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Autore: Aqua Keta    01/07/2020    6 recensioni
Forse il destino è già scritto ma con ostinazione e coraggio lo si può cambiare e tornare a vita nuova. Esiste un tempo per soffrire ma esiste anche un tempo per la ricompensa della gioia
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Riempì la suo giornata di mille faccende in casa pur di non trovarsi sola con Andrè tanto meno con Alain.
Persino all’ora di pranzo Leah trovò una scusa per non sedere con entrambi.
Dopo cena i due giovani se ne andarono alla taverna di Du Bois lasciando le ragazze sole.
Solo allora prese posto a tavola. Tagliò una mela a spicchi e mangiò un tocchetto di pane.
Diane sistemò le ultime stoviglie, slacciò il grembiule e sedette accanto a lei.
“Rivederlo ha messo in dubbio i sentimenti che provi per Alain?”- aprendo la cesta del cucito.
Spalancò gli occhi. Rimase in silenzio. Lo sguardo fisso su quel pezzetto di mollica tra le dita.
“Il tormento che tieni nascosto prima o poi diventerà il dolore di qualcuno!”- si mise a rammendare una maglia del fratello.
Vuotò il piattino e lo ripose con il coltello nel secchiaio.
“Vado a dormire”.
Diane non staccò lo sguardo dal suo lavoro –“Guarda nel tuo cuore e smetti di soffrire”
Sostò muta sul primo gradino delle scale per qualche secondo.
Senza rispondere se ne andò nella sua camera.
Ripose gli abiti sulla sedia, indossò la camicia da notte e si infilò sotto le coperte.
“Che cosa vuoi veramente? Hai scoperto un uomo che nemmeno immaginavi, che ti ama all’inverosimile. Cosa ti manca? Il tuo non è forse un capriccio? Lo sapevi che sarebbe andato via con lei. Non è tornato per te. E tu? Quali sono i tuoi reali sentimenti per Alain?”- tante, troppe domande, troppi dubbi.
 


La seguì e non appena si fu allontanato dalla sala del ricevimento l’afferrò per un braccio.
“Dove credete di andare?”- stringendo.
“Lasciatemi”- opponendo resistenza –“Penso di essere stata seduta a quella tavola fin troppo”
“Badate!”- con rabbia.
“Credete di farmi paura con le vostre stupide minacce?”
“Voi non avete ancora capito bene con chi avete a che fare”- strattonandola –“Non fatemi perdere la pazienza e rammentate che sono io ad avere il coltello dalla parte del manico”- lasciò la presa –“Ed ora venite a salutare gli invitati, vedete di sorridere. E quando l’ultimo di loro se ne sarà andato vi autorizzo a recarvi nella vostra stanza per prepararvi. Vi voglio libera da quest’abito”
“Siete un folle, malato! Potrei essere vostra figlia!”
“Siete giovane, viva e potrete darmi anche più di un figlio!”
Scoppiò in una risata –“E se non ne fossi in grado?”
Con una mano la prese per i capelli, con l’altra per il collo –“Vi conviene non scherzare”
Una smorfia di dolore.
“Ora muovetevi.  Dovete ringraziare anche Sua Eminenza!”
Trascinata a forza nuovamente in quella sala ed obbligata e sedersi fra quegli sguardi allegri, compiaciuti dell’evento, stupiti di tanta bellezza ed eleganza.
Rochefoucauld si avvicinò agli sposi prima di lasciare il ricevimento –“Benedetta questa casa e la sua discendenza”- posando una mano sul ventre di Oscar.
Prontamente si ritrasse.
Le parve di percepire un sussulto.
“Non lo toccate!”- nei suoi pensieri fissando quell’uomo con un sentimento di odio mai provato in precedenza –“Non vi permetto di sfiorare il frutto del vero amore”
L’uomo stupito rivolse lo sguardo al Generale.
“Perdonate. Come avete potuto notare la mia consorte è particolarmente timida e taciturna”- intervenne nascondendo l’irritazione per il gesto.
“Comprendo bene. Una così bella e giovane creatura che affronta una nuova vita”
“E’ stato un vero onore avervi quale celebrante”- riponendo nelle mani del suo tuttofare alcune sacchette contenenti monete d’oro.
Un cenno di approvazione da parte dell’uomo per il gesto.
