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Autore: Wendy_88    05/07/2020    6 recensioni
Un virus letale, nemici misteriosi, un triangolo amoroso e un cadavere. Una serie di eventi segneranno le vite dei nostri otto digiprescelti.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya, Yamato Ishida/Matt | Coppie: Sora/Tai
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Pre-note:

Ed eccomi tornata dopo due settimane di pausa con un nuovo capitolo “scoppiettante”.

Vi confesso una cosa: al momento, è il mio capitolo preferito ma allo stesso tempo mi preoccupa e mi incuriosisce la reazione di qualcuno. Abbiate pietà di me!

Buona lettura.

 

Virus

Capitolo 7

Uno strano caso

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Seppur il Giappone come è ben risaputo abbia un livello di criminalità bassissimo, quella mattina l’agente Yagami fu chiamato dal Sergente Yoshida per un caso molto particolare. A bordo di una Toyota Corona, due agenti e lo stesso Sergente si avviarono nei pressi di Nakano per risolvere un caso. Appena arrivati sul posto, l’odore di costolette di maiale al barbecue allarmò gli agenti. Non erano di certo stati chiamati per una grigliata tra colleghi, bensì era stato rinvenuto un corpo carbonizzato in un vicolo deserto del quartiere. La scena del crimine era già stata delimitata con un nastro giallo. Taichi era davvero sconvolto, un’espressione di disgusto gli deformò il viso, ma, nonostante fosse una visione ripugnante, non riusciva a staccargli gli occhi dosso. Da quando era diventato un poliziotto non aveva mai visto una cosa del genere. Il corpo era irriconoscibile; solo due oggetti erano rimasti quasi integri durante la combustione. Uno dei colleghi del prescelto imbustò le due prove per poi porgerle al suo superiore. Dopo averle esaminate, non capendo cosa potessero essere quegli affari strani, li porse all’agente Yagami rimanendo basito, costatandone il suo stato emotivo.

-Agente Yagami, questi devono essere portati alla scientifica, nella speranza di poter risalire all’identità del cadavere.-

Con lo sguardo spento e madido di sudore, il ragazzo afferrò, con la mano che tremava, la busta. Quando ebbe la certezza di conoscere benissimo quegli oggetti, si sentì mancare l’aria.

-Agente.- cercò di farlo tornare in sé il Sergente.

-Io mi rendo conto che, essendo la prima volta che si trova in una situazione del genere, possa sentirsi destabilizzato, ma, se vuole fare questo lavoro, deve abituarsi. Potrebbe capitare altre volte di rinvenire dei corpi.- quell’uomo aveva preso a cuore il giovane e voleva aiutarlo, non conoscendo però il vero motivo del perché Taichi fosse in quello stato.

Si sforzò di rispondere nonostante la voce rotta.

-Io, a dire il vero…- Non riusciva quasi a parlare, ma, notando lo sguardo indagatore e confuso dei colleghi, si sforzò nuovamente.

-Io penso di sapere di chi sia il corpo.- Tutti rimasero senza parole e si resero davvero conto del perché dello stato del collega.

-Sei in grado di contattare la famiglia e farla venire all’obitorio?- chiese il suo capo.

-Sì.- concluse desolato e con gli occhi lucidi.

Fissava incredulo il corpo carbonizzato e la strana sensazione che aveva alla bocca dello stomaco lo stava divorando. Non appena arrivarono alla stazione di polizia, si dileguò in bagno. Aveva bisogno di piangere, di sfogarsi. Strinse a sé quegli oggetti. Non poteva crederci. Perché mai avevano potuto fare una cosa del genere. Pianse lacrime amare per una manciata di minuti, fino a quando uno dei due colleghi che aveva assistito alla scena entrò in bagno e gli porse una bottiglietta d’acqua.

-Mi spiace tanto per la sua perdita!-

-La ringrazio.- disse piano, quasi a sentirsi solo lui.

-Se ha bisogno di essere sostituito per avvisare la famiglia, posso farlo io.-

-No, ho scelto questo lavoro perché lo volevo fare, non mi ha costretto nessuno. È giusto che mi prenda sia il bello che il brutto. Tocca a me farlo!- Si asciugò le lacrime e uscì in una terrazza dell’edificio. Compose un numero e tirò un respiro prima di inviare la chiamata.

