Videogiochi > Ensemble Stars
Segui la storia  |       
Autore: Rota    06/07/2020    2 recensioni
Sentì i muscoli della schiena dolere. Si allontanò dal fascio di luce della lampada sul tavolo, così da avvicinarsi alla grande finestra che poco prima stava ammirando Mika, godendo dei colori della notte.
Si appoggiò al legno dello stipite con una spalla, incrociando le braccia al petto.
Che bella luna. Che belle stelle.
Tracciò le linee di un tatuaggio straordinario tra le costellazioni senza nome, profili di qualcosa che nessun uomo aveva inventato. Magari, nel loro futuro, potevano essere utili.
Fu in quel modo che vide i primi bagliori – gli sembrò fossero delle stelle cadenti. Una, due, tre, dieci, cento.
La prima cadde a terra e colpì una casa. Prima il buio, subito dopo un’esplosione di fulmini incontrollata.
Shu rimase immobile, inorridito ed esterrefatto, finché anche da quella distanza non si riuscirono a sentire le urla agonizzanti dei suoi stessi concittadini.
Quella fu chiamata, da chi sopravvisse, la prima delle Notti della Pioggia di Potere.
E segnò l’inizio di un nuovo mondo per tutti i cittadini di Yumenosaki.

[LeoxShu principalmente; Fantasy/Steampunk/Tatoo!Au; multicapitolo]
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Leo Tsukinaga, Shu Itsuki
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

*12. Petali – Ordine al disordine*

 


[Melodie di vento e di pioggia: il movimento della tempesta // CherryBlossoms' Ink FanMix
Track 13: Capitolo 12]









 
 
Il rumore del movimento si espande in fretta, in quella piccola cucina: basta che Nito sposti la teiera dal fuoco, o strascichi il piede sul pavimento, o urti il mobile sporgente della cucina con il fianco.
Indaffarato, si muove veloce tra le sedie troppo vicine ai cassetti e l’ospite ingombrante, seduto comodamente al suo tavolo.
Il corvo, rannicchiato a spalle basse, lo segue con lo sguardo senza lasciarlo un attimo.
-Mi dispiace essere venuto da solo, in un momento del genere! Magari avevi da fare! Abbiamo saltato il giorno solito del mese perché avevamo del lavoro allo Studio e allora io sono riuscito a venire oggi-
L’altro lo interrompe prima che finisca la frase, con la stessa velocità con cui muove i propri piedi.
-Se ti scusi un’altra volta, giuro che ti butto fuori a calci.
Nito si rende conto del proprio tono appena un istante più tardi, quando Mika sbarra gli occhi e si morde le labbra fino a farle diventare bianche. Sospira affranto, si allunga sul tavolo con la teiera in mano, maneggiata con uno straccio spesso per evitare di scottarsi.
-Scusa. Apprezzo il tuo sentimento, ma è la quarta volta che me lo dici.
Il corvo a quel punto si imbarazza un poco, in particolar modo quando vede il mezzo sorriso sulle labbra di lui, complice. Gli porge la propria tazza e aspetta con pazienza che venga riempita quasi fino all’orlo prima di sorseggiarla rumorosamente.
-Attento! Non c’è bisogno che li bevi tutto in un sorso!
Troppo tardi: il corvo si è già scottato le labbra, ora molto rosse.
Nito sospira e lo guarda con una certa apprensione fraterna, che gli è difficile nascondere in certe situazioni; evita però di parlare, appoggiando invece la teiera sul tavolo.
Casa Kiryuu-Nazuna è come al solito graziosa e pratica, come se fosse una piccola tana confortevole. Nito prende un coltello da un cassetto minuto, solleva dal bancone vicino al lavabo una paniera coperta, per appoggiare entrambi sopra il tavolo.
Finalmente si siede e sollevando il coperchio rivela un pane scuro, puntellato di vari colori e dal profumo ottimo. Sorride davvero soddisfatto, nell’annunciarlo al proprio ospite.
-Spero ti piaccia. Lo ha portato Mitsuru dal suo ultimo viaggio! Ha dovuto portare un pacco in un posto molto, molto lontano, e quindi ha portato indietro qualcosa.
Mika rimane un poco interdetto di fronte a quella vista e il suo sguardo languido tradisce un interesse che cerca di trattenere – per fortuna, Nito sa bene come interpretare i suoi modi.
-Posso davvero?
-Te lo sto offrendo apposta!
Mika non attende altro. Prende da sé il coltello e comincia a tagliare alcune fette, per servire prima di tutto il padrone di casa.
Senza Shu tra di loro, è un po’ strano. Manca un pezzo di solidità, ciò che fu la ragione prima del loro incontro e del loro avvicinarsi, addirittura dell’instaurarsi del loro legame affettivo, di quei tratti fraterni che sanno durare nel tempo con dolcezza.
Ma oltre l’inizio, c’è stato ben altro nel tempo. Mika finisce di masticare il pezzo del proprio dolciume e si sporca tutte le labbra e la bocca di burro, prima di dire qualcosa.
-I tuoi ragazzi stanno bene, quindi!
Nito gli sorride con le labbra altrettanto sporche di briciole, un sorriso che fino a qualche tempo prima non sarebbe mai stato in grado di rivolgergli. Forse è davvero il dolce del pane, o il fatto che sono costretti a rimanere fisicamente vicini in quel poco spazio; nessuno di loro si scansa più.
