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Autore: Aliasor    06/07/2020    0 recensioni
Dal capitolo 7: "Ogni tanto non è male farsi alzare l’autostima da un amico. Tempo però, all'improvviso, smise di sorridere allegro per mostrare qualcosa di simile a un’aria di nostalgia ed amarezza.
Come a ricordare qualcosa che non voleva rivangare, come a riaprire una porta che voleva tenere chiusa con centinaia di lucchetti e catene.
- L’amore se dovessi trovarlo… scappa lontano. Ti pugnala al cuore e le cicatrici continuano a sanguinare… no, lascia perdere. Se trovi l’amore seguilo.-"
Breve comprensione della vita, della morte e dell'amore di alcuni individui che non possono essere definiti "esseri umani normali". Angeli, Divinità, Coboldi, Homo Sapiens, "l'Uomo Nero e la sua allegra famiglia non tanto allegra" e qualunque cosa presentino i Mondi. Il lieto fine non è sempre contemplato. Per noi è storia, per loro realtà.
Originariamente pubblicati sul mio blog.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Akheilos riaprì gli occhi, sotto il pesante mascherone da formica sudava copiosamente; si tratteneva a stento dal vomitare altro sangue dalla bocca.
Si sollevo da terra di scatto scagliandogli con forza contro la creatura che aveva lui stesso evocato in quelli che erano stati, per gli altri presenti, pochi minuti.
Era qualcosa di simile ad una donna, seppur non fosse facile comprendere se lo fosse davvero, deforme dalla pelle bluastra, sulla fronte lunghe corna affilate come quelle di un oni e i denti erano di un colore nero e simili a zanne; il forte impatto contro il muro la portò a lasciar cadere per terra la lanterna dal fioco barlume.
Aveva evocato Ao andon tramite il rituale dei cento racconti dell’orrore, lo hyakumonogatari kaidankai, in modo che lo portasse dal Dodicesimo Dio nel tentativo di eliminarlo ma non era nemmeno riuscito a raggiungere le sbarre della sua prigione. Era stato fermato da assurde abominazioni nate dal suo stesso subconscio.
E ricordi. Fottutissimi ricordi.
Doveva essere questo il potere del Dodicesimo, rilasciare le paure e i ricordi negativi di coloro a cui si avvicinava; serviva qualcuno di incredibilmente forte per fare anche solo pochi metri in quella prigione.
<< Perché non mi hai avvertito?>>
<< Sighiohe...>> Aveva la voce rotta dalla forza sulla sua trachea. << Io sono solo un mezzo! Non so cosa accade una volta che qualcuno passa oltre!>>
Tentò di giustificare la sua situazione, una parola sbagliata e lo faceva fuori. Quelli come lui venivano creati come nulla in modo automatico, era come un moob nemico di un videogioco, se crepava non importava a nessuno. Nessuno tranne che a lui!
Akhelios era furioso, ma lo lasciò andare.
Tra sé e sé la creatura ringraziò quello sbalzo di pietà nei suoi confronti portandosi le mani artigliate al collo e massaggiandoselo, in tanti anni di duro lavoro come spirito dei cento racconti, non si era mai trovato in una situazione del genere.
Normalmente chi lo invocava era qualcuno che non ci credeva molto, che metteva in pratica il rituale per puro e semplice gioco, si limitava a spaventarli e se ne andava ma quel tizio invece lo aveva richiamato conscio del suo ruolo segreto di tramite tra i Mondi e il Limbo del Dodicesimo: l’aevum.
Aveva sentito parlare di lui e il suo gruppo, individui che seguivano il modus operandi dell’Uomo Nero nel suo periodo d’oro ma non ne condividevano gli ideali, persino tra le creature divine di basso livello, anche se forse era meglio definirli esseri celesti, erano divenuti famosi; si raccontava che il Dio Morte e il Dio fato ne avessero interrogato e condannato uno pochi secoli prima.
Era sempre difficile calcolare il passare dagli anni per via della differenza di velocità dello scorrere del tempo nei diversi Mondi, persino alcune divinità avevano ancora problemi di fuso orario.
<< Il re si è arrabbiato in modo tremendo.>> Commentò uno degli uomini che erano stati invitati a partecipare all’incontro.
Akheilos aveva inviato una richiesta per il regno in cui si invitavano i maggiori di diciotto anni, esperti in storie dell’orrore, a partecipare al “gioco”. Erano stati informati a grandi linee di cosa sarebbe accaduto e dei rischi che avrebbero potuto correre, se uno di loro avesse perso al vita il re si sarebbe impegnato a mantenere la sua famiglia.
A sorpresa erano giunti più del previsto a partecipare, ma solo pochi passarono la severa selezione finale.
<< Già, mi dispiace per te, creatura.>> Aggiunse un secondo.
Avevano preso quasi a simpatia quel mostro apparso dal nulla alla centesima storia, il loro sovrano era un uomo giusto ma alle volte si lasciava andare alle emozioni. Personalmente questo non dispiaceva ai sudditi, lo facevano sembrare più umano e vicino a loro, era bello sapere che anche i re ogni tanto si lasciavano andare.
