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Autore: DarkWinter    05/07/2020    5 recensioni
In un ospedale vicino a Central City, i gemelli Lapis e Lazuli nascono da una madre amorevole e devota.
Fratello e sorella vivono un'adolescenza turbolenta e scoprono il crimine e l'amore, prima di essere rapiti dal malvagio dr. Gero e ristrutturati in macchine mangiatrici di uomini.
Ma cosa accadrebbe se C17 e C18 non dimenticassero totalmente la loro vita da umani e coloro che avevano conosciuto?
Fra genitori e amici, lotte quotidiane e rimpianti, amori vecchi e nuovi e piccoli passi per reinserirsi nel mondo.
Un'avventura con un tocco di romanticismo, speranza e amore sopra ogni cosa.
PROTAGONISTI: 17 e 18
PERSONAGGI SECONDARI: Crilin, Bulma, vari OC, 16, Z Warriors, Shenron, Marron, Ottone
ANTAGONISTI: dr. Gero, Cell, androidi del Red Ribbon, Babidi
{IN HIATUS}
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 17, 18, Crilin, Nuovo personaggio | Coppie: 18/Crilin
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Nella stazione di polizia nella periferia di Central City si respirava aria di festa.
Forse in quel periodo dell'anno anche i malviventi avevano di meglio da fare, e col Commando Magenta debellato agli agenti sembrava di avere quasi vita facile.
Era stato un anno di prodigi, fra la situazione Cell, la sua conclusione e infine la liberazione da Cloe Mafia. Tutto cadeva sotto la stessa categoria: eventi inspiegabili, casi aperti che sarebbero sempre rimasti tali.
In quel periodo festivo i poliziotti chiacchieravano, si ascoltava la radio.
"...ed è per questo che si pensa seriamente di nominarlo uno dei posti più sicuri del mondo."
“E’ un miracolo della natura!”
“Non ci sono più i disastri di una volta…”
"Ma dove?"
Bruno colse uno stralcio di un dibattito discusso con accento settentrionale e interpellò il tenente Glassier, suo vicino di scrivania. Glassier ascoltava spesso la stazione Antenna Verny, lo teneva informato sulla sua lontana terra natale.
"In una regione del Nord. Ascolti, capitano."
Molte voci si sovrapponevano nella trasmissione:
"È un record mondiale!"
"Infatti! Sentite che numeri: OTTANTA valanghe sono cadute dai monti nella catena del Grande Eden da ottobre a ora, ma il Royal Nature Park non ha registrato nessuna vittima. Questo dice il comunicato stampa del governatore del Nord e quindi vi dico, passatevi un bel capodanno in montagna!"
Glassier ascoltava, grattandosi i baffi:
"Pazzesco. Da che mondo è mondo la montagna è spettacolare ma gli incidenti sono sempre accaduti, parola di uomo del Nord."
Bruno sentì la radio informare gli ascoltatori che le strade del RNP non si erano quasi mai ghiacciate dall'inizio della stagione fredda. 
"Avranno delle spargisale da dieci e lode." commentava scettico il capitano.
“Persino il bracconaggio e’ ridotto all’osso.”
“Ah, pure?”
“E’ un miracolo della legge!”
"Central City ci comunica che se una tale situazione perdurerà, il Re premierà con una medaglia il capo della sicurezza del parco, John Dubochet."
"Ma chi, noi?"
Bruno non aveva sentito tale notizia. Si affrettò a cercare tutto su internet e vide che quello che Antenna Verny millantava era vero.
 
 La neve era arrivata a spolverare anche il distretto della capitale del mondo. Bruno doveva sbrigarsi a tornare a casa prima che la neve si ghiacciasse completamente sulle strade. Purtroppo per lui, lì non avevano le spargisale mirabolanti del Nord...
“Dove vai, capitano Weiss?”
“Come, Sedici? Andiamo a casa, le ragazze ci aspettano: celebriamo Natale stasera, ricordi? Amelia vorrà giocare con te mentre io e Sara finiamo di cucinare.”
