CAPITOLO 3
L'appartamento
era in zona Kabukicho, specificatamente in una stradina del quartiere
del Golden Gai, famosa per la movida notturna all'insegna del
divertimento e dell'alcol e sicuramente una
zona
poco raccomandabile per una famiglia per bene.
L'intero
appartamento puzzava di tabacco, alcol e altri odori sgradevoli che
Heiji non riuscì a identificare.
Shinichi
trovò il posto adatto allo stile di vita della vittima, un
uomo
sulla cinquantina d'anni a cui, giudicando le bottiglie che
fuoriuscivano dalla dispensa, sparse per il cucinino, piaceva bere.
Si
avvicinò al corpo e notò svariati segni di morsi
e graffi sparsi
per sull'intero cadavere; era posizionato in modo quasi innaturale
contro la parete della cucina, con tracce di capelli e sangue
disseminati lungo tutta l'area e continuando verso il piccolo
corridoio che dava alla portafinestra della sala.
“Caspita,
deve esserci stata una bella colluttazione”
commentò Heiji
guardandosi attorno, mentre Megure al telefono, stava chiamando la
scientifica e Shinichi era chino sul cadavere a studiarlo per bene.
“A
giudicare dall'entità di questi segni, posso dire che molti
sono
stati fatti di recente, mentre altri se li portava dietro da un bel
po'” disse alzandosi sotto lo sguardo indagatore e smeraldino
di
Heiji. Senza degnarlo, continuò ad esporre i fatti.
“Di
sicuro conosceva il suo aggressore, non ci sono segni di scasso sulla
maniglia della porta.”
Si
avvicinò alla porta d'entrata, perfettamente intatta.
“Ma
che bravo, allora forse non sei così scarso...” lo
schernì Heiji.
“Oh
sai, pare che io sia un brillante Detective” lo
rimbeccò lui.
“O
forse...” le gambe di Heiji si mossero verso Kudo,
afferrandogli il
polso, non curandosi del brivido di freddo che gli
attraversò la
schiena: “...avevi previsto tutto fin dall'inizio, non
è così?”
Un
piccolo spasmo passò sul volto di Shinichi, sentendosi in
qualche
modo preso alla sprovvista.
“Sai,
mi sono appena ricordato che cosa mi hai detto ieri sera in macchina,
e mi sembra strano il fatto che tu ci abbia azzeccato...'brillante
detective'.” Heiji sembrava aver dedotto qualcosa, o forse
era solo
molto arrabbiato con Shinichi; la sua presenza lo irritava a tal
punto?
Un
sorrisetto beffardo fece capolino sul volto di Shinichi:
“Come ho
già detto, sono un brillante detective, la mia era solo una
semplice
intuizione.” Si liberò con grazia dalla presa del
giovane del
Kansai, avviandosi nel piccolo salotto per esaminare un'altra ala
dell'abitazione e scovare altri indizi.
La
scientifica arrivò circa una quindicina di minuti dopo e vi
restò
per tutta la giornata, esaminando, raccogliendo prove e mettendo
sottochiave anche quell'appartamento per future indagini.
Per
l'intera giornata Heiji osservò il suo coetaneo e
potè studiarlo
senza dare nell'occhio, appuntandosi certi comportamenti o
semplicemente osservandolo in tutta la sua persona.
Notò che era un ragazzo molto pallido, molto più di altri giapponesi dell'Ovest che aveva incontrato fin'ora. Parlò molto con Megure, come fossero amici di vecchia data e spesso elargiva sorrisi amichevoli, come se volesse in qualche modo farsi compiacere da lui; rivolse domande anche agli agenti della scientifica e andò in giro a raccogliere informazioni dai vicini della vittima, che si fermavano a dare una sbirciata davanti all'ingresso dell'appartamento, reso inaccessibile alle persone forense dal nastro giallo e nero, o che semplicemente tornavano a casa dopo aver svolto le loro commissioni. Risultava un tipo affabile, tutti lo ringraziavano, sentendosi rassicurati dai suoi modi cordiali e dall'efficienza che la polizia impiegava nel risolvere il caso. Ci sapeva fare con le persone, era come se riuscisse ad incantarle e a rasserenarle che in qualche modo erano al sicuro e che presto il colpevole sarebbe stato acciuffato.
In tutto questo anche Hattori cercò di fare del suo meglio per raccogliere indizi e testimonianze, non voleva essere un passo indietro rispetto al nuovo collega, anche se avevano due stili diversi nel raccogliere indizi e interagire con le persone; Heiji era meno paziente e, anche se cercava di rassicurare tutti, non aveva lo stesso effetto che aveva Shinichi.
L'arrivo
del tramonto dipinse le estremità dei vicoli di un colore
rossastro,
mentre calò l'oscurità al loro interno.
Gli
abitanti dei vicoletti si prestava ad entrare nei bar e iniziare le
loro notti tra birra e Nihonshu.
Gli
agenti lasciarono quel luogo per tornare nelle loro abitazioni,
mentre Megure, Heiji e Shinichi erano in macchina, intenti a
confrontare le loro ipotesi: “Dunque, non c'era uno straccio
di
indizio sul presunto colpevole...” sospirò l'uomo
con i baffi,
frustrato.
“Veramente,
un indizio importante io l'ho trovato.” Heiji
attirò l'attenzione
di entrambi su di sé.
“Sia
la vittima precedente che quella di oggi, avevano due strani segni
sul collo, e per di più entrambe erano praticamente
dissanguate. Mi
sembra una coincidenza troppo strana.”
L'attenzione
di Shinichi ora non era più rivolta verso la strada al di
là del
finestrino, ma bensì al ragazzo seduto al posto di guida.
'E così li ha notati.'
“Stai
insinuando che potrebbe trattarsi di un Serial Killer?”
chiese,
senza dar vita ai suoi pensieri.
“Esattamente,
non c'è altra spiegazione” rispose Heiji con un
sorrisetto
beffardo.
“Si,
concordo anch'io, ma siamo di nuovo punto e a capo. Non abbiamo
nessun nome, nessun indizio.” Il povero Megure non sapeva
cosa
pensare e dove altro sbattere la testa.
“Mi
creda, troverò il filo che unisce le due vittime e
arresterò il
Killer, sarà solo questione di tempo” Heiji era
molto sicuro di sé
e molto determinato.
“Non
puoi farlo da solo.” rispose piccato Shinichi.
“ Me
la sono sempre cavata, non ho bisogno di nessuno”
ribattè
scocciato.
“ Sono
stato affidato al caso quanto te, quindi ti darò una
mano.” A
questo punto dovevano per forza di cose lavorare assieme.
“Neanche
per sogno!” rispose arrabbiato Heiji e a quel punto anche
Shinichi
perse la calma:
“Sei
così...testardo! Potrebbe essere una cosa più
grande di te, lo sai?
Non puoi farcela da solo!” la sua rabbia prese alla
sprovvista
entrambi i presenti, sopratutto Heiji dopo che aveva osservato il suo
comportamento composto di quel pomeriggio.
“Shinichi
ha ragione, collaborerete assieme ed è la mia ultima
parola.” Fu
cosi che anche Megure perse quella pacatezza che lo
contraddistingueva, facendo calare poi un silenzio carico di tensione
che durò per l'intero tragitto fino alla centrale.