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Autore: Arthalmia    06/07/2020    1 recensioni
Trentacinque anni, tre bambini, una casa accogliente. Sembra il sogno di molti, ma per Katara è una gabbia che non riesce a contenerne il carattere vitale e l'impeto. Come un fiume che gorgoglia, freme, specialmente quando la sua gabbia comincia a restringersi e a opprimerla sempre più. "Moglie dell'Avatar". Questo è diventata. Ma per una volta ancora ha bisogno di tornare a essere, semplicemente, la sedicenne del polo Sud che era prima di impegnarsi con Aang. E ha bisogno di un piccolo aiuto.
Genere: Erotico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katara, Zuko
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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La porta della cucina è appoggiata alla parete interna in attesa di riparazioni. Oltre essa, dallo spiraglio lasciato aperto su un giardino in stile zen, un uomo di trentasei anni si diverte rincorrendo due ragazzini che gli somigliano tanto da poter essere scambiati per i suoi figli. Dietro la porta, una donna ride ogni volta che uno dei tre inciampa o acchiappa gli altri.

Katara non sente il cuore così leggero da tanto, troppo. Vedere i suoi bambini allegri e felici le pare un miracolo. Da mesi è abituata a vederli sorridere in modo sghembo e maligno solo quando, per richiamare l'attenzione, ne combinano una delle loro. Vede Bumi che tenta di soffiare a Sokka la spada che porta appesa alla cintola, accanto al suo adorato boomerang bianco e blu. 
Zio, mi insegni ad usarlo questo coso? 
Senti un po', ma da dove salti fuori? Un discendente maschio della tribù dell'acqua che non sappia usare un boomerang è un disonore! Uno di questi giorni, faremo una bella sessione di allenamento intensivo! 
Kya chiede se può unirsi all'allenamento e i due, complici nella loro sorniona mascolinità, rispondono di no. La bambina fa loro la linguaccia, apre la borraccia di cuoio che porta appesa al vestito - Katara gliene ha data una in miniatura da quando ha appreso i rudimenti del dominio- e li spruzza d'acqua. 
Quel chiasso è musica per le sue orecchie. Vorrebbe che Sokka restasse in città per sempre. Che si lasci con Suki o se la porti a Città della Repubblica, spera che suo fratello si trasferisca qui in pianta stabile.

Comincia a preparare la cena. Ci mette tanto impegno, oltre ad essere felice di cucinare per Sokka e di preparargli i cibi tradizionali della loro tribù deve anche ricordare bene alcuni procedimenti. È tanto che non prepara un pasto simile. Stando in città ha smesso temporaneamente di prendere studenti, si è fatta assorbire dai ritmi frenetici del luogo e ha preso a cucinare pietanze meno elaborate e più veloci da preparare. Una volta è persino arrivata a prendere da asporto dei sacchetti di carta con dentro cibo unto e bisunto per tutti, in mancanza di tempo a causa dei servizi da sbrigare. Serba un bel ricordo di quel giorno. Hanno mangiato tutti e cinque insieme a pranzo 
Tenzin aveva due anni. La sua famiglia non aveva ancora iniziato a sgretolarsi sotto i suoi occhi, spingendola a un quotidiano lavoro di raccolta dei cocci.

Katara passa le successive due ore ai fornelli. Quando finalmente può sedersi, il sole estivo sta ormai tramontando e Sokka e i bambini rientrano, accaldati e sudati. Li spedisce a lavarsi, tutti e tre, ma persino fare da madre a suo fratello oggi le dà gioia. Stanca, tira un sospiro di sollievo, ma quando pensa di poter riposare qualche minuto ode due voci familiari in giardino.

-Siamo tornaaaaati! - Due tornado, uno minuscolo, l'altro enorme, più alto e imponente di lei, fanno breccia nella cucina. Una folata di vento per poco non scaraventa via il tavolo che Katara ha apparecchiato con tanta cura. 
-No! - si lascia sfuggire un'esclamazione di terrore alla prospettiva, ma per fortuna il responsabile si ferma in tempo. Il piccolo Tenzin sorride allegro mentre corre ad abbracciarla.