-Noi conigli abbiamo sempre un sacco da fare, all’ufficio delle poste. Non possiamo stancarci mai, specialmente ora che la crisi della viabilità si sta completamente arginando! La nostra capitale centrale sta costruendo diverse nuove strade, fanno un sacco di progressi! Anche le terre dell’estremo sud ormai sembrano così vicine, rispetto solo a qualche anno fa!
Mika segue con il pensiero le sue parole, immaginandosi metodi decisamente più veloci e facili di raggiungere determinati oggetti.
-Nuovi ingredienti…
-Nuovo tè, anche!
-Un sacco di cose buone da mangiare… sempre…
Il corvo si lascia travolgere forse un po’ troppo, azzarda persino un’ipotesi molto audace, spinto dalla fantasia quasi sfrenata e da una strana speranza.
-Magari verranno dei nuovi Shi qui!
Nito si sorprende delle sue parole. Può bene immaginare a cosa stia pensando, ovvero a come la cosa possa aiutare Shu: non riesce a cambiare proprio mai, nonostante tutto.
Gli sorride.
-Magari ci sono Shi che viaggiano per studiare. Sappiamo che Yumenosaki è speciale, nella sua fattispecie. Nel mondo esistono poche città con una così alta concentrazione di Toccati.
Mika gongola un poco dall’altra parte del tavolo, addenta felice il proprio pezzo di pane dolce.
Dietro la sua schiena, c’è una pila di piatti e stoviglie pulite, lasciati ad asciugare su un panno, e i resti di un pasto cucinato di recente, sui quali lo sguardo del padrone di casa sembra concentrarsi per diversi secondi prima che parli ad alta voce.
-Immaginalo avere a che fare con altri Shi.
Mika quasi si strozza con il proprio boccone, tossisce pezzi di dolce sul tavolo.
-Se sono come il signor Shinkai, penso potrebbe diventare isterico!
-Intendi più del solito?
Ridono assieme. Il corvo imita in modo un poco grottesco la voce dello Shi, cosa che scatena una ilarità piuttosto violenta nell’altro.
-Così non si fa! Si fa cosà! Ma non vedi che quella gambina è storta? Devi ruotarla di mezzo grado! E questo colore è sbiadito! E questi petali di ciliegio puzzano di pesce!
-Di pesce?
-Di fagiano cotto!
Nito si sente gli occhi bagnati di lacrime, fa fatica a respirare. Beve qualche sorso di tè e si calma pian piano, così da riuscire di nuovo a parlare.
-Con Tsukinaga dalle vostre parti, dev’essere stato piuttosto divertente.
Aver nominato quell’uomo fa cambiare molto l’espressione del corvo. Nito allora si rende conto di aver toccato un punto sensibile, ma non per questo ritratta cambiando argomento. Vuole piuttosto comprendere i sentimenti altrui – e Mika non si sottrae.
-Non mi sembri molto contento.
-Oshi-san lo sa, cosa io penso.
Anche Nito intuisce abbastanza bene quello che pensa. È stato a suo fianco per un tempo sufficiente a imparare e conoscere ogni moto del suo animo. Mika è gentile quanto sensibile, ha ben chiaro in testa quale sia la propria scala di priorità.
Pure quel giorno, invidia il legame tra il suo ex maestro e il suo ex compagno di studio.
Sorride amaro, perdendosi tra gli oggetti della sua casa.
-Sei sempre stato molto dolce, Mika.
Il corvo incassa la testa nelle spalle, d’istinto rifiuta il complimento che gli è stato rivolto.
-Nah! Sto solo aspettando che tutto questo finisca! Sai, è sempre bello lavorare con Oshi-san, si imparano sempre un sacco di cose belle! Lui è un genio, stargli vicino è un onore per me! Ma in questi giorni è stato strano molto spesso…
-L’amor- Tsukinaga fa questo effetto.
-No, non è Tsukinaga. È quell’altra persona.
Nito non capisce, pensando che Mika si stia riferendo a una persona fisica viene spinto a fare la domanda successiva da una punta di preoccupazione – come se potesse fare qualsiasi cosa qualora qualcuno importuni Shu e Mika.
-Chi?
-Non lo so come si chiami, ma ogni tanto parla lui al posto di Oshi-san. Ed è terribilmente arrabbiato, non capisco perché.
Nito strabuzza gli occhi, senza capire ancora.
Comincia a pensare che Mika si sia instupidito per colpa del troppo lavoro, un po’ come succede spesso anche a Shu. Alza quindi un sopracciglio, facendo una domanda alquanto sarcastica.
-Non stai parlando di Mademoiselle, per caso?
-Mademoiselle? Mado-nee è una bambola, mica sa parlare! Cosa, dici, Nazuna?
Il padrone di casa non può mantenere quel tipo di tono con Mika, fin troppo innocente e puro.
Soffoca uno sbuffo nel tè e si scusa, con tono basso.
-Niente, forse anche io sono in ansia per tutta questa situazione.
Mika sa che Nito ha assistito il proprio consorte prepararsi per fare la guardia giurata al rituale del tatuaggio, quella stessa mattina. Gli Akatsuki sono coinvolti in quella faccenda almeno quanto i Valkyrie, e Kuro Kiryuu in quanto più forte guerriero di Yumenosaki non può che essere sempre spinto in prima linea.