Sedici aveva scoperto che Natale era una festa. Lì nel Centro si festeggiava primariamente lo stare insieme ai cari, ci si scambiava regali, eccetera.
Se fosse stato per Sedici sarebbe vissuto per strada, non gli serviva mangiare o lavarsi, ma si era affezionato alla famiglia di Bruno fin dalla volta in cui erano venute a trovarlo e lui le aveva incontrate. La giovane signora era molto amichevole e, bisognosa di un aiuto occasionale con la bambina, aveva accettato la proposta del capitano; in realtà Sara non era ancora legalmente la signora Weiss, ma vivendo con il capitano ed essendo la madre della sua progenie, Sedici la percepiva così.
Sedici era probabilmente senza domicilio fisso e sembrava una brava persona. Per di più, Bruno si fidava abbastanza di lui da affidargli l'incarico di bodyguard della sua famiglia. Da quando Cloe Mafia aveva mandato i suoi per far uccidere Sara e Amelia, anche se era successo qualcosa che ancora nessuno si spiegava Bruno voleva qualcuno di solido per proteggerle, non voleva più che alcun malintenzionato si avvicinasse alla sua casa. Il forte Sedici sembrava fare al caso suo.
"Perché non hai mai appetito, caro Sedici?" si preoccupava Sara.
"Sono un androide. Non ho bisogni come i vostri" ripeteva il gigante buono.
La cultura del Centro era tale che ognuno tendeva a farsi gli affari propri (motivo che spiegava anche la perdita di contatto fra Kate e i Der Veer), persino coi coinquilini. Per cui i Weiss lo presero in parola e non se ne parlò più.
Sedici lo stava accompagnando fuori dalla stazione quando Bruno ebbe un ripensamento:
“Ma forse siamo stati sconsiderati con te. Non devi tenermi Amelia stasera: se hai una famiglia da andare a visitare, fallo pure.”
La sua famiglia era probabilmente sparsa per il mondo. Sapeva solo dove fosse una parte di essa. L’altra parte, di cui aveva smarrito le coordinate, gli aveva rivelato cosa ne era stato di lei prima che lui e Sedici si separassero al Nord.
Approfittando del pomeriggio tranquillo alla centrale, Sedici decise di provare quella nuova usanza umana e di andare a trovare Diciotto alla Kame House.
 
 
 Aveva trovato gli occhi di Diciotto più sereni del solito, quando gli aveva aperto la porta. Sedici constatò che la vita con Crilin sembrava farle bene. Inesperto in materia di regali ma ricordandosi della passione di Diciotto per la moda, le aveva messo tra le mani dei begli appendiabiti di legno. Lei era tutta indaffarata a ultimare i preparativi nel salotto della casa, insieme a un gatto blu fluttuante e ad un maiale parlante che andava e veniva dalla cucina; anche se non chiacchierava con loro, sorrideva. A Sedici diede gioia vederla sorridere in maniera contenuta, ma vera e spontanea. In quel momento, gli sembrò fatta per vivere una vita semplice ed intima come quella che stava avendo ora; aveva dovuto aspettare Crilin per rendersene conto, ma era riuscita a stabilizzarsi. A Sedici sembrava persino che non si rendesse conto di qualcos’altro; anche se i suoi occhi gli parevano più vivi che mai c’era qualcosa in Diciotto, qualcosa di strano che l’androide faticava a identificare. Non era il suo potere, quello gli sembrava dirompente come ricordava, non era nemmeno la sua pelle diafana di natura; Sedici percepiva in lei un languore segreto, una vulnerabilità che Diciotto stessa ancora ignorava. L'androide attribuì queste sottigliezze al suo nuovo stile di vita totalmente umano: credette alla cyborg quando lei lo assicurò che stava bene.
Questo era stato a dicembre.
Dicembre era ora passato e la vita alla Kame House era continuata serena, fra i bisticci degli inquilini e le scorribande silenziose degli sposini.
Quando loro due erano tornati alla Kame House, gli altri li avevano accolti con una piccola festa e un “SOPRESAAA!”