-Bravo, campione, mi hai battuto - gli fa i complimenti il padre. Katara rivolge ad Aang un sorriso stanco e abbraccia anche lui. Il marito la bacia rapidamente sulle labbra. Passiva, lei lo lascia fare. Oggi non ha le forze neanche di riflettere su quel gesto di routine che ultimamente le dà spesso fastidio, le sembra una scusa malposta. Oggi Sokka è in casa e nessuno potrà rovinarle una cena decente, per una volta che ha la possibilità di farne una.

-Com'è andata oggi, tesoro? - non guarda né Aang né Tenzin mentre prende in braccio il piccolo per coccolarlo un po', sicché i due pensano entrambi di essere i destinatari della domanda e rispondono assieme. Tenzin, calmo e sorridente, le annuncia che il padre gli ha insegnato una tecnica nuova. Aang, decisamente più allegro e orgoglioso, tenta di descrivergliela nei dettagli, ma Katara capisce poco dei nomi delle mosse che il marito elenca. Ha tentato di imparare qualche vocabolo tecnico del dominio dell'aria, ma i suoni di quella lingua non le entrano in testa. Si limita a sorridere al marito e al bambino, che intanto posa a terra. Tenzin è la copia di suo padre, un piccoletto dal viso rotondo, occhi a mandorla e capelli scuri. Ha proibito ad Aang di rasarglieli finché non sarà in grado di scegliere. La verità è che adora la zazzera morbida e lucida del suo piccoletto. Sa che se proseguirà nell'addestramento una rasatura sarà inevitabile, però.

-Dove sono Bumi e Kya? - chiede Aang mentre si accomoda a tavola. Successivamente inarca un sopracciglio e annusa l'aria. - Cavoli, che odore forte... Cosa hai cucinato? Sembra quasi...

-Carne di tricheco fresca cucinata con radici amare dei ghiacci, sono stata fortunata a trovarli al mercato proprio oggi. E ho tirato fuori quella secca, di carne. Oh, ma non preoccuparti, per te ho preparato qualcosa senza - lo rassicura, memore del suo essere vegetariano. - Sokka è venuto a trovarci e resta per cena, perciò ho avuto questa idea. È di là con i bambini, dovrebbero aver finito di fare il bagno.

-Davvero? È una splendida notizia, mi fa molto piacere! Era tanto che non si faceva vivo.

Katara annuisce e torna ad affettare un pomodoro da spargere fresco, a pezzetti, sullo stufato di carne e sugli spaghetti di verdure di suo marito. È un'aggiunta alla ricetta tradizionale del tricheco, ma l'ha già provata e ricorda che il risultato non è stato niente male l'ultima volta. 
In quel momento le voci dei suoi figli grandi cominciano a risuonare in fondo alla casa e si fanno sempre più vicine. Si volta: Kya stupisce Sokka, vestito ma con la testa fradicia, asciugandone i lunghi capelli scuri con una mossa da dominatrice provetta. Lo zio si finge meravigliato, o forse fa sul serio; non sarebbe una reazione eccessiva. Il rapidissimo miglioramento di Kya è la gioia più grande di Katara, nonché sua unica allieva, da quando sono a Città della Repubblica. Ha talento da vendere.

-L'opposto di tua madre, a quanto pare. A lei piaceva buttarmi cumuli di neve addosso, sai? - scherza prima di notare i due dominatori dell'aria in cucina. - Aang! Che piacere rivederti!

-Posso affermare lo stesso, amico - replica l'Avatar, alzandosi per salutarlo. 
- E voglio conoscere ogni dettaglio del tuo ultimo viaggio, visto quanto è durato! Bambini! - esclama poi, rivolto ai figli. - Su venite, non mi salutate?

