Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Azaliv87    01/07/2020    3 recensioni
E se Jon avesse la possibilità di riportare in vita una persona importante? E scoprisse di non essere ciò che era? E se anche Dany avesse questa possibilità? Questa è la domanda che mi sono posta, e da quest'idea mi è venuta in mente la storia che vi narrerò. Parto a raccontare le vicende dalla fine della sesta serie televisiva, grosso modo, quindi (avviso chi non ha visto questa stagione) potete trovare degli spoiler. Per il resto è tutta una mia invenzione. Dopo essermi immersa nel mondo di Martin ed essermi affezionata ai suoi personaggi con Tales of Wolf and Dragon, ho deciso di cimentarmi in questo What if e vedere fino a che punto può spingersi la mia fantasia.
Per chi avesse già letto l'altra mia ff, ritroverà conseguenze, personaggi e riferimenti alla prima storia.
Buona lettura e non vi preoccupate se ogni tanto rallento la pubblicazione, non sono mai bloccata, ma ho periodi in cui devo riordinare le idee e correggere ciò che ho già scritto prima di aggiornare!!
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jon Snow, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La vide giungere nella loro direzione a passo spedito, pesante e aggressivo. I suoi stivali profondavano nella neve, ma lei incurante procedeva senza indugio, cadenzando un ritmo sostenuto. La sua lunga gonna di velluto blu raschiava sul terreno, raccogliendo sul bordo innumerevoli cristalli di ghiaccio, che alla fioca luce del sole brillavano come preziose gemme, sfumando così la tonalità scura verso un azzurrognolo più tenue. I suoi occhi erano fissi verso la sua meta, come un predatore quando focalizza la preda. Non nascondeva affatto il suo stato d’animo; ostilità e collera facevano da padroni. Le labbra serrate in una smorfia di disprezzo, le guance leggermente gonfiate d’irritazione. Per la Fanciulla… Rhaegar fece un’espressione truce; disarmato, esasperato, amareggiato. Paventava l’idea dello spettacolino che gli sarebbe toccato assistere di lì a poco. Cos’altro non le è andato a genio questa volta? Prese una boccata d’aria, cercando di ripercorrere ogni istante per trovare già una risposta, ma nulla gli venne in aiuto. Stai cominciando a diventare lunatica e volubile, tesoro mio. Dovrò trovare un modo per rasserenarti. Per quanto la sua selvaggia bellezza aumentasse quando mostrava la sua temerarietà, c’erano aspetti del suo carattere che a volte rasentavano i limiti della sua pazienza. Possibile che ti lasci sempre asservire da testardaggine e impulsività? Una dea della guerra, coraggiosa ed audace, dal fascino ribelle e fiero, rinchiuso in un guscio antropico, e come tutti gli esseri umani, soggetta a difetti e malintesi, cocciutaggine ed egoismo. Per quanto le sue intenzioni fossero spinte da una motivazione altruistica, dietro vi era comunque un pensiero dispotico che la faceva muovere. Per favore, Lyanna, conta fino a dieci prima di decretare sentenza. E ricorda con chi hai a che fare.
La donna teneva le mani serrate in pugni, le braccia allungate lungo i fianchi frustavano sulla gonna ad ogni passo. Giunse da loro in un battito di ciglia e si fermò ad osservarli in silenzio, incrociando le braccia al petto con fare minaccioso. Il corpetto dell’abito era ancora ricoperto di un sottile velo di farina, aveva pezzetti d’impasto incollati alla pelle delle braccia, dove le maniche erano state sollevate: non si era nemmeno premurata di ricomporsi, nella fretta di arrivare da loro e dimostrare la sua indignazione; perché questo era venuta a fare.
Tornò quindi ad ammirare nuovamente il volto della sua lady, con sguardo cupo e freddo, provando a distaccarsi anche sentimentalmente da lei, e da ciò che lei rappresentava per lui. La studiò a fondo e notò qualche traccia di impasto sulle guance e tra le ciocche dei capelli; considerò l’idea di dirglielo, ma lasciò perdere, avrebbe solo alterato il suo malumore, peggiorando sicuramente la situazione. Se solo ad avvicinarsi a lei fosse stato il vero sé stesso, spogliato di ogni inutile maschera, lei avrebbe anche potuto allentare quella fastidiosa avversità nei loro confronti. Allentare; non di certo soffocare, non si illudeva minimamente che la estinguesse del tutto. La conosceva abbastanza per sapere che non avrebbe mitigato interamente quell’atteggiamento scontroso e sconsiderato, perennemente costante nel rendere palese ogni suo pensiero. Era sempre stata una donna impulsiva, feroce e irremovibile; per quanto le sue intenzioni potessero anche essere buone, il più delle volte agiva in maniera irriflessiva e precipitosa. Amava questa sua determinazione e convinzione, un aspetto che ben poche donne sapevano dimostravano, dava segno di avere una forte personalità e un concetto di libertà indiscutibile e indissolubile, tuttavia c’erano dei limiti a cui tutti dovevano far fronte prima o dopo. Lyanna aveva frantumato in fretta quelle catene che l’avevano vista crescere e maturare come una donna forte e combattiva, suo padre aveva tentato di tenerla a freno, scegliendole un destino a lei favorevole sotto molteplici punti di vista, ma erroneamente l’aveva anche segregata in una voliera, impedendole di spiccare il volo. E uno spirito come lei, indomito e ribelle doveva essere frenato in altre maniere.
Anche nella sua vita si era ritrovato a vivere all’interno di una gabbia dorata, ma pur sempre una gabbia. Credeva di sapere come uscirne, credeva di potercela fare, credeva di aver trovato il modo… Quella tormentosa sensazione di sentirsi perennemente braccato e controllato… Aveva compreso in fretta che per raggiungere la felicità non si poteva ricercare sempre lo scontro. Il più delle volte era bastata una moderata diplomazia. Questa era stata da sempre la sua filosofia di vita, una filosofia che Lyanna aveva accondisceso, ma lei come molti, aveva pagato le conseguenze più atroci. Quando suo padre e suo fratello erano stati uccidi dal re folle, ogni loro speranza era stata schiacciata. Brandon Stark aveva quel suo stesso temperamento imprevedibile e guerresco. Mio padre dice sempre che io e lui abbiamo ereditato il sangue di lupo da nostra madre. Anche lei era difficile da domare. Gli aveva detto un giorno di tanto tempo fa, lo sguardo fiero rivolto verso una volta stellata. Per quanto avesse potuto vedere coi propri occhi la reazione bellicosa di Brandon al torneo, prese quella frase forse troppo alla leggera. Troppo tardi si rese conto di quanto invece avrebbe dovuto invece vagliare maggior riguardo alla questione. Aveva capito con largo ritardo che quando uno Stark ha qualcosa da perdere, si erge impavido per salvare l’onore di un proprio famigliare. Brandon lo fece con lei a suo tempo e per questo morì. Lyanna lo stava facendo ora per suo figlio. Non vi era ombra di dubbio, agivano alla stessa maniera. Incauti si buttavano nella mischia, mettendo a rischio la loro stessa vita per quell’ideale. Per quanto Rhaegar potesse anche accettare e giustificare la premura di una madre a favore della propria prole, non poteva però sperare una completa indulgenza da parte di sua sorella. Daenerys non sarebbe rimasta inerme ad osservare chiunque avanzasse pretese. Non sarebbe stato facile fare da conciliatore a due donne agguerrite come loro. Che la Vecchia mi infonda la saggezza necessaria per sedare ogni avversa dimostranza.
