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Autore: MC_Gramma    07/07/2020    0 recensioni
In tre anni gli erano passati tanti corpi sotto gli occhi e tra le mani, nessuno gli era mai interessato al di là della fedele riproduzione su carta eppure, appena l’aveva vista entrare, la domanda era sorta spontanea: «Chi è quella?» tuttavia si era imposto di non darle voce e gli era rimasta incastrata in gola, procurandogli un fastidioso grattino.
Sapeva benissimo che era la sostituta...

Hunter Clarington e Marley Rose si incontrano così: lui studente della succursale di belle arti, lei modella di nudo. Le loro vite si intrecciano, in classe e fuori, ma si congiungeranno in un'unica strada o sarà solo un susseguirsi di incroci?
(Nota sul titolo: equivale al nostro "col senno di poi", 2020 è il modo inglese per dire dieci decimi. Non fatevi trarre in inganno!)
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Blaine Anderson, Hunter Clarington, Marley Rose, Rachel Berry, Wesley Montgomery | Coppie: Blaine/Rachel
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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A/N: quando ho visto lo short film diretto da James Franco (Do It Right) prima ho riso tantissimo per la coincidenza, poi mi sono detta che le coincidenze non esistono e che questa storia aveva bisogno di un po' d'azione... per l'incontro mi sono ispirata a un video del campione Shan Cangelosi ma lì era un incontro professionale mentre qui si tratta di dilettanti, e naturalmente ho aggiunto il mio inconfondibile tocco!

 

 

 

And if I, if I have been unkind
I just hope you will let it go by
And if I, if I have been untrue
I hope you know it was never to you

(Johnny Cash - Bird On A Wire)

 

 

La palestra era priva di riscaldamento e lei, col suo corto giubbotto e la gonna di jeans, tremava già prima di entrare. Marley era pentita di essersi lasciata tentare dalle temperature stranamente in rialzo ma non era del tutto colpa sua. Il piano prevedeva di passare da casa per lasciare il materiale didattico e cambiarsi, invece suo cugino l’aveva intercettata appena consegnato il modulo di iscrizione. 

Cary insistette per offrirle un caffè e appena seduti partì con la lavata di testa: non era più una ragazzina, se aveva un problema con sua madre dovevano parlarne, non intendeva continuare a coprirla, e così via. Più lui parlava, più lei si rendeva conto che non era colpa sua se non riusciva a essere obiettivo.

Era cresciuto nell’amore incondizionato di una donna con cui nessun'altra potrà mai competere e, subito sotto, c'era Millie Rose. La zia preferita! Quella che gli dava la fetta di torta più grande e comprava la coca-cola alla fragola apposta per lui. Marley non aveva intenzione di infangare quei ricordi perfetti. A che pro ricordargli che la torta di compleanno era la sua e che le era stata servita una strisciolina dello spessore appena sufficiente a sostenere il peso della candelina? O che non le era stato permesso bere bibite gassate nemmeno quel giorno?

In fondo Marley sapeva che sua madre le voleva bene, la gelosia e il desiderio di una vita diversa le impedivano semplicemente di dimostrarlo. Sapeva anche, lasciandola sola durante le festività, di passare per la solita figlia fredda e ingrata ma non le importava.

“Chiamerò la mamma e le spiegherò le mie ragioni!” promise, sapendo che altrimenti non l’avrebbe lasciata andare “Adesso scusami, a differenza di te ho una vita al di fuori del lavoro.”

“Che fretta c’è? Ti sto trattenendo, c’è qualcuno che ti aspetta… un ragazzo, magari?”

“Se dico di sì impazzirai di gelosia? Troppo tardi, Cary, la cotta mi è passata da un pezzo!”

Per fortuna i suoi amici non l’aveva aspettata e avevano già occupato dei buoni posti, Alistair fu il primo (e l'unico) ad alzarsi per salutarla fregandosene degli spettatori indignati alle loro spalle.  

“Cosa mi sono persa?”

“Cerimonie prive di senso.” le assicurò, col suo solito sorriso ambiguo, lasciandola passare.

“Non riuscivi a fuggire da sotto la campana di vetro?” esclamò Lauren, senza spostarsi di un centimetro mentre la scavalcava per sedersi tra lei e Roderick.

“Oddio, mi sono appena resa conto che Cary è la versione cresciuta del Piccolo Principe. Stanotte avrò gli incubi!”

