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Autore: lmpaoli94    05/07/2020    0 recensioni
Bronx, anni 60’
Forse questa può essere la solita storia di odio razziale per la conquista di una libertà che è solo un’utopia.
Forse questo può essere un racconto come tanti altri che vengono pubblicati sperando che qualcuno lo possa leggere e capire il messaggio che si vuole trasmettere.
Ma alla fine quello che voglio è dire che il fatto che racconterò in questi capitoli ha una distanza di sessant’anni ma è così attuale che sembrerà di essere nel presente.
Perché anche se la schiavitù in Nord America e l’Aparthied in Sudafrica sono stati aboliti (apparentemente), i fatti che i due protagonisti desiderano portare a compimento lascerà in qualche modo riflettere, anche solo per pochi secondi.
Giusto per dire: ma davvero esiste tutto questo? Perché l’odio deve essere più forte su tutto? Perché impariamo a odiare? È la nostra mente che è malata?
Domande a cui personalmente non posso rispondere. Io mi limito solo a riflettere.
Per fare in modo come ciò possa avvenire.
Per fare in modo che un giorno di questi tutto il male dell’uomo non avvenga mai più.
Ma in fondo al mio cuore, questo è solo il mio desiderio… e il tuo qual è?
Genere: Angst, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Correvo. Correvo a più non posso.
Non sapevo ancora perché lo stavo facendo, ma il mio istinto mi diceva di seguire quella ragazza.
Quella maledetta donna, accompagnata dalla polizia, non voleva darsi per vinta.
Avrebbe perlustrato anche tutto il quartiere se solo avesse voluto.
Ma i poliziotti, quando pensarono che potessi essere finito nella via dei neri, allora decisero di lasciar perdere.
“Se quel ragazzo è entrato qua dentro, non ne uscirà mai vivo” fece uno sotto il mio sguardo indagatore mentre la misteriosa ragazza che mi stava aiutando non mollava ,a presa della mia mano.
Loro non sapevano che potevo contare su un aiuto.
Anche se Trevor si era allontanato da me, potevo contare su questa ragazza.
Ma quale era davvero il suo scopo? Voleva solo aiutarmi oppure voleva qualcosa da me che non riuscivo a capire?
Una volta che se ne furono andata e quella megera di donna era tornata al forno per sistemare il locale, tirai un sospiro di sollievo prima di gettare la faccia tra le mie mani.
< Adesso sei salvo > cercò di consolarmi la ragazza < Il peggio è passato. >
Sì, forse poteva avere ragione: ma quando lo avrebbe scoperto mio padre, non so se sarei uscito vivo da quella casa.
Ero peggio di un latitante e non sapevo se la polizia avrebbe rinunciato a cercarmi.
Fatto sta che avevo solo poco tempo per rilassarmi, ma prima o poi avrei affrontato il momento a pieno petto, senza più nascondermi.
Quella ragazza, di una carnagione pallida ma da un sorriso rassicurante, cercarono di alleviare le mie pene che nelle ultime settimane erano peggiorate ulteriormente.
< Nessuno aiuta qualcuno senza un secondo fine > feci con tono duro mettendo le cose in chiaro < Tu chi sei? >
< Mi chiamo Tania e vivo nel palazzo davanti al tuo. >
Io però, a differenza sua, non l’avevo mai vista prima.
< Perché mi hai salvato la vita? >
< Perché eri in pericolo. Conosco la proprietaria del forno dove fino a pochi minuti fa’ lavoravi e so benissimo che è una grande stronza. >
< Puoi dirlo forte. >
< Cerca sempre di rovinare la vita a tutti i suoi dipendenti. Per questo la maggior parte delle persone scappa una volta che mostra la sua indole. >
< Ora il problema sarà dirlo a mio padre: sarà furibondo e prenderò un sacco di botte appena scoprirà che mi sono fatto cacciare da un altro lavoro. >
< Tu non ti sei fatto cacciare: sei fuggito. >
< Fa’ lo stesso. Non ho un lavoro in cui posso guadagnare dignitosamente qualcosa. Il mio futuro è appeso ad un filo. >
Mentre la ragazza non mi molava gli occhi di dosso, riusciva a comprendere tutto il mio dolore.
< Purtroppo non posso aiutarti a cercare un lavoro… Ma forse potrei avere le conoscenze giuste per farti entrare in fabbrica. Hai mai lavorato in quei posti? >
< No. e sinceramente non credo che prenderebbero un ragazzo di 14 anni come me? >
<14 anni? Io credevo che tu fossi molto più grande > rispose Tania sorpresa
> Perché? Tu per esempio quanti anni hai? >
< Quasi venti. Frequento l’università di New York. Ma sono qui nel Bronx per trovare una mia zia che non vedo da molto tempo. Ma c’è un piccolo problema: è una donna di colore. >
Ascoltando accuratamente le sue parole, compresi subito il suo problema.