Percepì alle proprie spalle il sospiro di Rhaegal e il digrignare le zanne di Drogon, accucciati l’uno affianco all’altro, come due gatti con le zampe nascoste sotto al corpo. Il loro respiro era una dolce coltre calda e rassicurante. Sembrava che volessero scaldarli col loro fiato e proteggerli da quel clima rigido non adatto ad un drago, che fosse a quattro zampe o a due. Viserion invece si era accucciato poco lontano, privilegiando la solitudine e il distacco dai suoi fratelli. Il principe ne percepiva la sua ritrosità, una cupidigia ripicca e un sentore di sfida nei confronti di Drogon; Sembra quasi si stia ribellando per qualche ragione. Ma quale? Rhaegar e Daenerys stavano proprio cercando di capire dove fosse il problema prima che Jon venisse ad interromperli. Doveva essere sorta una qualche forma di rivalità tra i due draghi nel procacciarsi del cibo. Probabilmente la bestia dalle squame nere doveva aver rubato al fratello una preda da sotto il naso, rinnovando la sua autorità, come spesso faceva. Rhaegal non appariva subire o sentirsi vittima di quel comportamento, ma Viserion ultimamente pareva in costante nervosismo. Rhaegar dapprima si era convinto di essere fautore indiretto di quel suo scostante comportamento, tuttavia si era reso presto conto che non mostrava alcuna resistenza al suo padroneggiare le redini del comando. Il drago verde aveva trovato in Jon un secondo padrone, cosa che mai prima d’ora era avvenuta e lui aveva acconsentito a sostituire la sua cavalcatura mancante. Rhaegar non era uno stolto, aveva capito da subito che Viserion non si accontentava di essere una seconda scelta, accettava quella situazione forse per gioco o forse per una questione di altruismo, ma sentiva che non gli era davvero assoggettato.
Dai suoi studi aveva sempre dedotto che i draghi sceglievano un unico padrone per tutta la vita, a volte però sceglievano di farsi assoggettare una seconda volta, solo e soltanto se il primo padrone era venuto a mancare, e lasciando passare del tempo, quasi avessero bisogno di un periodo di lutto. Ma quella situazione andava a disintegrare ogni sua precedente convinzione. Forse un tempo i maestri non avevano abbastanza basi per conoscere la vera natura di un drago e basarsi solo sugli scritti del passato non era giusto. Ciò che era stato doveva solo aiutarli a comprendere una parte del loro presente, ma sarebbe stato differente vivere al fianco di quelle creature. Avrebbe permesso loro di conoscerli appieno e di scrivere una seconda storia.
Il cambiamento di Rhaegal, aveva comunque obbligato il principe Targaryen a cercare un avvicinamento con Viserion, che tutto sommato non si era mostrato recalcitrante, almeno non in un primo momento. Il drago bianco però si era da subito accorto di essere stato considerato un sostituto e questo aveva alterato la sua apparente placida serenità. Seppur avesse in parte accettato di farsi montare da lui, continuava ad avere un comportamento dispotico per la maggior parte del tempo non solo col suo padrone, ma anche coi suoi fratelli. Rhaegar se n’era accorto e non insisteva quando lo sentiva eccessivamente nervoso; bastava un attimo che perdesse la calma, i draghi non sono mansueti come i cani, sotto questo aspetto assomigliano molto più ai gatti, che graffiano la mano del padrone che li nutre. Seppur riuscisse a dominare i suoi istinti, cercava comunque di non esercitare sul drago alcuna imposizione. Sapeva come ci si sentiva ad essere continuamente calpestati da una figura più potente… Darys lo aveva addestrato molto bene in quella disciplina.
Anche Dany aveva percepito la contrarietà che il drago mostrava alcune volte, aveva anche provato ad adoperarsi per ammansirlo, e seppur Viserion ascoltasse le sue preghiere, restava una creatura del tutto capace di prendere iniziative proprie. Piuttosto che ingaggiare battaglia, dispiacendo così colei che vedeva come una madre, il drago preferiva isolarsi per cercare in solitudine la propria quiete. Un comportamento che tutto sommato gli faceva tornare alla mente anche la ricerca di isolamento di Jon.
In quel momento si poteva udire il suo livore dai colpi secchi che emetteva con la coda sul terreno. Rhaegar, inspirò profondamente e, con la mente in ascolto, continuò a fissare la sua donna pararsi di fronte a loro. Per prima cosa Lyanna rivolse lo sguardo direttamente su di lui, assottigliando gli occhi con fare minaccioso. Per quanto d’aspetto potesse anche apparire come una visione seducente e intrigante, Rhaegar non poté che provare un forte disturbo. Amava vedere la sua determinazione ed il coraggio traboccare dai suoi occhi e dalle sue espressioni dure e rigide; una vera donna del nord. Tuttavia vi erano luoghi e ragioni dove tutto ciò sarebbe stato inaccettabile, era ora che lei ne assimilasse il concetto una volta per tutte.
La vide portare la sua attenzione verso sua sorella ancora seduta sulla roccia. Daenerys si voltò a lanciargli un’occhiata sospetta. Quelle perle d’ametista brillante erano un libro aperto ormai e seppur vi fosse appena una venatura di dubbio e preoccupazione, traspariva maggiormente un sentore malizioso e irriverente. Gli bastò solo un lieve cenno col capo per farle intendere che non si aspettava alcuna ingerenza della sua lady in quel preciso istante, così Daenerys si alzò in piedi e lo sorprese, precedendolo nel darle il benvenuto.
-Lady Stark qual buon vento vi porta qui da noi? – le sorrise educatamente, Lyanna al contrario non mostrò alcun sentore di alleggerire quello sguardo glaciale e diffidente.
-Regina Daenerys. – mostrò una riverenza formale, abbassando la schiena in avanti e piegando le ginocchia in un profondo inchino. Appagata per tale riservo sua sorella continuò.
-Suvvia, non siate così rigida. – le concesse di rimettersi comoda – Vogliate perdonate il nostro iniziale disorientamento, ma non ci aspettavamo una vostra visita ora. Avevate per caso bisogno di conferire noi? – poi le sue labbra si incurvarono in un sorrisetto sfacciato – O magari con uno di noi in particolare? – Viserys a quella sua aggiunta si irrigidì, sperando che questo non facesse scattare la sua lady. Era chiaro che ancora non la conoscesse, perché con Lyanna quello non era il modo migliore per tentare un approccio. Difatti la donna la studiò per qualche istante con aria di sufficienza e come c’era da aspettarselo non la degnò di una risposta coincisa.
-Pretendo di conoscere il motivo per cui negate a mio figlio di cavalcare il suo drago quest’oggi. – chiese ad entrambi. Fece scorrere i suoi diamanti di cristallo prima sul volto di sua sorella e poi sulla maschera che ricopriva il suo, senza tergiversare troppo né su uno né sull’altro. Dany andò ad accarezzare il muso del drago verde.
-Tengo a precisare che Rhaegal non appartiene a vostro figlio. – cominciò, puntigliosa – E in questo preciso momento non è possibile effettuare alcun allenamento nemmeno per noi che, come vedete, siamo qui a bighellonare in questo posto dimenticato dagli dei. – affermò solenne – Un drago non è come un cavallo! Ha delle esigenze che bisogna rispettare e comprendere. Certe cose non potete avvertirle, magari, ma dovreste comprenderle. Non mi sembra di avervi mai visti mettere quell’inconsueto animale da compagnia nei canili assieme ai mastini da caccia. – Daenerys diede una rapida occhiata a terra, accanto alla lady. Spettro aveva fatto la sua comparsa, affiancando la Stark. Viserys l’aveva visto arrivare dalla foresta, accostarsi alla donna e ruffianare il proprio muso alla sua gonna. Lei accortasi aveva allungato una mano per dargli un buffetto sulla testa.
