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Autore: Io_amo_Freezer    05/07/2020    1 recensioni
Monkey D. Luffy è un ragazzo di diciannove anni, ma con la testa, troppo, tra le nuvole ed un cuore grande e ricolmo di innocenza. Purtroppo si porta alle spalle un grande segreto e dentro un profondo dolore che continua a tormentarlo senza sosta.
Tornare nella sua città natale gli sembra la cosa migliore per cullarsi nella tranquillità e nella pace, ma lo sarà davvero con quello che sta passando?
E se sulla sua strada incontrasse un gruppo di amici ed uno spadaccino leali e molto speciali? Riusciranno a salvarlo dai suoi incubi? In una città invisibile, lasciata indietro e dimenticata; tra nemici e nuove conoscenze, qui, Luffy si ritroverà ad affrontare un po' di avventure e molte e più distrazioni. Ma il suo sogno lo chiama, riuscirà a liberarsi dai suoi fantasmi per tornare a seguirlo?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: ASL, Donquijote Doflamingo, Monkey D. Rufy, Roronoa Zoro
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Percorremmo la strada con lui che continuava a dondolarsi, tirare e poi dondolarsi ancora con il mio braccio, usandolo come fosse un'altalena. Io ero un po' stufo ma lo lasciai fare, si divertiva troppo e non avrebbe smesso nemmeno con un rimprovero. Ormai era il suo compleanno, e avevamo deciso di annunciare proprio quel giorno stesso di partire, perché, alla fine, Luffy, parlando anche con Shanks, aveva capito che era il momento di andare, di tornare. Ed ero deciso a seguirlo, non aveva neanche un minimo motivo che gli imponeva di non farlo. Law ovviamente era stato l’unico a sospirare sollevato di quella decisione, ma dopo due settimane di allenamenti, in cui Luffy riusciva perfettamente a primeggiare e illuminarsi di botto, con il cuore palpitante di vita; verso il mondo intero con quel sorriso e quelle risate; avevano tutti compreso che non ci fosse più alcun motivo che quella vacanza persistesse ancora a lungo. Kidd era stato allegro della cosa, e avevano festeggiato tutto il tempo, come, a breve, avrebbero fatto quel giorno stesso. All’inizio, lui, si era sentito messo da parte e quasi, con un broncio, si era sentito di dover accantonare il suo ragazzo in un angolo, ma quello lo aveva stupito, invitandolo a venire… No, ordinandogli di farlo, in realtà, senza dar conto realmente dei suoi problemi, della sua possibile indecisione ma poi, sbuffando una risata davanti al broncio bambinesco di Luffy che non voleva lasciarlo indietro, compresi che nemmeno io volessi lasciarlo andare, quindi aveva concordato davvero: alla fine, i quesiti si sarebbero risolti. E infatti così fu: avevo discusso con il mio allenatore, con la mia squadra, che dopo poco essersi chiariti a riguardo, mi avevano richiamato, rassicurandomi che non mi avrebbero lasciato da solo e, con ironia, aggiunsero che potevano tranquillamente tornare a casa per le vacanze.Quindi, alla fine, era tutto tranquillo, tutto sistemato… Eccetto ovviamente per i loro amici che stavano andando, adesso, a trovare al bar. Se per la sua squadra non c’era stato problema, per come, usassero quella città solo per allenarsi; con Nami e gli altri era tutto un altro paio di maniche, perché loro avevano una dimora, un lavoro, una vita… Ed erano tutte lì. Non aveva nemmeno avvisato suo padre, a riguardo d questa cosa, perché, conscio, che comunque lo avrebbe lasciato fare a prescindere; Perona invece aveva gradito di poter avere la casa libera per il resto della vita, anche se le aveva fatto notare che sarebbe comunque tornato. Ma, davvero, con gli altri era diverso. E avrebbero dovuto affrontarli, perché, se partivano a breve, dovevano davvero avvisarli, ma Luffy continuava a essere allegro e non sembrava preoccuparsi di nulla per davvero, e quindi, con un sospiro, compresi amaro che lo avrebbe urlato ai quattro venti appena sarebbero stati nel locale.
E infatti, appena dentro al Baratie, il moro, staccandosi dal suo braccio dopo gli auguri esplosi dentro per lui; si scatenò, con le braccia al cielo, per dire che partiva. Peccato però, che la situazione degenerò, congelando l’aria e lasciando disarmati i più, a bocca spalancata e di certo offesi di tutto quello; al contrario di Kidd e Law, seduti vicini; il primo ad alzare il boccare con fierezza tra le risate, il secondo a mangiucchiare una fetta di torta in silenzio, senza davvero immedesimarsi nella situazione.