È una domanda che Aang porge spesso loro. All'inizio, quando hanno iniziato a vedere il padre così poco, stentavano a farlo. Katara ha fatto lunghe chiacchierate con Bumi e Kya per tentare di fargli capire che Aang continua a volere loro un bene immenso anche se sta poco tempo a casa. Da allora i due hanno ripreso a salutarlo come prima, ma la donna sa che due anni di assenza non sono facili da perdonare, per un bambino. Conosce bene quella sensazione. E soprattutto, conosce la difficoltà del perdono. Prega spesso che i suoi figli abbiano preso da Aang e non da lei in quel campo.

Bumi e Kya schioccano al padre un bacio su una guacia ciascuno, come sempre, e poi corrono dal fratellino. La più grande consolazione di Katara è che nonostante tutto, e nonostante il carattere calmo di Tenzin, in netto contrasto col loro, i due adorino il piccolo di casa. I bambini cominciano a parlottare e ridere tra loro, in attesa della cena. Katara invita gli uomini a sedersi di nuovo e porta in tavola le numerose pietanze che ha preparato.

-Dimmi, Sokka- dice Aang tra un boccone e l'altro. - E' molto che sei in città?

-No, a dire il vero sono arrivato ieri notte. Ho riposato un po' prima di venirvi a trovare. Non avreste voluto vedere le condizioni in cui sono arrivato, sembravo uno di quegli scimmioni pelosi che vivono nelle foreste del sud. Quei dannati archeologi mi hanno trascinato in ogni angolo del Regno della Terra per mesi. Credo proprio di meritarmela, una vacanza.

Katara non ha ancora avuto modo di dire al marito dei problemi del matrimonio di suo fratello, ma ora, davanti ai bambini, entrambi evitano volutamente l'argomento, rimandando la conversazione per quando Bumi, Kya e Tenzin saranno a letto. Aang, dal canto suo, coglie al balzo quell'ultima frase per fare un annuncio.

-Già, una vacanza... anche io credo proprio che la prossima settimana darà il caso di fare un salto al Tempio Meridionale, no, piccolo? - l'ultima parola è ovviamente rivolta a Tenzin, che però sta pazientemente masticando un piccolo boccone e si limita a fissare il padre con i sottili occhi scuri, il suo cucchiaio preferito stretto nella mano. Katara ha insistito che Aang non imponesse ai figli nessun regime alimentare, ma a quanto pare il suo terzo figlio è disgustato dalla carne di natura, per cui non si stupisce di vederne il piattino ricolmo degli stessi spaghetti del padre. Bumi, invece, mugugna allegro mentre addenta una striscia di carne salata.

-Una vacanza? Che bello! Sono anni che non ci andiamo.

Katara pulisce una guancia di Tenzin sporca di pomodoro.

-Effettivamente è passato tempo dall'ultima volta- osserva. -Come mai questa idea?

Aang non risponde, l'espressione titubante. E' rigido, quasi avesse timore di parlare o non sapesse come dire quel che pensa. Katara lo guarda negli occhi, interrogativa.

-Qualcosa non va, Aang?

-No... credo solo che mi abbiate frainteso. Effettivamente mi sono espresso male. Questa non è esattamente una vacanza... almeno non di quelle a cui pensate voi, anche se io lo trovo rigenerante. Quel che intendevo era che io e Tenzin dovremmo recarci lì per un ritiro spirituale. l'estate sta finendo e con l'avvicinarsi dell'autunno il dominio dell'aria si rafforza, è importante cogliere l'occasione in questo periodo.

Nessuno fiata a tavola. Katara cerca lo sguardo di Sokka per trovare in esso la forza di replicare, ma anche il fratello è estremamente sorpreso dall'affermazione; ha l'espressione di chi ha trovato la conferma a quanto ha ascoltato e che non è affatto felice di ciò, di chi sperava di aver udito una menzogna, anche se proveniente dalla persona più fidata. Dal canto suo, Aang sembra molto tranquillo ora che è riuscito a esternare quel che aveva da comunicare, quasi si aspettasse comprensione immediata. E' Kya, l'unica che non ha aperto bocca per parlare da quando hanno iniziato a mangiare, che rompe il silenzio.

