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Autore: Sian    05/07/2020    2 recensioni
Queste, le ultime parole di Wataru Date, affidate al suo allievo omonimo Wataru Takagi. Come ha reagito quest'ultimo alla morte del suo mentore?
Tratto dal "Capitolo 1 - Ascoltami, Takagi."
Preso alla sprovvista, Date allentò la presa sulla sua agendina, la quale volò aldilà del marciapiede, adagiandosi in mezzo alla carreggiata. «Diamine!»
«Vado a prenderla!» Takagi, che si trovava più vicino alla strada, si precipitò verso il bordo del marciapiede. Stava quasi per toccare l'asfalto, quando Date lo fermò.

Tratto dal "Capitolo 2 - Non tenerti tutto dentro."
Sarebbe stato un lungo giorno. La stanchezza dopo un appostamento notturno si faceva sentire ormai. Ma non sarebbe riuscito a riposare nemmeno un po' in quelle condizioni. [...] I suoi occhi pieni di lacrime erano fissi sul corpo immobile del suo amico.
Tratto dal "Capitolo 3 - Come quella volta."
«È bastato proprio un attimo di coincidenze assurde, già. Come quella volta.» Cercò di raccontargli un pezzo della sua vita, di quando era ancora una bambina. Ma forse non era il caso di rattristarlo ancora di più.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Juzo Megure, Miwako Sato, Wataru Date, Wataru Takagi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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«T-Ti affido questa...»

Capitolo Tre - Come quella volta.
Wataru Takagi e Miwako Sato


La sezione omicidi decise di lasciare in ordine il suo armadietto e la sua scrivania. Wataru Date sarebbe sempre rimasto con loro ad indagare in prima linea, qualsiasi cosa fosse successa da quel momento in poi.
Nella stessa sezione durante quei giorni c'era stato un po' di trambusto. Tre donne erano morte nella notte tra il 7 e l'8 Febbraio, ancora da stabilire la causa di morte.

«Takagi-kun» Sato lo chiamò. In quei giorni il ragazzo aveva lo sguardo un po' perso nel vuoto, ma come biasimarlo... Capiva esattamente cosa stesse provando. Quella vocina che ti vorrebbe gettare in un baratro di disperazione, ma al tempo stesso il senso di giustizia che ti suggerisce di essere presente a lavoro. Quando invece l'unica cosa di cui avresti bisogno è distrarti e non pensare alla disgrazia vissuta.
Sato non sopportava vedere così tanta sofferenza sul viso di uno dei membri della sua squadra, gli dispiaceva vederlo scosso quando la caratteristica migliore che aveva imparato di lui era la gentilezza. Non era lo stesso Takagi che credeva di conoscere.
Per qualche motivo ancora a lei sconosciuto, si era presa l'impegno personale di non lasciarlo solo, di aiutarlo, di farlo tornare sé stesso: quel sé stesso che lei apprezzava.

La fortuna non era stata dalla sua parte nemmeno con lui. Si assomigliavano molto sotto quel punto di vista. Forse era una sciocchezza della sua mente, ma in quel momento cercare di stargli il più vicino possibile, trovandogli qualcosa da fare per distrarsi, era la migliore delle idee.
Aveva giurato a sé stessa di non lasciarlo in balia di tutti quei ricordi che avrebbero suscitato emozioni negative.
«Vieni con me ad indagare sulle tre morti?» Si avvicinò alla sua scrivania. In un momento del genere la cosa peggiore che ci potesse essere, era rimanere da soli a rimuginare su ciò che era successo. «D'altronde ora fai parte della mia squadra investigativa.»


Takagi alzò lo sguardo per incontrare quello di Sato. Conosceva bene la sensazione che provava ogni volta che si ritrovava a guardarla, ma quella volta non provò nulla nell’osservarla. Chiaramente la sua testa era da tutt'altra parte. Gli aveva proposto di indagare insieme? Come avrebbe potuto farlo in quelle condizioni? Ma lui stesso non vedeva alternative: sarebbe andato a lavorare, era il suo dovere; sicuramente era un modo per cercare di non restare a casa a chiedersi perché fosse successa una tale tragedia. «Ok.»

Si alzò dalla sua scrivania, vicina a quella che era stata di Date. Avrebbero dovuto raccogliere informazioni sulle circostanze delle tre morti. Non gli era chiaro perché avesse scelto proprio lui tra tutti i membri della squadra. Ne faceva parte solo da un giorno, e non era di certo nelle condizioni per poter indagare al massimo delle sue forze.
Forse... voleva stargli vicino?

«Andiamo, non vorrai mica star qui tutto il giorno!» Si incamminarono fuori dagli uffici per raggiungere l'automobile di Sato.

