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Autore: Maki Tsune    03/07/2020    0 recensioni
Quale storia si potrebbe raccontare se i personaggi di Miraculous avessero vissuto nel periodo di fine 1800 proprio durante la costruzione della Tour Eiffel e dell'Esposizione Universale? Questa storia mostra i personaggi non più adolescenti ma nella prima fase adulta, (20-25 anni) che affrontano la vita e le difficoltà senza miraculous magici ma comunque con maschere, mistero, amicizia e amore.
Genere: Comico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nino, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Marinette arrivò in Prefettura e stava cercando l’Ufficio per iscriversi. Quando lo trovò, aspettò nell’anticamera il proprio turno, avendo avanti a sé altre quattro persone.

Rimase in piedi ad aspettare, mentre passarono davanti a lei due signori, uno più giovane dell’altro.

Monsieur Alphand, mi avevano detto che mi stavate cercando. Cosa posso fare per voi?”

“Ah ragazzo! Voglio sapere come procedono i preparativi. Abbiamo le partecipazioni?”

“Sì, le abbiamo. Ma manca ancora una settimana prima di raccoglierli tutti.”

“Una settimana? Parbleu. Pensavo che fosse già passata. Sicuro che la scadenza non sia oggi?”

“Sicuro, come il fatto che sono biondo e ho gli occhi verdi. Si fidi di me monsieur, ho tutto sotto controllo.”

Marinette stava per entrare nell’ufficio ma non poté far a meno di sentire la loro conversazione. All’improvviso sentì una voce che le mise i brividi e con passo veloce si affrettò nell’entrare nell’ufficio.

“Adrien caro! Finalmente sei arrivato.” Chloé apparve da un corridoio raggiungendo i due signori e mettendo le sue braccia attorno al braccio del ragazzo. “Ho riconosciuto la tua voce dal corridoio, non potevo non salutarti. Mi avevano detto che saresti venuto ed eccoti qui.” Disse sorridendo.

“Uhm… Bonjour Chloé. Io non mi aspettavo di vederti. Cosa ci fai qui?”

Lei ridacchiò. “Che sciocchino. Sono la figlia del Prefetto è chiaro che passo del tempo anche qui.”

“Sei amico di Chloé?” domandò Alphand sorpreso.

Chloé non lo sentì perché fu distratta dalla vista di Marinette che uscì dall’ufficio d’iscrizione che stava ringraziando l’addetta al lavoro, “La ringrazio Madame Bustier per il suo tempo extra”, prima di chiudere la porta. Poi si diresse verso il bagno due porte più in là rispetto l’ufficio.

Poco dopo uscì anche la signora dai capelli rossi, addetta all’iscrizione, chiudendo la porta e andando a pranzo.

Chloé sorrise mefistofelica.

“Scusate, mi sono ricordata che ho una cosa urgente da sbrigare. A tra poco Adrien caro. Saluti monsieur.”

Disse Chloé accorgendosi tardi della presenza dell’uomo e dirigendosi velocemente all’ufficio d’iscrizione.

Adrien si chiese cosa stesse facendo nell’ufficio e la seguì mantenendo in sospeso la domanda del signor Alphand.

 

Chloé si diresse alla scrivania noncurante di essere vista da altri, trovò subito quello che cercava.

La scrivania era in ordine e pulita, la sua mano si diresse sul primo foglio del plico e lesse i dati per assicurarsi che fosse il modulo giusto.

“A quanto pare avevo visto giusto.” Sussurrò Chloé. “Bien. Non avranno modo di partecipare.” Ridacchiò strappando il modulo d’iscrizione che Marinette aveva appena concluso, in più parti.

Adrien si affacciò all’ufficio e vide l’amica con dei fogli strappati in mano.

“Chloè. Cosa stai facendo?” Le si avvicinò per scoprire il motivo della sua presenza in quell’ufficio.

“Oh Adrien caro, ho dovuto dare una lezione a delle persone che mi hanno trattata malissimo questa mattina.”

“E non avevi altra scelta?” Adrien prese i fogli strappati dalle mani di Chloé, cercando un modo per rimediare.

“Insegno loro a rispettarmi, tutto qui.”

Marinette uscì dal bagno e si guardò a sinistra e destra, attirata poi dal signor Alphand sull’uscio dell’ufficio che stava rimproverando una voce che conosceva.

“Come si permette di negare un’opportunità solo per capriccio? Si rende conto di quello che ha fatto?” Alphand era molto adirato da quel gesto.

“Non è capriccio. Mi hanno umiliata davanti a molte persone, non meritano di partecipare.”

Marinette si avvicinò all’ufficio. “Scusate… cosa succede..?” non terminò la frase e guardò all’interno della stanza.

Adrien teneva dei fogli strappati tra le mani e vide Chloé accanto a lui. “Cosa…? Cosa state facendo qui dentro? La signora Bustier è assente...” si avvicinò ad Adrien prendendogli dalle mani i coriandoli ancora leggibili, avendo un sospetto. Chloé iniziò a ridere.