<< Tu che ne pensi, ragazzo? Tu sei uno straniero, giusto?>>
Le parole del vecchio invitato si rivolsero a quello che sembrava il più giovane tra di loro, un ragazzo con occhi e capelli dorati  tirati all’indietro. Era vestito in modo elegante, con un abito nero perfettamente stirato e un fazzoletto di seta o velluto al collo, per tutto il tempo non aveva espresso parole all’infuori dei suoi racconti dell’orrore.
I racconti migliori e più spaventosi che i presenti avessero sentito; uno di loro era anche un navigato scrittore piuttosto affermato nell’argomento ma quando il giovanotto iniziava a raccontare sembrava che stesse narrando una storia vera. Da lui vissuta.
Però li spaventava la sua completa mancanza di espressioni facciali, in ogni singola parola non mostrava la minima emozione, era quasi una macchina.
<< … Non mi interessa per quella cosa.>> Rispose freddo. << Piuttosto, dimmi, ci sono altri modi per accedere all’aevum?>>
Lo spirito raggelò immediatamente, quei suoi occhi gialli per un secondo avevano brillato di un riflesso color del sangue, come se avesse dei rubini incastonati nelle sue iridi.
Ao andon deglutì, quel tipo gli ricordava le storie sulla prima e unica vera guerra.
<< No, non es… esiste. B… bisogna mettere in pratica… il… il rituale!>>
<< … Quindi siamo costretti a raccontarci delle stupide storie? Il mio nobile fratello maggiore non ne sarà.. come dite voi umani?>> Domandò rivolgendosi alla persona accanto a lui. << “Felici”? Cosa significherà poi al parola “felice”? O “triste”?>>
Si alzò dal suo posto a sedere per fare qualche passo la creatura con la lanterna in mano, sembrava riflettere tra sé e sé ma nessuno capiva cosa intendeva con “voi umani”. Un non umano non avrebbe mai potuto oltrepassare e difese di re Akheilos, le difese magiche poste da Brettone erano troppo potenti per essere superate.
<< Tu, umano dai capelli neri.>> Lo chiamò indicandolo con il dito. << Cosa vuol dire “emozioni”? Sono qualcosa che si mangia? Le puoi vedere o toccare? Puoi possederle come fossero un oggetto fisico e come materiale di scambio?>>
<< No, sono qualcosa di astratto che non ha valore monetario o di scambio. Sono un qualcosa di intimo e personale.>> Tentò di spiegarsi gesticolando, non era facile esprimere di cosa si trattasse; specie visto l’attacco di panico che lo aveva avvolto. Era un sentimento che non riusciva a spiegare, era una persona come lui ma allo stesso tempo gli trasmetteva una sensazione simile a quella di orda di lupi famelici.
Il biondo mise l mano sotto il mento iniziando a riflettere sulle informazioni poche che gli erano state donate.
Un concetto astratto, qualcosa di intimo, non poteva essere usato come merce di scambio o a livello economico, non potevano essere facilmente dominate senza una lunga preparazione, era difficile da spiegare e comprendere anche per i suoi possessori.
Le emozioni, ergo, erano un extra inutile per un essere vivente.
Non capiva perché il suo nobile fratello maggiore e la sua nobile sorella maggiore ne fossero così interessati, c’era forse qualcosa che non comprendeva? Qualcosa nascosto in profondità?
Tutto ciò che serve si può vedere e toccare, persino l’anima.
<< Comprendo, grazie della spiegazione. In ogni caso ho deciso che esse non sono necessarie alla mia sopravvivenza esattamente come voi presenti. Per favore, morite.>>

I suoi capelli tornarono corti, legandosi tra di loro da soli e posizionandosi dietro la nuca. Aveva fatto attenzione a non sporcare nella stanza di sangue o viscere, sembrava che se ne fossero andati a casa dopo il gioco, la sola cosa rimasta accanto alle candele spente era la lanterna in cui brillata una fiammella azzurra che Ao andon si era portato.
Ecco, lui sarebbe stato difficile da digerire con quello stomaco umano che aveva rubato. Gli avrebbe provoca un leggero bruciore di stomaco.
<< Nobile Fratello, va bene come mi sono comportato?>> Chiese mentre con forza apriva l’aria creando quello che aveva tutta l’aria di un tunnel nero come la pece.
<< Hai fatto un ottimo lavoro.>> Rispose l’Uomo Nero alzandosi il cappello per salutarlo. << Allora, lasci lì la lanterna? Ti spiace se la prendo io?>>
<< Fai pure se lo desideri.>>
Si chinò stringendo tra le mani l’oggetto e ridacchiando allegro << Hai risolto i tuoi dubbi sulle emozioni?>>
<< No, ma ho avuto nuove informazioni su di esse. Le analizzerò con calma.>>
Il maggiore dei due fratelli alzò le spalle facendo un sorriso, era abbastanza soddisfatto del suo tentativo di apprendimento. Era comunque molto più avanti di molti altri dei loro parenti.
<< “Illimitato Desiderio Androgino”… suona lungo, che ne dici se ti chiamassi semplicemente C?>>







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