-Ehi, Taichi. Che piacere sentirti!- Una voce allegra dall’altro lato del telefono gli provocò una fitta allo stomaco.

-Ciao Sora, ti disturbo?-

-No, affatto, ho appena finito di lavorare e sto aspettando la metro per tornare a casa.-

-Devo dirti una cosa, puoi aspettarmi lì? Passo a prenderti io.-

-D’accordo! Ma è successo qualcosa? Ti sento strano.-

-Ci vediamo fra un po’!- concluse chiudendo la chiamata.

Si sentì affaticato come se avesse appena finito di fare una maratona, ma sapeva benissimo che quello era solo l’inizio. Compose un altro numero.

-Ciao onii chan!-

-Ciao sorellina, dove sei?-

-Sono davanti al Campus dove studia Takeru. Stiamo aspettando…- ma la bloccò.

-Devi farmi un favore grandissimo! Dì a Takeru di chiamare i suoi genitori e raggiungetemi in ospedale.-
-Ma è succ…-

-Niente domande, te lo chiedo per favore, Hikari.-

-Va bene, onii chan.- Hikari capì che dal suo tono ci fosse qualcosa di strano, ma acconsentì alla richiesta del fratello.

Quando concluse la chiamata, si apprestò ad avvisare il Sergente Yoshida che la famiglia era stata avvisata e stava arrivando in ospedale. Disse anche che al telefono non aveva detto nulla sul motivo per cui li aveva mandati a chiamare e il Sergente si complimentò con gli occhi. Il tatto delicato del giovane era di certo una cosa apprezzata in quell’ambiente.

Taichi prese una moto della polizia e, come stabilito, raggiunse la ragazza alla stazione della metropolitana vicino alla scuola di giardinaggio in men che non si dica. Quando la ragazza lo vide arrivare, bello come non mai, con la divisa e la moto della Polizia, quasi rimase estasiata.

-Oh mio Dio, Taichi… non ti avevo riconosciuto, sembri così… diverso!- “e così bello” pensò la rossa, omettendo quest’ultima frase. Corse ad abbracciarlo. Il castano ricambiò l’abbraccio, ma Sora, dopo essere salita sulla moto ed essere partiti, chiese senza sotterfugi cosa dovesse dirle di così urgente. Così il prescelto cambiò argomento.

-Allora, come va con le lezioni alla tua scuola?- la ragazza si stranì per la risposta mancata, ma rispose normalmente alla domanda dell’amico.

-Benissimo! Ah, sai… mi hanno anche confermato una mostra di Ikebana. Verrai, vero? Inoltre, Yamato ha l’esame per la triennale la prossima settimana. Vogliamo fare una piccola festa…- nell'udire quel nome, il prescelto, senza rendersene conto, cominciò a correre con la moto. L’amica si strinse a lui preoccupata.

-Taichi, ti prego, guida più piano.- ma lui non l’ascoltò.

-Taichi, per favore- stavolta urlò. E lui decelerò. Il resto della strada proseguì senza che i due proferissero parola, finché arrivarono davanti all’ospedale. Quando il ragazzo posteggiò, l’amica rimase sconvolta.

-Che… che ci facciamo in ospedale?- non rispose, si limitò a stringerle la mano e a condurla all’ingresso. Non appena entrarono, trovarono il Sergente ad accoglierli. Sora era diventata improvvisamente bianca come un lenzuolo. Non riusciva più ad esprimersi. Il pensiero andò dritto alla madre, ma quell’idea si volatilizzò nel momento in cui vide entrare e correre verso di loro Hikari, Takeru e i suoi genitori.

-Che è successo, Taichi?- sbottò il signor Ishida. Taichi stava iniziando a parlare, ma il suo capo lo interruppe facendogli capire che avrebbe gestito lui la cosa da quel momento.

-Seguitemi!- li condusse nella sala mortuaria e, quando arrivarono all’interno e videro quel corpo carbonizzato, si guardarono confusi e preoccupati allo stesso tempo. Il Sergente cominciò a dare spiegazioni.