Nonostante l’aria piccata, l'amica le prestò la felpa che teneva legata in vita perché smettesse di tremare.

“Sei arrivata in tempo per vedere il mio ragazzo sminchiarsi!” l’accolse Rod, senza staccare gli occhi dal ring “Poteva fare pesi, correre sul tapis roulant, sculettare a un corso di zumba… ma no, doveva scegliere qualcosa di più maschio! E la boxe è troooppo basic. Qui non solo possono prenderlo a pugni, ma anche a calci.”

“Coraggio! Non sarà peggio di quando giocava a football.”

“Almeno la coach Beiste lo teneva in una zona tranquilla del campo e lui riusciva comunque a cadere da fermo...” rivangò, togliendo gli occhiali per stropicciarsi gli occhi “Si accettano scommesse, ragazzi! Io dico che non riesce a finire tutti e tre i round senza farsi male.”

“Quando mai Spence ha avuto la peggio in uno scontro?”

“Non hai capito. So benissimo che è in grado di difendersi! Così come so che si farà prendere dall'enfasi, come un dannato golden retriever, e farà qualcosa di molto stupido.”

“Dieci dollari che rimane incastrato tra le corde.”

“Vedi? Alistair sa di che parlo!”

“Solo perché ci sono stato prima.”

“E più a lungo.”

“Per il momento.”

Marley strinse le labbra: “Io punto cinquanta dollari su Spencer vincente!”

“Lascia perdere, sono soldi regalati.”

“Chi ci sta?” insistette, agitando la banconota.

“Da quando scialacqui le tue finanze?” domandò Lauren “Non stai risparmiando per iscriverti a quel corso?”

“Ho raggiunto il budget in anticipo.” annunciò allegramente “Mi sono iscritta oggi pomeriggio.”

“Sei stata più parsimoniosa di quanto mi aspettassi!” strinse gli occhi e si fece più vicina “Non stai facendo la fame, vero?”

“Macché, ho messo su almeno cinque chili recuperando anni di privazioni!”

“Cosa non si auto-infliggono le persone…”

“Se punti all'eccellenza i sacrifici sono d'obbligo.”

“Per questo ho sempre preferito la lotta alla danza. Aumenti di peso? Sali di categoria. Altro che dieta!”

Le fu grata per non aver rincarato la dose, rammentandole che alla fine aveva gettato la spugna a un passo dall’essere ripagata di ogni cosa.

“Oh, perfetto!” sbottò Roderick “L’arbitro è un sorcio ebr...”

Marley gli tappò la bocca prima che completasse la frase. Entrambi avevano collezionato delle gran fregature da persone che seguivano il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, ma da lì a fare commenti antisemiti in pubblico... non le pareva proprio il caso! 

Per avergli evitato quella figuraccia, il suo migliore amico le dimostrò tutta la sua gratitudine leccandole il palmo e lei lo ripagò pulendosi sulla sua camicia.

“Parlando di cani, tu appartieni a quella razza tutta rotolini con una salivazione esagerata!”

“Lo shar pei!” intervenne Alistair, lisciandosi la barba gonfia “Io invece sono un griffon bruxellois! Tu potresti essere un setter. O un tenero cocker spaniel! Quanto a Lauren...”

“Io sono decisamente un mastino inglese.”

“Stavo per dire rottweiler ma, sì, il mastino inglese è meglio!”

Nel frattempo Jacob Ben Israel - più ebreo di così! - presentò i contendenti: Spencer Porter, nell’angolo blu, saltellava sul posto per rimanere caldo; lo sfidante, stravaccato nell’angolo rosso, sembrava tanto sicuro di sé quanto annoiato mentre finiva di infilarsi i guantoni. Se non fossero stati così vicini, sentendo quel nome, avrebbe pensato a un caso di omonimia e invece quello sul ring era proprio il suo Hunter Clarington.

Marley si tirò su il cappuccio, non con l’intento di nascondersi ma perché gli amici imputassero l’improvviso rossore sul suo viso al tessuto felpato che l’avvolgeva. Suo? Come le era venuto in mente?!

“Non ha un filo di grasso.” commentò Alistair, facendo ringhiare il loro comune amico “Scusa, Rod, ma quel tizio sembra scolpito!”

Lei non era altrettanto sorpresa, ora capiva perché Hunter l’avesse sostenuta come se non gli costasse nessuna fatica.