Takagi le sorrise. Un sorriso forse un po' tirato, un sorriso forse un po' stanco come suggerivano i suoi occhi. Le occhiaie erano inevitabili. Ogni volta che in quei due giorni aveva cercato di dormire gli tornava in mente il sangue, le ultime parole, l'agendina.
L'agendina... l'aveva riposta all'interno del taschino del suo completo. Date gliel'aveva affidata. Quell’agendina era stata la causa di tutto, Date avrebbe voluto mostrargli un oggetto custodito al suo interno.

Inizialmente non aveva avuto il coraggio di aprirla, ma la notte appena trascorsa, l’ennesima passata insonne, l’aveva ispezionata: nel fodero della copertina vi era incastrato un anello. Doveva essere qualcosa di molto importante a giudicare dall’aspetto.
Non avrebbe mai saputo a chi era destinato. Ma poteva immaginarlo. C’era una ragazza, la sua fidanzata, di cui a volte gli raccontava del loro primo incontro. Probabilmente sarebbe stato l’anello per la proposta di matrimonio.

Chissà se la sua fidanzata era presente al funerale del signor Date.

Sull’agendina c’erano anche delle annotazioni in cui diceva di andare a trovare i suoi genitori, e poco più sotto una foto di una donna, non l’aveva mai vista in fotografia.
Quei pensieri lo stavano divorando mentre osservava con uno sguardo totalmente perso la strada che passava. Si trovava in macchina con la donna che, dal primo momento in cui l’aveva vista, gli causava delle emozioni mai provate prima. Ma in quel momento era come se fosse un’estranea.


Sato era concentrata a guidare, ma non riusciva a non essere preoccupata per Takagi. Forse aveva peggiorato le cose? Avrebbe voluto rivolgergli la parola ma decise di lasciarlo tranquillo per tutta la durata del viaggio. A volte il silenzio era l’unica cosa che bisognava ascoltare.

Erano arrivati al luogo dove era stata ritrovata la prima vittima. La scientifica aveva isolato tutte le prove trovate. Le prime indagini erano assegnate al loro dipartimento, ma era abbastanza chiaro che non fosse un omicidio di loro competenza. La casa molto in ordine e la lettera trovata ai piedi della donna suggeriva che si fosse trattato di un suicidio.
«Takagi, che ne pensi?» Sato si avvicinò a Takagi che rimase ad osservare altri dettagli in quella casa.


Stava esaminando una piccola scatola in legno, contenente dei gioielli. Non sembravano essere usati da molto tempo. Forse quella donna non era tipa da indossare qualsiasi tipo di accessorio.
Cosa significava un anello? Perché quei gioielli erano riposti in una scatola, quasi come dimenticati? Se la fidanzata di Date avesse ricevuto quell’anello, molto probabilmente l’avrebbe indossato.
Notò che Sato si era avvicinata a lui e lo stava osservando, attendendo forse una risposta. «Mi hai chiesto qualcosa?»


Sato gli sorrise. Era ancora una volta perso tra i suoi pensieri. Si era proposta di aiutarlo, ma non sapeva nemmeno lei come avrebbe potuto farlo. «No.»
Che sciocca, pensare di poterlo aiutare portandolo ad esaminare delitti, quando era proprio ciò che faceva in squadra con Date. Era normale che fosse sovrappensiero.
Portò avanti le indagini. Da qualsiasi lato si guardasse, era chiaro che si trattava di suicidio. L’avrebbe dunque passato ai suoi colleghi di competenza.

La seconda vittima si chiamava Natalie Kuruma. Apparentemente si era suicidata per motivi d’amore, o almeno così Sato aveva dedotto leggendo l’ultima mail inviata dal suo cellulare, e il calendario della sua camera, ispezionato come primo oggetto. Aveva tutti gli elementi per passare anche quel caso alla sezione suicidi.

Non restò a lungo ad ispezionare altro, era preoccupata per Takagi. Appena arrivati sulla scena, le aveva detto di voler andare a prendere una bottiglietta d’acqua al negozio lì vicino, ma non era ancora tornato nonostante fossero passati più di venti minuti. Girò l’angolo e lo trovò appoggiato alla barriera parapedonale, intento ad osservare un punto impreciso della strada, con la bottiglietta d’acqua completamente intatta tra le mani.

«Takagi... Ho già finito di ispezionare anche questa scena del crimine, abbiamo quasi finito per oggi.» Sato gli si avvicinò, ma Takagi non reagì in alcun modo, forse troppo concentrato. «Posso capire cosa provi mentre guardi la strada, sai...? Sempre così frenetica di macchine.» Si perse anche lei ad osservare quel tratto di strada.

«È bastato proprio un attimo di coincidenze assurde, già. Come quella volta.» Cercò di raccontargli un pezzo della sua vita, di quando era ancora una bambina. Ma forse non era il caso di rattristarlo ancora di più.
Non era decisamente un buon fattore in comune aver perso una persona cara per un incidente stradale.