-Stai dicendo che vai in vacanza con Tenzin ma non vuoi che noi e la mamma veniamo?

-Kya... - prova a intervenire Katara, ma il marito la interrompe.

-Piccola, mi hai sentito. Non è quello che volevo dire. Un ritiro spirituale può essere una bella esperienza, ma è qualcosa che serve ai dominatori dell'aria. Voi vi annoiereste. E inoltre... il tempio si raggiunge in volo con un aliante, non saprei come portarvici. Vi prometto che un giorno, al mio ritorno, faremo una vacanza come si deve tutti assieme, e quella sarà davvero divertente. Potremmo andare al mare nella Nazione del Fuoco, che ne dite?

La proposta è allettante e tutti in casa adorano il mare, ma nessuno reagisce. E come potrebbero? Bumi e Kya si guardano, gli occhi colmi di risentimento. Katara non ha la minima idea di come salvare la situazione. Sua figlia non è stupida, Bumi men che meno,  e sa anche che qualsiasi cosa lei o Aang possano dire per tentare di migliorare la serata suonerà come una vuota scusa. Anche lui lo sa, ne è certa. Ma la donna sente rabbia in questo momento. Non è stata lei a far degenerare quella che era iniziata come un'allegra cena in famiglia e ora rischia anche di apparire falsa agli occhi dei suoi figli se tenterà di consolarli. Fulmina Aang con un'occhiataccia. Non le importa cosa penseranno gli altri presenti, nulla potrebbe andare peggio. Tanto vale smetterla di reprimere ciò che prova, per una volta.

E' Sokka che riesce in qualche modo a salvare il salvabile.

-Chi ha bisogno di aspettare di andare nella Nazione del Fuoco quando ci sono tante belle località qui, per fare un bagno? Voi ne conoscete qualcuna?

Bumi e Kya annuiscono incerti, con l'aria di chi è allettato dal prendere parte ad una conversazione interessante ma non sa come far notare che è ancora arrabbiato.

-Beh, lo zio Sokka invece non conosce per nulla la città. Mi fareste da guida, finché resto qui?

Katara è incredula, ma in qualche modo suo fratello riesce a distrarre i due e perfino a spingere Tenzin a insistere per accompagnarli, prima di partire con il padre. Alla fine, la serata prosegue senza troppi intoppi e la donna riesce a mettere a letto i tre figli sapendoli, se non felici, comunque sereni, confortati dalla consapevolezza che anche loro avranno la loro piccola esplorazione. Quanto a lei, però, non ha rivolto la parola ad Aang per tutto il tempo che sono rimasti a tavola. Ha lasciato che si facesse intontire dai racconti di Sokka su rocce, deserti e mostri, ma anche se il guerriero non fosse stato presente, sarebbe rimasta in silenzio. Si conosce abbastanza bene, non avrebbe avuto la calma necessaria per non fare una scenata davanti ai figli. Quel che è successo la manda in bestia. 

Sta lavando gli ultimi piatti e Sokka è andato a disfare il suo bagaglio quando si sente chiamare dal marito.

-Tesoro.

-Cosa c'è? - risponde, continuando a dargli le spalle. Mette sempre più enfasi nello sfregare la scodella che ha in mano.

-Ecco, è proprio questo tuo atteggiamento a preoccuparmi. Hai l'aria di essere arrabbiata.

-Ho l'aria di essere arrabbiata? - ripete lei sibilando, finalmente voltandosi a guardarlo e sbattendo la ciotola sul piano cottura. -Aang, hai la più pallida idea di come tu ti sia comportato? Quello che hai fatto stasera è imperdonabile.

-Cosa...? Aspetta, ti riferisci per caso al viaggio al Tempio Meridionale?

-Sei perspicace- commenta lei sarcastica.