-Aspetta… Cosa?-
-Ci lasci? Te ne vai?- balbettò perplessa, Nami, sotto il fremente tremore di Chopper che accorse ad abbracciare l’amico, che in fretta ricambiò tra le risate, continuando ad annuire.
-Beh, prima o poi doveva accadere…- sancì Sanji, con la sigaretta a sfregolare tra i denti, spenta; dietro al bancone prima che puntasse gli occhi verso di me come suo solito, assottigliando le pupille con un sospiro acre: -E tu, marimo?-
-Già! Non hai pensato a Zoro? State insieme da poco, ma non vorrai davvero andartene! Non lasciarci!- piagnucolò, Usop, stringendo il ragazzo in un abbraccio ferreo, non volendo separarsi da un amico tanto energico, con cui aveva passato gli ultimi giorni tra ballate e canti stonati.
-Io me ne vado con lui, e la squadra ha deciso di venirmi dietro.- sancii, avanzando verso Kidd per sedermi accanto a lui e poi presi, sereno, un boccale pieno che mi scolai con energia in gola, così rassodante; tra le risate di Luffy che affermava che non vedesse l’ora, discutendo poi di come, quel pomeriggio stesso, avesse una gara e doveva quindi affrettarsi.
-Bene, allora si va.- batté le mani, Nami, dopo aver compreso la situazione generale, e alzai un sopracciglio perplesso dinanzi a tanta contentezza; la vidi poi, con un sospiro allegro prima che Franky, tra i lacrimoni, strabuzzò gli occhi confuso, facendo alzare lo sguardo scettico anche di Law stesso, che corrugò perplesso la fronte dinanzi a quella risposta inaspettata di certo, soprattutto da parte sua mentre Brook, in lontananza, graffiava il violino di malinconiche canzoni, ancora a singhiozzare per quella tristezza così come Chopper e Usop.
-Sei sicura Nami?- ridacchiò dolce, Robin, camminandole, piano, incontro; serena, e con l’altra ad annuire decisa.
-Hai sentito, no? Deve gareggiare, Luffy: gli servirà il supporto dei suoi amici. E poi, dopo tutto quello che abbiamo fatto per lui, credo che mi merito una percentuale in quanto sua, ormai, manager.-
-Scusa? Penso che tu ti stia sbagliando.- ci tenne a precisare, Law, con una smorfia offesa mentre, Brook e Franky, nel destreggiarsi frettolosamente in balli e canti arguti nel capire che sarebbero partiti; asserirono che dovessero prepararsi allora, con l’azzurro ad asciugarsi con energia le lacrime, andando poi verso di me, ancora intento a bere; per congratularsi della mia scelta di non abbandonare il proprio fidanzato, non che servisse felicitarsi a quel punto, ma concordai e sbuffai sereno, continuando, ovviamente, a dissetarmi.
-Su! Mangiamo la torta!- trillò quindi, Luffy, allungando le braccia verso il bancone, afferrandolo per volarci contro con Chopper ancora attaccato al suo busto e che urlò spaventato per quell’adrenalina, tremolando poi energico appena si ritrovò fermo e con Luffy seduto; al contrario, Usop si era staccato in tempo, nel non essersi aggrappato bene, e gemeva ora sul pavimento con un leggero spasmo della schiena alzata contro il cielo, e con il volto spiaccicato su quel pavimento duro e in legno.
-Io pretendo un pagamento, o almeno un ristorante dove poter lavorare.- volle discutere, Nami, andando contro Law e ponendo le mani davanti ai suoi dolci, per chiarire il suo pensiero sotto lo sguardo truce del ragazzo pallido, ma che rimase in silenzio; lasciando comprendere ora che, il suo intento, fosse approfittare della cosa per stabilirsi anche lei in una grande città, aprendosi un futuro più radioso e ricco rispetto a dove fosse ora, e Sanji si affrettò a svolazzarle dietro, innamorato, congratulandosi di tale maestria.
