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Autore: Miharu_phos    06/07/2020    0 recensioni
[Goutora/Gouendo]
Quando Austin decide di togliersi la vita, per Axel comincia una lunga discesa verso un abisso colmo di ricordi e sensi di colpa, ma il suo amico d'infanzia Mark riuscirà a farlo sorridere ancora.
•••
[Mini long ambientata dopo la mia raccolta di os “amore a tre” ;
Potrebbe contenere scene forti, se siete troppo sensibili evitate di leggere]
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Yaoi | Personaggi: Austin/Toramaru, Axel/Shuuya, Mark/Mamoru
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Axel e Mark camminavano fianco a fianco, spingendo le carrozzine con i bambini all'interno.

 

Come ogni domenica erano andati a trovare la tomba di Austin, Axel ci teneva moltissimo e Mark ovviamente non voleva lasciarlo solo neanche in quella occasione.

 

Videro da lontano una figura con una folta capigliatura castana, stare piegata sull'erba davanti alla lapide del moro.

 

Accarezzava la sua fotografia e davanti alle sue ginocchia c'era un voluminoso mazzo di margherite.

 

Da lontano i due ragazzi riconobbero poi la figura di Jude; aveva un bambino appena nato fra le braccia e fissava Axel e Mark quasi intimorito.

 

-Amore dai, adesso andiamo- aveva detto al marito, il quale si era rivelato essere Caleb; il castano si era voltato brevemente verso gli altri due ragazzi che si erano mantenuti a distanza e li aveva guardati con disprezzo, poi si era messo in piedi ed aveva preso il figlio dalle braccia di Jude.

 

Caleb aveva continuato a voltarsi verso loro due, guardando con particolare astio proprio Axel; Jude gli aveva raccontato tutto riguardo agli eventi accaduti al loro matrimonio, ed il biondo immaginava che Caleb dovesse avercela a morte proprio con lui.

 

Ad Axel cominciarono a tremare le labbra per l'angoscia, si fermò ed abbassò il capo, lasciandosi sfuggire un sospiro di dolore.

 

-Axel dai, stai tranquillo. Ora se ne sono andati- lo aveva tranquillizzato Mark, accarezzandogli la schiena.

 

Axel aveva tirato su col naso, sforzandosi di resistere alle lacrime che minacciavano di uscire da un momento all'altro dai suoi brillanti occhi scuri, ma una volta giunto davanti alla lapide del marito non riuscì più a trattenersi e cominciò a singhiozzare in silenzio.

 

Per Mark vedere il suo amico stare così male era un dolore atroce, ma doveva farsi forza così da continuare a sostenerlo per tutto il tempo necessario, così prese il piccolo Bailong dalla carrozzina e lo fece camminare incerto verso il papà, il quale subito lo aiutò prendendolo per una manina.

 

Axel indicò la foto di Austin al bambino, dicendogli dolci parole sottovoce, e Mark osservò la scena intenerito, sospirando di sollievo nel vedere quanto i suoi bambini riuscissero ad infondere serenità nel biondo.

 

Ormai erano passati tre mesi da quel terribile giorno e Mark si era trasferito definitivamente a casa di Axel; dormivano separati ma a vederli esternamente si sarebbe detto che fossero a tutti gli effetti una vera e propria famiglia.

 

Axel era da poco tornato a lavoro ed insieme avevano deciso di fare dei turni affinché uno dei due potesse sempre restare a casa con i piccoli.

 

Inizialmente Mark aveva proposto il nido, ma Axel si era rifiutato categoricamente, perché trovava crudele separare per così tante ore i bambini dall'unico luogo familiare che rimaneva loro.

 

Mark era estremamente paziente con lui, sopportava ogni sua ricaduta, ogni suo pianto; Axel lo ringraziava ogni giorno, eppure sentiva quasi come se Mark stesse facendo tutto ciò più per senso del dovere che per un proprio reale desiderio.

 

Quando più tardi la piccola famiglia ritornò a casa, Mark riconobbe chiaramente la figura di Caleb osservare l'abitazione.

 

Aveva una tuta e le mani nascoste fra le tasche, quasi come se si fosse trovato lì per caso mentre faceva jogging; Axel guardò Mark con fare interrogativo ma poi gli ordinò di fermare l'auto.

 

Caleb riprese la sua corsa non appena comprese che Axel volesse andare a parlare proprio con lui ma egli lo chiamò a gran voce, supplicandolo di fermarsi per concedergli solamente un minuto.

 

Caleb si bloccò di malavoglia, voltandosi con il disprezzo sul viso in direzione del biondo.

 

-Che cosa vuoi?-

 

-Ti ho visto...da Austin, stamattina...-

 

-Ebbene? Non posso neanche andare a trovare la tomba di un mio vecchio compagno di squadra?-

 

-Non è questo, tu puoi fare quello che vuoi Caleb, è che io...-

 

-Ah no. Te lo puoi scordare, Axel. Non potrai mai rimediare a quello che mi hai fatto, se è questa la tua intenzione. Non azzardarti a chiedermi scusa, non ti permettere neanche a pensare alla lontana possibilità di un mio perdono. Tu mi hai rovinato la vita e a quanto pare c'è addirittura qualcuno a cui è andata peggio di me. Non ti aiuterò a liberarti la coscienza, perché star male per il resto della tua vita è esattamente quello che meriti, lo meriti tu e lo merita Mark. Non credere che io abbia perdonato Jude, lo disprezzo ancora profondamente, ma tu sei decisamente quello che disprezzo più di tutti. Avevi una famiglia, una famiglia vera. Mi fai veramente schifo Axel- gli aveva detto acidamente, con gli occhi palesemente lucidi e colmi del più profondo e puro odio.