-Katara, ti ho spiegato anche a tavola che non è un viaggio di piacere, ma un ritiro spirituale. Non posso perdermi questa occasione. Si tratta di qualcosa che dovrebbe accadere solo due o tre volte l'anno in autunno, e per pochi giorni, finché Tenzin non avrà appreso determinate tecniche che necessitano di quelle condizioni per essere padroneggiate. Comprendo che Kya e Bumi possano fraintendere, ma mi aspettavo che tu capissi...

- Due o tre volte l'anno ogni autunno? -Stavolta Katara non si preoccupa nemmeno di tenere bassa la voce. -Stai dicendo che dovrò vederti che vai via con nostro figlio più volte per chissà quanti anni? Spero tu stia scherzando, Aang, ma anche in quel caso, lo scherzo non è divertente!

L'Avatar la squadra con gli stessi occhi a spillo del loro ultimo nato, che si riducono a fessure. Un tempo era Katara a superarlo di qualche centimetro, ma ora Aang è molto più alto di lei. 

-Non mi aspettavo questa reazione esagerata da te, Katara. Credevo capissi quanto è importante per me trasmettere le mie conoscenze all'unico nostro figlio che abbia ereditato il dominio dell'aria.

-Io starei esagerando? Aang, non so se lo hai dimenticato, ma hai altri due figli. Due bambini che ogni giorno si svegliano sapendo che hai portato il loro fratello minore con te poco dopo l'alba e che ti incontrano solo a cena e nel fine settimana. Non puoi fare il genitore part-time. Bumi e Kya si sentono esclusi, pensano che non ti importi niente di loro, e sai qual è la cosa peggiore? Che nemmeno ti sforzi di dimostrare il contrario! Chiunque dall'esterno darebbe loro ragione!

-Credo che siano abbastanza intelligenti da capire come stanno le cose, se spiegate nel dettaglio - risponde lui con la solita calma.

- Ho parlato con loro più e più volte. Gli ho detto che vuoi loro un gran bene ma che sei molto impegnato, ma Aang, il bene non si racconta a parole. Si dimostra. E sono due anni che tu non ne dimostri loro per nulla. Questa sera li hai feriti profondamnte, se non ci fosse stato Sokka non so come avremmo potuto distrarli. Avresti potuto inventarti qualcosa, portarci con te con un mezzo preso a nolo. Ci saremmo stabiliti in un'ala del tempio e l'avremmo esplorato con calma, non disturbandoti. Ma invece, pare che ti siamo d'intralcio. Tutto ciò che conta per te è riempire la testa di Tenzin con le tue dannatissime lezioni di dominio dell'aria!

-Ora basta, Katara - ordina Aang, stavolta con tono perentorio. -Non ti permetto di parlarmi così, men che meno di fare certi commenti sulla mia situazione. Tu più di chiunque altro dovresti capire l'importanza e il peso del dover mandare avanti un'arte tanto delicata da solo!

Nonostante la sua rabbia, Katara era certa di poter affrontare una conversazione in modo civile, mettendoci un po' di impegno. Ma sentendo il marito pronunciare quelle parole ogni suo buon proposito si sgretola come un iceberg secolare crepato dall'età e dal vento. 

-Non ho bisogno del tuo permesso per parlare, almeno non ancora. Potrò essermi ridotta ad essere identificata come tua moglie, potrò aver rinunciato ad insegnare il dominio alla Tribù del Sud per seguirti e permetterti di rifondare qui il tuo tempio, e potrò anche essermi trasformata in una madre che si limita a crescere i figli che tu hai abbandonato alle mie responsabilità, ma credo di avere ancora il diritto di parlare liberamente per gridare a mio marito che si sta comportando da perfetto idiota! Io addestro Kya ogni giorno, ma non per questo mi isolo e trascuro i miei doveri verso la famiglia che abbiamo scelto di fondare insieme, Aang. Quella bambina è più sveglia di quanto pensi, e non credere che non percepisca la tua assenza. E Bumi! Hai idea di come debba sentirsi alla prospettiva di essere l'unico non-dominatore in casa? Io tento di stare con lui il più possibile, ma diamine, pensa a quanto debba sentirsi tagliato fuori!