< Sai una cosa? Io non posso frequentare il mio amico Trevor proprio perché è dello stesso colore di tua zia. Ma come può questo mondo essere così folle e disuguale? >
< E’ l’odio di noi uomini che hanno fatto sì di creare il razzismo. Siamo stati noi a rovinare la razza di colore: gli uomini bianchi sono sempre stati dei dominatori. Ma adesso che le spaccature sociali sono troppo evidenti, siamo nel punto di non ritorno. >
< Io invece non la vedo io questo modo > replicai con tono convinto < Insomma, possiamo rendere questo mondo ancora un posto migliore. Ma tutti noi dobbiamo fare la nostra parte. >
< E’ questo il nostro problema: la gente pensa solo ai suoi affari e non vuole migliorare questo mondo. Perciò ci meritiamo di soffrire. >
< Peccato che tu sia così disfattista, Tania. >
< Sono solo ottimista, ragazzo mio: ma quando arriverai alla mia età, capirai molte cose che adesso non riesci a spiegarti. >
< Sinceramente, ti ritengo una persona molto intelligente e colta. Io, a differenza tua, non posso nemmeno permettermi la scuola pubblica. >
< Che cosa? Ma questo vorrebbe dire… >
< Che sono un ignorante > la interruppi duramente
< Non volevo dire questo. >
< Ma sono sicuro che lo stavi pensando… Ma lasciando perdere, vorrei conoscere tanta gente che potrebbe pensarla come me. Invece sono circondato da gente razzista che mi maltratta e non mi da’ nessuna possibilità di dire la mia. È davvero frustrante, non trovi? >
< Sì, ti capisco. Anch’io in famiglia ho il tuo stesso problema. >
< Ma scommetto che non hai un padre violento come mio? >
< Che cosa? Tuo padre ti picchia? E tua madre? >
< Lei rimane sempre in disparte senza mai difendermi… Ma ormai ci sono abituato. E quando sarà possibile, scapperò da questo posto per un futuro migliore. Ma adesso non posso farlo senza essere un minimo indipendente. Per non parlare della mia età. Anche se sono cresciuto troppo in fretta sotto diversi aspetti, la gente mi vede ancora in maniera immatura. Non rispetterebbero mai un giovane ragazzo come me. >
< Io invece ti rispetto. Perché so che sei un bravo ragazzo… Ma a proposito, come ti chiami? >
< Sì, scusami. Non ci siamo presentati a dovere: il mio nome è Steve. >
< Ascolta una cosa, Steve: non perdere la tua visione di vita perché il mondo ha bisogno di gente come te. Magari tra un po’ di tempo ci potremmo rincontrare, rievocando questo momento molto particolare. >
< Perché dici questo? Ah giusto… Tu non appartieni a questo posto. >
< Purtroppo no. >
< Non fare la modesta, Tania. So che in fono ne sei felice. Questo luogo è pieno di criminali della peggior specie. Una giovane ragazza piena di sogni e di speranze come te non immaginerebbe mai di vivere in un luogo come questo. >
< Qui di tu ti ritieni un ragazzo che non ha nessuna speranza? >
< Ogni giorno che passa mi sento molto solo. Nessuno può davvero aiutarmi… Posso solo contare sulle mie forze. >
< Sei un ragazzo tenace, Steve, io vorrei tanto farti fuggire, ma… >
< In fondo è meglio se io e te stiamo alla larga. Insomma, potrei farti cacciare in guai molto seri. Anche se credo che a mia madre gli potresti piacere. Lei adora le persone intelligenti e ben vestite come te. >
< Ti ringrazio, Steve. >
Mentre la giovane ragazza mi fissava con occhi imploranti, lei sarebbe rimasta accanto a me in qualsiasi momento.
Ma anche se abitavamo non troppo distanti l’uno dall’altro, i nostri due mondi erano troppo lontani.
Lei una bella ragazza dei quartieri alti di New York, mentre io un poveraccio che cerca di sopravvivere nel Bronx.
Non potevamo mai essere felici, nemmeno se ci fossimo fidanzati.
Ma in quel momento ero fermamente convinto di essermi trovata un’amica: una giovane amica che non mi avrebbe mai voltato le spalle.
< Allora Tania, dove abita tua zia? >
< Nel palazzo di fronte a noi. Ma come ti ho detto prima, non è una buona idea andarci… Anzi, ancora mi sto chiedendo che cosa ci faccio qui? >
Vedendo che si trattava del palazzo in cui viveva anche Trevor, decisi lo stesso che l’avrei accompagnata senza problemi.
< Sul serio? Faresti questo per me? >
< Assolutamente sì. E poi conosco il portiere. È un uomo in gamba. Non ti devi preoccupare per il colore della tua pelle. >
Riuscendo a fidarsi di me, alla fine riuscii a convincerla con successo.
< Va bene. Ti credo sulla parola. >
Camminando tra le vie del Bronx, le spaccature che dividevano il mio mondo da quello di Tania era come se fossero state ripianate.
Ma il nostro bel momento non sarebbe durato per sempre e il risveglio dalla cruda realtà era sempre dietro l’angolo.
   
 
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