Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: marea_lunare    03/07/2020    1 recensioni
Tuttavia, poco dopo ho capito che ero semplicemente curioso. Curioso di scoprire cosa occupasse la tua mente ventiquattro ore al giorno, cosa ti facesse corrugare la fronte e quali fossero le preoccupazioni che ti portavano ad accarezzarti distrattamente gli zigomi affilati come coltelli.
Mi chiedevo quale suono avrebbe avuto la tua voce, se mai l’avessi sentita.
Mi chiedevo come sarebbe stato conversare con te e se mai mi avresti accolto nella tua vita, anche solo per un momento, come un semplice estraneo incontrato per strada.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ti osservo da questa finestra impolverata, ma non mi permetto di avvicinarmi.

Guardo con occhi vuoti lo sterile schermo del mio computer, cercando di scrivere qualcosa per me stesso, ma ogni parola che esce dalla mia mente stanca è rivolta solo a te.

Non so se tutto ciò possa avere un senso per te, una persona con cui non ho mai parlato, qualcuno che non mi ha mai neanche visto scrivere al PC per intere giornate.

Non mi sono mai permesso di avvicinarmi, solo di osservarti da lontano in questa stanza spoglia, trascorrendo ogni giorno uguale all’altro: casa-lavoro, lavoro-casa.

Tante vite passano sotto le mie dita, tanti sono gli occhi che incontro ogni giorno, ma nessuna vita e nessun paio d’occhi mi hanno mai affascinato quanto i tuoi.

Prima non avevo mai fatto caso alla tua presenza.

Ti ho sempre scorto solo di sfuggita, come un fulmine a ciel sereno, mentre buttavi all’aria tutto ciò che ti circondava alla ricerca di Dio solo sa cosa.

La sera in cui ho sentito quegli spari nel tuo appartamento, ho temuto fossi morto.

Ancora non ti ho perdonato l’accidenti che mi hai fatto prendere.

Eppure, solo qualche giorno dopo mi sono davvero accorto di te.

Stavo pulendo lo studio, che affaccia direttamente sulla finestra del tuo salotto.

Eri seduto su una poltrona di pelle nera, con le gambe incrociate e i polpastrelli appoggiati gli uni contro gli altri; avevi gli occhi chiusi.

Sembravi concentrato, sei rimasto in quella posizione per un’ora abbondante.

Iniziavo a temere che ti stessi sentendo male, quando all’improvviso sei saltato in piedi ed hai aperto gli occhi.

L’unica cosa che sono riuscito a vedere, è stato un lampo di un azzurro chiarissimo che mi ha colpito come una doccia gelata.

Spesso mi sono ritrovato ad osservarti, silenziosamente seduto alla mia scrivania, sentendomi quasi ambiguo a volte.

Tuttavia, poco dopo ho capito che ero semplicemente curioso.

Curioso di scoprire cosa occupasse la tua mente ventiquattro ore al giorno, cosa ti facesse corrugare la fronte e quali fossero le preoccupazioni che ti portavano ad accarezzarti distrattamente gli zigomi affilati come coltelli.

Mi chiedevo quale suono avrebbe avuto la tua voce, se mai l'avessi sentita. 

Mi chiedevo come sarebbe stato conversare con te e se mai mi avresti accolto nella tua vita, anche solo per un momento, come un semplice estraneo incontrato per strada.

Poi un giorno ti ho sentito suonare e qualcosa è cambiato.

Ti ho scorto per caso mentre ero intento a studiare la cartella clinica di un paziente, vedendoti attraversare il salotto con una flemma che mai avevi avuto.

La persiane e le ante della finestra erano aperte; pioveva quel giorno.

Tra una goccia e l’altra ti ho osservato camminare in modo leggiadro nella tua vestaglia azzurra.

Per la prima volta mi sembravi essere in perfetta pace con te stesso, come se nulla potesse ferirti o turbarti tra quelle quattro mura dove di solito ti dimenavi come un animale in gabbia.

