Pre-note:
Ed
eccomi tornata dopo due
settimane di pausa con un nuovo capitolo
“scoppiettante”.
Vi
confesso una cosa: al momento, è
il mio capitolo preferito ma allo stesso tempo mi preoccupa e mi
incuriosisce
la reazione di qualcuno. Abbiate pietà di me!
Buona
lettura.
Virus
Capitolo
7
Uno strano caso
Seppur
il Giappone come è ben risaputo abbia un livello di
criminalità bassissimo, quella mattina l’agente
Yagami fu chiamato dal Sergente
Yoshida per un caso molto particolare. A bordo di una Toyota Corona,
due agenti
e lo stesso Sergente si avviarono nei pressi di Nakano per risolvere un
caso.
Appena arrivati sul posto, l’odore di costolette di maiale al
barbecue allarmò
gli agenti. Non erano di certo stati chiamati per una grigliata tra
colleghi,
bensì era stato rinvenuto un corpo carbonizzato in un vicolo
deserto del
quartiere. La scena del crimine era già stata delimitata con
un nastro giallo.
Taichi era davvero sconvolto, un’espressione di disgusto gli
deformò il viso,
ma, nonostante fosse una visione ripugnante, non riusciva a staccargli
gli
occhi dosso. Da quando era diventato un poliziotto non aveva mai visto
una cosa
del genere. Il corpo era irriconoscibile; solo due oggetti erano
rimasti quasi
integri durante la combustione. Uno dei colleghi del prescelto
imbustò le due
prove per poi porgerle al suo superiore. Dopo averle esaminate, non
capendo
cosa potessero essere quegli affari strani, li porse
all’agente Yagami
rimanendo basito, costatandone il suo stato emotivo.
-Agente
Yagami, questi devono essere portati alla
scientifica, nella speranza di poter risalire
all’identità del cadavere.-
Con
lo sguardo spento e madido di sudore, il ragazzo
afferrò, con la mano che tremava, la busta. Quando ebbe la
certezza di
conoscere benissimo quegli oggetti, si sentì mancare
l’aria.
-Agente.-
cercò di farlo tornare in sé il Sergente.
-Io
mi rendo conto che, essendo la prima volta che si trova
in una situazione del genere, possa sentirsi destabilizzato, ma, se
vuole fare
questo lavoro, deve abituarsi. Potrebbe capitare altre volte di
rinvenire dei
corpi.- quell’uomo aveva preso a cuore il giovane e voleva
aiutarlo, non
conoscendo però il vero motivo del perché Taichi
fosse in quello stato.
Si
sforzò di rispondere nonostante la voce rotta.
-Io,
a dire il vero…- Non riusciva quasi a parlare, ma,
notando lo sguardo indagatore e confuso dei colleghi, si
sforzò nuovamente.
-Io
penso di sapere di chi sia il corpo.- Tutti rimasero
senza parole e si resero davvero conto del perché dello
stato del collega.
-Sei
in grado di contattare la famiglia e farla venire
all’obitorio?- chiese il suo capo.
-Sì.-
concluse desolato e con gli occhi lucidi.
Fissava
incredulo il corpo carbonizzato e la strana
sensazione che aveva alla bocca dello stomaco lo stava divorando. Non
appena
arrivarono alla stazione di polizia, si dileguò in bagno.
Aveva bisogno di
piangere, di sfogarsi. Strinse a sé quegli oggetti. Non
poteva crederci. Perché
mai avevano potuto fare una cosa del genere. Pianse lacrime amare per
una
manciata di minuti, fino a quando uno dei due colleghi che aveva
assistito alla
scena entrò in bagno e gli porse una bottiglietta
d’acqua.
-Mi
spiace tanto per la sua perdita!-
-La
ringrazio.- disse piano, quasi a sentirsi solo lui.
-Se
ha bisogno di essere sostituito per avvisare la famiglia,
posso farlo io.-
-No,
ho scelto questo lavoro perché lo volevo fare, non mi
ha costretto nessuno. È giusto che mi prenda sia il bello
che il brutto. Tocca
a me farlo!- Si asciugò le lacrime e uscì in una
terrazza dell’edificio.
Compose un numero e tirò un respiro prima di inviare la
chiamata.
-Ehi,
Taichi. Che piacere sentirti!- Una voce allegra
dall’altro lato del telefono gli provocò una fitta
allo stomaco.