Il Generale si chinò baciando l’anello al Cardinale –“Siete sempre il benvenuto !”
Una lenta processione degli invitati a porgere i saluti e gli auguri alla coppia.
Una stretta e un baciamano dietro l’altro Oscar assistette a quella insignificante e falsa sfilata.
“Andate. Vi aspetto nella mia stanza fra mezz’ora”- tornando a sedere.
I passi veloci, la rabbia bruciarle dentro e tante lacrime trattenute pensando a quello che sarebbe stato il suo vero matrimonio, con Andrè, in mezzo ai suoi cari, agli amici. Un giorno felice.
Invece quello era l’inferno.
Giunta di fronte alla sua camera si trovò di fronte quell’ombra maledetta –“Voi!!  Possibile che siate onnipresente?”
“Volevo semplicemente augurarvi una buona prima notte di nozze”
“Spero possiate bruciare nel fuoco eterno!”- intenta a richiudere la porta.
Posò una mano sulla sua –“Inutile farvi raccomandazioni. Siete abbastanza saggia per non commettere imprudenze”
Si sfilò da quel tocco –“Non  dovete permettervi nemmeno di sfiorarmi!”
Indietreggiò –“Permalosa la nuova signora Bouillè!”
“Sparite dalla mia vista!”
“Ma come, quando vi fa comodo sbraitate e mi cercate … Non dimenticate ciò che avete visto nelle segrete”
“Non c’è alcuna necessità che me le ricordiate. So mantenere la parola data. Voi sarete in grado di fare altrettanto?”- quasi fulminandolo.
“Rissosa …. d’accordo. Comprendo che dobbiate prepararvi. A questo punto il mio auspicioè che trascorriate una splendida nottata!”- l’angolo della bocca a tirarsi in un sorriso maligno.
Richiuse la porta alle sue spalle.
Non aveva più tempo.
 


“Maledetto testone!”- ripensando al colloquio avuto con il Generale Jarjayes – “Quell’uomo viaggia con un paraocchi di orgoglio e presunzione”.
Si chinò a smuovere le braci nel camino –“Damien Morel!”- gettò un nuovo ceppo e la fiamma riprese vigore.
Bisognava avvisare immediatamente Andrè.
Inutile fare tanti giri coi pensieri: la causa di tutto era solo lui, Bouillè.
Lo aveva capito fin da quell’incontro. L’atteggiamento, lo sguardo ….Erano bastate poche monete d’oro per corrompere un uomo che a dire da chi lo conosceva e dalla posizione occupata sarebbe dovuto essere integerrimo.
A questo punto bisognava recarsi innanzitutto al Comando Militare a Brest. Eventualmente tornare dove era stato con Madame Girodelle.
Madame Girodelle! Già. Fosse stata ancora in città e lucida gli avrebbe potuto dare sicuramente sufficienti informazioni su quel maledetto.
Forse Emilie ….
Perché non provare a parlare con lei, senza che il Generale venisse a conoscenza del fatto.
Povero illuso d’un uomo!
Lui e la consorte si sarebbero presto trasferiti alla tenuta, ma nel frattempo non poteva stare con la mani in mano.
 
 
“Penso che Bernard sarà qui domani o dopodomani!”- Andrè versò il vino nei boccali.
“Nel frattempo cos’hai intenzione di fare?”- Pierre poggiò i gomiti sul tavolo.
“Sinceramente non so nemmeno da dove cominciare. C’è un tale che è stato in questa taverna la sera che ci incontrammo con quel Bonaparte. Era là”- si volse indicando un angolo appartato del locale – “Oscar mi disse di averlo visto per ben due volte a Le Conquet “- gli tornò in mente quella splendida serata trascorsa assieme a bere dopo la proposta di matrimonio.
“Dai, ti pare!”- Alain sghignazzò.
“Posso garantirti di non aver creduto alle sue parole in un primo momento”
“Assurdo che uno vi abbia seguito da Parigi!”
“Lo credo anche io …. Nonostante il dubbio resti!”
“Curato!”- Andrè si alzò in piedi allungandogli la mano.
“Ciao moro!”- dietro di lui apparve Yvy.
“Ehi, ma guarda chi si rivede!”- sporgendosi per salutarla.