Sei scomparso dalla mia visuale, ricomparendo poco dopo con in mano un violino accuratamente lucidato.

Ho spalancato gli occhi con stupore, mentre ti guardavo incastrare lo strumento sotto il mento e stringere l’archetto tra le dita sottili.

Non appena l’archetto ha iniziato a sfiorare le corde, quella stessa pace che probabilmente ti pervadeva in quel momento ha raggiunto anche il mio cuore.

Note dolci e leggiadre uscivano dallo strumento, componendo una melodia di cui ora non ricordo più il ritmo, ma la cui intensità continua a farmi vibrare dentro, come fossi stato io stesso lo strumento tra le tue mani.

Avevi gli occhi chiusi, completamente immerso nel tuo capolavoro mentre ondeggiavi a ritmo, muovendo solamente il busto e lasciando che il tuo corpo si sciogliesse in una danza immaginaria.

Senza neanche rendermene conto mi sono alzato e ho raggiunto la finestra, appoggiando i gomiti sul davanzale con coraggio quasi sfacciato.

Ti ho guardato destreggiarti nella tua armonia e mi è sembrato di farne parte, spettatore silenzioso di quello che ricordo come uno degli spettacoli più belli a cui abbia mai assistito.

Poi, all’improvviso, hai aperto gli occhi.

Hai alzato piano le palpebre, come se cercassi lentamente di distaccarti da quel miracolo che avevi creato, senza renderne troppo traumatica la fine.

Allora mi hai notato anche tu.

Non so cosa puoi aver pensato vedendomi, ma non me ne importa.

Mi avevi inconsapevolmente reso partecipe di uno stralcio del tuo mondo, di una parte di te.

Mi sarei aspettato che smettessi di suonare e che chiudessi la finestra, cercando di allontanarmi simbolicamente.

Il primo istinto che ho avuto è stato quello di sorriderti, aspettandomi in cambio male parole, insulti.

Invece, mi hai sorriso a tua volta.

Un sorriso molto piccolo, appena accennato, ma comunque un sorriso.

In quel momento il mio si è ampliato, mentre continuavo a guardarti suonare.

La mia presenza non sembrava disturbarti.

Pochi secondi dopo però, hai smesso.

Le note si sono spente lentamente sotto l’eco delle gocce di pioggia che cadevano incessanti.

Hai continuato a guardarmi per quelli che mi sono sembrati attimi infiniti, per poi appoggiare il violino sul tavolo e chiudere la finestra, andandotene senza dire una parola.

Io sono rimasto affacciato ancora un po’, sperando che ritornassi.

Quando ho capito che non avresti ricominciato a suonare, mi sono seduto alla scrivania, intento a fissare il vuoto e cercando di non dimenticare quella melodia.

Da quel giorno, qualcosa è effettivamente cambiato.

Ogni tanto mi accorgo che lanci degli sguardi verso la mia finestra e riaccenni quel piccolo sorriso. Allora prendi il violino e suoni per ore e ore, come se lo facessi anche per me.

Perciò torno a chiedermi se mai un giorno mi accoglierai nella tua vita anche solo per un momento, come un semplice estraneo che ti ascolta suonare.













Note dell'autrice: Ciao a tutti! Come state in questa giornata uggiosa? Qui da me diluvia TvT E visto che parliamo di pioggia, oggi vi presento questa piccola one shot che ho scritto ormai, me ne sono accorta solo ora, più di un anno fa e che è rimasta sempre nel dimenticatoio. Visto che sono passate già quasi due settimane dall'ultima volta che ho pubblicato, ne ho approfittato per riportare un po' di vita a questo profilo. Vi auguro buona lettura e, come sempre, vi ringrazio per il tempo che dedicate a leggere le mie storie; è un'indescrivibile fonte di orgoglio per me. 
Feedback e critiche sono sempre ben accette, ormai lo sapete! 
Vi abbraccio forte, a presto! 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: marea_lunare