-Se è per questo neanche i vostri animali sono così ordinari, Regina dei Draghi. – Lyanna diede solo un’occhiata alle due maestose creature alle loro spalle, prima di ripuntare l’attenzione su sua sorella. Viserys quasi sperò che in quel momento lo degnasse di uno sguardo, era talmente intenta a incriminare le loro azioni da non prenderlo nemmeno in considerazione. Questo lo innervosì molto – E mi spiace contraddirvi, vostra grazia, ma ritengo di essere più informata di voi sui cavalli! È strano, dato che avete ripetutamente rimarcato di essere stata a contatto coi Dothraki durante il vostro esilio… eppure sembra che non siate affine per nulla ad alcuna loro peculiarità. Esistono troppe varietà di cavalli per poterne fare un paragone unico. È possibile distinguere un purosangue per la sua corporatura o in base al suo temperamento, ma un vero appassionato non potrà mai confondersi. – Viserys rimase interdetto a sentirla parlare a quella maniera. Se da una parte si poteva ritenere fiero di averle trasmesso la scrupolosità nel precisare concetti e chiarimento, da un altro sentiva di essere al limite della sopportazione. Stava letteralmente esplodendo dentro per l’arroganza e la sfacciataggine che stava dimostrando di avere nei loro riguardi – Un autentico stallone di razza non ha di certo la stessa utilità di un comune cavallo da tiro e sarebbe assurdo considerarlo unicamente come cavallo da riproduzione, fintato che la sua età gli consente di accompagnare un cavaliere. Come un palafreno non è adatto alla vera battaglia, seppur sia un ottimo cavallo da sella, è decisamente più portato per i lunghi viaggi o per le parate. Inoltre un esemplare maschio è diverso sia per resistenza che forza fisica da una giumenta o da una brenna di alcun pregio. Pensate veramente che io non conosca la differenza tra un ronzino e un cavallo nobile, mia regina, o il paragone che prima avete fatto sui draghi e cavalli era solo per distogliere la mia attenzione sull’effettiva faccenda a cui vi ho sottoposto pocanzi? – aveva mostrato in modo coinciso, quanto Daenerys l’avesse sottovalutata. Purtroppo però questo era anche un tangibile segnale che nemmeno lei conoscesse la persona che aveva di fronte.
-Come osate parlare così alla Regina dei Sette Regni? –
-Regina dei Sei Regni. O avete dimenticato che il Nord ancora non si è inginocchiato? – Viserys alzò un braccio per intervenire, doveva evitare che la situazione degenerasse o presto le avrebbe viste scannarsi ognuna coi propri artigli. Il metalupo bianco sollevò il muso e digrignò i denti, come se avesse avvertito le sue intenzioni. In quegli occhi rossi liquidi e infuocati una minaccia, nelle sue zanne l’arma letale l’aspettava. Viserys rimase a fissarlo immobile valutando quale effettivamente fosse la sua intenzione. Nel frattempo questo tentennamento permise alle due di continuare indisturbate.
-Vi consiglio di portatemi più rispetto, lady Stark. O mi vedrò costretta a ordinarvelo. – Daenerys gonfiò il petto orgogliosa, ignara del fatto che il metalupo pareva pronto ad attaccare.
-Potete tentare, ma sarà tutto inutile. Quello che vi fa parlare è solo la paura. Paura che mio foglio possa avere maggiore influenza col vostro popolo e magari pure sui vostri draghi. Invidiate la sua dote innata al comando e in qualche modo vi sentite minacciata da lui. Se è questo che vi impensierisce, sono felice, vi reputo una donna perspicace e giudiziosa. Al contrario, se pensate di avere a che fare con sempliciotti disposti a lasciarvi fare i vostri comodi nelle nostre terre, vi sbagliate di grosso! I lupi non si piegheranno una seconda volta! –
-Parlate proprio voi… - Dany alzò il capo indignata – …Mi sembra non disdegnate l’idea di farvi assoggettare ancora una volta ad un drago. – Viserys si voltò a guardare sua sorella. Quella situazione doveva terminare al più presto o non ci sarebbe stata assoluzione per entrambe.
-Badate a quello che dite. – la minacciò Lyanna, rispondendole con un’occhiata severa.
-Non ammettete quindi di aver tenuto compagnia a mio fratello la scorsa notte? – nel porle quella domanda, lo indicò con un gesto elegante della mano – Avete dei sentimenti piuttosto volubili, mia cara. O non fa alcuna differenza? Dopotutto una bella chioma argentata ed un corpo caldo… –
Spettro ringhiò accrescendo l’indignazione della Stark che reagì socchiudendo gli occhi fino a farle diventare due fessure.
-Provate ad insinuare un’altra volta una cosa del genere e vi… -
-Alle minacce dovrebbero conseguire dei fatti reali, altrimenti si perde di autorità. – Viserys parlò con voce importante, scandendo bene le parole. Non si rivolse unicamente a Lyanna, ma mantenne una forma neutrale apposta per far capire anche a sua sorella l’intenzione di redarguirla. Usò però quelle parole con precisione, difatti quando posò gli occhi su di lei la vide corrucciare la fronte confusa e attonita. La bocca leggermente aperta dallo stupore. Avanti, tesoro mio, chiedimi come conosco questa frase. Quell’espressione era la preferita di Arthur. La sua filosofia di vita lo aveva sempre portato ad odiare l’assolutismo, l’arroganza e le persone che predicavano avvisaglie, non avendo poi il fegato di metterle in pratica. Usava quella frase ogni volta che sentiva una persona affermare il proprio potere, passando però agli altri il compito di sporcarsi le mani. Aerys Targaryen aveva avuto la fortuna di averlo nella sua guardia reale, altrimenti quella frase l’avrebbe udita tanto quanto lui l’aveva sentita. Riconoscimi, per la Madre!
-Sorella, mi sembra che la preoccupazione maggiore di lady Stark sia suo figlio. Sarebbe da stupidi pensare che sia venuta nel covo dei draghi con la primaria intenzione di insultarci… sono certo che sia solo venuta a chiederci delle umili spiegazioni. Enuncia dunque la vera ragione per cui non è possibile iniziare l’allenamento e torniamo in fretta alle nostre faccende. –
-È forse una vostra vendetta, principe? – la lady aveva atteso solo una frazione di secondo per arrivare a quella deduzione, giungendo erroneamente a intuire dalla sua intromissione, che il vero problema partisse da lui. Lo sfidò con uno sguardo carico di risentimento.
-Siete libera di credere a ciò che volete, lady Stark, ma a decidere per i miei draghi sono unicamente io. E se ritengo che non sia il momento adatto per cavalcarli, allora non lo è. – Dany fu irremovibile, proprio come una regina deve essere. Lyanna però non si lasciava intimorire facilmente, e continuò a rivolgersi espressamente a lui, ignorando completamente le parole di sua sorella. Se avesse avuto quello stesso atteggiamento anche alla corte del Re Folle, quell’affronto le sarebbe costato la vita.
-Se dietro a tutto questo, scopro che ci siete voi, giuro che ve la farò pagare! – non demordeva, proprio come era sua consuetudine. Ma lui non era suo padre, e mai lo sarebbe stato.
-Quando minacciate un uomo dovreste avvicinarvi a lui con decisione. – quello era stato un altro insegnamento di Arthur. Di nuovo vide nel volto di Lyanna del tentennamento. La stava mettendo in forte disagio, ma era quella la sua intenzione. Non preoccuparti, anima mia. Arriverò a piegarti, senza però spezzarti. Conosco i tuoi limiti, ma tu intanto, impegnati a capire il messaggio che sto cercando di passarti.
-Perché mai dovrei farmi dare ordini da mio fratello? – Dany cercò di riprendere la sua attenzione, ridestando Lya e facendola diventare rabbiosa.
-Vostra grazia, con tutto il rispetto ma non stavo parlando con voi. Piuttosto ho delle questioni irrisolte con vostro fratello e voglio premurarmi che non sia una conseguenza a ciò che è successo. O non è successo. – continuò a fissarlo in attesa di una sua risposta – Ditemi, principe Viserys, probabilmente non avete digerito il mio rifiuto? – si avvicinò a lui di un passo – So come minacciare un uomo. – puntualizzò fiera. I loro volti, anche se ad altezze separate, erano saldi – Non vi permetterò di ritorcere su mio figlio, la vostra frustrazione. Non avete avuto il mio corpo stanotte, e non lo avrete mai. – aveva scoperto ogni carta, senza mostrare vergogna o imbarazzo alcuno.