“Oh. Bene ho capito, complimenti a tutti e tre.” Guardò Adrien e lui provò a spiegarle. “No, non hai capito. Stavo pensando come risolvere.”

“Ah, davvero?” disse sarcastica e strinse i foglietti tra le dita. “Tu sei amico di Chloé, giusto?”

“Perché me lo chiedi anche tu?” chiese a bassa voce.

“Ora capite a cosa mi riferivo?” disse Chloé ridendo.

Marinette mise il broncio e uscì dall’ufficio dirigendosi verso l’uscita con il modulo strappato tra le mani. Nel mentre pensava dove avesse già visto quel ragazzo biondo.

Chloé sorrise soddisfatta. “Ora posso andarmene felice, è stata una giornata estenuante. Au revoir.” Li salutò dirigendosi all’uscita anche lei.

Il signor Alphand guardò Adrien. “Perché alla ragazza non hai detto che è stata Chloé?”

“Conosco Chloé da quando eravamo bambini. Lo so che ha un sacco di difetti, ma è la mia unica amica e non volevo tradirla.”

Alphand sorrise di cuore. “Caro ragazzo, è ora che tu ti faccia dei buoni amici. Io sarò uno di quelli, puoi contarci.”

Adrien sorrise e ringraziò.

Marinette si bloccò davanti all’uscita della prefettura. Non aveva l’ombrello con sé e aveva iniziato a piovere pesantemente. Sentendo dei passi dietro di sé si mise al lato della porta per far passare le persone, ma quando vide Chloé accompagnata dalla sua amica e aiutante Sabrina, le diede le spalle incrociando le braccia e voltando la testa per non vederla.

“Dupen-cheng. Spero che questa lezione ti basti per farti capire che non devi metterti contro di me.”

“Ah no, Chloè. Sei tu che non devi metterti contro di me, non pensare di averla vinta. Io parteciperò a quella Esposizione in un modo o nell’altro e non potrai farci niente. Sono ancora in tempo per iscrivermi.”

“Non hai capito che essendo la figlia del Prefetto ho anche il potere decisionale qui dentro? Posso chiedere ogni giorno il tuo modulo d’iscrizione e strapparlo nuovamente oppure meno faticoso per me, posso vietare la tua partecipazione. Voglio proprio vedere in quale modo ti iscriverai, la scadenza è ormai prossima.” Rise di gusto mentre Sabrina aveva aperto l’ombrello per non far bagnare Chloé.

Marinette digrignò i denti e strinse la carta che aveva in mano, mentre la sua rivale se ne andò servita da Sabrina.

 

La carrozza di Marinette non si vedeva ancora e rimase sulla soglia guardando la pioggia cadere sul suolo di Parigi. “Ma certo. È il figlio di Gabriel Agreste. Il mio stilista preferito. Ecco dove l’ho visto.” Si disse a bassa voce. “Ed è amico di Chloé...”

Il signor Alphand e Adrien si diressero verso l’uscita e notarono la ragazza ancora in attesa.

“È lei.” Disse Alphand ad Adrien. “È ancora qui. Vai a parlarle.”

“E cosa devo dirle?”

“La verità. Volevi farti degli amici, n’est pas?

Adrien abbozzò un sorriso e salutò Alphand con una stretta di mano. Poi si avvicinò a Marinette.

Bonjour.”

Marinette lo vide e subito dopo distolse lo sguardo ancora offesa.

Il sorriso di Adrien sparì per un momento. “Volevo dirti che prima, stavo davvero cercando un rimedio. Te lo giuro. Non sono bravo con le relazioni sociali, ho avuto un’istruzione privata. Anche quello che sto facendo, per me è una novità.”

Marinette rimase ad ascoltarlo e percepì la sua sincerità, nei suoi occhi e nel suo gesto.

Adrien prese la mano di Marinette, lei sussultò e aprì appena la mano dove Adrien prese un foglietto strappato. Dal taschino interno della sua giacca prese una penna stilografica che portava con sé assieme all’orologio e sul foglietto, appoggiato sulla sua mano, Adrien iniziò a scrivere in grande PASS e sotto aggiunse Esposizione Universale con la sua firma Adrien Agreste.

Porse il foglietto scritto a Marinette con un lieve sorriso. Lei guardò ciò che aveva scritto e le sue guance si sfumarono di rosso.

“Con questo biglietto non avrai bisogno di fare alcuna iscrizione per partecipare all’Esposizione Universale. Basta presentarti e potrai accedere senza problemi.”

“Ma..s-se dovessi perderlo?”

“Spero non accada. Ma se dovesse accadere basta tornare da me.” Si rese conto della insolita frase. “Intendo dire che posso rifare il pass senza problemi. Puoi chiedere a Natalie, la mia assistente.”

Arrivarono le carrozze di entrambi e da quella di Adrien scese Nino con un ombrello che aprì appena arrivò alle scale.

Adrien guardò Nino con l’ombrello aperto. “Ah, voilà. Potresti accompagnare la signorina alla sua carrozza? Io attenderò qui.”

“Certo signorino.” Rispose Nino con cordialità e fece strada a Marinette.