Non posso credere che stavano davvero facendo tutto questo baccano; sbuffai, e fissai truce Sanji per commentare schietto il suo comportamento infantile e stupido prima di schivare prontamente quei calci che fendettero l’aria e atterrarono sul divanetto su cui ero seduto. Ma, d’altro canto; mentre mi misi in piedi per aggredire il biondo tra le risate di Robin e quelle più intonanti di Kidd che ci incoraggiava; fui felice che, alla fine, sembravano tutti voler seguire il mio esempio di stabilirmi lontano da quel paese che ci aveva incatenati in una monotonia leggera, che non andava contro i principi di nessuno, ma adesso era il momento di crescere, e Luffy gli stava dando questa possibilità, permettendogli di seguirlo in una immensa città che avrebbe aperto porte e occasioni.
 
 
 

Ormai erano lì; sorrisi dopo aver preso un’enorme boccata d’aria, riempiendomi i polmoni e sorridendo vivace, rallegrandomi di essere in quella piscina enorme dal sapore pungente di cloro, ancora una volta, anche se con delle persone in meno e con altre in più… Non sapevo se bearmene, di ciò che avevo acquistato, o rattristarmi per quelle che mancavano, ma la mano di Zoro sulla mia spalla mi fece dimenticare quel turbamento iniziale, dovuto di certo al nervosismo per come, quelle immense voci incoraggianti, erano lì anche e maggiormente per lui. Non potevo credere di essere di nuovo lì, in costume, con una cicatrice enorme nel petto e un amore in più nel cuore e che mi aveva fatto uscire dal limbo del mio antro. Shanks poi che mi aveva abbracciato, sollevato al cielo e riso con me quando era arrivato…; ridacchiai; sereno che mi avesse organizzato una gara: mi serviva. Mi voltai quindi verso Zoro, e subito gli rivolsi anche un enorme volto allegro. Avrebbe vinto, se lo sentiva.
-Zoro, come sai… Pensavo di averli uccisi io… Ma ora so che non è vero. Forse… Forse lo pensavo perché non avevo potuto fare nulla… Ma ora non più! Loro sono vivi! Vivi dentro il mio cuore! Ed è per loro, per questo che li salverò: continuerò a vivere, a sorridere! Per loro!- volli marcare la mia volontà, la loro, quella di tutte le persone che erano arrivate con me fino a quel traguardo, e sospirai grato per ogni cosa.
-Sei davvero pronto, allora. Vinci, Luffy.- ridacchiò, il verde, portando le labbra contro le proprie, assaporandole con energia prima di staccarsi e sfregarmi la chioma con orgoglio per come, adesso, brillavo in tutto il mio splendore.
Avanzai, varcando la soglia di quella palestra professionale, scrutando come la gente esultasse e di come, sugli spalti potevo sentire i miei nuovi amici fare il tifo come lo stava facendo anche il mio fidanzato, in silenzio e con sguardo serio, eppure con un fremente bagliore, grande e coraggioso, negli occhi, e per me. Tutto per me. Esclusivamente per me… Proprio come facevano... Mi voltai per un ultimo cenno positivo da rivolgergli, tra i suoni di passi nelle orecchie che cessarono nell’istante in cui sgranai gli occhi, e tutto mi morii in gola, compreso il sorriso appena concepii, con gli occhi, quello che stava accadendo: erano lì! Ace! Sabo! Loro erano lì! Erano dietro Zoro! E sorridevano! Sorridevano! Erano felici! Felici per lui! Erano… Erano…
Trattenni le lacrime, boccheggiando colpito; sentendo comunque gli occhi pizzicare e farsi lucidi con amarezza. Ma compresi anche di non potermi fermare, per quanto ci provato; perché, le gambe, continuavano il loro lavoro, di dover andare avanti, perché continuavano come possedute intanto che Sabo, allegro, lasciava una mano sulla spalla di Zoro, come a dargli il permesso di stare con il suo fratellino, a differenza di Ace che brontolava con una smorfia, eppure lo spadaccino non distolse lo sguardo da me, come consapevole di quello che stava accadendo, o altro; ridendo e continuando a fargli gli auguri, con Shanks che stava litigando con Bagy in panchina… Nessuno vedeva come si stava sgolando per far sì che notassero i suoi fratelli?