Ha uno slancio, fa traballare tutto con il proprio gesto. Gli prende le mani nelle proprie e lo guarda con entusiasmo sincero.
-Stasera festeggeremo tutti e quattro! Tu, io, il signor Kiryuu e Oshi-san!
Nito, cuore che si commuove in fretta, si lascia persino convincere da quella promessa: annuisce con vigore, scuotendo forte il capo.
 
 
A ogni passo in quel lungo corridoio, gli sembra di vivere in un ricordo – il fantasma di un sogno nel dormiveglia.
Raggiunge con passo di marcia l’edificio degli alloggi dei Cadetti, assieme al più giovane membro della squadra principale dei Knights. La loro presenza ormai desta poco stupore, in particolar modo quando si avvicinano, come ormai da diverse mattine a quella parte, a una particolare porta in fondo, sulla sinistra.
Tsukasa bussa ed entra subito; persino il cigolio della porta ha un suono nostalgico, che pare raccontare vecchie storie.
All’interno di quella piccola stanza tappezzata di sigilli, c’è un uomo basso dai capelli lunghi e arancioni, che sembra ballare sul tappeto. Regge tra le braccia qualcosa di bianco e blu, con un mantello e fibbie a cui si aggancia una cintura, fattura spessa di un tessuto che deve sopportare grandi sforzi e tensioni.
Leo sorride al loro arrivo, allungando ancora la divisa dei Knights sul proprio corpo. Tsukasa è incredulo di vederlo in quel modo, mentre Izumi si mostra infastidito.
-Leader, cosa stai facendo?
-Che domande stupide, Tsukasa. Sta facendo il pagliaccio come al solito.
Leo non ascolta né l’uno né l’altro, sembra solo nella stanza a parlare con dei fantasmi molesti. Ha l’espressione vigile, ben sveglia, e i capelli che svolazzano da tutte le parti.
-Naru me l’ha fatta portare stamattina, dopo colazione! Dovrebbe essere della mia misura!
Izumi lo squadra da capo a piedi, istintivamente.
-Sei dimagrito parecchio, in questi anni.
-Ci sono stati giorni in cui ero fortunato a mangiare una sola volta!
Tsukasa sospira, trattenendosi dal gettare gli occhi al cielo.
Il giovane si arma di un sorriso morbido e con pazienza rimane tra loro due, fisicamente e spiritualmente.
-Avremo tutto il tempo per questo genere di racconti, nel futuro.
Quando Leo lo guarda un poco confuso, ha l’opportunità di spiegarsi.
-Vogliamo sentire tutto quello che ti è capitato, Leader, e cosa succede fuori dalle mura di questa città. Yumenosaki non è la sola cosa esistente a questo mondo.
È sincero. Tutta l’attenzione che offre all’altro è priva di malizia.
L’ex Comandante dei Knights gli sorride e ride sguaiato, muovendosi ancora davanti alla finestra aperta – c’è il sole che filtra in raggi dai mille colori, che fanno risplendere il tessuto bianchissimo.
-Ti ricordi come metterla?
-Certo!
-Non sembra. Aspetta che ti aiuto io.
-Ma-
Prima che riesca a dire qualsiasi cosa, Tsukasa è accanto a lui, gli prende la divisa dalle mani e comincia ad aprirla davanti ai suoi occhi. Tutto quello che deve fare è cominciare a spogliarsi.
C’è un letto grande quanto metà stanza e una piccola scrivania addossata all’armadio. Ciononostante, sono le parole a colmare davvero tutto lo spazio.
-Come stanno i nostri cari amici della Cittadella?
-I Non Toccati ultimamente sembrano piuttosto in fermento. Io e Hasumi siamo stati chiamati più spesso a fare rapporto e a consegnare i registri dei tatuaggi. Sono stati tranquilli negli ultimi anni, perché la situazione di Yumenosaki si è regolarizzata, ma sembra quasi che all’improvviso annusino puzza di lercio nell’aria. Forse portata dalle strade nuove.
-Esercitano solo un loro diritto, e il loro dovere di controllo sui Toccati reietti.
-Ah! Ma i Non Toccati sono sempre stati isterici! Hanno lo stesso odore della paura.
-Chi non l’avrebbe, d’altronde, nella loro condizione. E poi, la legge li tutela ancora, esattamente com’era cinque anni fa. Non sembra essere cambiato nulla per loro, a parte che è cresciuto il numero delle possibili minacce.
La cerniera zip dei pantaloni viene abbassata. Tsukasa è chino a terra, solleva prima una gamba del pantalone e poi l’altra, così che il suo Leader scivoli dentro l’indumento. Recupera gli stivali neri poi, anche i lacci per il mantello dispersi sopra il comodino assieme alle bretelle blu e la pettorina azzurra.
A differenza della sua, la divisa di Leo non ha i guanti ed è dotata di una sola manica che copre il braccio destro, poiché non ha il tatuaggio su uno degli arti superiori.
Altre chiacchiere, altre parole.
-Ho notato pure che ci sono delle persone divertenti all’altra torre! L’obelisco della giustizia!
-È solo il figlio di Akehoshi.
-Molto sveglio! O forse molto stupido! La cosa in ogni caso è positiva!