 

Axel aveva sospirato lentamente, ormai le lacrime non riusciva più a bloccarle, non dopo quelle parole terribili ma estremamente vere.

 

-Austin era un mio amico- gli aveva rinfacciato Caleb, indicandosi il petto mentre pronunciava quelle parole con la voce rotta.

 

Axel aveva chiuso gli occhi, non riusciva a guardarlo, non riusciva a sostenere più la sua voce e quelle parole sempre più taglienti.

 

-Lui era un mio amico. E tu l'hai ucciso. Era un ragazzo fantastico, lui si che meritava di essere felice. Ti auguro ogni male, maledetto Axel, maledetto Mark! Vi detesto, io vi disprezzo con ogni cellula del mio corpo! Fai un favore a tutti quanti, dai in adozione quei poveri bambini e rinchiuditi in un-

 

-Caleb, ora basta! Ma come ti salta in mente di dire queste cose ad un uomo ha appena perso il suo coniuge, sei una persona orribile!- lo aveva rimproverato Mark, andando ad accarezzare la schiena del biondo che ormai stava quasi per perdere le forze di restare in piedi.

 

Caleb aveva visto la loro vicinanza ed aveva mostrato una smorfia di orrore, assottigliando lo sguardo.

 

-Non ha avuto altra scelta quel poveretto. Siete la feccia-

 

-Adesso basta mi hai veramente stancato!- aveva gridato Mark fuori di sé, colpendo dritto sulla bocca il castano con un forte pugno.

 

Caleb aveva barcollato all'indietro, coprendosi le labbra ormai sanguinanti; aveva sputato del sangue per terra ed aveva guardato indignato i due ragazzi di fronte a lui.

 

-Questo non servirà a ripulirti la coscienza. È stata solo colpa vostra, mi fate uno schifo incredibile-

 

-Cazzo la devi smettere o giuro che te la rompo quella faccia Caleb!- era scattato di nuovo Mark, ma Axel lo aveva fermato, scongiurandolo in lacrime di non colpirlo più.

 

-Per favore Mark- aveva soffiato, impietosendo così tanto il castano, che lui decise di dargli ascolto e lasciar perdere Caleb.

 

-Vieni Axel, portiamo i bambini a casa- aveva detto, avvolgendo un fianco del biondo per guidarlo verso la macchina.

 

Caleb era rimasto a fissarli finché non erano rientrati con i bambini, poi Mark aveva spiato fuori dalla finestra finché non lo aveva visto andar via.

 

-Se n'è andato?- aveva domandato Axel cullando Maddie, mentre la nutriva con un biberon caldo e pieno di latte.

 

-Si, è andato via finalmente. Non ci devi dare peso alle cazzate che ha detto okay? Era solo invidioso perché il marito gli ha fatto le corna- aveva sputato acidamente Mark.

 

Axel di fronte a quella frase si era intristito, lui aveva fatto esattamente lo stesso con Austin. Era simile a quello di Caleb l'odio che Austin provava per lui?

 

-Ehi...scusami, non avrei dovuto dirlo. Vieni, dalla a me- aveva detto Mark prendendo la bambina e Axel gliel'aveva lasciata.

 

Dopo averla messa a letto aveva cucinato la cena e quando era andato a chiamare Axel per farlo venire a tavola, lo aveva trovato steso sul letto insieme a Bailong, con lo sguardo perso nel vuoto e le lacrime seccate sulle guance.

 

Si era steso dietro di lui e lo aveva abbracciato, inspirando il suo profumo a pieni polmoni.

 

-Non ci devi pensare Axel...-

 

-Facciamo davvero così schifo, Mark? Fa davvero così schifo il fatto che io e te siamo qua insieme?-

 

-Non stiamo facendo niente di male, io sono qui per darti una mano amico mio. È lui che ha subito pensato male di noi-

 

-Ma perché vuoi farlo? Sai che è colpa nostra infondo, è vero? Colpa mia, soprattutto...- aveva ammesso il biondo.

 

Mark si era alzato di poco per prendere il viso del suo amico, l'amico che amava più di se stesso.

 

Lo aveva guardato profondamente negli occhi, poi gli aveva accarezzato le guance con i pollici.

 

-Non. È. Colpa. Tua.- aveva detto, scandendo ogni singola parola con enfasi.

 

Axel, per niente convinto, aveva sospirato ma poi lo aveva abbracciato e si era lasciato consolare a lungo da lui, premendo la testa sul suo petto come aveva sempre fatto con il suo amato Austin.

 

-Mark devi dirmi la verità. Tu mi ami?- gli aveva chiesto dopo un po', provocando un fortissimo batticuore nel castano che si morse il labbro per il nervosismo.

 

-Questo lo sai già Axel. Ti prego, non chiedermelo più- gli aveva chiesto sotto voce.

 

 

 

 

   
 
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