Golden retriever vs Rabbit.” sghignazzò Lauren “Questa passa alla storia!”

“Perché Rabbit?!”

“Ha un fisico da copertina e una furbizia che sfiora la vigliaccheria.” spiegò, pulendosi gli occhiali per godersi meglio lo spettacolo “In allenamento, ha mandato al tappeto l’avversario dopo avergli fatto notare che aveva una stringa slacciata.”

“Ma combattono scalzi!”

“Appunto. Uh! Che vi dicevo? Gli ha appena mandato un bacio.”

Spencer aveva smesso di saltellare e da come spostava il peso da un piede all’altro, con le braccia ciondoloni, era chiaro che stesse cercando di decifrare il gesto dell’altro. Avance o sfottò? In entrambi i casi era una chiara provocazione.

Roderick congiunse la mani e strinse tanto forte da far diventare bianche le nocche, salmoniando: “Non dargli soddisfazione, amore, non dargli soddisfazione, ti prego, non dargli questa soddisfazione” Quasi lo avesse sentito, Spencer si volse puntando lo sguardo esattamente su di lui.

Roba da far spavento! Marley però era abituata a quel genere di cose. Il più giovane fece il suo miglior sorriso sghembo e l’altro tacque sciogliendo la posizione.

“Siete proprio sulla stessa lunghezza d'onda.” commentò “Vi invidio un sacco.”

“Non dovresti. Siamo due teste di cazzo che hanno sprecato anni a negare di provare dei sentimenti l’uno per l’altro. La nostra unica fortuna è che Alistair abbia capito come stavano le cose e ci abbia messo di fronte alla realtà dei fatti.”

“Lo fai sembrare un gesto talmente nobile.” intervenne l’altro “In realtà volevo evitare il cliché del fidanzato che ti tradisce col tuo migliore amico!”

Si allungarono per darsi il pugno e per la prima volta Marley collegò quel gesto d’uso comune al mondo della lotta.

L’arbitro fece avvicinare i due lottatori, spiegò velocemente le ultime cose poi li fece distanziare nuovamente e stese il braccio. Nessuna campanella, in fondo erano incontri amichevoli tra dilettanti. Fu la voce di Jacob, insieme al suo braccio che si abbassava, a dare il via.

Spencer teneva la guardia alta, più laterale che frontale, e andava incontro all’avversario facendo scattare in alto il ginocchio, come se prendesse le misure in preparazione del calcio. Hunter aveva un approccio completamente diverso. Offriva il fianco sinistro, muovendosi lateralmente, protetto col braccio teso in basso. Il braccio destro era caricato in alto, pronto a scattare, e quando serviva usava il guantone per deviare la traiettoria e proteggere il viso. Si avvicinarono, si studiarono, partirono i primi colpi e quando andavano a segno si sentiva: tibia contro tibia, ginocchio contro gomito… Dopo qualche colpo a vuoto - un paio di montanti, forse… sicuramente qualche diretto! - Spence tentò un calcio laterale. Hunter gli restituì il favore con uno frontale. Entrambi furono veloci a spostarsi senza mai indietreggiare.

Marley non ricordava di aver mai assistito a niente di simile. Era più spettacolare e vero del wrestling, praticata da Lauren fin dal liceo, e molto più violento della boxe a cui l’amica si era convertita frequentando il college.

Era passato all’incirca il primo minuto quando Hunter caricò il calcio e Spencer gli bloccò la gamba piegata a mezz’aria. A quanto pare era consentito! Provò un diretto al volto ma l’altro lo schivò e gli bloccò il braccio a sua volta. In quello strano incrocio, il più giovane distribuì male il peso o la sua presa si fece meno salda e finì al tappeto. Mentre si rialzava, Hunter gli porse il guantone e Spence gli diede un colpetto col proprio prima di continuare. Non ci fu nessun conteggio. Jacob, che non era mai troppo lontano, si limitò a controllare che Spencer fosse in grado di continuare e diede loro il permesso di riprendere l’incontro.

Marley si rese conto che non sapeva per chi tifare. Trattenne il fiato quando Hunter colpì con una pedata il pettorale sinistro di Spenser, facendolo indietreggiare di qualche passo. E di nuovo, qualche secondo più tardi, quando uno stupidissimo calcetto sotto il ginocchio destabilizzò Hunter facendolo rimbalzare contro le corde. Spencer però non seppe approfittare di quel breve vantaggio: stava iniziando a innervosirsi, era evidente dal modo in cui si sistemò l’elastico dei pantaloncini perfettamente a posto. 