-Il figlio di Akehoshi è una persona molto attenta. Una predisposizione per l’anarchia piuttosto articolata. Non ho mai visto nessuno predisporre dei Sigilli a quella maniera.
-Dev’essere il suo sangue. Il figlio dell’eroe che si è sacrificato per fare la barriera che ci protegge tutti non può che essere a suo modo straordinario.
Tsukasa fa una pausa, perché cerca con lo sguardo un oggetto in particolare.
Non c’è sulla scrivania e neppure sulla sedia, lo cerca con gli occhi tra le lenzuola del letto ma non lo trova. Così, torna a guardare la cintura alla vita di Leo, infastidito dall’assenza della fodera della spada bianca.
Leo intercetta il suo sguardo e lo attira con un sorriso sghembo, piuttosto di sfida; interviene anche Izumi, che intanto si è avvicinato da dietro ai due, annullando la distanza.
-Cosa intendi per anarchia, esattamente?
-Sovversione, contro ogni potere destituito.
-Se lui fosse stato un giudice normale, saresti finito nella torre bianca assieme a Mikejima.
-Dovrei ringraziarlo personalmente, allora.
Izumi fa una smorfia alle parole di Leo, mentre Tsukasa sospira di nuovo.
-La libertà dà potere a chi la possiede, ma taluni non sono in grado di gestirla. È per questo che esistiamo noi Knights: per rimettere le cose a posto, e far sì che nessuno ne esca ferito. Ordine al disordine.
L’ex Comandante ride e poi guarda l’uno e l’altro.
Ora è vestito completamente.
-È sempre bello vedere come qualcuno crede ancora in alti valori come questi.
-Senza valori, non ha senso la vita.
-Ah, mi sembrano parole degne di qualcuno…
Izumi sospira.
-Beh, anche tu segui un valore. Il valore di fare un po’ come ti pare e piace, in ogni caso. L’ordine sì, ma di certo non quello destituito.
Leo ride alle sue parole, terminando così ogni altro argomento. Non è quello il momento di parlare di complotti e strumenti di potere, non quando è ancora privo della sua spilla e di ogni legittimazione.
Compie una sorta di giravolta, in modo tale da far svolazzare il mantello scuro dietro di sé, mostrandosi allo sguardo dei suoi compagni.
-Che ne dici, Suoh? Sena?
Solo il secondo risponde, perché è l’unico che si può azzardare una risposta.
-Sei sempre, banalmente, tu.
Non capisce cosa l’altro intenda e non gli chiede spiegazioni.
Si sente comodo nel camminare in cerchio e nell’alzare le braccia, anche se la maglia tira un poco sulla pancia. Le ossa delle spalle strofinano contro il tessuto morbido e compatto, è una bella sensazione.
Con un gesto della mano, porta i capelli lunghi dietro la schiena.
-Vorrei vedermi in uno specchio.
Izumi acconsente con uno sbuffo.
È Tsukasa che apre la via, letteralmente: dalla porta della piccola stanzetta, conduce poi il duo lungo quello stesso corridoio che lo ha portato dal suo ex Comandante.
Molti dei cadetti stanno uscendo proprio in quel momento per affrontare la giornata di studio e di allenamento, tergiversano sugli usci delle porte con i vestiti scombinati e le facce di chi si è un po’ troppo divertito la notte. Ma lo vedono, lo vedono bene, passare davanti a tutti loro, fiero come pochi altri prima di lui. È piccolo, ma allo stesso tempo molto più grande di loro, basta il semplice portamento sicuro per rendere palese questa differenza: Leo ha ritrovato se medesimo in quella divisa, finalmente.
Tsukasa si rende conto di non sentirsi totalmente a proprio agio nella situazione, così anche Izumi, anche se le loro reazioni sono molto diverse.
-Leader, ti stanno guardando tutti.
-Stanno guardando il tuo tatuaggio.
-Beh, perché è bello.
Arrivano in una sala molto lunga, grandi le tende e rosso il tappeto disteso.
C’è al suo limite uno specchio che riflette e che registra, sopra la cui cornice si arriccia un segno nero in quel momento opaco, senza vita. Davanti allo specchio, Arashi smette di sistemarsi il piccolo guanto nero e li guarda arrivare, piuttosto incuriosita dalla loro presenza nella sala degli allenamenti.
Leo le sorride appena. Si piazza davanti allo specchio e si guarda, occhi verdi spalancati.
Spacca il silenzio con una risata.
-Sì, mi sta proprio bene!
Arashi rivolge occhi pieni di emozione a Tsukasa, anche a Izumi.
Rimane affascinata come tutti loro da quella visione, drogata da una implicita promessa.
Con un gesto morbido, si avvicina al suo ex Comandante e ne sfiora le spalle con le dita, poi si allontana e dà una seconda occhiata alla sua figura.
-Magari si aggiusta sulle braccia e sul sedere…
Leo ha la risposta pronta, specialmente per quello.
-Qualcosa sicuro va aggiustato! Ma basta poco, giusto? Un paio di punti, un paio di frasi, e basta!
Ecco, il vento soffia ancora, dopo che le parole leggere di una formula magica sono state pronunciate. Presagio e promessa assieme, vengono trascinate dal vento, incastrano il sogno nella realtà di quel momento.
Lo specchio brilla accendendosi e registra quella figura e quei movimenti, come se dovessero essere poi analizzati e studiati in un secondo momento – le parole precise e quegli sguardi allucinati.
