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Autore: MauraLCohen    03/07/2020    3 recensioni
Rachel e Caleb fanno di tutto per tenere separati Sandy e Kirsten durante la battaglia legale per le Balboa Isles. Dopo l’ennesima interruzione, Sandy decide che ne ha abbastanza e convince la moglie a prendersi una pausa dal resto del mondo insieme a lui.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kirsten Cohen, Sandy Cohen
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Storia scritta per la #SummerBingoKinkyChallenge2020 del gruppo Facebook Non solo Sherlock – eventi multifandom.

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Cartella nº2

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Parola chiave: bare feet 

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Prompt: gita in barca 

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Il prompt è di Desy Macis.



Fuga in barca
 

La sveglia sul comodino di Sandy iniziò a suonare all’impazzata, accompagnata dal rumore incessante del telefono di Kirsten che squillava. 

« Oh Dio, Sandy spegnili » bofonchiò lei, rigirandosi nel letto, cercando di affondare il viso quanto più poteva nel cuscino per allontanare quel baccano insopportabile. 

L’uomo allungò una mano sul comodino, facendo tacere la sveglia. Teneva gli occhi chiusi, fingendo di avere ancora un po’ di tempo per riposarsi, ma allo squillare infinito del telefono di Kirsten, si aggiunse anche il suo. 

« Rachel? » domandò Kirsten, girandosi su un fianco per poter guardare in faccia il marito, che  si era messo seduto per cercare il cellulare nella tasca dei pantaloni. 

Entrambi speravano che non fosse lei, perché questo avrebbe significato lavoro; tanto, estenuante lavoro che li avrebbe tenuti lontani per tutto il giorno. Ormai era diventata la routine.

« È lei » commentò Sandy con un filo di rammarico nella voce. 

« Allora al mio sta chiamando mio padre » realizzò Kirsten, mettendosi a sedere a sua volta, prima di prendere il cellulare dal comodino. 

« Hey, papà! » esclamò lei, rispondendo alla telefonata. 

« Rachel, hey, che succede? » la seguì il marito con lo stesso tono rassegnato. 


Entrambi parlarono al telefono per oltre un quarto d’ora, ascoltando distrattamente gli aggiornamenti che Rachel e Caleb gli stavano  dando sul caso. Nessuno dei due, però, parve davvero interessato alla conversazione. Ormai le Balboa isles erano diventate l’incubo che li teneva lontani da mesi e sia Kirsten che Sandy erano stanchi di portare avanti quella guerra inutile tra lo studio legale per cui lavorava lui e la compagnia del padre di lei; desideravano solo che finisse, in un modo o nell’altro e che loro potessero, finalmente, tornare a stare insieme senza interruzioni. Si mancavano tanto da riuscire a leggerselo negli occhi ogni volta che si guardavano. 

« Colazione di lavoro » annunciò Kirsten, chiudendo la telefonata e lasciandosi cadere con la schiena contro il petto di Sandy, anche lui aveva appena terminato la chiamata. 

« Se continuiamo così, quelli che dovranno prendere un appuntamento per vedersi, siamo noi due » sospirò lui, accarezzandole entrambe le braccia con il dorso delle dita. 

Kirsten sbuffò, chiudendo gli occhi per godersi quei pochi minuti che potevano condividere prima di essere risucchiati dal caos di Newport. Sapeva che Sandy aveva ragione e non poteva fare nulla per cambiare le cose. Caleb non voleva mollare l’osso: doveva vincere quella causa ad ogni costo, non importava che questo stesse avvelenando il matrimonio della figlia. 

« Odio questo caso » protestò lei, girandosi per poter guardare Sandy negli occhi. « Sono stanca di Rachel, di mio padre, del fatto che siano sempre in mezzo. Sembra passata un’eternità dall’ultima volta in cui siamo rimasti un po’ da soli senza che loro ci interrompessero. »

Sandy le accarezzò il viso, spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Kirsten gli aveva tolto le parole di bocca. Tutta quella situazione era diventata estenuante ed era tempo che finisse. 