Le belle notizie erano anche veloci; a questo punto, Diciotto non sperava nemmeno più che Kate non avesse visto il video.
Il mese di gennaio passava lento e tranquillo sull’isola del Genio.
"Luglio, allora. Non è così lontano e dobbiamo sbrigarci a spedire almeno gli inviti."
Il wi-fi del Genio prendeva anche in spiaggia, l'ufficio da cui Crilin e Diciotto solevano organizzare giorno per giorno la seconda cerimonia. Lui era incantato ad osservare lei che, usando simultaneamente due portatili, con la mano destra ultimava il layout degli inviti e con la sinistra scorreva varie pagine web senza perdersi una parola. Ora le toccava organizzare una vera festa e Diciotto  non sapeva da dove cominciare. Aveva anche organizzato degli appuntamenti per provare vari abiti. Secondo internet, un vero vestito da sposa non era una cosa da tutti i giorni: si sarebbe dovuta portare dietro qualcuno che le desse un parere. Le veniva in mente solo Kate, anche se Crilin le suggerì di invitare anche Bulma e Chichi, la vedova di Son Goku. Erano amiche di famiglia di lunghissima data e ormai lei e Crilin erano una famiglia.
"Vedremo: il vestito è mio e deciderò io chi portare."
A Crilin non sembrava che Diciotto leggesse, ma il suo cervello e i suoi occhi potenziati macinavano a tempo di record articoli su articoli, blog su blog e anche video di prove di abiti nuziali.
"Hai pensato alle tue damigelle?"
Ah già, il manipolo di comari responsabili di farla ubriacare all'addio al nubilato e di farla restare impeccabile durante il giorno designato.
"Forse Sara. È la mia sola amica, dopotutto."
Crilin sperava che Diciotto scegliesse anche Bulma...
A pochi metri da loro, Tartaruga apprezzava l’assenza di turisti nel suo mare e si concedeva lunghe nuotate, a volte seguita da Diciotto. Come Tartaruga, anche lei cercava un po’ di solitudine e il letto dell’oceano era perfetto. Lei riusciva a vedere anche laggiù, le pareva quasi di non essere sullo stesso pianeta dove era nata e cresciuta.
Gennaio vide anche l’apparizione di un misterioso ladro. Vari abitanti della casa si lamentavano quando, aprendo dispense e frigo, non trovavano quello che cercavano. Il più afflitto era Oolong:
“Ma come faccio ora a preparare i muffin se mi hanno mangiato i mirtilli?”
“...Si è preso anche il mio shake proteico. E i miei yogurt.”
Puar, il gatto fluttuante, guardava la faccia attonita di Yamcha e rideva sotto le vibrisse:
“Almeno i miei pâté non me li prende nessuno.”
Poi, quando meno se l’aspettavano si ritrovavano dispense e frigo pieni, come se il ladro avesse voluto prendere in prestito e poi ripagare.
Per coincidenza, questo restock avveniva quasi sempre dopo che Crilin e Diciotto tornavano da alcuni giri in città. Erano spesso in giro per visionare luoghi papabili per la festa e si occupavano anche delle compere.
Messo all’angolo dagli altri inquilini, Crilin aveva giurato la propria innocenza.
“E lasciate stare il mio ragazzo! Deve pur riprendere le forze, con tutte quelle che spende quando noi dormiamo.”
Muten ammiccò a Crilin da dietro gli occhiali, alzando entrambe le sopracciglia come per dirgli a buon intenditore, poche parole.
“Ma non sono io il ladro…”
Segretamente i residenti, tranne Crilin, pensarono di chiedere supporto alla sola persona in casa che nessuno poteva incolpare: Diciotto. Quella beveva e basta.
Non era incriminabile, soprattutto in quel periodo in cui la sua salute sembrava cagionevole per i suoi standard; aveva reclamato uno dei bagni della casa tutto per sé, guardando in cagnesco chiunque osasse obiettare. Gli occupanti della casa volevano sempre andare a parlarle, promettere di pagarla se lei avesse messo un freno a quell’assurda dimostrazione di slealtà fra amici. Lo sguardo di lei, tuttavia, li dissuadeva sempre.