Il tempo torna a essere fin troppo reale, tutto è stato così semplice, così naturale. È bastato il finto ritorno del loro unico Comandante.
Leo, con una risata, si gira verso il vecchio compagno, e apertamente lo sfida.
-Sena, devi darmi qualche lezione di scherma! Non mi ricordo assolutamente nulla!
-In quella tua testa vuota c’è sempre stato spazio solo per note e strimpelli! Non me ne stupisce affatto!
Izumi ha già la mano sul fodero pieno della sua arma. Maestro di scherma, non c’è volta che si sottragga a uno scontro.
Arashi offre al suo Comandante la propria spada, porgendola con entrambe le mani in un accennato gesto di reverenza. Tsukasa lo segue con uno sguardo perché non vuole lasciarsi sfuggire neanche un singolo gesto; lo studia attento, per carpirne l’essenza del comando.
Poi tutto si annulla quando davanti a Leo c’è solo Izumi, sotto i loro piedi il tappeto rosso. Almeno, finché non sarà ora di andare alla Prigione Bianca.
Leo sorride.
-Sai, Sena? Mi è venuta in mente la trama per uno spartito! Prova a immaginare un cavaliere a caccia, il cui cavallo impazzisce all’improvviso-
 
 
Per l’ennesima volta, abbassa il guanto sul palmo per coprire il segno. Tira poi verso il lembo di cuoio, in modo che le dita siano perfettamente aderenti. Si muove per verificare se ha abbastanza libertà.
La guardia dalla divisa rossa è davanti a lui e non fiata, immobile con lo sguardo fisso in alto alla piccola finestra chiusa; il profilo della città è illuminato ormai del tramonto, pare quasi incendiata.
La porta viene aperta con un gesto impetuoso, compare un uomo con i capelli rossi come lingue ardenti di fuoco – il tatuaggio di un fiore ben visibile sulla sua gola.
-Shi Itsuki, entra.
Shu si alza, recupera dalla panca accanto a sé il vassoio con l’inchiostro e altri dei suoi ingredienti, quindi segue Kuro.
La Stanza del Sigillo è ancora meno illuminata, priva di finestre se non per una feritoia che lascia circolare l’ossigeno e il fumo delle torce di fuoco blu, ai quattro lati della stanza. Attorcigliati sulle pareti e su quel piccolo altare tra di loro, l’inchiostro magico si illumina con tiepida forza in reazione alla sua presenza.
Mentre la porta alle sue spalle viene chiusa, si fa avanti, serissimo, il Primo Capo Hasumi.
-Il tuo tatuaggio è stato approvato, Shi dei legamenti.
Alza il foglio che Shu gli ha consegnato quella mattina. Una copia di quell’originale è già stato messo negli alti registri, che in quel momento sono messi al sicuro in un archivio vicino al Magister.
Hasumi lo guarda ancora e fa in modo che i presenti vedano il tatuaggio stesso, altri due Akatsuki oltre lui e lo stesso Shi.
-È di ottima fattura.
Shu si lascia scappare un commento non troppo sottovoce.
-Come non poteva essere altrimenti.
Hasumi si limita ad alzare un sopracciglio; alza il braccio e così alza anche la voce.
-Inizio la purificazione.
Le dita lasciano andare il foglio, che si illumina dello stesso colore degli altri legami nella stanza. Brucia piano, lasciando uno strano odore di terra pestata, e la sua cenere si va a depositare in modo ubbidiente e ordinato entro una piccola ciotola nera – il cui solo marchio bianco spicca con forza, “純”, Jun [1].
Il Primo Capo alza lo sguardo a lui, dietro quegli occhiali spessi che lo proteggono dal mondo.
-Mostrami l’inchiostro che hai preparato.
A quel punto, lo Shi avanza e deposita il vassoio sopra l’altare stesso, accanto alla ciotola nera.
Illustra ai tre presenti ciò che ha portato in quel luogo.
-Questa boccetta, e questo composto di resina e semi.
Keito guarda prima Kuro e poi anche Souma, che approvano in silenzio con semplici cenni della testa. È stato tutto scritto e approvato già in precedenza quella stessa mattina da altri funzionari, ma deve essere annotato anche da loro prima di avere il permesso di essere utilizzato.
Si allontanano tutti, tranne Keito.
-Inizio la purificazione.
Alza il braccio e con la punta di due dita, indice e anulare, disegna nel vuoto il carattere complesso “粋”, Sui[2], e quando anche questo si frammenta in polvere e cenere, si sparge su tutti gli oggetti presenti sul vassoio. L’inchiostro viene appena illuminato, poi si spegne docile.
La stanza si illumina di magia. I legami brillano con più forza, la fiamma blu delle torce arriva quasi al soffitto. Sul pavimento vengono disegnate le forme di un cerchio prima, e poi di una stella, poi ancora di un cerchio, la cui circonferenza va a chiudersi attorno all’altare nero. C’è un singolo bagliore rosso, un sottile obelisco di luce che parte dal pavimento e sale fino al soffitto, trafiggendo la ciotola nera con la cenere del tatuaggio. Hasumi la prende e la svuota nell’inchiostro.
Quando è di nuovo buio, il rito di purificazione è terminato.
-Ora è tutto pronto, possiamo portare il preparato alla cella della Prigione Bianca.
