Asta di beneficenza
Nono Cavallone sbadigliò
rumorosamente, appoggiando la testa
sulla mano.
Romario teneva il capo chino,
fissandosi le mani, espirando
pesantemente dalle narici.
< Non vorrei essere qui! Non
dovremmo essere qui! Il
piccolo Xanxus ha vietato tutto questo! Avrebbe ragione di ucciderci
tutti per
essere qui >. I suoi occhi erano arrossati. < Sono felice
che mia sorella
non sia più tra noi. Non avrei mai voluto vedesse
com’è diventato l’uomo che
amava.
E che amo anch’io,
nonostante tutto. Il boss sa essere una
persona magnanima e pregevole. Eppure ora siamo qui >
pensò Romario.
Cavallone socchiuse gli occhi.
“Fino ad ora era merce
scadente. Gli atlantidesi di casta
più alta si tengono la roba migliore. Dovrebbero iniziare a
vendere i loro
schiavi prodotti in laboratorio” disse secco.
Romario chinò il capo.
“D’accordo che
è per beneficienza e che i soldi vanno a
tutelare le famiglie di coloro che non si sono pentiti in galera o che
sono
morti per la mafia, ma… Non per questo dobbiamo comprare
robaccia” si lamentò
Cavallone. Si voltò verso Romario. “Non
credi?” domandò.
“Penso che siano tutti
uguali, boss. Invece le doll sono
uniche” rispose Rosario con voce roca.
Nono piegò le labbra in un
sorriso e schioccò le dita.
“Sì, hai
ragione. Senti, tieni tu la paletta. Alzala quando
te lo ordino. Ho paura di fare richiesta per qualcosa di poco costoso o
poco
interessante”.
Romario annuì, afferrando
la paletta.
“Poco costoso,
signore?” domandò.
“Questo sarà il
regalo di compleanno di mio figlio Dino. Da
quando è morta la madre si sente molto solo. Pensavo che uno
schiavo potesse
essere un buon amico” spiegò Cavallone.
Gli occhi di Romario si fecero spenti.
< Non voglio che il signorino
abbia uno schiavo. Non
voglio si corrompa come ha fatto suo padre!
Però devo accettarlo. In
fondo sarà Decimo boss della
famiglia > pensò Rosario, mordendosi
l’interno della guancia.
Improvvisamente la musica
cessò.
“Ora il pezzo forte della
nostra collezione. Metà l’abbiamo
già venduta, ma ecco l’altra metà del
famoso progetto ‘Eternal’”
spiegò il
presentatore.
Il boss dei Cavallone si sporse in
avanti e sgranò gli
occhi.
Si fece avanti un giovane
completamente ignudo. Aveva il
portamento fiero e un sorriso di superiorità sul viso.
“Sembra un nobile
più che uno schiavo” sussurrò Nono.
Il ragazzino piegò di lato
il capo, facendo ondeggiare i
corti capelli argenti e ridacchiò, mostrando i denti aguzzi.
Teneva una mano
posata sul fianco e si muoveva come un modello in una sfilata.
“Semplicemente perfetto.
Sembra quasi brillare di luce
propria” sussurrò una donna. “Quello me
lo farei persino io”. “Non è un
po’
giovane?”. “Nah, è troppo vecchio in
realtà per questo genere di aste”. Si
scatenò un brusio di voci.
“Pierré non
è un modello facile. Se non avrete il pugno di
ferro sarà lui a comandare su di voi. Perfetto per mettere
alla prova i
caratteri più forti o per irrobustire caratteri deboli.
Vi darà delle
soddisfazioni che non potete neanche
immaginare” proseguì il presentatore.
“Voooi. Non farla tanto
lunga. Questa feccia non è in grado
di ascoltare così a lungo” sussurrò
Eternal. Si passò la mano tra i capelli,
sporgendo in fuori il bacino nudo. “Digli il prezzo e
spiegagli che mi vendono
con l’acquario incluso. Eheh”. Con il pollice
indicò un cilindro colmo d’acqua,
con all’interno un respiratore, alle sue spalle.
“Quello sembra un ragazzo
perfettamente normale. Non è
vero?” domandò. “Dino potrebbe quasi
convincersi sia davvero suo amico. Tu cosa
ne pensi?” chiese Nono.
Romario incassò il capo
tra le spalle, osservando gli occhi
vacui del ragazzo, segnati da profonde occhiaie e la vistosa cicatrice
sul suo
addome.
< Sembra gelido, povero
ragazzo. Si vede che è morto >
pensò.
“Non è una doll
costruita, ma una di quelle ricavate dai
cadaveri” rispose.
“Partiamo da un milione di
euro, il prezzo più alto di
quest’asta” disse il presentatore. Palette
iniziarono ad alzarsi e richiesta a
fioccare, mentre il prezzo andava gonfiandosi.
“… Vi
sarà dato subito il contratto e un manuale
d’istruzioni completo…” spiegava il
venditore, mentre alle sue spalle appariva
il numero del prezzo su un tabellone. I numeri continuavano a
modificarsi.
“Mille milioni!”
gridò Nono. Aveva afferrato la mano di
Rosario e gliela aveva fatta alzare, con la paletta in mano.
“Quella è la
famiglia più potente sotto i Vongola…”.
“… I
Cavallone…”. “… Una delle tre
famiglie dell’alleanza…”.
“… Con tutti i bovino
che hanno che se ne fanno delle doll?”. “Ho sentito
dire siano parenti
indiretti anche degli Yamamoto”. Il brusio di voci si fece
più basso e
concitato.
“Nessun’altra
richiesta? No? Allora aggiudicato per mille
milioni e uno… mille milioni e due… mille milioni
e tre…
Aggiudicato alla famiglia
Cavallone!” annunciò.
Pierré si voltò
di scatto, facendo ondeggiare i glutei sodi
e camminò ancheggiando fino alla propria vasca.
“Vi sarà mandato
all’interno di un pacco regalo” spiegò
il
presentatore.
< Vi vedrò tutti
morti prima o poi > giurò Pierré
mentalmente.