Ma non usciva niente… non aveva voce. Però… Però… I suoi fratelli… C’erano. Erano lì. Erano lì nel momento stesso in cui avevo capito che sarebbero sempre stati con me, che non mi avrebbero mai abbandonato, perché erano i miei fratelloni… Mi volevano bene, ed erano lì, come ad ogni partita, ad ogni sfida, ad ogni evento importante… Devo sbrigarmi a tagliare il traguardo, così potrò correre da loro ad abbracciarli subito dopo aver vinto! Un po’ come quando loro correvano ogni volta che ero in pericolo, ridacchiai al pensiero. Ma avrebbe vinto! Vinto per loro!, enfatizzai con audacia nel pensiero, eppure gli occhi di Ace e di Sabo sembravano così vicini a lui, e brillavano come se lo avessero sentito dentro, come se avessero capito i suoi pensieri. Ma quello succedeva sempre. Ora l’importante era che ci fossero, erano lì…
Loro… Volevano salutarmi. Volevano darmi il loro incoraggiamento, che non davano da molto, quel semplice e monotono ma mai stancante: “Buona fortuna, fratellino! Ce la farai! Vincerai!”. E lo fecero, ridendo per come, poi, proposero che avrebbero festeggiato il mio compleanno. Nel momento in cui pensai a quelle parole, le stesse uscirono, troppo piano, dalle labbra dei due; eppure le udii comunque… Le sentii dentro al suo cuore…
-Non voglio perdervi ancora…- mugugnai, con il tempo immobile, fermo, triste… Così bianco e grigio, luminoso e rotto al tempo stesso. Adesso ero fermo, fermo ma ancora lontano dalla piscina, però sentiva le voci affievolirsi attorno, e le pareti azzurre tingersi di bianco senza motivo mentre continuava a guardare i suoi fratelli accanto a Zoro. Poteva percepire il suo cuore sgretolarsi ad ogni respiro… No, non di nuovo…
-Ehi, fratellino! Tranquillo! Siamo qui. Non andiamo da nessuna parte, okay? Siamo vivi, noi. Vivi.- sbottò energico, Ace, quasi offeso da quel suo modo di fare, e portando le mani sui fianchi con impeto; senza ferite, senza nulla: sano come un pesce, proprio come Sabo.
-Okay, Luffy? Ora vai, il pubblico ti sta aspettando, e anche noi aspettiamo di vederti in scena dopo quella grande vacanza fatta! Su! Facci vedere che sei ancora il migliore, fratello!-
Ace… Sabo… Sì! Certo! Corro! Anzi, nuoto!, ridacchiai netto, un po’ con un grumolo gelido; e annuii deciso, alzando poi una mano in cielo, aperta, a dargli un grande a affettuoso “Ciao! Torno presto!”, per poi voltarsi mentre una lacrima scese dalla sua guancia, e qualcosa in più si spezzò dentro di sé mentre Zoro ricambiò il saluto quando ormai mi ero voltato.
 
 
 
Aveva vinto! Aveva vinto!, e l’abbraccio di Zoro era più che una conferma, e non quella coppa enorme e d’oro che stava ammirando Nami come una reliquia tra le smorfie di disappunto di Usop e i complimenti di Sanji, ma ora non devo pensare a questo; sorrisi maggiormente tra la melodia del violino di Brook e la chitarra di Franky, entrambi festosi; con Chopper che urlava spaventato per il bernoccolo enorme che Usop aveva ricevuto, intanto che Shanks se la rideva alla grossa con un estenuato Baggy e Nami tornava a lodare il suo prezioso tesoro, tra la dolce ilarità di Robin. Persino Kidd rideva e cantava, forse più che altro perché ubriaco, dato che beveva già da quando lui era uscito dall’acqua, al contrario di Law che si limitava a gustarsi dei pasticcini al suo fianco e accanto alla mora; tutti seduti dentro gli spogliatoi a fissarsi e giocare mentre, in piedi, con l’affanno che mi abbandonava, non sentivo esattamente come reagire a quella consapevolezza che aveva preferito chiudere in un’illusione ghiacciata.
I suoi fratelli dov’erano? Non lo avevano aspettato?
Erano… Erano andati già via? A mangiare, senza di lui? Che crudeli!; sbottò ingrato. Beh, capitava che lo facessero. Questa volta se la sarebbe presa per davvero! Però non riusciva a capire perché non lo urlava al mondo, ai suoi amici, che i suoi fratelli erano vivi. Vivi! E me lo avevano proprio detto loro! Continuai a ridere e scherzare, con Zoro ad abbracciarmi da dietro, a sussurrarmi complimenti che non poteva davvero reggere, adesso; eppure non riusciva a smettere di pensare a loro, che lo aspettavano da qualche parte per congratularsi con me.