Intanto, i furti non si fermavano; il ladro non era molto selettivo, sembrava solo che gli prendessero dei raptus, specialmente la notte, e che qualsiasi cosa su cui riuscisse a mettere le mani andasse bene:
"La mia conserva di ribes...l'avevo tenuta in serbo per l'arrosto della domenica!" Oolong non voleva nemmeno più sprecarsi a cucinare per quella banda di canaglie:
"Yamcha, razza di fogna, so che sei stato tu."
“Non io!”
Il Genio, proprietario della casa, sopportava quei bisticci fra gli inquilini ancora meno di dover condividere il bagno con tutti loro. Anche a lui venne la brillante idea di porre un deterrente: proprio quel deterrente dall'autorità indiscussa, completa di fisico flessuoso e occhi da femme fatale. Fu l'unico ad avere il coraggio di avanzare quella richiesta:
"Diciotto, senti me. Se mi sorvegli la casa e mi tiri fuori chi combina tutto 'sto scompiglio, ti do zeni."
Diciotto poteva dire di odiare la Kame House. Ma gli zeni, quelli non le facevano torcere il naso:
"Quanti."
"Abbastanza."
C'era una borsetta su cui voleva mettere le grinfie; costo 604,000 zeni.
"Non un centesimo di più, non uno di meno, Muten. Altrimenti addio."
"Eh altrimenti e altrimenti, ci sono anche altri modi in cui un vecchio scapolone come me, con il mio savoir faire ed esperienza potrebbe retribuiti."
Il Genio ridacchiò e non si stupì della smorfia in cui il bel viso della cyborg si distorse:
"Tch. La tua specie mi dà il vomito."
Muten si chiese se l'insulto fosse riferito al suo essere umano, o marpione; ma no, non era una metafora, lui la nauseava seriamente!
"Ehi? No no no, aspetta!"
Il vecchio si affrettò a scortare la ragazza fuori dalla propria camera quando lei, presa da conati persistenti, lo minacciò di rifargli la moquette.
Il Genio era piuttosto allibito: molte ragazze a cui lui aveva fatto battute salaci l'avevano trovato rivoltante, ma MAI in senso stretto.
Però in fondo, che ne sapeva lui di cosa piace alle cyborg…
 
 
 Anche se aveva abitato con Kate prima di andare a cercare Crilin, vivere in una casa piena di creature fragili era sempre un'esperienza nuova per Diciotto. Incuriosita dalla loro routine, fin da prima del matrimonio aveva provato a imitarli, intrigata dall'aria di pacifica normalità che le trasmettevano. L'unica cosa che non faceva mai era mangiare con loro. Quando Crilin e gli altri si ritrovavano a tavola lei si univa a loro per rispetto e cortesia, ma non toccava niente. Solo ultimamente, quando le veniva appetito di fronte alla tavola imbandita, si limitava ad assaggiare un boccone.
Quello sarebbe stato un buon anno, l'avrebbe cominciato come moglie di Crilin; il pensiero la faceva svegliare col sorriso molte volte, inclusa una mattina di quel gennaio, quando venne destata da un profumo delizioso. Crilin dormiva ancora, in posizione stella marina; senza svegliarlo Diciotto sgattaiolò fuori dal letto e scese in cucina.
Riconobbe l'inconfondibile aroma del burro che sfrigola nella padella e vide delle crêpes impilate su un piatto. La padella appena usata era ancora calda.
Senza pensarci su, Diciotto si sedette sul piano di lavoro e nell'intimità della casa addormentata se ne prese un paio; procedette poi a divorare l'intero piatto, mettendosi comoda ad osservare l’andirivieni del mare scuro fuori dalla finestra. Aveva mangiato più di quanto avesse mai fatto da quando era stata convertita e volle godersi la sazietà per il tempo che sarebbe durata.