“Ti spiace che sia venuta con lui?”- accomodandosi a cavallo di uno sgabello.
“Affatto. Sapevo ci saremmo rivisti”-  Andrè attirò l’attenzione della nuova cameriera a servizio da Du Bois.
“Dite ragazzi”- accostandosi al tavolo.
“Potresti portarci dell’altro vino.
“Bianco, grazie!”- sottolineò Yvy.
“Dove hai messo i tuoi fratelli?”
“Non li ho voluti con me, almeno stasera. Li ho sempre tra i piedi. Dovrebbero essere loro a prendersi cura di me, invece devo badare a loro come fossero dei bambini!”- passandosi una mano fra i capelli cortissimi.
Du Mont si accese  una sigaretta.
“Da quando in qua vi siete messo a fumare?”- Alain allibito.
“Da sempre. Semplicemente non mi avevate mai visto”- ridacchiò.
“Ne avete una anche per me?”
Ne allungò una a Yvy.
Dopo averla accesa inspirò con gusto. Lasciò che il fumo uscisse lentamente dalla bocca.
Andrè rimase ammaliato da quel gesto e da come lo fece.
Aveva visto diverse donne fumare ma nessuna mai con tanta indifferente sensualità.
Nonostante avesse ben poco di femminile nei modi e nell’abbigliamento, Yvy era una figura ambigua, misteriosa e …. terribilmente affascinante.
“Allora, che si dice?”- trangugiando un lungo sorso di vino – “Certo che siete proprio una bella combriccola!”
“Non mi presenti alla tua amichetta?”- Alain ammiccò maliziosamente.
“Lei è Yvy. Mi ha dato un … lungo passaggio in carrozza per arrivare prima a Parigi”- rise.
“Già!... un lungo passaggio”- lo assecondò.
Poi fattosi serio –“Ho bisogno del vostro aiuto”
“Di che si tratta?”- Lasalle incuriosito.
“Dovete aiutarmi a ritrovare Oscar!”
 


Renée le spazzolò i lunghi capelli.
Gli occhi lucidi, lo sguardo assente.
“Coraggio”- le mormorò con un filo di voce strozzato.
Bussarono.
La porta non più sigillata e sorvegliata si aprì.
“Il Generale vi attende nella sua camera”-  una delle guardie.
Si alzò in silenzio. Una sorta di senso di rassegnazione quasi obbligato.
Avrebbe potuto avventarsi su di lui durante il ricevimento afferrando un coltello.
Conficcargli la lama nella gola! Avrebbe potuto!
E poi?
Avrebbero ucciso Andrè, si sarebbero accaniti su di lei e sul suo bambino.
No! Mettere a repentaglio le vite di chi amava di più al mondo, mai!
Un ultimo sguardo alla donna.
Seguì l’uomo percorrendo quel corridoio freddo e buio, illuminato unicamente da alcune torce poste ai lati sui muri.
“E’ questo che si prova andando al patibolo?”- si domandò giunta di fronte a quella stanza come di fronte ad un plotone di esecuzione.
Quel bifolco bussò.
Bouillè apparve sulla porta –“Finalmente, mia meravigliosa sposa”- facendola accomodare –“Che nessuno osi assolutamente disturbarmi per alcun motivo”- rivolgendosi alla guardia.
“Avanti splendida creatura”- invitandola verso il centro della camera – “Lasciate che vi guardi”.
Le girò attorno rimirandone grazia e bellezza.
Accostò la bocca al suo orecchio –“Non immaginate quanto vi trovi eccitante”
La mano le accarezzò una spalla scendendo lungo il braccio –“E pensare che ho sempre solo visto il lato maschile di voi. Ora siete qui in splendide vesti femminili ed in più quale mia consorte. Quasi non riesco a crederci”
“Sinceramente è meglio che non vi ci abituiate troppo in fretta!”- stizzita.
“Quanto siete irritabile …. Penso invece che dovrete essere voi ad abituarvi all’idea dal momento che ogni sera vi vorrò nel mio letto … e che negli spazi vuoti giornalieri non li voglia riempire  nella medesima maniera”
“Siete un depravato!”
“Si, continuate così … vi desidero ancora di più!”- le sciolse la cinta della vestaglia attirandola a sé –“Devo togliervela io la camicia?”