Ma certo! Come ho fatto a non pensarci prima? Forse giocavano a nascondino e volevano che li trovasse, giusto? Magari erano andati in bagno, o a salutare gli altri… Forse erano… Erano solo… Solamente un po’ lontani… Ma… Ma stavano tornando, eh! Me lo sento! Saranno qui a breve! Lo sentiva! Lo sentiva! Lo sapeva! Stanno per tornare da me, ne sono certo!; continuai a sorridere, ma i miei pensieri già vacillavano. Però me lo avevano detto, in fondo, no? E allora cosa significavano quelle lacrime, non più di gioia, che solcavano il suo volto come spine che penetravano dentro le guance, squartandole e mutando il colore chiaro del suo volto, lasciando che quella pioggia dagli occhi si tingesse, fusa al sangue di quella strada buia, di rosso. No! Loro erano vivi! Me l’avevano anche detto!
-Luffy? Che hai?-
-Ehi, amico!-
-Sei ferito?-
-Luffy! Dove vai?-
-Luffy!-
 
 
“Siamo qui. Siamo qui.”
Eccoli! Vi sento! Li sentiva, li sentiva! Lo sentiva dentro: mi stavano chiamando! Volevano che li raggiungesse! Erano vivi!, sorrisi di felicità, consapevole delle lacrime che stavano sgretolando il suo volto e il suo corpo tra i tremori, ma sarebbero durate ancora per poco; mi incoraggiai. Avrebbe lasciato che i suoi occhi, troppo increduli, si sfogassero, però sarebbe tornato da loro, da Ace, da Sabo. Lo aspettavano. Lo aspettavano! Eccoli! Li vedeva! Erano lì! Così vicini, ormai, con dietro il sole, accanto a degli alberi, su una scogliera di erbe e fiori e qualche sasso. E sorrisi! Sorrisi, chiamandoli a gran nome mentre li vedeva però farsi sempre più lontani. O meglio, più correva, più svanivano… A quel punto rallentò per pochi secondi, ma si fermò, completamente, subito, riconoscendo il luogo solo nel momento in cui sbatté le palpebre e le lacrime smisero di appannare la sua vista, lasciando che vedesse che quei sassi sotto quel grosso albero; che avevo visto, non erano altro che…
-Ace… Sabo… Ma… Avevate detto di essere vivi…- singhiozzai, ormai in ginocchio, crollato come se mi avessero affondato una lama, lentamente, nel petto, restando incredulo, con le braccia inermi distese lungo i fianchi e il dorso delle mani; senza vita come il suo cuore, di nuovo, sull’erba… Davanti a quelle… A quelle lapidi.
Portavano i loro nomi, delle parole incise come dediche e… E i loro corpi…
Freddi.
Bianchi…
Morti…
Respirai dalla bocca, che tenevo ormai dischiusa da quando era crollato, come continuavano le lacrime a scendere, piano come a scorrere su un letto di un fiume in pianura, come se non avessero fretta, come se fossero pacifiche, o solo… Solo senza speranza… Illuse per l’ultima volta… Distrutte per l’ultima volta…; balbettai rauco, con una smorfia gemente e le scapole che si retrassero tra i sussulti gelidi.
Allora… Allora io, tutto quello… Vincere… Vivere… Perché continuare? Io, lui era… Lui era…
Solo. Distrutto… Freddo… Morto…
-Luffy!-
-Luffy, diamine, che corsa! Perché sei corso via! Stavamo festeggiando!-
-Luffy, c’era anche il buffet che avevo preparato apposta per te! Muoviti, mangione!-
-Luffy, stai bene, vero? Serve un dottore!-
C’era una leggera e dolce melodia, acre che tagliava la sua schiena tremante; dentro le sue orecchie. Oltre a Kidd e Law, gli unici in silenzio, consapevoli di quel luogo e di ciò che significava, e persino Zoro che forse aveva intuito, dietro di me, più vicino rispetto agli altri; questi ultimi continuavano a parlare, a discutere del perché di quel comportamento finché non decisero di immaginarne un motivo falso, a optare che forse dovevano festeggiare lì per come fosse bello, per come si sentisse il mare, per come… Per come ci si sentisse vivi…
Vivi… Aveva vinto tutto… Sì…
-Sì! Festeggiamo qui!- esclamai deciso, sorridendo e capendo cosa volessero i suoi fratelli: volevano festeggiare con lui, condividere con lui la sua felicità. Sempre. Come prima. -Ehi, Nami, mi dai il trofeo!- ridacchiai di netto, forse ancora con un gracchiante nervoso ma alzandomi, un po’ a stento; per correre verso la ragazza che la reggeva con parsimonia ed egoismo; afferrando senza aspettare risposta, anche perché non era sembrata una domanda; con Nami che sbuffò oltraggiata verso la coppa che si era portata dietro con possessività prima di sussultare per l’aver notato il suo volto arrossato e spaccato; ma decisi di non farci caso, tenendola e lasciandola poi, subito, in mezzo ai suoi fratelli, guardandoli con un sorriso e annuendo deciso, con Zoro ancora in silenzio a spalleggiarlo, come anche gli altri, adesso; che forse avevano visto solo ora quelle lapide, e che tacquero.