Takagi ascoltando quelle parole si riprese, mettendo finalmente a fuoco cosa stava accadendo intorno a lui. Cosa voleva dire con quella frase? Suonava come se fosse inconclusa, come una frase che volesse raccontare di più. Rivolse lo sguardo a Sato, non gli sfuggì il suo viso rabbuiato durato solo per un battito di ciglia. «Come quella volta...?»

Sato gli sorrise celando la malinconia che le aveva portato il vecchio ricordo di suo padre. «Bene... Possiamo rimetterci al lavoro.»

Anche il caso successivo non necessitò di ulteriori indagini: si era rivelato un suicidio. La giornata di indagini era terminata, dovevano solo tornare in centrale a fare rapporto e passare tutto alla sezione suicidi.
Accese il motore della macchina e si allacciò la cintura di sicurezza, dall’ultimo luogo alla centrale ci sarebbe voluto almeno un’ora di strada, considerando il traffico dell’orario di punta forse anche qualcosa di più.

Ora avrebbe potuto chiacchierare un po’ con Takagi per farlo svagare, forse poteva raccontargli di quella volta che aveva provato a cucinare una torta di mele, con scarsi risultati.
«Takagi-kun, visto che te la cavi in cucina, volevo chiederti un consiglio.» Sato attese una risposta per svariati secondi, non che fosse strano il suo silenzio, ma era veramente troppo silenzioso. Rivolse lo sguardo verso di lui distraendosi per qualche secondo dalla strada.

Lo vide addormentato. Gli occhi chiusi e la testa inclinata verso la spalla, alla ricerca di una posizione comoda per riposare.
Riprese a guardare la strada. Forse aveva trovato un po’ di pace in quella situazione. Nonostante Sato non fosse riuscita a non fargli pensare a ciò che era successo, vederlo addormentato la rassicurava. Aveva bisogno solamente di riposarsi, ed era inevitabile che prima o poi sarebbe crollato.

Sembrava dormire senza troppi pensieri. Sarebbe stato un peccato svegliarlo all’arrivo, ora che sembrava aver accantonato tutta quella situazione per recuperare un po’ di energie. Ma se lo conosceva almeno un pochino, sicuramente avrebbe rifiutato di tornare a casa e riposarsi per almeno una giornata.

Pur di farlo riposare il minimo necessario, non tornò subito alla centrale. Era ancora presto, e avrebbe potuto restare anche fino a tardi a fare rapporto. Avrebbe aspettato sicuramente l’orario di fine turno di Takagi, cosicché sarebbe tornato a casa, dove forse finalmente sarebbe riuscito a riposarsi a dovere.
Alla fin fine non gli aveva fatto male uscire un pochino. Arrivò in centrale dopo due orette abbondanti, parcheggiando l’auto. Spense il motore.

«Takagi-kun. Siamo arrivati.» Lo chiamò e gli sfiorò la spalla per svegliarlo. «È meglio se vai a casa a riposarti come si deve.»


Aprì gli occhi. Aveva veramente dormito per tutto il tragitto? Con Sato di fianco mentre guidava? Non ci poteva credere. Forse davvero avrebbe dovuto dormire e recuperare le energie, per evitare scene di questo genere. L’imbarazzo era immenso, le guance che man mano diventavano rosse.
Poteva sentire di nuovo quelle sensazioni che lo travolgevano ogni volta che si ritrovava al suo fianco. Forse era stata proprio Sato a fargli realizzare ciò di cui aveva bisogno in quel momento disperato.

Non sapeva cosa gli avesse causato quella sicurezza: doveva provarci. Si sarebbe messo in gioco, avrebbe cercato di esprimerle i suoi sentimenti, non che non fossero abbastanza evidenti anche solo guardandolo in viso.

Le guance rosse si mossero in un sorriso sincero verso quella ragazza. «Grazie.»

Sì, doveva ringraziarla, per avergli fatto tornare il calore delle emozioni.

Una volta a casa decise di tenere con sé l’agendina di Date. Era sicuramente un oggetto a cui Date teneva molto, su cui ci scriveva qualsiasi appunto sia di lavoro sia di altro. Le pagine erano ancora vuote, ma decise di conservare quell’agendina nella sua libreria. Sfilò solamente il fodero, riponendo l’anello al sicuro assieme all'agendina. Quel fodero, l’avrebbe usato come guida, come se Date fosse sempre con lui per fargli intraprendere la strada giusta.

Avrebbe preso in considerazione il consiglio del suo mentore: la vita è una sola e bisogna essere felici in ogni momento di essa.




Note Autrice:

Grazie a tutte le persone che hanno letto questa fanfiction e che seguono le mie storie.
Spero vi sia piaciuta, fatemi sapere cosa ne pensate! :3

   
 
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