L’inchiesta contro il Newport Group, ormai,  andava avanti da mesi, e Rachel e Caleb sembravano fare di tutto per impedire a lui e Kirsten di tenere il processo fuori dalla loro vita privata. 

Sandy non voleva che il lavoro si frapponesse tra loro. Aveva accettato quel caso perché sapeva che, in fondo, lui e Kirsten avrebbero trovato il modo di gestire la cosa, ma non aveva messo in conto quanto la collega e il suocero potessero essere invasivi.

Rachel lo chiamava ad ogni ora del giorno, costringendolo in ufficio fino a tardi e Caleb faceva lo stesso.  L’ultima volta in cui avevano sfruttato una riunione per andare a pranzo insieme, si erano ritrovati entrambi a dover subire una predica interminabile sull’importanza della professionalità e sul fatto che né lui né Kirsten fossero più adolescenti e che dovevano comportarsi di conseguenza. 

Magari fossimo ancora adolescenti – disse Sandy tra sé e sé, mentre alla mente gli tornava un altro ricordo.

 

« Puoi cercare di restare lontano da tua moglie per un paio d’ore? Questo non è un gioco, Sandy » gli aveva detto Rachel, quando li aveva sorpresi sul divanetto del suo ufficio: Kirsten seduta sulle ginocchia di lui, mentre ridevano come due ragazzini e mangiavano cinese dai contenitori ancora fumanti.

Ripensando a quelle parole, Sandy si lasciò cadere contro la spalliera del letto, portando Kirsten con sé. 

Il problema era che non si trattava più solo di qualche ora

Ormai erano mesi che lo studio legale lo teneva lontano dalla sua famiglia per il bene della causa. Era stanco di dover mettere da parte le persone che amava solo per far contenti Rachel e i soci. Non avrebbe permesso che il lavoro lo tenesse separato da Kirsten e dai ragazzi. 

« Andiamocene » esclamò di colpo, mettendosi a sedere e obbligando così Kirsten a fare lo stesso. Lei lo guardò sbigottita. 

« Cosa? » chiese, confusa. 

« Saltiamo la riunione. Rachel e tuo padre possono scannarsi anche senza di noi. » Sandy la guardò entusiasta e speranzoso, come se gli fosse appena venuta in mente l’idea del secolo. Kirsten, però, non parve convinta. 

« Sandy, non possiamo. Lo sai... » obbiettò, mettendosi in piedi, ma lui non si lasciò scoraggiare, affondò le ginocchia sul letto, cercando di allungare il proprio corpo il più possibile per riuscire ad afferrare il braccio di Kirsten. Quando ci riuscì, le impedì di fare un altro passo nella direzione del bagno. Quella mattina non si sarebbe vestita tanto presto.

« Andiamo! » insistette « Questa storia andrà avanti per un altro anno, come minimo. Se non ci ritagliamo qualche momento per noi, tempo qualche mese e saremo due perfetti estranei. » Sandy conosceva bene la propria moglie e sapeva di aver toccato il tasto giusto, infatti non finì nemmeno di dire la frase, che subito sentì il polso di Kirsten abbandonare ogni resistenza e il suo sguardo farsi più accondiscendente. 

« Sandy... » provò a replicare Kirsten, con tono melenso, ma lui non gliene diede la possibilità. La attirò a sé per il braccio, facendola cadere sul letto, sopra di lui e rise sentendo le sue proteste. 

« Ormai è deciso. Non accetterò un no come risposta » sentenziò, chinandosi sul suo viso per baciarla. 

« Menomale che sei tu quello democratico tra i due. » Kirsten ormai abbandonò ogni remora, lasciandosi conquistare dalla proposta di Sandy. In fondo, si meritavano un po’ di tempo solo per loro. Avevano assecondato fin troppo i capricci di Caleb e Rachel, che se la sbrigassero tra loro quella mattina.

Così Kirsten rispose al bacio, facendo forza con le anche per ribaltare la situazione. Ora lei stava sopra di lui, con i pugni  affondati nel materasso, ai lati delle spalle di Sandy. 

Si sollevò per guardarlo negli occhi, adorava prendere il controllo della situazione e lui lo sapeva, perciò la lasciò fare. 