Strizzò gli occhi disgustata da quell’alito pesante intriso di tabacco e alcool.
Li spalancò improvvisamente sentendo l’umido di quelle labbra carnose scorrerle lungo il collo.
Un braccio la cinse –“Forza, non abbiate timore. Vedrete, alla fine vi piacerà!”
Poi allontanandosi ripose la pesante giacca da camera sulla poltrona – “Venite … sdraiatevi sul letto”
Ferma, immobile, come pietrificata avvampando sconvolta quando, sfilati gli abiti da notte, si mostrò in tutta la sua corpulenta nudità.
Le parve di sentire il mento tremare.
Di fronte in tutta la sua imponente figura che, afferrandola per le mani, la condusse verso il “talamo nuziale”.
“Mi obbligate a spogliarvi”- vedendo la sua reticenza.
Si ritrasse stringendo le braccia al petto –“Faccio da sola!”-
“Vedete di non metterci tanto”- coricandosi da una parte.
Fece scivolare l’indumento ai suoi piedi coprendo con l’avambraccio i seni e con una mano la sua femminilità.
Il Generale balzò sul letto –“Dio, che visione!”- visibilmente eccitato.
Non resistendo le si avvicinò nuovamente trascinandola fra le lenzuola.
La fece coricare.
Gli occhi rivolti verso la copertura del baldacchino in silenzio, nell’attesa che tutto si compisse il più velocemente possibile.
Quelle mani grosse afferrarle vogliose  i seni e quella bocca umida, viscida aggrapparvisi per saziare quel desiderio crescente.
La sentì scorrere vorace sul ventre a scendere inesorabile.
“Siete una Dea”- sollevandosi su di lei a cercare le sue labbra.
La sua lingua insinuarsi con veemenza nella speranza di un suo coinvolgimento.
Sudato, scivolò con tutto il peso tra le gambe di lei.
Oscar ne percepì il turgore nell’incavo delle cosce.
Spaventosamente ripugnante!
Cosa poteva avere di piacevole quell’essere immondo? Quale donna avrebbe potuto desiderare di unirsi a lui provando anche piacere?
Sperò con tutto il cuore che non facesse male alla sua creatura.
Sopraffatta da quella mole, quando lo vide sollevarsi sulle braccia chiuse gli occhi.
“Andrè!”- il suo pensiero.
Le lacrime solcarle il viso.
Ingoiò quel dolore  nell’anima ed andò incontro al suo destino.
 


Rientrarono tardi.
Le ragazze oramai dormivano.
“Auguriamoci solo che Bernard rientri al più presto. Sono certo che con le sue conoscenze riusciremo a dare una svolta a questa vicenda!”- Alain girò la chiave nella serratura – “Stai tranquillo! La troveremo!”
Andrè annuì. Appese il mantello –“Non mi hai detto che presto vi sposerete”
L’amico si passò la mano sulla testa leggermente imbarazzato –“Capisco che mi ha anticipato qualcun altro”
Gli sorrise –“Sono sinceramente felice per voi. Tu avevi bisogno di una brava ragazza e lei di uno tosto come te”
“Grazie. Sei un vero amico!”- una pacca sulla spalla –“Dai, andiamo a dormire. Domani sarà una giornata impegnativa”
Salirono assieme le scale.
“Notte”- Alain richiuse la porta.
Andrè rimase a fissare la soglia della camera. Alain e Leah. Assieme, a condividere quello spazio in quella stanza, gli abbracci sotto le lenzuola, le carezze, i baci appassionati … l’amore.
Si buttò di peso sul letto stringendo il cuscino –“Oscar … mi manchi. Mi mancano i tuoi sorrisi ed i tuoi sguardi cupi, quelli teneri e di ghiaccio, mi mancano le tue mani che scorrono su di me, mi mancano i tuoi baci … mi manchi. E nostro figlio? Starai bene? “
Alain ripose gli indumenti nell’armadio cercando di fare il minor rumore possibile.
Sollevò le lenzuola e si coricò affianco a Leah.
Nel buio della stanza intravvide i suoi occhi –“Ciao bambolina, ancora sveglia?”
Lo accarezzò delicatamente su una guancia sfiorandolo ripetutamente con il pollice – “Mi ami?- gli chiese.