Guarda ancora Souma, guarda ancora Kuro, e i suoi diretti sottoposti gli rispondono.
Guarda anche Shu, che invece si irrigidisce subito.
-Shi Itsuki, attendi nell’ingresso fino a quando non ti chiameremo.
L’uomo dai capelli rosa li lascia passare senza dire una parola, neppure quando il suo amico d’infanzia gli passa accanto e si ferma un istante appena, giusto il tempo per sussurrargli qualcosa.
-A dopo.
Ha lo sguardo fisso, non reagisce a nulla. Tutte quelle nuove procedure di controllo lo indispettiscono.
Una volta però che i tre sono andati, arrivano altre due guardie degli Akatsuki che lo scortano via da quella stanza, poi sigillata dalla chiusura della porta spessa.
Segue i passi del Primo Capo e delle sue guardie, verso la Prigione Bianca. Nei corridoi scorre una certa tensione palpabile, l’energia sprigionata dal carcerato è arrivata fino a toccare quasi ogni luogo di quella prigione speciale, e lui la sente.
Loro la sentono.
Abbastanza in alto, le guardie lo lasciano solo, in un vestibolo antecedente al lungo corridoio prima della cella, in attesa. Non ci sono sedie o panche, soltanto un inquietante silenzio che assorbe tutto, persino i pensieri.
Shu si tiene le mani con dita tese, cercando di calmare il tremore latente. Non può che constatare la presenza di una certa preoccupazione in sé, così come una certa aspettativa e una certa ansia, trattenute a stento dalla sua espressione glaciale. L’energia caotica, di quel qi sull’orlo della totale corruzione, chiama una parte di sé che gli è difficile silenziare del tutto e che lo ripugna al tempo stesso.
Strana coincidenza davvero.
Chiude gli occhi e cerca di respirare piano, riordinare i propri pensieri. Facendo così, per qualche istante, le sue mani smettono di tremare, non sente più urgenza di stringere o lanciare cose. L’adrenalina comincia a circolare nelle sue vene e questo gli dona una certa sicurezza. Se rimane concentrato e stabile, può dirsi pronto.
Qualcuno bussa piano all’improvviso. Shu rimane stranito dalla cosa e si avvicina alla porta, che aprendosi mostra alcune persone in divisa bianca.
-Voi-
Izumi fa un cenno del capo al suo indirizzo, gli occhi veloci che guardano ovunque alla ricerca di qualcosa – forse una divisa rossa, forse altro. Ha un tono irritato e scocciato.
-Siamo qui in veste di Knights. Te ne stupisci forse?
-No. Ma come mai c’è anche lui?
Al suo fianco, sgattaiola un uomo più basso, dai capelli lunghi e sciolti, del colore del tramonto.
La guardia bianca alza le spalle in un gesto di indifferenza.
-Ha insistito.
Poi Arashi dice qualcosa, muove la mano e la porta si chiude in fretta, lasciando i due da soli.
Leo è tutto un sorriso, forse eccessivo, si rivolge allo Shi con gioia esagerata.
-Shu!
L’altro uomo però arretra di un passo, lo guarda con degli occhi terribili e un’ombra sul proprio viso.
-Tsukinaga, non saresti dovuto venire. Questa è una cosa molto seria.
-Ma io sono serio! Ti ricordo che sono stato io a portare qui Mama, per cercare di salvarlo!
Ride un poco, cercando di diminuire la distanza tra i loro corpi; eppure, quando fa un passo in avanti, Shu ne fa un altro indietro. Allora l’uomo più basso rimane immobile e ride.
-Posso fare finta che non mi importi fino a un certo punto!
-Ammetti piuttosto che hai approfittato del compito dei Knights per venire qui a vedere cosa succedeva.
-Beccato!
Tenta persino un sorriso, molto debole, al quale lo Shi non risponde affatto.
-Ma sono qui anche per te.
-Non ce n’era affatto bisogno, anzi. Sei stato fin troppo impudente.
-Oh, andiamo! Tu sei fin troppo severo! Finalmente farai il tatuaggio, no? Sono qui per darti la carica giusta!
Shu assottiglia lo sguardo, inizia una frase con tono eccessivamente sferzante.
-Tsukinaga, non-
Entrambi si voltano quando la porta si apre alle sue spalle, Arashi si affaccia con metà viso e un poco di spalla, parla così velocemente che a malapena si capiscono le parole. Poco più in là, Tsukasa sbuffa e Ritsu sbadiglia, Izumi è congelato in un silenzio teso.
-Fate meno rumore! Gli Akatsuki potrebbero arrivare da un momento all’altro.
Leo ride ancora, prendendosi un’occhiata davvero molto brutta da parte della Knights. La porta si chiude ancora e lui si gira nuovamente, per guardare il suo promesso.
Ma Shu si tiene le mani, con le spalle tutte rigide, un’espressione che lascia trapelare diverse emozioni di stizza e di rabbia. Il tono è diventato più fermo, per quanto ugualmente accorato.
-Se Hasumi ti vedesse qui, potresti tornare in prigione prima di sera, senza contare tutte le conseguenze per me e per i Knights stessi.
Aggiunge, dopo aver schioccato le labbra.
-Paradossalmente, non vedresti Mikejima ancora per diverso tempo.
-Beh, Mama non verrà certo liberato entro oggi, no? Abbiamo tempo.