« Ha qualche idea precisa su cosa fare, avvocato? » lo stuzzicò, portando il proprio viso a pochi millimetri dal suo e lasciando che i capelli le ricadessero ai lati, nascondendo entrambi dal resto del mondo.

« Mi sta venendo in mente qualcosa » replicò lui con lo stesso tono, alzandosi di quel poco che bastava per annullare la distanza tra le loro labbra. 

Il telefono di Kirsten squillò di nuovo. 

« Ignoralo » le disse Sandy, lasciando una scia di baci sul suo collo, mentre si rigirava nel letto, così da obbligarla a sdraiarsi sotto di lui.

« Ignoralo » le ripeté, scendendo lungo l’incavo dei seni, evidenziato dall’orlo del negligé. Non voleva interruzioni, non quella mattina. 

Kirsten, però, non gli diede retta. Allontanò il viso di Sandy con una mano, mente con l’altra cercava il telefono. 

« Pronto? » rispose quando lo ebbe trovato. 

Dalla bocca di Sandy uscì un lamento gutturale. 

« Papà! Sì, sì, ho capito. Papà, non sono stupida. Sì, tra mezz’ora al club... » Kirsten portò lo sguardo su Sandy, che intanto alzò gli occhi al cielo, chiaramente ignaro di quali fossero le vere intenzioni della moglie. 

« Però credo che tu e il consiglio dobbiate vedervi senza di me. » Come Kirsten lo disse, Sandy puntò lo sguardo su di lei, completamente sbigottito. Lei rise nel vedere la sua espressione. 

« Lo so che è importante, papà, ma stamattina non mi sento bene. Non ti sarei d’aiuto. Te la caverai meglio senza di me con Rachel, credimi. »

Sandy non poteva credere alle sue orecchie. Kirsten stava davvero dando deliberatamente buca a Caleb in un momento così delicato per il Newport group solo per stare con lui? Quello fu il ti amo più efficace che gli avesse mai detto.

Così le sorrise, avvicinandosi a lei come un predatore alla sua vittima. 

Kirsten lo allontanò con una mano, facendogli cenno di stare fermo ma lui non la ascoltò, tornando a concentrarsi sul suo collo e risalendolo lentamente con la bocca. 

« Sandy... »  mormorò lei, sperando che Caleb non l’avesse sentita, e considerando quanto urlava dall’altro capo del telefono, no, non lo aveva fatto. 

Sandy, intanto, fece scivolare una mano sotto la stoffa leggera del negligé di Kirsten, incontrando la sua intimità. 

Il suo tocco le provocò una contrazione del basso ventre che la portò a gemere un po’ più forte. 

« Papà, devo... andare... I ragazzi… Sì, tranquillo. Ti chiamo dopo » balbettò, contorcendo il corpo e inarcando la testa sul cuscino appena Sandy scivolò deciso in lei con due dita. 

Caleb continuò ad insistere al telefono, ma lei non avrebbe potuto continuare a trattenersi ancora per molto. Strinse  le dita attorno al lenzuolo talmente forte da farsi diventare le nocche bianche, implorando che il padre smettesse di parlare e la lasciasse in pace.

« Sandy... » mormorò ancora  più piano che poté, incerta se gli stesse chiedendo di fermarsi o di continuare all’infinito. Lui risalì il suo corpo con il labbro inferiore, senza smettere di penetrarla con le dita. Si avvicinò al suo viso e soppresse un gemito che le stava per scappare con un bacio. 

Kirsten dovette sfruttare tutto l’autocontrollo di cui disponeva per calmarsi e trovare la forza di mantenere un tono tranquillo mentre liquidava Caleb. 

« Sì sì, okay, va bene papà. Ciao » disse, chiudendo rapidamente la chiamata. Lasciò che il cellulare scivolasse da qualche parte nel letto, mentre lei ora si beava finalmente di ciò che Sandy le stava facendo. 

 

(...) 