Stette ancora un po' a guardare le onde avanzare e ritirarsi, lieta di constatare che almeno per quella mattina placare la nuova, impellente necessità di cibo solido non sarebbe stato un attentato al suo stomaco mal abituato.
“Vita a pancia vuota…”
A differenza di quando si limitava a bere, con il vero cibo non riusciva mai a soddisfarsi del tutto; quel piacevole senso di sazietà durava infatti pochi minuti. Poi sentiva di nuovo il vuoto siderale e le veniva voglia di riempirsi ancora. Era un loop, un problema totalmente nuovo per Diciotto. Ora capiva suo fratello, quando le sembrava famelico e rompeva perché aveva bisogno di mangiare...
"Finalmente anche tu ti sei arresa alla mia cucina."
La ragazza si voltò all'improvviso; vide Oolong sulla soglia della porta fissarla con un sorriso sul suo grugno.
"Avevo preparato la colazione per tutti ma fa niente, ne farò altre."
Il maialino aggiunse la postilla vedendo le sopracciglia inesistenti della cyborg incurvarsi.
"Fanne altre. Ora."
"Sì signora!"
Oolong si rimise ai fornelli sotto lo sguardo perentorio e impaziente di Diciotto. Alla fine era contento di fare qualcosa che quella ragazza apprezzasse.
Quando anche il Genio e Tartaruga si svegliarono e andarono in cucina, restarono di sasso nel vedere la regina dei ghiacci mangiare.
 
 
 Crilin era di nuovo in periodo di tornei e nel tempo libero e si allenava combattendo contro sua moglie. Era un allenamento anche per Diciotto, ma non di forza, di finezza: quando lottava con Crilin, Diciotto si allenava a dosare la sua potenza. Di solito lui faceva fatica lo stesso, lei restava comunque nettamente superiore sia in forza e velocità.
Crilin e Diciotto si allenavano intensamente dalla mattina alla sera, ma era soprattutto un divertimento; Diciotto voleva credere a suo marito quando lui le diceva che anche lei, essendo stata in origine un'umana, poteva diventare più forte con l'allenamento. Capiva come mai Crilin avesse fatto delle arti marziali il proprio mestiere: era una soddisfazione saper fare quello che solo pochi altri terrestri (e alieni) padroneggiavano. Contando che Son Gohan era mezzo saiyan, nessun terrestre oltre a Crilin e al suo maestro sapeva eseguire la kamehameha, nemmeno i gemelli dagli occhi cristallini.
Forse sarebbe stata una buona carriera anche per lei, le avrebbe permesso di sfruttare il suo corpo potenziato. Quello in cui Crilin la batteva era la tecnica: Diciotto non aveva un vero e proprio stile di combattimento, era giusto una ex gangster che si era ritrovata fra le mani un potere spropositato. Ma avrebbe presto cambiato pagina e forse anche lei si sarebbe fatta un nome, prima o poi. Ci pensava già dalla volta in cui aveva incrociato la Marion, quell’ex ochetta, e ora l’idea stava prendendo sempre più piede.
Però ultimamente Diciotto non era soddisfatta della sua performance: se qualcuno l'avesse guardata combattere probabilmente non avrebbe notato differenze, ma si sentiva fiacca. Lei era la sola creatura, insieme a Diciassette, in possesso di energia infinita; tuttavia in quel momento non poteva sentirsi più lontana da quella definizione.
Si convinse che qualcosa non quadrava e la convinzione venne finalmente comunicata quella volta in cui suo marito le stava insegnando una nuova tecnica: creare dal palmo della sua mano un disco di energia tagliente come una lama.
Era il Kienzan, la sua mossa personale.
A Diciotto era piaciuto un sacco da quando aveva visto Crilin farlo. L'aveva ammirato ancora di più quando i suoi amici le avevano detto che era un attacco ideato interamente da lui.
Si era sentita orgogliosa di lui.
Amorevole, creativo, integro, coraggioso: l'umano "puro" più forte del mondo, suo marito, era davvero l'uomo per lei. La vita continuava a dimostrarglielo.