-Ciao
Sora, ti disturbo?-
-No,
affatto, ho appena finito di lavorare e sto aspettando
la metro per tornare a casa.-
-Devo
dirti una cosa, puoi aspettarmi lì? Passo a prenderti
io.-
-D’accordo!
Ma è successo qualcosa? Ti sento strano.-
-Ci
vediamo fra un po’!- concluse chiudendo la chiamata.
Si
sentì affaticato come se avesse appena finito di fare
una maratona, ma sapeva benissimo che quello era solo
l’inizio. Compose un
altro numero.
-Ciao
onii chan!-
-Ciao
sorellina, dove sei?-
-Sono
davanti al Campus dove studia Takeru. Stiamo
aspettando…- ma la bloccò.
-Devi
farmi un favore grandissimo! Dì a Takeru di chiamare
i suoi genitori e raggiungetemi in ospedale.-
-Ma è succ…-
-Niente
domande, te lo chiedo per favore, Hikari.-
-Va
bene, onii chan.- Hikari capì che dal
suo tono
ci fosse qualcosa di strano, ma acconsentì alla richiesta
del fratello.
Quando
concluse la chiamata, si apprestò ad avvisare il
Sergente Yoshida che la famiglia era stata avvisata e stava arrivando
in
ospedale. Disse anche che al telefono non aveva detto nulla sul motivo
per cui
li aveva mandati a chiamare e il Sergente si complimentò con
gli occhi. Il
tatto delicato del giovane era di certo una cosa apprezzata in
quell’ambiente.
Taichi
prese una moto della polizia e, come stabilito,
raggiunse la ragazza alla stazione della metropolitana vicino alla
scuola di
giardinaggio in men che non si dica. Quando la ragazza lo vide
arrivare, bello
come non mai, con la divisa e la moto della Polizia, quasi rimase
estasiata.
-Oh
mio Dio, Taichi… non ti avevo riconosciuto, sembri
così… diverso!- “e così
bello” pensò la rossa, omettendo
quest’ultima frase.
Corse ad abbracciarlo. Il castano ricambiò
l’abbraccio, ma Sora, dopo essere
salita sulla moto ed essere partiti, chiese senza sotterfugi cosa
dovesse dirle
di così urgente. Così il prescelto
cambiò argomento.
-Allora,
come va con le lezioni alla tua scuola?- la
ragazza si stranì per la risposta mancata, ma rispose
normalmente alla domanda
dell’amico.
-Benissimo!
Ah, sai… mi hanno anche confermato una mostra
di Ikebana. Verrai, vero? Inoltre, Yamato ha l’esame per la
triennale la prossima
settimana. Vogliamo fare una piccola festa…- nell'udire quel
nome, il
prescelto, senza rendersene conto, cominciò a correre con la
moto. L’amica si
strinse a lui preoccupata.
-Taichi,
ti prego, guida più piano.- ma lui non
l’ascoltò.
-Taichi,
per favore- stavolta urlò. E lui decelerò. Il
resto della strada proseguì senza che i due proferissero
parola, finché
arrivarono davanti all’ospedale. Quando il ragazzo
posteggiò, l’amica rimase
sconvolta.
-Che…
che ci facciamo in ospedale?- non rispose, si limitò
a stringerle la mano e a condurla all’ingresso. Non appena
entrarono, trovarono
il Sergente ad accoglierli. Sora era diventata improvvisamente bianca
come un
lenzuolo. Non riusciva più ad esprimersi. Il pensiero
andò dritto alla madre,
ma quell’idea si volatilizzò nel momento in cui
vide entrare e correre verso di
loro Hikari, Takeru e i suoi genitori.
-Che
è successo, Taichi?- sbottò il signor Ishida.
Taichi
stava iniziando a parlare, ma il suo capo lo interruppe facendogli
capire che
avrebbe gestito lui la cosa da quel momento.
-Seguitemi!-
li condusse nella sala mortuaria e, quando
arrivarono all’interno e videro quel corpo carbonizzato, si
guardarono confusi
e preoccupati allo stesso tempo. Il Sergente cominciò a dare
spiegazioni.