 

Dopo la doccia, ancora in accappatoio, sia Sandy che Kirsten si misero comodi al tavolo della cucina per fare colazione. Fuori dalle vetrate si intravedeva il mare di Newport che  brillava sotto gli intensi raggi del sole di quella mattina. Visto dalla casa dei Cohen, quello squarcio di oceano sembrava essere un’infinita pennellata di azzurro sulla tela, per quanto era calmo, mentre dalle finestre entrava una brezza leggera che attenuava il caldo della giornata. Ventotto gradi a metà novembre, questo è uno dei vantaggi di vivere nel sud della California – pensò Sandy, mentre si alzava per prendere la caffettiera appena fatta. 

Sulla tavola erano già pronte le ciambelle imburrate, le uova strapazzate con il bacon e le consuete tazze verdi con cui la famiglia Cohen faceva colazione da anni. 

I ragazzi erano usciti da poco per andare a scuola, avevano preso al volo un po’ di caffè e qualche ciambella senza neanche sedersi. 

« Vedervi entrambi contemporaneamente in accappatoio mi blocca la digestione » affermò Seth, cancellando ogni squarcio di ironia dalla propria voce, quanto Kirsten gli chiese perché non si fermassero a mangiare qualcosa. 

Dopo quelle parole, sia lui che Ryan corsero via veloci, facendo ridere entrambi i genitori. 

Meglio per noi – pensò Kirsten, guardando i figli lasciare la cucina. 

Da quando la sua Range Rover era sparita dal vialetto di casa, infatti, lei e Sandy avevano potuto concentrarsi interamente su cosa fare in quella giornata. Erano venute fuori un paio di opzioni mentre preparavano la colazione, ma nessuna parve soddisfarli. Le poche idee che erano rimaste vennero smontate da Kirsten con un’unica frase: « Mio padre e Rachel saranno al Club per tutta la mattina, non possiamo farci vedere in quella zona. » 
In effetti, la maggior parte delle proposte che avevano avanzato riguardavano o il club o l’area circostante che comprendeva parte dei migliori ristoranti e la spiaggia. 

« Ci restano due possibilità: stare a casa o... Beh... andare a fare un po’ di surf in quella spiaggetta isolata tra gli scogli. » Sandy la buttò lì, mentre ritornava al tavolo con la caraffa di caffè caldo. Sapeva che Kirsten non avrebbe mai accettato di farsi trascinare su una tavola da surf, ma tentare non costava nulla. « Potrebbe essere divertente » aggiunse,  cercando di risultare il più convincente possibile. 

Kirsten alzò gli occhi dal giornale su cui stava facendo le parole crociate e li portò sul marito, rivolgendogli uno sguardo di assoluto disgusto che lo fece ridere. 

« Era solo una proposta » commentò lui con fare giocoso, prima di sedersi accanto a lei e baciarle innocentemente una guancia.

« Una pessima proposta » replicò Kirsten, mantenendo il tono giocoso del marito, mentre anche lui tornava a concentrarsi sulle parole crociate. 

Passarono così più di una mezz’ora: mangiando ciambelle, bevendo caffè e cercando di risolvere quanti più punti possibile. 

Sandy doveva ammettere che non c’era modo di battere Kirsten nei giochi in cui erano coinvolte logica e parole. Erano il suo pane quotidiano, fin dai tempi del college. E questo lo affascinava sempre parecchio. Kirsten era adorabile quando si lasciava assorbire completamente dai ragionamenti che prendevano forma nella sua testa. Corrugava la fronte, evidenziando le due venette tra le sopracciglia e arricciava il naso a bottoncino quando ciò a cui pensava non la convinceva affatto. 

Stavano insieme da diciassette anni e molte cose erano cambiate tra loro: il trasferimento a Newport, i figli, il lavoro… Ma quando rimanevano loro due da soli, Sandy si rendeva conto che erano sempre gli stessi ragazzi che si erano innamorati a Berkeley, ed era incredibile pensare che l’amore fosse forte a tal punto da poter fermare il tempo, o almeno, il loro lo era. 

« Trovato! » esclamò di colpo Kirsten, smettendo di torturare il tappo della bic con i denti e catturando, così, l’attenzione di Sandy, che stava finendo di compilare le cinque caselle della ventidue orizzontale.

« Cosa? » domandò, rivolgendo lo sguardo verso la moglie.