Quando Hunter gli bloccò la gamba, si lanciò in una mezza rovesciata e anche se il colpo andò a segno prese una sederata pazzesca.

“Era questo che intendevo…” bofonchiò Roderick.

“Suvvia, dovrai solo spalmarlo con più crema!” commentò Alistair, facendo ridere a crepapelle Lauren.

A fine primo round avevano entrambi la pelle arrossata dove avevano parato o ricevuto i colpi dell’avversario. Ognuno nel proprio angolo, vennero accuditi in maniera differente. Spencer bevve dell’acqua, lasciò che gliene spargessero sul petto e sulle spalle per rinfrescarlo, poi si fece mettere la bottiglietta fredda sulle cervicali. Non le sembrò questa gran pensata! Nell’angolo opposto Hunter faceva dei lunghi respiri usando la respirazione addominale, per calmare il battito cardiaco, mentre gli asciugavano il sudore con un asciugamano. Teneva gli occhi chiusi ma annuiva a ogni parola della donna senza sopracciglia al suo fianco, la stessa che l’aveva aiutato coi guantoni.

“Carino, eh?” bisbiglió Lauren.

Era la stessa battuta con cui l’aveva affiancata nei corridoi del McKinley nove anni addietro.

“Credevo che quelli troppo belli non ti piacessero.”

“Infatti non sono io a sbavare su quel fisico statuario!”

L’inizio del secondo round non le permise di mettere in chiaro le cose.

Spencer partì più deciso ma rischiò di finire fuori dal ring quando, invece di parare come al solito, Hunter schivò un calcio rotante. 

“Sembra di vedere Chuck Norris” commentò Lauren, con amarezza “e non nei panni dell’energico agente texano, bensì del gigante peloso che le prendeva da Bruce Lee.”

Quasi volesse dimostrarle che sbagliava, Spencer si lanciò di nuovo all’attacco; riuscì finalmente a superare la guardia dell'avversario e finirono stretti in un abbraccio fatto di colpi sui fianchi scoperti finché Jacob non li divise. 

Marley gettò un’occhiata a Roderick e capì che stava mordendo l'interno della guancia. Cercò la sua mano tra le braccia conserte e si appoggiò alla sua spalla, offrendo conforto e cercandolo. La violenza di quel contatto fisico la faceva tremare più del freddo.

Spencer cadde ancora, sempre per lo stesso errore: Hunter gli faceva lo sgambetto sul piede d’appoggio dopo aver schivato o bloccato un calcio laterale. L’ultima volta si rimise in piedi con una mossa che finora avevano visto solo nei film.

“Tu sapevi che poteva farlo?”

“Non ne avevo idea!”

Provò a usare la sua stessa tattica contro di lui ma l’altro aveva un maggior controllo dei movimenti, riusciva a ritirare la gamba prima che gli bloccasse il piede. Riuscì di nuovo a sfondare la guardia di Hunter ma questo lo strinse e rimasero entrambi immobili. Si stavano parlando o riprendevano fiato e basta? Spencer cercò di liberarsi e per un attimo sembrò sul punto di buttarlo a terra, ma ripresero avvinghiati in quella strana danza delle gru.

Jacob posò una mano guantata sulla nuca di Hunter e questo, come un cucciolo preso per la collottola, rispose docilmente al comando dell’arbitro.

Erano a metà del secondo round e lei era arrivata al suo massimo.
Chiuse gli occhi ma dai sussulti degli spettatori e il rumore dei colpi, sempre più violenti, poteva facilmente indovinare cosa stesse succedendo.

“Finito.” le sussurrò Roderick, accarezzandole la testa da sopra il cappuccio.

Marley riaprì gli occhi mentre i lottatori tornavano ognuno al proprio angolo. 

Entrambi avevano abrasioni che l’indomani sarebbero diventate lividi. Le sembrò che Spencer avesse qualche problema a camminare. Hunter teneva d’occhio ogni sua mossa. Altro che coniglio, quello era lo sguardo che un lupo rivolge a un agnello!

“Che vi dicevo...” commentò Roderick quando l’arbitro diede l’annuncio “Detesto avere ragione!”

  
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