-Oh… - Dany al contrario era stupita da quell’ammissione – Questo non me l’avevi detto, fratello. – si voltò a fissarlo con un leggero sorriso di derisione sulle labbra – Seratina in bianco, quindi? –
-Risolviamo questa questione una volta per tutte. – Viserys prese per un braccio Lyanna – Vogliate seguirmi in un luogo più appartato, milady. Preferirei conferire con voi di tali argomenti in privato. – e la condusse appena fuori portata dalle orecchie di sua sorella – Ad ogni modo mi pareva di essere stato chiaro; non è il vostro corpo che voglio. – rispose risoluto, una leggera vena di rammarico nella voce – Credevo oramai fossi riuscito a farvi intendere quali fossero le ragioni che muovono le mie azioni. – lady Stark assottigliò lo sguardo fissandolo con aria scettica.
-Come posso capire le vostre ragioni se vi ostinate a tener segreti con ogni persona che vi circonda? – Viserys si fermò a guardarla impensierito.
-È necessario che per ora io non sveli le mie carte. Provate a mettervi nella mia situazione, milady. Non posso in alcuna maniera venir meno alle promesse fatte a mia sorella. È sangue del mio sangue; sarebbe disdicevole voltarle le spalle. –
-Il male minore, per cui, è relegare mio figlio ad un appestato fingendo che non sia anche lui sangue del vostro sangue? – Viserys schioccò la lingua con irritante fastidio.
-Non dite assurdità. – usò un tono molto freddo.
-Ma è quello che state facendo. Riversate su di lui questa assurda personale vendetta. – tornò a rivolgersi a lui adirata – Solo se voi otterrete ciò che bramate, allora Jon potrà rimontare sul drago? –
-Avete ascoltato quanto vi ho appena detto? – le domandò seccato – Non è affatto una punizione quella che gli ha impedito di cavalcare Rhaegal quest’oggi. Mi rattrista pensare che abbiate anche solo formulato questo pensiero. – si decise a parlarle seriamente – E se me lo concedete, avrei anche un altro consiglio da darvi: ritengo che vostro figlio sia grande abbastanza perché sua madre non intervenga nelle questioni che lo riguardano di persona. Jon ha tutte le capacità per chiedere delucidazioni in merito di sua iniziativa. –
-Ma lui non ha idea di come trattare con voi draghi. –
-È lui stesso un drago, quindi la vostra asserzione è inesatta. – la rimproverò – Piuttosto mi sembrate voi quella che ha dimenticato come parlare ad un membro della famiglia reale. Non era certo quello il modo di trattare con mia sorella. Vi devo ricordare che è una regina? Vi dissuado dal rivolgervi ancora a lei a quel modo. –
-Questo dipenderà dalla sua arroganza. –
-No, questo dipenderà solo dalla vostra impudenza. E da quanto io vi permetterò di mostrarla! – la sua ira era esplosa. Drogon mostrò qualche segno di disagio al suo alzare la voce. Si mosse nervoso spalancando le fauci ed emettendo uno stridio fastidioso, mentre apriva le ali in tutta la loro apertura. Viserys si voltò percependo il suo animo tormentato. Dany si affrettò per smorzare l’isteria del suo drago, dedicandogli un po’ di attenzioni. Viserys controllò con la coda dell’occhio anche gli altri due draghi. Parevano invece non aver risentito. Viserion aveva sollevato pigramente le palpebre, ma non aveva accennato altra reazione.
-A quanto pare, lady Stark, quello di creare tensioni tra due famiglie è proprio un vostro vizio. – sua sorella si voltò a guardarla con aria truce – Un tempo non foste forse voi la causa scatenante di una diatriba che vide coinvolte tre tra le famiglie più importanti dei Sette Regni? – Dany aveva riacceso la fiamma della battaglia nei suoi occhi. Viserys scosse il capo sfiancato. “Quando due femmine litigano, l’unica è tappar loro la bocca ad entrambe nello stesso momento.” Gli aveva detto un giorno Arthur. “E come può un uomo solo riuscirci?” Era stata la sua ingenua domanda. “Ce ne sono tanti di modi… Quante cose ti devo insegnare ancora?” Aveva ribattuto il suo amico. Col cuore increspato ritornò al presente. Arthur avrebbe già risolto la questione.
-Il cervo vi desiderava, ma voi avete rifiutato il suo corteggiamento, per concedervi invece a mio fratello maggiore. Un drago era forse decisamente una preda più ambita rispetto ad un cervo!? – Lyanna si bloccò nella posizione in cui si trovava. Lo sguardo triste e negli occhi una luce spenta.  Daenerys sembrava soddisfatta della reazione che aveva ottenuto e sorrise compiaciuta.
-Se vostro fratello fosse ancora qui tra noi, proverebbe compassione per questa vostra affermazione. – nell’udire quelle parole ed il tono deluso usato dalla lady, Viserys non poté che rimanerne toccato. Allungò una mano per prendere una delle sue, ma alla fine vi rinunciò.
-Credete davvero, milady? – domandò Daenerys sfacciata. Sì, sorella. Da questa prospettiva, mi conosce meglio Lyanna, che non tu.
-Suggerirebbe a vostra maestà di non confondere effimere parole uscite dalla bocca di quel piccolo uomo borioso e superficiale, coi puri e concreti sentimenti con cui vostro fratello mi ricambiava. – era stata stranamente quieta nel darle questa risposta, ma era palese che soffrisse terribilmente. Fu quasi tentato di dire a sua sorella di montare su Drogon e andarsene, per lasciargli così la possibilità di stringere la sua donna tra le braccia. I tempi non sono ancora maturi… le parole del Corvo con Tre Occhi gli rimbombarono nella mente e si costrinse a chiudere gli occhi con grande rammarico Aspettami, Lyanna, arriverà il giorno in cui potrò di nuovo tornare da te.
-Sono costernata, mia regina e provo per voi una profonda pena. – non parlava con derisione, ma con rammarico e profonda tristezza – Non avete avuto la possibilità di conoscere la magnificenza di vostro fratello. Di assistere alla sua grandezza, di venire ammaliata dalle sue parole e vedere l’effetto che la sua voce aveva sul popolo. Ogni uomo donna o bambino si rallegrava al suo passaggio, lo adulavano come se già sulla sua testa vi fosse una corona… Che destino beffardo… Ha concesso a me di conoscerlo, privandolo a voi. Se non fosse così impegnata a farvi odiare, sareste molto simile a lui. –
-Illuminatemi, quindi… – la istigò lei – Cosa mi sarei persa del mio amato fratello? – continuava a sorridere schernendola. Viserys sentì le fiamme ardere dentro di lui. L’aveva ammonita già una volta, non voleva ripetere la scena una seconda.
-La purezza della sua anima. – affermò la lady sicura delle sue parole – E potreste trovarla anche in vostro nipote, se solo non vi ostinaste a vederlo unicamente come uno scomodo pretendente al trono. – rimase a fissare sua sorella con convinta ritrosia, ma Viserys poteva vedere come in realtà quegli occhi argentati stessero trattenendo delle lacrime.
Dany spostò il piede d’appoggio, ondeggiando pigramente di lato e osservandola in tralice. Viserys le diede solo una fugace occhiata, prima di tornare a fissare la donna dai capelli scuri. Inspirando a pieni polmoni, si costrinse nel celare ogni sentimento e si impose di intervenire a difesa di sua sorella questa volta.
-Milady, vi siete mai posta il quesito che possa invece essere vostro figlio, quello ostile nei nostri confronti? – mantenne un tono freddo e autoritario, ignorando il tremore delle proprie mani e del proprio cuore.
-Mio figlio vi ha ospitati nel suo castello. Ha condiviso con voi il suo cibo. Vi ha riservato gli alloggi più confortevoli e caldi. Vi ha sempre portato rispetto e non vi ha mai tenuto nascosti i suoi piani di guerra, coinvolgendovi nei consigli al fianco dei suoi alleati. – aveva messo le mani sui fianchi e si era sporta in avanti a contraddirlo.