Sbatte le mani, incurante davvero del rumore che fa.
Anche lui d’altronde reagisce all’energia magica che c’è in quel luogo, non riesce a trattenere i propri sentimenti.
-Magari finisco nella stessa sua cella!
A quelle parole l’irritazione di Shu si intensifica notevolmente, accrescendo nel suo petto come una nuvola in tempesta.
L’adrenalina continua a scorrere. Tutta la poca calma che aveva raggiunto, viene spazzata via pezzo a pezzo, ogni volta che l’altro sorride.
Sono entrambi sollevati delle proprie difese, privi effettivamente della loro solita forza – c’è qualcosa che li spinge, parola dopo parola, sempre più verso il disastro.
È tutto così veloce e imprevedibile che è difficile fermarsi.
-Perché devi essere così irresponsabile? Non pensi davvero alle conseguenze?
-Finché non mi beccano, non succederà nulla! Si vede che sei nervoso, non ti fa bene sai.
-Sei tu che rendi tutto così terribilmente più difficile.
Anche Leo schiocca le labbra, imitandolo – dondola un poco con il corpo, davanti a lui.
-Quali incredibili conseguenze potrebbero capitarmi?
-Potresti non riuscire più a diventare un Knights. Potresti non poter tornare a casa per diverso tempo. Queste sono solo due delle cose che mi vengono in mente adesso. Ma tu no! Devi fare di testa tua, creare disordine! Vivere nel disordine!
Leo sorride, con quella consapevolezza e quella audacia che un tempo era così sfacciata in lui.
Sembra tornare indietro di qualche anno, anche questo stimola molto la risposta pronta di Shu.
-Ai Non Toccati fa sempre comodo avere uno come me tra i Knights. Avrebbero il mio Potere sotto il loro controllo, non sguinzagliato come quello di un cane randagio. Lo abbiamo già visto!
-E per questo ti permetti di fare quello che vuoi?
L’uomo più basso a quel punto però comincia a cedere un poco, perché non è per nulla preparato a un litigio.
Anche ammettere che è stato spinto dal proprio egoismo, quando ha insistito con Izumi per arrivare fin lì, certo non arriva a giustificare determinate parole.
Si ritrae, quindi, con un passo indietro.
-Non immaginavo potessi essere tanto triste di vedermi, Shu! Sembra quasi che tu stia cominciando a odiarmi! Non volevo certo farti arrabbiare a questo modo…
Ma ora le mani di Shu tremano, entrambe, e il suo tono si è avvelenato fin troppo.
-Che senso ha avere un progetto di vita assieme se non riesci neanche a comportarti come una persona normale? Dici di essere qui per me, ma non hai neanche idea di che sentimenti io possa provare all’idea di saperti ancora in prigione! Fai qualsiasi cosa per te stesso, unicamente per te stesso, come il caos fine a te stesso!
-Ora stai esagerando-
-Con che coraggio me lo dici? Sei venuto senza considerare il contesto, senza considerare me, senza considerare i Knights, senza considerare Mama!
-Stai decisamente esagerando, Shu. Cerca di calmarti.
Ma Shu, invece, fa una pausa e guarda in basso.
-Saresti dovuto morire, fuori da Yumenosaki!
C’è silenzio per diversi secondi, irreale, tragico.
Leo rimane immobile quanto allibito, cristallizzato in quel secondo dove l’eco delle parole di lui rimbalza e rimbomba nella sua mente.
Basta davvero così poco perché ogni sua sicurezza e ogni sua felicità, ogni sua fragilità, venga dilaniata a quel modo doloroso. E la cosa più terribile è che sembra che la sua paura sia semplicemente stata esplicitata, resa nota ad alta voce. È così facile cedere alla debolezza, così semplice.
Rotto, fa un passo indietro.
-Proprio tu mi dici una cosa del genere, dopo tutto quello…
Poi recupera la sua maschera, il sorriso e la risata che lo proteggono da ogni scomoda verità – od ogni presunta, sperata verità.
Muove le mani come se fosse un burattino, nell’aria, agitatissimo.
-Ma forse hai ragione! Chi altri potrebbe avere ragione, se non tu? Le tue parole sono come delle preghiere, vere formule magiche incise nel destino di chiunque ti stia attorno! Sei uno Shi, dopotutto, l’unico essere umano che può maneggiare il Potere di Dio dell’ordine!
Scuote la testa, la scuote ancora, lasciandosi completamente andare ai propri peggior pensieri, in un fiume di negatività che gli dà una soddisfazione peculiare, il crogiolo del perdente, il viso ormai diventato una maschera grottesca.
-Era un’illusione, un altro sogno audace quella di poter essere di nuovo accettato-
Quando alza finalmente lo sguardo, si rende conto che l’altro ha uno sguardo stravolto, terrorizzato, e le mani così rigide che sembra stiano per cadere a pezzi.
Leo spalanca gli occhi.
-Itsuki?
Nessuna risposta. Neppure un fiato.
Leo tenta ancora, perché qualsiasi pensiero è stato annullato da quella visione.
-Itsuki, stai bene?
Shu, quello Shu, emerso in quel suo corpo, sembra sull’orlo del pianto.
-Tsukinaga, io-
Si tocca le labbra con le dita fasciate dal guanto, non riesce neppure a guardarlo in faccia.
-Cosa ho detto?
