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Autore: Nolowende    05/07/2020    0 recensioni
Raccolta di storie sui protagonisti del periodo amarniano (e dei tempi che seguirono).
Genere: Introspettivo, Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Incest, Violenza | Contesto: Antichità
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Notte. Silenzio. Hattusa è tranquilla, sebbene Teshub si stia scatenando con ferocia su di essa.

Ma Tudhaliya non dorme.

Non riesce più a farlo. Non da quando ha conquistato il trono. È da allora che sa che c'è qualcosa di sbagliato nel suo regno. Non ne ha le prove, ma la sua mente lo riconosce. I sussurri incomprensibili ma carichi di pericolo, la delusione e il rancore nello sguardo di Suppiluliuma – uno sguardo che continua a trafiggergli il cuore.

È come una rete, che si stringe intorno a lui, lentamente.

E stanotte, sente di essere già intrappolato.

Non si è vista una tempesta simile per settimane. Il dio sta cercando di parlargli, di mandargli un messaggio. Vorrebbe solo capire quale.

Tenta di calmarsi, ma il senso di oppressione rimane.

Poi li sente.

Passi. Sono leggeri, ma lui è certo che non siano semplicemente frutto della sua immaginazione. Si stanno avvicinando.

È normale, sussurra la sua ragione. Non è il solo a vivere qui, e certo non è l'unico sveglio. Non c'è nulla di cui preoccuparsi.

Ma i passi, rapidi, furtivi – quasi inudibili – lo raggiungono, e lui sente il cuore cominciare a battere come se fosse nel mezzo di una battaglia.

È in trappola.

Succede tutto troppo in fretta, non fa in tempo nemmeno a voltarsi.

Il terrore e il dolore esplodono nello stesso istante in cui si sente trafiggere dalla lama di un pugnale. Eppure il sangue, l'ira, la consapevolezza della morte sono nulla, rispetto alla disperazione quando incrocia gli occhi di Suppiluliuma.

Non è cambiato, il suo sguardo. C'è ancora lo stesso gelo del giorno in cui lui è diventato re.

Potrebbe lottare, finché è ancora in vita. Potrebbe chiamare aiuto, strappare quel pugnale dalle mani del fratello e colpirlo finché è in tempo. Ma nel momento in cui incrocia quello sguardo, non ne ha più la forza.

"Perché?"

Sa fin troppo bene la risposta, ma aveva sperato di non doverla mai chiedere.

Negli occhi di Suppiluliuma non c'è alcun rimorso. "Sarei dovuto essere io il tuhkanti[1]. Lo sai anche tu."

Ed è vero. Fin da quando era un ragazzino Suppiluliuma è stato troppo abile, forte e astuto, un guerriero nato, con tutte le doti necessarie a un re - troppo ambizioso. 

Ma lui non ha mai voluto credere che tutto sarebbe finito per mano sua, nemmeno quando si è reso conto della silenziosa minaccia nel suo sguardo cupo e nei suoi pugni chiusi, il giorno in cui lo ha superato.

Vorrebbe non accettarlo nemmeno ora che sta morendo.

Mentre si dissangua a terra, rabbrividendo e tremando, maledice gli dei che rendendoli figli di madri diverse, dando loro questi pochi fatali anni di differenza, li hanno condotti a questo punto, e insegue senza risultato un tempo ora irraggiungibile, quando ancora erano in grado di guardarsi negli occhi senza odiarsi e temersi.

Fratello...

 

 

 

[1]: principe ereditario ittita

 

   
 
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