-Non mi riferivo a ciò che riguarda l’operato o dei doveri che gli impone il suo titolo. – la interruppe acido – Ma ai suoi sentimenti. Siamo suoi parenti dopotutto, dovrebbe provare piacere nel passare del tempo in nostra compagnia, invece ogni volta che si presenta da noi pare dubitare, come se fosse obbligato da forze superiori. –
-Forse sono io la causa di questo… – ammise abbassando gli occhi a terra.
-Per cui avevo convenite con me nel pensare che sono le vostre paure insensate a impedire a vostro figlio di mostrare la sua stessa natura al proprio drago. – Viserys tornò nell’argomento proposto quella mattina.
-Avevate detto che ieri aveva cavalcato bene… – Lyanna storse il naso infastidita e scettica.
-Cavalcare un drago non è tutto. – puntualizzò. Una nota di dolore increspò il suo cuore. Era lei quella che aveva il sogno di cavalcare un drago… glielo aveva detto proprio la prima volta, era stato il primo argomento che avevano accinto e che misteriosamente già aveva intrecciato le loro anime, e la malizia di Arthur aveva anticipato ciò che sarebbe accaduto di lì a due giorni. Erano ricordi talmente dolorosi che d’istinto si premette il petto col palmo della mano, quasi certo che di lì a poco il suo torace sarebbe esploso in mille pezzi.
-Jon deve sentirsi appartenere ad un’unica anima con Rhaegal. Deve fondere la sua mente e le emozioni con lui. Entrare nel corpo del drago e percepirne l’essenza come se fosse la propria. – le spiegò serio – Se vostro figlio non provvede a sciogliere almeno un po’ il ghiaccio che ha nel suo cuore, come potrà la fiamma del drago bruciare in lui? –
-Se è questo il problema, perché non glielo avete detto voi stesso? – era caparbia, ma ammetteva che aveva ragione. Dovette trovare un giro di parole tortuoso per riprendere il coltello dalla parte del manico.
-Perché non è più un bambino, ma un uomo adulto, nonché un re. E da un re ci sia aspetta saggezza e comprensione, non certo il comportamento traviato, insolente e collerico che mostra da ieri. –
Lyanna rimase in silenzio. Dai suoi occhi capì che le sue parole avevano colto nel segno. Aveva capito perfettamente i suoi timori, il paragone con il Re Folle era inequivocabile e forse anche lei paventava l’idea che nel suo temperamento potesse esserci una goccia della sua pazzia.
-Nelle sue vene scorre anche il sangue degli antichi re del nord: questo lo porterà sempre a prendere la decisione giusta. – garantì lei, ma nella sua voce vi trovò un certo tremore. Daenerys dopo essere stata in silenzio per un lungo momento, fece due passi verso di loro.
-Quindi ritenete questa una salvezza per vostro figlio, ma reputate noi dannati solamente perché discendiamo dal Re Folle? –
-Non necessariamente. La pazzia non è genetica, ma una forma di malfunzionamento mentale che può insorgere in casi deboli o alterati. – spiegò fiera la donna del nord – Vostro fratello maggiore ne era la prova vivente. È vissuto in quel castello per più di vent’anni, ma la sua anima non è mai stata contaminata da vostro padre. Il merito era delle persone che gli volevano bene; di vostra madre, delle guardie reali, dei suoi amici più cari… ma cosa potete mai capire voi? – abbassò lo sguardo socchiudendo gli occhi per nascondere le lacrime che stavano uscendo. Viserys sentì le braccia tremargli e una frenica voglia di stringerla tra a sé, rincuorarla e tenerla accanto al suo cuore, ma si obbligò a mostrarsi ancora freddo e distaccato.
-Ad ogni modo le questioni di mio fratello non ci riguardano in questo preciso istante. Mi sembrava stessimo parlando del Lupo Bianco e del suo ruolo di cavaliere di drago. – la vide alzare nuovamente lo sguardo su di lui, gli occhi lucidi e bagnati. Ma non era ancora sconfitta.
-Lui è più di un semplice cavaliere di drago. – era tenace e questo lo fece sorridere, ma lei intuì quel suo gesto come una minaccia – Se provate a prendervi gioco di lui, ad illuderlo, a farlo sentire parte della vostra famiglia, a dargli false speranze prima di… - la sua voce tremò impercettibilmente, ma al suo orecchio attento non sfuggì quell’incertezza. Poi la sua determinazione riebbe la meglio – Prima di sferrargli il colpo di grazia, sappiate che ve ne farò pentire! – li avvertì, osservando entrambi i due fratelli.
-Oh, davvero? E come, se mi è lecito sapere? – la derise Dany – Sguinzaglierete i vostri boccioli di rosa brandendo aghi da cucito e spille da balia? – gli occhi di Lyanna divennero ghiaccio cristallino dalla rabbia. Aprì leggermente le labbra ed emise uno sbuffo di risentimento.
-Sottovalutare delle donne armate, potrebbe esservi fatale un giorno. – fece due passi verso la regina dei draghi, per niente intimorita dal fatto che Drogon aveva alzato il muso per controllare ogni sua mossa – Innalzerò i vessilli del Nord, richiamerò a me tutti gli alfieri fedeli a noi Stark, marcerò verso sud e raderò al suolo la Fortezza Rossa. – minacciò astiosa. La sua voce era ferma e determinata. Dany la osservò sorridendo maligna e alzando un sopracciglio.
-È forse una minaccia? – la beffeggiò – Mio padre vi risparmiò la sorte che invece toccò ai vostri cari, ma io… - la intimidì. Viserys piegò il capo contrariato per ciò che aveva detto, nella speranza che lei si scusasse, ma non lo fece.
-Mai più sangue Stark sporcherà le nostre mani, sorella. – un ruggito furente gli uscì assieme a quelle parole. Dany lo guardò allarmata. Lyanna aggrottò le sopracciglia disarmata dal modo in cui l’aveva difesa. Tutti e tre i loro draghi si mossero nello stesso istante. Viserion si alzò in piedi, Rhaegal scosse il capo e Drogon batté nuovamente le ali.
-Vogliate scusare l’arroganza di mia sorella, lady Stark. Posso chiedervi cortesemente di lasciarci parlare in privato, per la vostra sicurezza preferisco che vi assentiate da questa radura il più in fretta possibile. – le prese una mano e se la portò alle labbra, scoccandole un delicato bacio sul dorso.
-Come volete. Ma ricordate che il Nord non dimentica. – nell’esprimere quelle parole non ebbe né timore, né esitazione. Dopotutto la sua lady restava sempre la donna forte e combattiva di cui si era innamorato. Non aveva paura dei draghi veri, figuriamoci di semplici persone che si definivano signori dei draghi.
 
 
 
 
 
Quell’antipatica sbruffona del nord s’era finalmente tolta dai piedi. Daenerys non aveva mai pensato di arrivare a non tollerare la sua presenza a quella maniera, ma sapeva di doversi sforzare, doveva tenere a freno la lingua. È che lei riusciva spontaneamente a risvegliarle il drago sopito dentro. Lyanna Stark aveva osato voltare loro le spalle, dopo aver proferito quel loro strano motto. Il Nord non dimentica. I loro modi di dire erano così lugubri e poco coloriti da metterle spesso la depressione addosso. Ma era meglio se teneva per sé quei pensieri. L’aveva così guardata marciare decisa verso la fortezza, allontanandosi in modo definitivo probabilmente anche dal cuore di suo fratello. Viserys aveva il volto concentrato sulla sua figura lontana, era affranto e spezzato, come ultimamente appariva nella gran parte della giornata. Per quanto lei lo comprendesse, non poteva però accettare l’idea di dover assecondare i capricci della sua lady. Lei era un drago, un drago vero, non si sarebbe inginocchiata facilmente ad un lupo. Suo fratello aveva ceduto a Lyanna l’ardire ed il coraggio. Daenerys però non si era mai piegata a Jon, per quanto il suo cuore lo desiderasse, lei era rimasta la creatura forte, fiera e determinata che le difficoltà l’avevano aiutata a forgiarsi.
-Posso sapere perché non dovevo risponderle? Ci ha minacciati! – era furibonda.