La guardò stupito –“Ma che domanda è? Certo che ti amo”- la strinse a sé baciandola dolcemente –“Ti amo da morire. E lo sai”
Si strinse a lui.
Si, lo amava. Lo amava terribilmente, nonostante quel tarlo … quel pensiero costante … Andrè.
“Ti amo Alain, qualsiasi cosa succeda, ricordati che ti amo”- il volto posato sul suo petto.
“Che discorsi sono?!”- sghignazzando – “Lo so che mi ami … e non succederà nulla !”
“Ve la siete passata alla taverna di Du Bois?”
“Si, c’era anche Du Mont, Lasalle …e una tipa con cui ha viaggiato Andrè .. una certa Yvy”
Rimase ad ascoltare in silenzio.
“Una tipina tutto pepe!”- rivedendola mentre a cavallo dello sgabello fumava.
“In che senso?”- incuriosita.
“Giovanissima, capelli cortissimi e scuri, come la notte , un maschiaccio … ma molto particolare”
Leah si sollevò seduta nel letto –“Cosa?”
Alain la fissò e scoppiò in una fragorosa risata –“Dai gelosona, vieni qui!”-
“Shhhh…. fai silenzio. Diane e Andrè staranno dormendo”- coricandosi nuovamente.
“Smetti di preoccuparti. D’accordo che adoro le donne … ma sai anche che non ho occhi che per te”.
 


Quel corpo accasciato su di lei, con tutto il suo peso.
Si sentì quasi soffocare.
Che cos’era successo?
La porta della camera si aprì lentamente.
Tentò di scostare la testa per vedere di chi si trattasse.
Il respiro in affanno.
Finalmente riuscì ad infilare le braccia sotto quell’ammasso di carne e con uno sforzo immane spostò Bouillè su un lato.
Renée entrò in punta di piedi –“Oscar … Oscar… siete sveglia?”
“Si”
“Forza alzatevi!”- nervosa.
“Ma cosa succede?”- inconsapevole di ciò che stesse accadendo.
“Rimettetevi la biancheria”.
“Ma…”-
“Sbrigatevi, forza. Scostatevi”- spingendola da una parte.
Seduta a fissare il corpo del Generale affondato sul materasso, il volto riverso sul cuscino, immerso in un sonno profondo.
“Avanti, muovetevi, non abbiamo tutto questo tempo. Il Generale potrebbe risvegliarsi da un momento all’altro”
“Volete spiegarmi cosa state facendo?” – osservando la donna mentre con una boccetta rovesciava sulle lenzuola del liquido denso colorato di rosso  –“Renée … di cosa si tratta?”
“Sangue!”
Arricciò il naso aggrottando la fronte – “Che schifo!”
“Farà anche schifo, ma questo vi salverà la pelle mia cara!”
Non capendo si limitò ad eseguire le indicazioni impartitegli .
“Ieri sono stati macellati  alcuni maialini per il ricevimento”
“Continuo a non capire!”
Si volse di scatto fissandola intensamente –“Vi ha avuta o no?”
“Come?”
“Insomma, lo avete fatto con lui o no?
“Ma no!! Quell’essere ripugnante fortunatamente mi è crollato addosso proprio nel momento cruciale!”
“Non vi siete stupita della cosa?”
Allibita – “In effetti…”
“Credevo sinceramente non funzionasse. Ho cercato di dosare poco a poco la polvere. Temevo se ne sarebbe accorto! Coraggio, rivestitevi velocemente e torniamo nella vostra stanza. Presto, fate presto!”
Indossò la vestaglia e sulla porta attese Renée.
La donna diede un’occhiata in giro per non dimenticare nulla secondo il piano.
“No, datemi la vestaglia!”- afferrandola.
La gettò a terra, controllò le lenzuola, sbirciò gli occhi di Bouillè – “Andiamo!”
Richiuse cautamente la porta.
“Se ci incrociasse qualcuno?”
“Tranquilla. Mi è stato dato l’ordine di venire a controllare ad una certa ora per riaccompagnarvi in camera”
Nel silenzio della notte, a piedi scalzi . Il pavimento terribilmente freddo.
Svoltarono per un corridoio quando incrociarono quell’ombra.
