? - chiese una voce che un secondo prima aveva cercato di attirare la mia attenzione ma con scarsi risultati.
- E' occupato! - risposi acre senza nemmeno guardare la persona.
- Dal tuo zaino? - domandò con tono leggermente irritato.
Cominciai ad infastidirmi, per cui tolsi gli occhiali rotondi che usavo solo per leggere e il cellulare, poi alzai il volto per osservare la figura che mi stava disturbando.
Rimasi incantato qualche secondo: era una ragazza dai capelli  rossicci, lisci con le punte leggermente ondulate che le arrivavano alle spalle; occhi a mandorla color cioccolato e labbra leggermente carnose. Aveva dei lineamenti leggeri ma molto fini, ormai era raro trovare una ragazza del genere a Tokyo. Notai che indossava una semplice divisa scolastica, quindi presupposi fosse un'alunna di una qualche scuola superiore. Ho sempre preso quell'autobus per raggiungere il mio istituto ma quella era la prima volta che vidi quella ragazzina, eppure ebbi l'impressione di averla intravista da qualche parte e dalla sua espressione capì che pensava la stessa cosa.
-  Per caso ci conosciamo? - chiese confusa.
- Non credo proprio! - risposi con lo stesso tono di prima, indossando di nuovo gli occhiali e prendendo il cellulare.
- Tse, ma guarda un pò tu questo maleducato! - ribadì allontanandosi.
Risi mentalmente, deja-vù.
 
 - Ricordiamo che un sistema di equazioni non è altro che l’insieme di più equazioni con le stesse incognite. L’insieme delle soluzioni è dato dall’intersezione degli insiemi delle soluzioni delle singole equazi.. - dopo neanche cinque minuti di lezione il mio cervello fu in standby, fortunatamente dopo quell'ora ci sarebbe stata la pausa pranzo. I miei pensieri si soffermarono sulla ragazza di quella mattina, era riuscita ad infastidirmi e attrarmi allo stesso tempo; in quasi diciotto anni non era mai successo, o almeno credevo.
Improvvisamente sentì uno schiaffo sulla spalla che mi fece voltare istintivamente verso quella direzione.
- Si può sapere che ti prende? - chiesi annoiato al mio migliore amico.
 Tsuyoshi mi indicò con lo sguardo la figura del professore che mi stava fissando.
- Hayama, visto che non presta molta attezione presumo sappia già svolgere questa equazione, vuole dirci il risultato per favore? - chiese ironico l'insegnante.
Alzai gli occhi al cielo ma non risposi.

- Sono a casa! - comunicai una volta rientrato a casa, poi tolsi le scarpe e raggiunsi il soggiorno dove trovai Natsumi alla televisione.
- Ma tu non studi mai per gli esami dell'università? - le chiesi spaparanzandomi sul divano.
- Ma tu non ti fai mai gli affari tuoi? - rispose, o meglio chiese, a sua volta
- Mamma mia, che permalosa! -
- Piuttosto sai fino a che ora lavora papà? -
- Ti sembro il suo assistente per caso? -
- Allora la permalosità è una cosa di famiglia! - ribadì ridacchiando.
- Mmpf -
- Tornando al discorso di prima... beh, ecco... ho notato che papà sta via un pò più del dovuto. Qualche giorno fa ad esempio, papà ha chiamato nel pomeriggio dicendo che avrebbe cenato fuori con dei colleghi di lavoro e sarebbe rientrato tardi. Quella stessa sera ha telefonato il suo assistente chiedendo se potessi passarli papà sapendo che era a casa - disse preoccupata.
- Stai cercando di dire che papà ha detto una bugia? -
- Ah, ah! -
- Uhm, Nat, io penso che papà sia abbastanza grande e vaccinato da sapere cosa fare. Non preoccuparti troppo! - le risposi, poi salì in camera mia.

 
 
Passata tutta la settimana arrivarono i giorni degli esami; l'unica cosa che mi dispiacque però fu che non vidi più neanche l'ombra di quella ragazza nell'autobus.
 FINE POV.


Hi, sono tornata con una nuova nuova FF, ma tranquilli continuerò a scrivere anche "L'amore ha l'immagine di una borsa"!
Spero che anche questa fan fiction possa piacervi, ormai lo sapete che il vostro parere è importante.
Un bacione, Ela.

 
   
 
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