Quella volta Crilin sarebbe apparso sul ring solo nel tardo pomeriggio e si era preso un momento per allenarsi con lei; stava per mostrarle come eseguire i giusti gesti per il kienzan, ma si era fermato quando Diciotto gli aveva chiesto time-out, si era inginocchiata sul pavimento del dojo e aveva vomitato.
Crilin si dispiaceva così tanto ogni volta che la sua adorata stava male, fisicamente o mentalmente.
"Va tutto bene, sono qui."
Crilin le aveva accarezzato la schiena, mettendole i capelli dietro le orecchie, come aveva già fatto altre volte durante quell’ultimo torneo.
Da quando la cyborg aveva iniziato a sentire il bisogno di nutrirsi di cibo solido era stata maluccio, le cose stavano così un giorno sì e l'altro pure. Forse qualcosa in lei non era più fatto per sostenere quel genere di dieta.
"Ho paura che qualche mia parte cibernetica stia avendo un malfunzionamento. Devo trovare qualcuno che può eventualmente sistemarmi."
Un medico normale non poteva capirne niente di cyborg, Diciotto era sicura.
"Hai ragione. Ti porto da Bulma, lei conosce la tua fisiologia. Sai, lei aveva persino riparato Sedici."
Era l’occasione perfetta per far visita a Bulma, visto che quel torneo si svolgeva nel distretto di West City.
Bulma, chi era quella lì? Ah sì, la scienziata amica di Crilin. Era la moglie del saiyan a cui lei stava antipatica, quello che l'aveva provocata e che lei aveva pestato senza pietà quella volta tre anni prima, poco dopo il suo risveglio.
Diciotto non aveva molta voglia di incontrare un'estranea, specialmente in un periodo in cui si sentiva molto vulnerabile. Si sedette in silenzio e con circospezione su un lettino nel laboratorio, simile ma diverso dall'ultimo in cui era stata.
Bulma riuscì a esaminare la ragazza solo perché aveva già studiato le cianografie dei cyborg: Trunks del futuro gliele aveva portate prima che Cell si manifestasse, lei ci aveva costruito il famoso telecomando. A dir la verità Bulma aveva potuto studiare solo quella del n.17, ma Diciotto non ne era a conoscenza e si stupì di quanto bene quella donna conoscesse il suo corpo ibrido. La ispezionò, testò e osservò con perizia e cura, prima di decretare la sua diagnosi:
“Una cosa è certa. Le parti meccaniche, per quanto piccole, hanno bisogno di manutenzione relativamente regolare per essere sempre perfettamente performanti.”
Era la prima volta che Bulma vedeva il cyborg n.18 dal vivo e per un istante, solo un piccolo istante, la sua sicurezza vacillò. Bulma Brief era una bella donna, lo era sempre stata e il suo aspetto le era sempre piaciuto; ma la moglie ventenne di Crilin era tutta un’altra storia. Era anche pericolosa. Ripensando alle foto che aveva visto e anche a Kate Lang, Bulma capì che il pestaggio selvaggio non era la sola ragione per cui Vegeta, un tipo che disdegnava -e quindi dimenticava- metà della realtà intorno a lui non si sarebbe dimenticato di lei. Dando per scontato che anche il somigliante n.17 avesse quel tipo di presenza, Bulma si chiese se Gero non l’avesse fatto apposta.
Ritornando al presente con la mente, ipotizzò che Gero aveva sicuramente previsto di dover svolgere manutenzione di tanto in tanto; ma ora che era bello che morto, Diciotto avrebbe potuto esserne in necessità. Invece Bulma constatò, per quanto il suo laboratorio le permise, che le parti cibernetiche della ragazza erano perfettamente a posto, il suo reattore di energia infinita non faceva eccezione.
"Mi sembri molto stressata e ricordati che alla fine lo stress non fa bene a nessuno, Diciotto. Nemmeno a te."
Crilin era intervenuto per lei:
"No Bulma. Quello che mia moglie intende dire è che ha riscontrato questi malfunzionamenti solo di recente, specialmente da quando ha introdotto cibo solido nella sua dieta."