“E’ pazzesco!”- pensò bloccandosi. Il respiro trattenuto – “Quest’essere è incredibile. Ha veramente il dono dell’ubiquità”
“Devo dedurre che abbiate compiuto il vostro dovere!”- passandole accanto.
Abbassò lo sguardo fingendo di essere provata.
“ Domattina chiederò un resoconto. Non vorrei mai che vi prendeste gioco di me”
“Che assurdità andate dicendo!”- s’intromise Renée – “Lasciate che torni nella sua stanza come detto del Generale”
La scrutò a lungo sotto il cappuccio.
Come era apparso così si dileguò senza il benché minimo rumore.
“Renée, vi prego. Voi mi dovete delle spiegazioni”- girando la chiave nella serratura.
“Cosa volete che vi spieghi?”- preparandole il letto.
“Io … scusate ma non capisco”
La donna si volse accennando ad un amorevole sorriso –“Perdonatemi se inizialmente non ho creduto al vostro racconto. E’ una vita che vivo al servizio del Generale. Non ho mai voluto sapere nulla della sua vita privata. Mi sono sempre adeguata ai suoi umori, ai suoi vizi, ai suoi ordini. Ma di fronte a tutto questo non ho potuto starmene con le mani in mano. Voi siete una brava ragazza, di nobili sentimenti, gentile, con bei modi. Mai avrei pensato fosse in grado di arrivare a tali squallidi livelli. Voi meritate di amare il vostro uomo, formare la vostra famiglia e crescere nella gioia il figlio che portate in grembo.”
Commossa le afferrò le mani –“Grazie! Grazie di cuore per quello che state facendo”
Ricambiò calorosamente quella stretta – “Questa sera sono riuscita nel mio piano. Non so cosa dirvi per le prossime!”
“Ditemi, che cos’è successo esattamente?”
“Ho fatto in maniera che fosse sempre lo stesso cameriere a riempire il bicchiere a Bouillè…”
Sbarrò gli occhi. La bocca spalancata –“Volete dire che voi l’avete---“
“…. no, non l’ho drogato. Ho semplicemente accelerato il suo sonno, rendendolo particolarmente pesante. Ora andate a riposarvi. Cercherò nel limite delle mie possibilità di aiutarvi. Sperando … che ci possa andare sempre bene come questa notte”
 


Impossibile riposare.
Aver pensato di aver chiarito definitivamente i propri sentimenti fu solo un'illusione.
Qualcosa ancora la tormentava.
Scostò lentamente le lenzuola facendo attenzione a non svegliare Alain, infilò una maglia ed uscì dalla camera.
Scese le scale a piedi nudi. Qualcosa doveva essere rimasto aperto.
Dell’aria fredda le percorse le gambe risalendo dalle caviglie facendola rabbrividire.
La porta di casa accostata.
Possibile che qualcuno si fosse dimenticato di chiuderla?
Impugnò la maniglia per chiudere quando si accorse di Andrè seduto sui gradini esterni.
Percepì una presenza e si volse alzando gli occhi.
“Che ci fai ancora in piedi in più qua fuori con questo freddo?”- stringendosi nella maglia di lana.
“Avevo bisogno di aria … non riesco a riposare bene ultimamente”
“Posso?”- mordendosi un labbro.
“Certo”.
Gli sedette accanto.
Rimase a fissarne il profilo.  I capelli più lunghi, la barba … il suo profumo. Quello non l’aveva dimenticato.
Era terribilmente bello, si bello da impazzire.
“Tu perché non dormi?”- i gomiti poggiati sulle gambe.
“Pensieri”- rispose alzando lo sguardo al cielo – “Quante stelle!”
Sollevò il viso –“A dir la verità non sembra nemmeno un cielo di novembre”
Improvvisamente incrociò il suo sguardo.
Sentì le lacrime salirle agli occhi.
Le sorrise posandole una mano sulla guancia per asciugargliela.
Leah l’afferrò stringendosela al viso –“Perdonami per ciò che ho detto. Non volevo ferirti”
Perplesso.
“Ti ho aggredito rimproverandoti del fatto che non saresti dovuto tornare. Ma tu ne hai tutto il diritto. Non devi sicuramente rendere conto a me”.
“Forse sono io a doverti chieder scusa per come ti ho trattato. Con il mio comportamento in passato non ho fatto che illuderti. Non era nelle mie intenzioni”
Non ebbe la forza di controbattere. Sentì i battiti in gola.