-L’avevo detto che avrei vinto, no?- portò le mani sui fianchi, orgoglioso; adesso finalmente in piedi dinanzi alle persone che tanto amava. -Vi ho resi fieri, eh? Beh, ora festeggiamo, ragazzi!- decretai.
Mi volsi ancora ridente, asciugandomi le lacrime con uno strattone del braccio e portando in alto la mano con allegria, stretta in un pugno deciso; afferrando con l’altra quella di Zoro che sorrise con me, insieme agli altri, e con Brook che smise di suonare una melodia dolce e coinvolgente dentro quella malinconia, lasciata echeggiare fino a quel momento, e cambiandola con una più allegra e movimentata, lasciando che tutti si mettessero a ballare e che Sanji improvvisasse con le scorte nello zaino, tra i canti di Usop e Franky, mentre Law decise di andare in fretta verso la scatola dei pasticcini che il cuoco aveva tirato fuori dallo zaino, e Kidd rise, raggiungendolo per sedersi accanto a lui, sul prato, intanto che anche Shanks gli raggiungesse, lamentandosi che lo avessero lasciato solo a festeggiare, borbottando offeso anche per come Baggy se ne fosse andato, qualche minuto fa; e ridacchiai, stringendomi forte il cappello in testa, e, in tutto quel baccano allegro, voltai il capo indietro, a guardare i miei fratelli che mi sorrisero nuovamente, annuendo fieri e con occhi decisi verso di lui, come a dirgli di andare avanti così, di proseguire e di divertirsi come sapeva fare, alche sorrise ancora, stringendo maggiormente la mano di Zoro, con il cuore che sentii battere forte, e gli occhi dello spadaccino, intento a sorseggiare un bicchiere di rum che Robin gli aveva portato, forse capendo che non avrebbe lasciato la sua mano; addosso prima che mi tuffai a prendere e ricevere un casto bacio. Staccandomi, volsi ancora una volta, forse con insistenza, gli occhi verso quelle rudi lapidi così vuote ma che avevano riempito il mio petto, con quegli spiriti che adesso si erano aggrappati al mio cuore, e sarebbero rimasti sempre lì.
-Andrò avanti. Grazie fratelloni, vi voglio bene.- ridacchiai, annuendo sicuro, come a prometterlo, per farli stare più tranquilli, e subito dopo partii alla carica, abbracciandomi a Zoro da rischiare di farlo cadere e finirgli sopra, come effettivamente accadde, tra le risate di alcuni e i rimproveri di altri, tra cui quello dello stesso spadaccino, ma poco mi importava: preferiva affondare in quel calore sincero prima di rotolare nella mischia, finendo contro lo zaino e tuffandocisi dentro tra lo stupore e il terrore di Sanji che si precipitò ad aggredirlo, e lasciando cadere in aria il vassoio di frullati che Chopper si affrettò ad afferrare con le zampette, anche se finirono per atterrare sulle sue corna, tra le mie risate sempre più forti e allegre, che non riusciva quasi a reggere tutta quella allegria, mentre Zoro si aggregò a Sanji per acciuffarlo, ma era disteso a terra e non poteva fare altrimenti. Finalmente poteva cominciare la sua nuova vita; esordii, ancora a ridacchiare energico, sotto quel sole cocente e tra le voci disarmanti generali, della sua famiglia.
 
-Vivi. Vivi fratellino.- furono i loro ultimi sospiri, grati di quella visuale prima di lasciarsi trasportare via dal vento della luce che li lasciò svanire con dolcezza, e con un ultimo sguardo diretto a quella cara persona per cui sarebbero sempre tornati ed esistiti.
 
 
Fine.
  
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