"Ah! Ma guarda...aspetta, da quello che so l'altro cyborg ha avuto le sue stesse modifiche. Diciotto, sai se anche il n.17 è soggetto allo stesso tipo di malfunzionamenti?"
Assolutamente no. Da quel che ricordava Diciassette mangiava almeno quattro pasti al giorno perché gli andava di farlo, e stava benissimo.
"Mmm...eh, certo."
Bulma le aveva fatto altre domande, alcune piuttosto personali a cui la cyborg aveva rifiutato una risposta. Aveva spento tutti gli scanner e le macchine che aveva usato per ispezionare Diciotto:
"Non penso tu abbia bisogno di me, ma di un medico normale."
Gli occhi della ragazza guizzavano da Bulma a Crilin, da Crilin a Bulma, mentre quest'ultima le passava un biglietto da visita che aveva appena estratto da una cartella.
"Vedrai, sarai in buone mani. Puoi anche dirgli che sei una cyborg, non si scandalizzerà, è il nostro medico di famiglia..."
Diciotto fece un cenno col capo per ringraziare Bulma della sua cortesia. Se ne andò tenendo il braccio a Crilin, abbastanza freddamente. Era delusa da quella visita inconcludente, anche se era sollevata dal fatto che i suoi circuiti, almeno quelli, funzionassero. 
“Non preoccuparti, amore: starai meglio, presto, capita a tutti di avere periodi di stress. Prometto che  aiutero’ di più con il planning del matrimonio.”
Dolce, dolcissimo Crilin. L’aiutava gia’, a dir la verita’ lui faceva già di tutto per semplificarle la vita.
Proprio in quel momento Diciotto ricevette un messaggio di Kate. Le era stato recapitato qualcosa per lei:
“Lettera da Sara Keller, Lazuli. La busta dice “Non posso dire di si, senza averti qui”.”
Diciotto richiamo’ Kate e le chiese di aprirla: era un invito dalla sua amica Sara, prossima al matrimonio, ad essere la sua damigella d’onore.
 
Guardandoli avviarsi fuori dal giardino di casa sua, Bulma sorrise:
"Diciotto, cara…non ti ho detto quel che volevo dirti, lascio che ci arrivi tu da sola."
Da scienziata con altissimo QI, la dottoressa Brief restò ancora una volta stupita dal lavoro sublime del perfido Gero, il solo che sapesse creare combinazioni perfette di organismi viventi e cibernetica.
"Che ci faceva quella in casa mia??"
Vegeta, questa volta, era SICURISSIMO che fosse la cyborg e non una sua qualche parente stretta.
"...Quella stupida bionda robotica e rottamosa."
"Eh no, Vegeta. Prima di tutto è sposata, basta con gli appellativi. Secondo, è  tanto umana quanto me o ogni altra donna…"
Bulma camminò avanti e indietro, serafica, ancora persa nei suoi pensieri.
"Che vuoi dire? Diamine, donna, non parlare per enigmi."
"Vedrai, eh, vedrai" la scienziata si divertì a ipotizzare un conteggio, innatamente felice per il suo grande amico "in teoria la fine dell'estate avrebbe senso. Vegeta, credo proprio che per agosto o settembre il vecchio Muten dovrà aggiungere un posto a tavola. Sai, come abbiamo fatto noi.”
Vegeta strabuzzò gli occhi nel capire che, parlando di loro, Bulma stava alludendo al piccolo Trunks.
 
 
 
 
 
 
Pensieri dell'autrice:
 
Come pensavo, gli zeni di DB valgono più o meno come gli yen giapponesi odierni (così pensavo dice la Wiki di DB), quindi la borsetta che Diciotto desidera costerebbe per noi europei la bellezza di 5.000 euro. Al Genio costa cara la sua vigilanza! Ma più tardi vedremo che lei alla fine non gli chiederà un solo centesimo (ma la borsa le verrà comunque regalata da qualcun altro) e la ragione, furbetti miei, la si vedrà fra due capitoli.
 
 
   
 
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