Aang è allibito. Sono vicinissimi e immobili, paralizzati nella cucina gialla e verde, e per la prima volta a Katara la sua stanza favorita non trasmette alcun calore.

-E' difficile anche per me - mormora Aang. -Ma purtroppo, è il solo modo che ho per sentirmi in pace con me stesso ed espiare i doveri verso i miei antenati. Ti chiedo solo un paio di anni di pazienza, Katara. Tenzin è un allievo eccellente e non dubito che presto potrò allentare i ritmi di allenamento, te lo giuro.

-I doveri verso i tuoi antenati? Hai sul serio il coraggio di dire queste stronzate quando io ti sto mettendo di fronte a quelli verso i tuoi bambini, che sono ancora qui, vivi e vegeti?- Katara sente gli occhi che iniziano a bruciare. Con uno scatto incontrollato del braccio fa cadere la ciotola che stava asciugando, rompendola in mille pezzi. E' scalza, con un salto si allontana dai frammenti e dal marito, avvicinandosi all'uscio ancora rotto che si è dimenticata di chiedergli di riparare. -Mi sono stancata, Aang. Non era questo ciò che mi aspettavo quando ho deciso di passare il resto della vita con te. Sapevo che sarebbe stata un'esistenza diversa, ma mai avrei immaginato che avresti trascurato così i nostri figli. Ho vissuto sulla mia pelle cosa si prova a sapere che un genitore ha scelto di allontanarsi da te. Non ho scelto di formare una famiglia e di stare con te per avere in cambio solo promesse e giuramenti inutili!

Per la prima volta da quando hanno intrapreso quella conversazione Aang le parla con un tono più tagliente del suo:

-Sì? E come vorresti fare, allora, sentiamo? Mi dispiace, Katara, sai quanto ti ami, ma non ho intenzione di sospendere l'addestramento di Tenzin, non riuscirei a vivere in pace con me stesso. 

-In tal caso...- comincia la donna, ma si interrompe lì. Non sa nemmeno lei cos'altro dire. Sente che potrebbe prendere una decisione drastica.

-In tal caso...? Cosa pensi di fare, lasciarci? Tu, che mi accusi di trascurare i nostri figli, vorresti dar loro il colpo di grazia?

Katara guarda la porta rotta. L'ingresso sulla sua stanza perfetta, quella che sa di famiglia. Che proprio quell'uscio sia stato distrutto le pare un segno premonitore, ora. L'alone di protezione attorno alla stessa famiglia le pare svanito ora stesso. Aang ha ragione, se lo lasciasse sarebbe lei a rovinare tutto e non saprebbe nemmeno come regolarsi, con i tre figli. Ma allo stesso modo sente che se restasse un altro secondo in quella casa, se dovesse recitare ancora quella pantomima, impazzirebbe.

-Non lo so, Aang. Ma di certo non posso continuare così. Non ho intenzione di reggerti il gioco e di ridurmi d un'ombra silenziosa che tenta di raccogliere i pezzi di ciò che tu stai distruggendo - singhiozza, mentre una lacrima le solca il viso. - Ora come ora non so darti una risposta, ma ho bisogno di pensare. Mi dispiace.

-Katara, non starai pensando di...

Katara non sta pensando, ha già deciso. Con la coda dell'occhio vede Sokka uscire dalla sua stanza mentre abbandona la casa, portando con sé solo la sua borraccia colma d'acqua appesa alla cintola del vestito azzurro che indossa. 

-Sorella...

Non sente altro. Se avesse ancora una porta la sbatterebbe dietro di sé teatralmente, sente che sarebbe un gesto azzeccato, ma non avendola si accontenta di correre via dal giardino, sotto la protezione benigna della luna, accertandosi di non essere seguita ovunque la sua testa deciderà di portarla per riflettere su cosa fare del suo matrimonio.

   
 
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