-Itsuki…
-Mademoiselle aveva ragione… aveva…
-Shu-
Qualcuno bussa piano un paio di volte, si sente la voce di Izumi salutare una certa guardia rossa. Leo non ha tempo: si mette dietro la porta, rimanendo nell’ombra, così da non essere visto quando l’anta viene aperta appena e un Akatsuki si affaccia con una certa urgenza non attenta ai dettagli.
-Shi Itsuki, è ora di andare nella Cella Bianca.
Shu è costretto, in pochissimi istanti, a richiamare forza a sé.
Leo lo vede mentre trasforma con sforzo l’espressione del proprio viso e si costringe a rilassare il corpo, recuperare contegno e dignità. Cerca un contatto visivo con lui, ma lo guarda passare senza poter far nulla.
Poco dopo, lo Shi e la guardia rossa sono ormai spariti oltre il corridoio bianco, Leo può uscire dal vestibolo.
I Knights mantengono la propria posizione di guardia, ma è chiaro che qualcosa li ha abbastanza sconvolti. Izumi è il solo a parlare.
-Cosa è successo? Ho visto la faccia di Itsuki! Che gli hai detto per ridurlo così?
Leo non ha effettivamente risposte alla sua domanda. Non sa cosa sia successo lì dentro, non è neanche sicuro ormai delle parole che ha detto.
L’aria che si respira è intossicante, ma c’è un solo pensiero che non riesce a strappargli.
-Devo andare.
-Adesso? E dove?
-Allo Studio Shi Valkyrie.
Deve parlare con Mademoiselle, capire cosa sta succedendo a Shu.
Si volta verso la Knights in particolare, non serve neanche che faccia la domanda per avere una risposta. Si capiscono con un cenno del capo.
-Naru?
-Vengo con te, Comandante.
Con un altro cenno del capo – con un’espressione appena appena colpevole – Leo si rivolge anche a Izumi, come se a quel punto servisse pure giustificarsi. L’attuale Comandante dei Knights non dice nulla, non fa nulla, non li ferma quando corrono via e scendono la lunga Torre, diretti sul colle dei Valkyrie.



 
[1] “純”, Jun. Semplicissamente, ripreso dal dizionario, il primo carattere di “純粋” Junsui, puro
[2] ”粋”, Sui. Semplicissamente, ripreso dal dizionario, il secondo carattere di “純粋” Junsui, puro
 












Note Autrice: Aggiornamento del lunedì!
Questo è sicuramente un altro capitolo pieno di COSE, ma essenzialmente pieno di ANGST. Perché sono una brutta persona, lo ammetto. A mia discolpa (.) posso solo dire che questo "punto di svolta" fosse abbastanza necessario - e anche abbastanza anticipato devo dire (spero) - perché la trama funzionale andasse avanti.
Finalmente, siamo arrivati alla "parte di Shu". Avendo analizzato Leo fino a questo momento, ora manca l'ultimo tassello per la fine, ovvero il suo consorte. Via via è sempre stato più palese che avesse qualcosa, e ora è esploso. Cosa sia, lo scoprirete nelle prossime puntate 8) *meheheheheheheheheh*
Ammetto pure che questo è stato uno dei capitoli più difficili da scrivere e gestire, assieme a quello precedente e all'ultimo della long. La LeoShu ha MOLTI spunti da sviluppare, e anche MOLTI punti critici - questo è uno, per esempio, il fatto che canonicamente siano portati allo scontro e anche non canonicamente ma semplicemente guardando che tipo di caratteri hanno, fa della loro relazione potenzialmente instabile - una bomba a orologeria. Per questo credo ci voglia impegno, e un sacco di amore, da entrambe le parti, per far funzionare le cose. Io personalmente sono sicura che entrambi ne siano capaci, per questo li shippo assieme. Poi, a me piacciono pure le coppie un po' litigarelle (.) la gestione del conflitto all'interno della coppia da la misura di quanto la coppia stessa sia salda. Ma questo penso siano discorsi che esulano dalla fic *coff*
Ho messo finalmente Nazuna. Finalmente. Ho accennato poco nella fic COSA sia successo agli ex Valk, lasciando un po' all'immaginazione del lettore. Però ecco volevo che almeno una volta comparisse, se non con Shu almeno con Mika! Ora che c'è Enstars!! possiamo vedere comunque che il rapporto tra i tre si è notevolmente disteso anzi, molto meglio di prima, quindi anche se sta cosa l'ho scritta tipo a Gennaio/Febbraio, direi che va in linea con l'IC canonico 8D
La scena con i Knights spero vi abbia stracciato il cuore perché era quello il mio intento. Non dico altro.
Mi sono pure divertita un mondo a descrivere il rito dell'inchiostro, è pura fantasia e nient'altro e mettercelo dentro è stato solo assecondare il mio gusto personale, un po' come tutto il resto della fic d'altronde.
LA CANZONE DEL CAPITOLO è malinconica e tristissima e struggente, spero che tutti voi apprezziate gli OneRepublic perché io li amo assai.
Che dire. Alla prossima, baciozzi e grazie di aver letto fino a qui (L) Ho notato che l'ultimo capitolo è stato letto più del solito, mi fa supporre che sia stato apprezzato 8D grazie comunque sempre!
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Ensemble Stars / Vai alla pagina dell'autore: Rota