« Potremmo prendere la barca di mio padre. L’ha parcheggiata in un pontile privato, lontano dal Club. A nessuno verrebbe in mente di cercarci lì. » Sì, è un’idea geniale – pensò Kirsten, scuotendo delicatamente i pugni all’altezza del petto. 

Sandy scoppiò a ridere vedendo l’entusiasmo nei suoi occhi. 

« Ah, non parlavi del cruciverba » scherzò, mettendosi in bocca la metà di una ciambella imburrata. 

« Divertente! » osservò lei con un sorrisetto ironico, inclinando lievemente il capo di lato, mentre guardava il marito ridacchiare con gli angoli della bocca sporchi di burro. 

« I ragazzi hanno la mia macchina, quindi non hanno bisogno di noi per tornare a casa. Rachel e mio padre saranno al club tutta la mattina e sapendo che io sto male, penseranno che sei rimasto con me. » Kirsten fece una pausa, alzando gli occhi al cielo. « O capiranno che era solo una scusa » realizzò, poi, rivolta più a se stessa che a Sandy. Lui intanto la guardava sorridendole, adorava vederla così spontanea e rilassata. Lavorare con Caleb le procurava sempre tanto a cui pensare, causandole una dose di stress che spesso faticava a gestire. Newport, negli ultimi anni, aveva costretto Kirsten a diventare sempre più posata e attenta ai suoi comportamenti; a Berkeley, invece, era esattamente come in quel momento: libera e spensierata, pronta a fare di tutto e Sandy amava da morire quel lato di lei. 

La ascoltò attentamente finire di spiegare cosa aveva in mente.

« È un piano geniale » commentò Kirsten, facendo un’altra pausa e portandosi l’indice sul mento, segno che stava pensando. 

« Possiamo prepararci con calma, andare al pontile tra un’oretta e tornare stasera. Nessuno lo saprà mai e se anche dovessero scoprirlo, ormai il danno sarà già bello che fatto. » Con ciò, si protese verso Sandy, seduto ancora accanto a lei, e posò le proprie labbra sulle sue, assaporando in quel bacio la dolcezza della ciambella. Dopodiché prese la tazza di caffè quasi vuota e andò in camera a vestirsi, mentre Sandy rimase in cucina e la osservò andare via. 
Era decisamente un uomo fortunato. 

Kirsten tornò da lui quasi una mezz’ora dopo. Aveva l’intera chioma bionda spostata su una spalla e indossava una semplice maglia bianca, da cui si poteva intravedere il costume nero, con un paio di jeans. Nel vederla così Sandy non poté trattenersi dal attirarla a sé per baciarla. Era talmente tanto abituato a vederla indossare abiti da sera, completi da lavoro e acconciature complesse, che quasi si era scordato quanto fosse bella nella sua semplicità. Glielo disse, mentre le spostava una ciocca di capelli dietro l’orecchio, facendola ridere come una quindicenne. 

« Non sei male neanche tu » scherzò Kirsten, baciandolo ancora, prima di esortarlo ad andare a cambiarsi pure lui. « Facciamo tardi, sennò. »

Sandy alzò un sopracciglio, stringendo un po’ di più la presa che aveva sulla sua vita. 

« Perché, ci aspetta qualcuno? » domandò, in maniera retorica. 

Kirsten gli portò le braccia al collo, assottigliando lo sguardo con fare provocatorio. 

« No »  gli rispose, mordendosi il labbro inferiore « Ma prima arriviamo, più tempo avremo da passare insieme. »

« Bella risposta » le mormorò Sandy a fior di labbra, portandole una mano dietro la nuca per avvicinare a sé il suo viso. Catturò la sua bocca con decisione, lasciandosi inebriare dalla sua morbidezza. Erano diciassette anni  che baciava quelle labbra, ma ancora riuscivano ad eccitarlo più di qualsiasi altra cosa. Kirsten gli lasciò campo libero affinché le loro lingue si incontrassero e iniziassero la loro magia, mentre le mani di Sandy continuavano ad accarezzarle delicatamente il viso. 

 

(...) 