-Stamattina siamo stati avvisati da alcuni passanti di un corpo carbonizzato nei pressi di Nakano. Giunti sul posto, non potendo riconoscere l’identità, stavamo per mandare il corpo alla scientifica. Ma sono stati rinvenuti due oggetti di proprietà del deceduto, che l’agente Yagami ha riconosciuto. Taichi puoi farglieli vedere, per favore?-

Il ragazzo aprì il borsello e, con gli occhi spenti, mostrò la busta trasparente contenente il digivice e il digimedaglione con la pietra dell’amicizia rovinati, ma evidentemente riconoscibili. A Sora cedettero le gambe e l’amico si appresto a sorreggerla. La signora Takaishi iniziò a piangere come una pazza e l’ex marito cercò di farla calmare con lo sguardo assente. Takeru cominciò a dare pugni al muro, fermato dalla sua ragazza, anch’essa con le lacrime agli occhi. Seguirono dei momenti devastanti in quella stanza. Taichi, ad un certo punto, scoppiò pure a piangere in silenzio, e strinse a sé una Sora in preda ad uno stato di shock e quasi priva di vita.

-Perché? Cosa aveva fatto di male?- Urlò il biondino, peggiorando gli animi dei presenti.

-Purtroppo non lo sappiamo. Ma vi assicuro che faremo di tutto per scoprirlo!- Dopo quella frase il Sergente si congedò, spiegando che avrebbe dovuto portare con sé gli oggetti del giovane per indagare.

La famiglia di Yamato tornò a casa. Quella sera, anche il padre di Takeru rimase in casa con lui e sua madre. Nonostante il divorzio, non l’avrebbe mai lasciata sola in un momento così doloroso per tutti loro. Anche Hikari non lasciò da solo il suo fidanzato e rimase con loro. Taichi riportò Sora a casa sua, senza proferire parola durante il tragitto. Quando arrivò davanti a casa sua, e la ragazza scese dalla moto, l’amico, vedendo che non si reggeva in piedi, non ci pensò due volte e la accompagnò fino al suo appartamento. Quando aprì la porta, la madre della rossa le corse incontro preoccupata.

-Sora, ti chiamo da ore, mi hai fatto stare in pensier..- non riuscì a concludere la frase che, alla vista della figlia affranta e con gli occhi gonfi, e di Taichi, in divisa, che non vedeva da tempo, capì che fosse successo qualcosa di grave.

La prescelta dell’amore si buttò al collo della madre e iniziò a raccontare tra i singhiozzi quello che era successo, lasciandola sbigottita. Le due donne trascorsero quella notte abbracciate l’una all’altra.

Mentre Taichi, dopo aver riportato la moto al posto di lavoro, tornò nel suo attico e si buttò sul divano. Era distrutto. Si sentiva svuotato come un pesce fuori dall’acqua.  Aveva un ultimo dovere da compiere. Avvisò Joe, Koushiro e Mimi dell’accaduto. Era giusto che anche loro fossero al corrente della prematura e ingiusta scomparsa del loro amico. Dopo quell’ultima azione, non riuscì nemmeno a spostarsi in camera da letto. Si addormentò sul divano, stanco e provato com’era, rivolgendo il suo ultimo pensiero a Yamato.

Era angosciato e arrabbiato, sì, ma allo stesso aveva una grande sete di vendetta. Se mai avesse scoperto l’assassino del suo migliore amico lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani. 

 

 

 

Note finali:

Ops!

Vi avevo avvisato che ci avevo preso gusto ad uccidere la gente! Chiedo umilmente scusa a quelle persone che amavano il personaggio di Yamato. Spero di non perdere lettori a causa di questa nuova morte, ma questa scelta ha il suo perché, e no, non mi riferisco solo al fatto che adesso Sora è libera!

Adesso le domande sono:

-Chi è stato ad uccidere Yamato?

-Perché lo ha fatto?

-E come reagiranno i nostri digiprescelti a questa perdita?

 

Ringrazio sempre la mia beta Digihuman e tutti coloro che continuano a leggere e a darmi sempre una spinta in più a non mollare la storia.

Perché diciamocelo chiaro, adesso che non siamo più sigillati a casa causa pandemia, il tempo a disposizione è praticamente contato col contagocce!

Ma giuro che questa storia avrà una fine.

Alla prossima!

Wendy

  
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