-Mi sembrava di essere stato chiaro. Non minacciare mai più la donna che amo, a meno che tu non sti volutamente cercando una nuova danza dei draghi. – affermò Viserys irritato.
-Non era mia intenzione, ma lei… -
-Lei ha sofferto abbastanza, senza che tu vada a risvegliare i fantasmi del suo passato. – la fissò arcigno – Tu non eri nemmeno nata. Non sei a conoscenza degli errori commessi dai nostri antenati. Non sai cosa è realmente accaduto. – stava sulla difensiva. Lo faceva sempre quando soffriva e non lo voleva dare a vedere.
-Non serve indovino per capire ciò che è successo! – non sembrava comprendere quello che lei cercava di dirgli – Nostro padre ha ucciso due lupi; quattro regni si sono alleati per affrontarlo; e due famiglie hanno tradito i nostri uomini. Esito: esilio per i sopravvissuti. Io e Viserys siamo quelli che sono rimasti e hanno dovuto combattere con gli artigli per mantenere una certa dignità. Mentre tu e la tua bella ve n’eravate andati. – si era messa di fronte a lui con fare intimidatorio. Per quanto fosse più bassa di suo fratello, non temeva alcuno scontro.
-Continui a vedere solo una parte della vicenda. – si espresse amaro distogliendo lo sguardo da lei, si sentiva la causa di tutto ciò – Questa è la tua storia. – abbassò lo sguardo afflitto – Non puoi comprendere i fatti, se non conosci le persone coinvolte. Non sai com’erano davvero i lupi del nord a quel tempo. Ned Stark, lo reputi solo uno dei cani dell’usurpatore, ma per quelli che lo conoscevano era un ragazzo timido e dal cuore grande e gentile. Per Lyanna era un caro fratello. Per Jon è stato un padre meraviglioso. Lyanna amava ogni membro della sua famiglia, con loro aveva lo stesso legame che oggi ha con i suoi nipoti, quando ci è giunta la notizia della morte di suo padre e di suo fratello maggiore, ha avuto un crollo fisico ed emotivo molto grave. Sono stati giorni difficili, per lei, ma anche per me che non sapevo come aiutarla. E mi sentivo responsabile per quanto nostro padre stava facendo. Non dovevi farglielo ricordare; lei si mostra forte, ma in questo momento non lo è. – si fermò attendendo che lei comprendesse bene le sue parole – Sta precipitando sempre più in un baratro, dove difficilmente troverà una luce confortante. Brandon Stark mi ha comunicato che non la vede bene; non sta cercando appigli per rialzarsi. Il futuro incerto di Jon non fa che aumentare questa sua paura. Io sto provando di dare a mio figlio ogni aiuto possibile, per tornare vivo da quella battaglia… per tornare da lei… per darle una speranza. Ma ogni mio sforzo sarà vano, se la storia si ripeterà. Ha già perduto la persona più importante durante una guerra, non vuole rivivere quei momenti ancora. E nemmeno io lo voglio per lei… Ma ci sono giorni in cui non so come agire. – le rivelò.
-Rhaegar, tu stai facendo anche più di quello che dovresti. – Dany cercò di incoraggiarlo, accarezzandogli un braccio.
-Non sembra essere sufficiente però, e tu non mi aiuti comportandoti così. –
 
 
 
 
 
Zia Lyanna era tornata all’interno della sala, chiaramente infastidita e oltraggiata. Aveva sbattuto la porta alle spalle, attirando involontariamente l’attenzione su di sé di tutti i presenti, ma non aveva alzato lo guardo su nessuno. Si era diretta al suo posto sulla tavola centrale della stanza, in silenzio e con passo svelto. Aveva preso ad impastare una pagnotta, precedentemente avvolta in un panno a lievitare. Si era premunita di ridarle vigore, sostenendo che aveva ancora bisogno di essere manipolata per garantire un impasto migliore. Gli altri la imitarono poco convinti, ma non osarono contraddirla. Le bastarono solo poche rotazioni di polso per avere tra le mani un composto morbido, visto la spietatezza con cui lo stava rimpastando. Jon aveva abbandonato il suo lavoro, senza dire nulla e si era posizionato accanto al camino con aria imbronciata. Stava in piedi, le braccia conserte in petto, appoggiando solo una spalla alla trave orizzontale e gli occhi persi nelle fiamme. Una gamba era dritta, mentre l’altra era piegata all’indietro e continuava a battere la punta dello stivale a terra. Lo conosceva fin troppo bene, per sapere che stava cercando di attenuare la rabbia. Sua madre sfogava la frustrazione sull’impasto del pane; lui isolandosi in un angolo della sala.
Anche Sam pareva conoscere le sue abitudini, infatti abbandonò il suo libro. Cautamente si affiancò al suo amico e provò a distrarlo, ricordandogli i bei momenti passati, il loro primo incontro, gli allenamenti assieme… Prese addirittura a riferirgli alcuni racconti che diceva essergli stati trasmessi da un certo maestro Aemon. Jon ascoltava, o almeno era quello che appariva in esterno, ma la sua espressione dura non era affatto cambiata. Era chiaro che la sua mente, fosse concentrata altrove. Quando Jon mosse il volto, i loro occhi si incrociarono per una frazione di secondo, ma lui fu lesto, e distolse in fretta lo sguardo. Arya fece altrettanto e postò la sua attenzione verso la sua sinistra.
Sansa stava rigirando maldestramente le focacce nel forno di pietra nella stanzetta laterale che un tempo era adibita a cucina del forte. Si vedeva lontano un miglio che quello non era il lavoro adatto a lei. Una lady non si deve mai abbassare a compiere mansioni abitualmente fatte da servi! Sorrise Arya. Ora che mi dici, sorellona? Zia Lyanna ti ha mostrato che una lady del nord è anche altro, e non sarà certo una mansione da serva che abbasserà il tuo rango! Accanto a lei Gilly l’aiutava. Arya scrutò attentamente sulla cappa del forno e notò una grossa crepa sulla parte superiore che disperdeva il calore nell’ambiente e intuì che la cottura sarebbe sicuramente avvenuta non uniforme.
Fortunatamente, alcuni uomini avevano provato a richiuderla alla meglio con delle pietre trovate nei dintorni del forte, inserendole e incastrandole nella fessura. Se si poneva la giusta attenzione, rigirando accuratamente e spesso le pietanze, avrebbero mantenuto una cottura tuttavia omogenea a detta dei più. Arya non si intendeva dell’argomento, ma conosceva qualcuno che sarebbe sicuramente riuscito a sfornare pagnotte e focacce favolose, certo migliori delle ultime che lei aveva fatto, ma certamente più soddisfacenti sotto altri aspetti. Ci vorrebbe Frittella, lui saprebbe che fare…
Tuttavia aveva preferito rimanere in disparte, l’idea di aiutare sua sorella non l’allettava minimamente, anzi stava aspettando solo l’occasione per deriderla, nel caso si fosse scottata o sporcata l’abito, ma doveva fare attenzione. Sua zia Lyanna l’aveva già ammonita due volte con lo sguardo e una sola volta pronunciando il suo nome, nella vana speranza di placare ogni sua avversione nei confronti di Sansa. Arya però non riusciva ad ascoltare quei suoi consigli.
 
Le aveva parlato quando ancora erano a Winterfell, era entrata nella sua stanza una sera, dopo che Jon l’aveva messa in punizione, come accadeva quando era una bambina e combinava un guaio.
-Arya, hai avuto la possibilità di tornare a casa e ritrovare solamente alcuni dei tuoi fratelli ancora vivi. Possibile che non riesci a cogliere questa fortuna? – si era seduta sul letto con lei e la stava guardando seria, proprio come un tempo aveva fatto anche suo padre.
-Ma lei… - aveva provato ad obbiettare.
-Nessun ma, Arya. Sei l’unica sorella che le rimane. Sansa è sola. Non lo capisci? – gli occhi di sua zia erano di un magnifico argento brillante, il volto allungato e malinconico.