Le mani appoggiate sui gradini si sfiorarono.
Allungò la sua intrecciando le dita a quelle di Andrè.
Si perse in quegli splendidi occhi.
“Non ho mai smesso di …”
“No Leah, non lo dire!”
Lo accarezzò sulla guancia.
Sentì il suo respiro lieve sfiorarlo.
Allungò il volto verso di lui  e posò le labbra sulle sue.
Dolci, morbide, leggere.
Quante volte le aveva baciate …. prima …. prima che tutto cambiasse e prendesse una piega differente.
La porta alle spalle spalancata.
Alain in piedi, gli occhi iniettati di rabbia, i pugni stretti.
I due si alzarono di soprassalto.
“Alain”- spaventata.
Afferrò l’amico per il collo della maglia –“Ti ospito nella mia casa e tu mi pugnali alle spalle?”
“No aspetta, hai capito male”- tentò di difendersi.
“Ho capito benissimo”- sferrandogli un pugno.
Ricadde all’indietro sulla strada.
La giovane si chinò su Andrè – “Ma sei impazzito?”
La fissò pieno d’ira – “Prendi la tua roba e vattene!”-
Sbalordita – “Ma cosa dici?
“Prendi le tue cose e sparisci da casa mia assieme al tuo bel moro”- rientrando in casa.
“No, Alain, ti prego! Aspetta”- tendendo la mano verso di lui.
Salito nella camera da letto spalancò la finestra e vi gettò fuori la biancheria e i pochi oggetti che le appartenevano.
“Alain … ti supplico!”- raccogliendo gli abiti ed il resto.
“Ehi amico, aspetta!”- Andrè salì di corsa le scale ma quando si trovò sul pianerottolo si sentì nuovamente scaraventare a terra.
“Esci da questa casa o ti ammazzo!”
“Che sta succedendo?”- Diane spaventata.
“In casa nostra ci sono un traditore ed una sgualdrina!”- furioso.
Leah in ginocchio a terra tra le lacrime – “Alain …  ti supplico!”
“Non voglio più sentirti!  Mi fai schifo, vattene!”- spinse Andrè fuori dalla porta e si chiuse in casa.
“Apri Alain, non è quello che credi. “- battendo i pugni sull’uscio.
Riaprì giusto per lanciargli la sacca con i suoi effetti personali – “Non farti più vedere o la prossima volta giuro che  ti pianto un coltello nella gola!”
“Alain, ma sei impazzito!”- Diane tentò disperatamente di calmarlo.
“Non ti ci mettere pure tu. Tornatene a dormire!”
“Aspetta, fammi capire. Cos’è successo?”- bloccandogli le scale.
“Mi ero illuso di avere una donna come si deve … invece…”- un gesto d’ira sferrò un pugno contro lo scorrimano in legno –“…. con il mio miglior amico!”
“Oh mio Dio !”- la mano sanguinante –“Guarda che ti sei fatto”- afferrandogliela.
“E lasciami perdere “- ritraendola con uno strattone.
“Lascia che ti medichi”
Infilò gli stivali ed afferrato il mantello.
“Dove vai?”- preoccupata.
“Da Du Bois a bere”- sbattendo la porta.
In strada ancora Laeh ed Andrè a mettere insieme quanto gettato dalla finestra.
“Alain …”- cercò di avvicinarsi.
Si volse. Gli occhi di ghiaccio –“Sparisci dalla mia vista assieme alla tua puttana!”
Leah in un mare di lacrime, singhiozzante –“Ti supplico ….non mi lasciare!”
Sputò da una parte –“Mi fate schifo!”- allungò velocemente il passo allontanandosi.
Sollevatasi da terra lo rincorse per qualche metro riuscendo a raggiungerlo.
Aggrappandosi al mantello scivolò sul selciato sbattendo le ginocchia.
Senza mollare la presa –“Alain …. ti prego, ascoltami. Non mi lasciare. Perdonami, non volevo ferirti!”
Si volse fissandola –“Dimmi una cosa: quante voi hai pensato a lui facendo l’amore con me?”
Non ebbe la prontezza di ribattere.
“Bene! Mi hai già risposto. Non voglio vederti mai più. Tu per me non conti più nulla!”
   
 
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