-Stamattina
siamo stati avvisati da alcuni passanti di un
corpo carbonizzato nei pressi di Nakano. Giunti sul posto, non potendo
riconoscere l’identità, stavamo per mandare il
corpo alla scientifica. Ma sono
stati rinvenuti due oggetti di proprietà del deceduto, che
l’agente Yagami ha
riconosciuto. Taichi puoi farglieli vedere, per favore?-
Il
ragazzo aprì il borsello e, con gli occhi spenti,
mostrò
la busta trasparente contenente il digivice e il digimedaglione con la
pietra
dell’amicizia rovinati, ma evidentemente riconoscibili. A
Sora cedettero le
gambe e l’amico si appresto a sorreggerla. La signora
Takaishi iniziò a
piangere come una pazza e l’ex marito cercò di
farla calmare con lo sguardo
assente. Takeru cominciò a dare pugni al muro, fermato dalla
sua ragazza,
anch’essa con le lacrime agli occhi. Seguirono dei momenti
devastanti in quella
stanza. Taichi, ad un certo punto, scoppiò pure a piangere
in silenzio, e
strinse a sé una Sora in preda ad uno stato di shock e quasi
priva di vita.
-Perché?
Cosa aveva fatto di male?- Urlò il biondino,
peggiorando gli animi dei presenti.
-Purtroppo
non lo sappiamo. Ma vi assicuro che faremo di
tutto per scoprirlo!- Dopo quella frase il Sergente si
congedò, spiegando che
avrebbe dovuto portare con sé gli oggetti del giovane per
indagare.
La
famiglia di Yamato tornò a casa. Quella sera, anche il
padre di Takeru rimase in casa con lui e sua madre. Nonostante il
divorzio, non
l’avrebbe mai lasciata sola in un momento così
doloroso per tutti loro. Anche
Hikari non lasciò da solo il suo fidanzato e rimase con
loro. Taichi riportò
Sora a casa sua, senza proferire parola durante il tragitto. Quando
arrivò
davanti a casa sua, e la ragazza scese dalla moto, l’amico,
vedendo che non si
reggeva in piedi, non ci pensò due volte e la
accompagnò fino al suo
appartamento. Quando aprì la porta, la madre della rossa le
corse incontro
preoccupata.
-Sora,
ti chiamo da ore, mi hai fatto stare in pensier..-
non riuscì a concludere la frase che, alla vista della
figlia affranta e con
gli occhi gonfi, e di Taichi, in divisa, che non vedeva da tempo,
capì che
fosse successo qualcosa di grave.
La
prescelta dell’amore si buttò al collo della madre
e
iniziò a raccontare tra i singhiozzi quello che era
successo, lasciandola
sbigottita. Le due donne trascorsero quella notte abbracciate
l’una all’altra.
Mentre
Taichi, dopo aver riportato la moto al posto di
lavoro, tornò nel suo attico e si buttò sul
divano. Era distrutto. Si sentiva
svuotato come un pesce fuori dall’acqua.
Aveva un ultimo dovere da compiere. Avvisò Joe,
Koushiro e Mimi
dell’accaduto. Era giusto che anche loro fossero al corrente
della prematura e
ingiusta scomparsa del loro amico. Dopo quell’ultima azione,
non riuscì nemmeno
a spostarsi in camera da letto. Si addormentò sul divano,
stanco e provato
com’era, rivolgendo il suo ultimo pensiero a Yamato.
Era
angosciato e arrabbiato, sì, ma allo stesso aveva una
grande sete di vendetta. Se mai avesse scoperto l’assassino
del suo migliore
amico lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani.
Note
finali:
Ops!
Vi
avevo avvisato che ci avevo preso
gusto ad uccidere la gente! Chiedo umilmente scusa a quelle persone che
amavano
il personaggio di Yamato. Spero di non perdere lettori a causa di
questa nuova
morte, ma questa scelta ha il suo perché, e no, non mi
riferisco solo al fatto
che adesso Sora è libera!
Adesso
le domande sono:
-Chi
è stato ad uccidere Yamato?
-Perché
lo ha fatto?
-E
come reagiranno i nostri digiprescelti
a questa perdita?
Ringrazio
sempre la mia beta Digihuman
e tutti coloro che continuano a leggere e a darmi sempre una spinta in
più a
non mollare la storia.
Perché
diciamocelo chiaro, adesso che
non siamo più sigillati a casa causa pandemia, il tempo a
disposizione è praticamente
contato col contagocce!
Ma
giuro che questa storia avrà una
fine.
Alla
prossima!
Wendy