-Non è sola. – ribatté arcigna – Ha Bran. Ha Jon. Ha te… -
-Bran sappiamo entrambe che non si fa neppure più chiamare con il suo nome… Lo consideri ancora lo stesso bambino che hai lasciato a Winterfell anni fa? – dovette darle ragione e scosse la testa, sentì sua zia annuire e metterle una mano sulla spalla – Jon, per quanto vi voglia bene, ha molti doveri che lo tengono occupato, e ha poco tempo a sua disposizione da dedicarvi. E ne avrà sempre meno, dal momento in cui intraprenderà la strada di cavaliere di drago. – la sentì interrompersi improvvisamente, ma poi tornò con la mente in quella stanza, accorgendosi di essere andata lontano. Le sorrise tristemente prima di riprendere a parlare – Sansa ha solo te, e tu hai solo lei. Avete lo stesso sangue, dovete solo ricordarvelo. –
-Ma ha anche te… E io sono invidiosa del vostro legame. – brontolò ancora, costringendosi ad ammettere quel sentimento. Non era da lei esternare così le sue emozioni, non dopo essere stata per così tanto tempo nella casa del bianco e del nero a Braavos. Ma ora era a casa, non doveva più fingere di essere nessuno. Chi sei? Nessuno. Una frusta le colpì l’anima. Chi sei davvero tu? Arya rifletté restando in silenzio per un minuto intero, poi trovò il coraggio di affermare la risposta che da sempre aveva tenuto nascosta. Arya, figlia di Ned Stark. E la mia casa è Winterfell.
Lyanna le sorrise dolcemente. Anche se aveva quasi la sua stessa età, qualcosa in lei le trasmetteva quell’affetto, come se provenisse da una madre. C’era molto di Ned Stark in lei, ecco perché provava quella sensazione di sicurezza e di famiglia in sua compagnia.
-Voglio bene ad entrambe, siete le figlie di mio fratello. – ammise la donna con voce morbida.
-Ma preferisci lei. – mise il muso Arya, abbassando gli occhi sulle proprie mani. Si stava torturando una pellicina e per spezzarla, se la portò alla bocca e la staccò coi denti.
-Questo non è assolutamente vero. – sua zia le prese la mano e constatò una piccola goccia di sangue accanto all’unghia. Estrasse un fazzoletto da una piega interna della sua mantella e prendendolo per un lembo le tamponò con accurata delicatezza la parte lesa – Provo ad essere imparziale. Con lei ho un rapporto, con te ne ho un altro. Tutto qui. In te vedo molto di me, quando ero piccola tendevo a reagire come fai tu. In lei invece vedo la persona che mio padre voleva diventassi: la lady perfetta… ma non mi sento di biasimarla, dopotutto ha trascorso molto del suo tempo alla corte reale di King’s Landing. – le spiegò.
-Tu non hai mai apprezzato quel genere di donne, proprio come non le sopporto io! Come puoi accettarla? Come puoi capirla? Come puoi apprezzarla? O devo pensare che mi hai sempre mentito? – Arya tornò a guardarla torva.
-Non ho mai odiato le lady del sud, ho avuto delle amiche sincere tra di loro… - parlò con convinzione, eppure si sentiva il dolore che stava provando a rimembrare quei ricordi – Ti mentirei se ti dicessi però che non ho mai desiderato quella vita. Ero impaurita forse, temevo di non essere al loro stesso livello. Le invidiavo in un certo senso, però di una cosa sono sempre stata sicura. Non mi piaceva l’idea di restare inerme e guardare gli altri decidere per me. La mia indole ribelle mi costringeva a oppormi a determinate dottrine e insegnamenti restrittivi che una lady deve tenere, ma non significa che ne sia stata risparmiata, né che abbia detestato quelle donne che invece ne erano adeguate – le svelò – mio padre, tuo nonno, ebbe molto riguardo perché io diventassi la lady che lui desiderava. Mi rivoltai, provai a protestare molte volte. Più infrangevo regole e più duramente venivo punita. Fu un periodo tremendo, se avessi avuto solo una briciola del carattere mite e placido di Sansa, avrei patito meno, bensì ero come te: testarda, orgogliosa e caparbia. – le sorrise incoraggiandola. Arya pensò che se in quel momento ci fosse stata presente sua madre, l’avrebbe invece rimproverata – Ma diversamente da te, non avevo un padre comprensivo ed empatico. Ci misi del tempo, ma un giorno compresi che la mia unica via d’uscita, era assecondarlo, renderlo fiero di me e non fare più in modo che sospettasse nulla. Ci riuscii, ma inevitabilmente il tempo scorreva e gli anelli della catena diventavano sempre più stretti sul mio collo. Fu proprio in quel momento che tornò alla carica il mio lato selvaggio e desideroso di libertà. –
-E scappasti. – finì Arya per lei. Lyanna la osservò negli occhi e sospirò.
-Tu e Sansa avete vissuto vite diverse, ma d’altronde siete completamente differenti e nessuna delle due è disposta a comprendere l’altra, perché non avete mai provato ad indossare i panni l’una dell’altra. Io ho modo di comprendervi entrambe, perché sono stata sia una giovane ribelle che una perfetta lady. Tu non hai la minima idea di quanto possano essere pesanti le regole da rispettare in determinate situazioni, soprattutto quando hai a che fare con la famiglia reale, che siano leoni, cervi o draghi. Esistono dettami adeguati a certi momenti e totalmente irrispettosi per altri, atteggiamenti da avere di fronte ad un tuo superiore, rigidi principi che una comune lady non può minimamente sperare di soverchiare… soprattutto se è sola, figlia di un traditore e sorella di un re impostore. – era chiara l’allusione di sua zia, ora si stava riferendo a Sansa.
-Poteva combattere. – convenne lei.
-Sarebbe morta. – rispose prontamente Lyanna – e Winterfell a chi sarebbe andato? Dimmi? – le domandò – puoi credere che tua sorella possa anche aver pensato per prima cosa a sé stessa, ma se davvero fosse stato così, avrebbe accettato la prima opportunità per levarsi dalle grinfie dei Lannister. Un matrimonio con Wyllas Tyrell era un’astuta opportunità. Una fuga verso est assieme a Tyrion suo marito, sarebbe stata certamente un passo difficoltoso, tuttavia logico… Eppure lei ha rinunciato ad entrambi, accettando invece l’aiuto di Petyr. Un uomo infimo, per i miei gusti, ma questo che resti tra noi due – le rivelò portando una mano di fronte la bocca per dirglielo in segreto e facendo una smorfia. Arya fece un ghigno per assentire – ad ogni modo è stato l’unico uomo ad impegnarsi nel riportarla a Winterfell. Quali fossero le sue vere intenzioni, magari non lo sapremmo mai, oppure, più probabilmente, svelerà le sue carte non appena farà ritorno dalle Terre dei Fiumi. Sta di fatto comunque che Sansa ha tenuto stretto nel suo cuore l’unica cosa che le restava: il suo titolo di lady di Winterfell, e quindi la sua rivendicazione su questo castello, in quanto unica figlia di mio fratello ancora in vita. Robb era morto. Bran e Rickon si credevano essere stati uccisi da Theon Greyjoy. Di te nessuno aveva notizia… se anche consideravate Jon, lui restava ancora un bastardo e oltretutto era Guardiano della Notte. Chi restava quindi per poter reclamare Winterfell? –
-È ciò che ha sempre voluto alla fine. Un castello tutto per lei. – sua zia era ostinata, ma lei lo era di più.
-I sogni di un’innocente bambina, probabilmente anche tanto viziata, di certo non si avvicinavano minimamente alla realtà che poi ha vissuto. Sansa si è forgiata nella sua solitudine, convinta di essere rimasta l’unica della sua famiglia. Poteva fare conto solo sulle sue forze, ogni persona su cui si appoggiava, si rivelava un impostore o un arrivista. Avrà anche accettato l’aiuto di persone spietate, ma se lo ha fatto è per riuscire a tornare qui. Perché gli Stark potessero tornare a vivere nel castello dove per anni erano vissuti. Mio padre era solito dire sempre: uno Stark deve sempre rimanere a Winterfell. –
-Sì, anche papà lo diceva. – contorse la bocca con svenevolezza. Il silenzio aleggiò nella stanza per alcuni istanti.