La giovane ragazza balbettò “M-merci.”

De rien. Ci vediamo all’esposizione.” Adrien la salutò.

“S-sì, certo. C-ci v-v-vediamo...” disse Marinette stringendo a sé il foglietto scritto e si domandò perché iniziò a balbettare.

Nino sorrise e scesero insieme le scale, aprì la portiera della carrozza di Marinette e l’aiutò a salire. Richiuse la portiera e tornò da Adrien in cima alle scale.

Marinette guardò Adrien scendere le scale e salire sulla carrozza davanti alla sua, spiando dalla fessura della tenda che impedì alla pioggia di entrare all’interno della carrozza. Sorrise a quel ragazzo dolce e cortese che l’aiutò nell’impresa e conquistò il suo cuore.

A quel punto, le carrozze partirono verso le rispettive dimore, andando in direzioni opposte.

 

 

“E questo è quanto.” Concluse Marinette con un cuscino tra le braccia e Alya che si leccò le dita dal panino dolce.

“Conoscendoti avrai perso il biglietto.” Sogghignò.

“Ehi!” Marinette la colpì al braccio con il cuscino.

“Ragazze! La cena è pronta! Alya, ti fermi da noi vero?” domandò il padre di Marinette, in attesa in camera della figlia.

Oui. Merci beaucoup Monsieur.”

Bien. Allora vi aspetto a tavola. Non fate raffreddare la cena.”

Va bien, papi.”

Tom tornò in cucina mentre Marinette si alzò dalla sua sedia. “On y va?” chiese.

Oui. Ma non mi hai detto se alla fine hai perso il biglietto.” Alya sorrise e si alzò anche lei dalla sua sedia.

Marinette sbuffò. “Sai anche tu che la risposta è sì.”

Alya rise per quella risposta così naturale e ovvia.

“Pensavo che avendotelo dato Adrien, avresti fatto più attenzione. Anche se eri agli inizi. A quanto pare mi sbagliavo. Mi dirai come hai fatto?”

“Sai anche questo. Con la mia sbadataggine.”

“Ma hai il PASS. Come l’hai preso?”

“Semplice, con la mia goffaggine.”

“Sei andata da Adrien?”

“Sì, ma non sono riuscita ad avvicinarmi a lui, era molto impegnato così ho parlato con la sua assistente e come mi aspettavo non mi ha creduta.”

“E tu cosa hai fatto?”

“Nulla. Ho aspettato. Credo abbia informato Adrien chiedendogli se fosse vero e lui avrà risposto di sì. A quel punto ho ricevuto da Natalie il PASS che ho adesso.”

Alya ridacchiò. “Sicuramente molto meglio del precedente. Mi chiedo ancora come hai perso il foglietto.”

Le ragazze tornarono nella camera e si prestarono a scendere le scale per raggiungere gli altri per la cena.

“Ecco, diciamo che con la mia solita aria sognante, persa nel mio posto speciale di sopra, stavo ammirando la calligrafia di Adrien e all’improvviso una forte folata di vento lo ha fatto volare via dalle mie mani.” Disse rassegnata alla vergogna.

“Ora capisco. Sei seguita un po’ dalla sfortuna.”

“Dai, non credo a queste cose. È brutto da dire.”

“Ti serve un po’ più di fortuna. Come la coccinella che hai creato per il tuo costume. Sembra ti abbia portata fortuna, tutto sommato.”

“Non credo proprio. Ho fatto disastri anche quella sera.”

“Sì, ma ti hanno comunque portata da Adrien. Gli hai parlato o ricordo male?”

“Mnn… Alya, se dici queste cose divento scaramantica.”

“Meglio andare a cena, prima che si raffreddi.” Ridacchiò.

Le ragazze raggiunsero i genitori di Marinette e alcuni collaboratori che mangiarono con loro.

 

Anche per Adrien arrivò l’ora di cena.

Si fece portare il piatto in camera e senza rendersene conto, preso dalla ricerca e dalla trascrizione dei nomi, la sua cena si raffreddò e passò la serata senza cenare.

Con il mal di collo e mal di schiena, una volta finito di trascrivere i nomi che gli interessavano, guardò il piatto, il Boeuf Bourguignon, seduto sulla sua sedia davanti alla scrivania.

Appena la sua mente guardò lo stufato e si rese conto di non aver mangiato, il suo stomaco brontolò. Adrien sorrise imbarazzato e si strofinò i capelli.

“Talmente concentrato sull’amore che ho tralasciato la fame. Davvero l’amore sazia?” Prese il piatto e consumò la cena fredda durante la notte. Con lo stomaco pieno e dandosi il tempo di digerire, controllò i nomi scritti.

“E domani, un controllo generale sul posto a questi nomi. Chissà se avrò successo o se sarò sfortunato.” Pensò sbadigliando.

La pancia piena e soddisfatta gli fece chiudere gli occhi lentamente, assieme alla stanchezza della giornata e della nottata.

Se ne andò a letto e dormì sognando quei nomi e la dama misteriosa.

“Milady” sussurrò nel sonno.

   
 
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