 

Quaranta minuti dopo, si ritrovarono al largo del porto di Newport Beach, seduti nelle sdraio collocate a prua dello yacht di Caleb, bevendo champagne e godendosi il sole e il profumo frizzante del mare. 

Entrambi sapevano di aver bisogno di quella fuga romantica. Odiavano stare separati per così tanto tempo, costretti a vedersi di sfuggita la mattina e troppo stanchi per stare insieme la notte. In più, nel mezzo, c’erano stati tanti, troppi problemi secondo Sandy: l’interesse che Rachel aveva nei suoi confronti aveva rischiato di mandare Kirsten fuori di testa. Quando le raccontò il modo in cui la collega aveva provato a sedurlo la sera in cui erano rimasti in ufficio per ridefinire la linea di attacco per le Balboa Isles, solo un miracolo trattenne Kirsten dall’ andare a prenderla per i capelli. 

Kirsten era tendenzialmente una persona pacata, tranquilla, con cui era facile ragione, questo finché non diventava gelosa. Quando lo era, non c’era modo di gestirla. 

Sandy si ricordò di una volta nel bar dell’Università, quando Kirsten scoprì che una delle cameriere, una certa Heidi, era interessata a lui. Ci mancò poco che le tirasse contro il cappuccino bollente che aveva ordinato. Dovette intervenire Helen, la compagna di stanza di Kirsten, per portarla via da lì senza una denuncia per aggressione. 

Quell’immagine lo fece ridere, non capiva perché lei fosse così gelosa di lui. Non solo non ne aveva motivo, ma non aveva proprio senso. 

Era bellissima ora che aveva trentasei anni e lo era anche quando ne aveva diciannove, era intelligente, sveglia e beh, non era un segreto che piacesse. Sandy si ricordava bene dei commenti che aveva sentito uscire dalle bocche di qualche suo compagno di surf ogniqualvolta lei li raggiungeva in spiaggia e ricordava molto bene anche il desiderio di girarsi e spaccare loro la faccia. 

Oh beh, sì, lo doveva ammettere: anche lui detestava che qualcun altro potesse mettere i propri occhi su Kirsten. Ne era geloso, come poteva non esserlo? 

« Perché ridi? » La voce di Kirsten lo richiamò alla realtà. 

Sandy spostò la sua attenzione sulla moglie che gli stava sorridendo a sua volta. Era sdraiata sulla brandina con indosso solo il bikini nero e la sua pelle, sotto i raggi del sole, pareva brillare come un diamante. 

« Niente » le rispose lui, scuotendo il capo e alzandosi in piedi. Tenne gli occhi fissi su di lei, risalendo il suo corpo con lo sguardo. Dai piccoli piedi nudi, poggiati uno sull’altro, fino alle labbra sottili inumidite dallo champagne. 

Kirsten non poté fare a meno di notare gli occhi languidi di Sandy. Lo conosceva bene, sapeva cosa aveva in mente e aveva tutta l’intenzione di assecondarlo. Gli fece spazio, vedendo che le si stava avvicinando per sdraiarsi accanto a lei. Sandy la prese tra le braccia e lasciò  che lei trovasse una posizione confortevole sopra di lui. 

« Quindi? » gli domandò Kirsten, poggiando il proprio mento sul suo petto per poterlo guardare in viso, « A che pensavi? »

Sandy le sorrise, chinandosi su di lei per baciarle le labbra. 

« Solo a quanto sono fortunato ad averti  » le sussurrò, allontanandosi di poco. 

Kirsten gli sorrise di rimando, pensava esattamente lo stesso. Da diciassette anni, ininterrottamente. 

Sandy era la miglior cosa che le fosse capitata in tutta la vita e non avrebbe mai permesso a niente e nessuno di frapporsi tra loro, né a Caleb, né a Rachel né a qualsiasi altra cosa al mondo. Loro potevano affrontare tutto, c’era un motivo se stavano insieme. 

« Ti amo » gli rispose, prendendogli il viso tra le mani per riavvicinarlo a sé e riprendere il bacio da dove Sandy lo aveva interrotto. Stavolta nessuno dei due si sarebbe allontanato dall’altro tanto presto.


 
   
 
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