-Dov’eri tu per tutto quel tempo? – Lyanna interruppe quell’assenza di suoni, guardandola dritta negli occhi.
-Ad allenarmi. – rispose rigida Arya, sostenendo il suo sguardo inflessibile e agguerrito.
-Ti riformulo la domanda allora: mentre tua sorella cercava di tornare a casa, tu perché invece ti allontanavi sempre più? – Arya stava per aprire bocca e ribattere, ma lei l’anticipò – dove dovevi andare di così urgente, piuttosto che restare e combattere qui? –
-Sono andata lontano per aver modo di tornare e vendicare tutti i torti che i miei genitori e i miei fratelli hanno subito! – si era alzata in piedi e aveva stretto un pugno con forza, fino a farsi diventare le nocche bianche.
-E cosa mi dici dei torti subiti da tua sorella? Hai intenzione di vendicarli, oppure confidi che Jon lo faccia per te? –
-Può arrangiarsi lei, è forte ed è più grande di me. –
-E a differenza tua che hai una spada e sai maneggiare ogni arma – puntò il mento verso Ago che stava disteso sopra il baule – lei ha come unica armatura la sua educazione. –
-Bastava solo che imparasse ad usare un’arma. Io l’ho fatto e… - stava per dire, ma sua zia si alzò dal letto e la superò per raggiungere la porta.
-Non è stata una spada a proteggerla fino ad ora, ma solo l’unica arma di cui disponeva. La sua intelligenza l’ha portata fino a dove è ora. Ricordalo Arya. È grazie al nome Stark che lei porta che Jon ha rimesso ordine tra le casate del nord ed è ancora grazie a lei che i Bolton non hanno scuoiato tutti vivi. – le disse ancora appoggiando una mano allo stipite della porta – fatti un esame di coscienza: pensa a dove stavi tu, quando loro erano qui a combattere. Quando tua sorella veniva stuprata da quell’abominio vivente, mordendosi le labbra e ricacciando indietro le urla di dolore. –
 
Lo aveva fatto un esame quella sera. Si era messa seduta sul bordo della sedia, restando in equilibrio, tenendo la spada sulle gambe e gli occhi chiusi. Aveva riflettuto a lungo su quanto Lyanna le aveva detto, ma sua zia non era presente quando il lord loro padre era stato ucciso. Riaprì gli occhi e guardò ancora sua zia che massacrava una seconda pagnotta, quella dimenticata da Jon. La conosceva abbastanza per capire che quello non era il momento per avvicinarla, né per aiutarla. Emise un sospiro annoiato. Senza Lyanna Mormont, Meera Reed o qualche altra rosa dell’inverno, lei non sapeva che fare. Decise di uscire fuori all’aperto, sapeva che avrebbe trovato i due Targaryen, erano gli unici a mancare all’appello, ma non le importava. Si era chiesta il motivo per cui non volessero allenare Jon quest’oggi, ma dopotutto quelli non erano affari suoi, né tanto meno qualcosa che avrebbe potuto comprendere.
Quando varcò la soglia il suo sguardo passò in rassegna ogni anfratto di quella desolata distesa bianca. Poi li vide. Due figure nere avvolte in mantelli rossi e quei lunghi capelli argentati che sembravano confondersi col panorama attorno. Erano abbracciati e sorridevano. Ebbe uno strano presentimento, come se non fosse normale la loro contentezza in quel preciso istante, ma rinvenne anche il bel rapporto che lei aveva con Jon. Fu più forte di lei, non riuscì a restare zitta.
-Si sono invertite le parti a quanto pare. – disse mesta – ora il divertimento è fuori coi draghi tra le neve e non più di fronte al focolare con i lupi. – si andò a sedere sulla staccionata, osservandoli inacidita. Viserys lasciò andare sua sorella e si rivolse alla giovane lupa.
-Non vi siamo ostili. Tu più di tutti dovresti averlo imparato. – affermò avvicinandosi a lei con passo tranquillo e mettendole un dito sulla punta del naso. Era uno strano e fastidioso giochetto che anche Jon le faceva spesso. Ebbe stranezza di ritrovarlo in lui, ma dopotutto condividevano parte dello stesso sangue, non doveva stupirsi poi molto.
-E perché mai dovrei credere che non mentivi? – lo sfidò.
-Perché ti ho portato con me, ti ho dato ospitalità e non ti ho mai vietato la tua libertà. – le rivelò. Pensò a quando si erano incontrati e agli avvenimenti successivi. Era vero; lui sapeva, ma non parlava. – Avrei potuto farti prigioniera, usandoti come merce di scambio, e minacciando il tuo re di inginocchiarsi pur di vedere salvo un membro della sua famiglia. Avrei anche potuto ucciderti, per quanto maldisposta poteva essere la sua pessima avanzata; il suo esercito non era nemmeno la metà del nostro. Per cui dimmi, dopo tutto questo tempo, sei ancora convinta che noi siamo il vero nemico? – era rimasta incantata ad ascoltarlo. A volte accadeva e non ne comprendeva il motivo. Certò un certo contegno, quando sentì la regina Daenerys mal celare un risolino.
-Non mi hai mai detto perché mi hai presa con te quel giorno. – Arya scrutò in quella maschera, come se potesse riuscire in qualche modo ad identificarlo. Ogni suo tentativo era vano.
-Perché mi hai ricordato qualcuno a cui tengo particolarmente. – rispose enigmatico. Non seppe dire perché ma si trovò a identificare con quella frase sua zia Lyanna, ma riflettendoci più attentamente comprese che era su una via errata. Loro si era incontrati prima che la delegazione di Jon, scendesse alle Torri Gemelle. Non poteva quindi in alcun modo trattarsi di lei.
-Lady Stark, non abbiamo mai avuto modo di parlare noi due, ma so che con mio fratello hai instaurato un bel rapporto di fiducia e mi auguro presto potremmo cominciare a dialogare apertamente pure noi due. – la regina Daenerys si avvicinò a lei – vorrei offrirti una mozione: metti a nostra disposizione le tue doti. –
 
 
 
 
-Se il tuo adorato figlioletto e la sua avvenente madre credono che gli siamo ostili, allora forse è il caso che cominciamo a mostrargli le nostre vere intenzioni. – Dany lo stava trascinando dentro al forte.
-Sai bene che non mi posso avvicinare alla mia lady, se non voglio risvegliare l’ira del cucciolo di drago. – gli lanciò un’occhiata quasi per ammonirla, lei invece mostrò un’aria complice.
-Difatti, questa volta invertiremo le nostre vere mete – affermò sorridendo speranzosa – tu passerai ancora un po’ di tempo col tuo zaldritsos, mentre io starò con la tua dōna zokla. – Viserys si fermò all’istante.
-Spero tu stia scherzando? – le domandò allibito.
-Cos’è non ti fidi ora della tua cara sorellina? – finse costernazione – potrei anche offendermi. –
-No, a dire il vero, stavo pensando ad altro. – rispose e gli scappò un sorriso – lo sai vero, che non puoi contare sulla protezione di Barristan dato che lo hai lasciato a Winterfell? – lei lo osservò corrucciando la fronte, non capendo – Lyanna sta cucinando… e tiene in mano un coltello. – la redarguì, rammentando un momento del passato. Aveva ancora il segno della punta di quel coltello sul palmo della mano.
-Correrò quel rischio – si espresse tranquilla e spensierata sua sorella, poi tornò a guardarlo seriamente – a lei piacevi perché ti riteneva un’anima pura, ha detto… o mi sbaglio? – gli domandò.
-Ha detto proprio così. – ammise ma c’era anche molto altro, solo non voleva dirtelo.
-Quindi, dici che se mi mostro anch’io un’anima pura mi accetterà? – rise canzonatoria.
 
   
 
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