Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Lost In Donbass    07/07/2020    1 recensioni
Midnight Olson è ribelle, testarda, violenta, sregolata. Non ha freni, non li ha mai avuti.
Denis Shostakovich è rabbioso, sfacciato, arrogante. Non è in grado di fermare la sua vita di eccessi.
Lei è una studentessa, lui il cantante della band metalcore più in voga del momento. Non si conoscono, e se si conoscessero si odierebbero. Ma caso vuole che Richard, fratello di lei e bassista nella band di lui, si porti dietro la sorella per strapparla ai guai nei quali si è cacciata. Così i mondi di Denis e Midnight vengono in contatto, e c'è da mettersi le mani nei capelli. Tra litigate epocali, tradimenti, violenza gratuita, droga, luci della ribalta e soprattutto tanta musica metalcore, ecco a voi la storia d'amore più sregolata di sempre. Perché noi siamo il rock'n'roll e non abbiamo intenzioni di fermarci. Nemmeno da morti.
Genere: Angst, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO DIECI: HOLD ONTO ME

 


I know I've got my problems and it starts with me
She saw something inside that I can't see
And late at night, yeah she'll comfort me
Hold onto me, hold onto me

[Mayday Parade – Hold Onto Me]

 

Midnight

 

Denis mi stava letteralmente facendo impazzire. E no, non in quel senso. Ogni momento aveva bisogno d'acqua, di antidolorifici, di the caldo, di una coperta, del telecomando e di mille altre sciocchezze che avrebbe potuto prendersi da solo ma che invece mandava me a recuperare. Aveva intortato Richard facendogli credere di stare più male di quanto in realtà stesse, e così mio fratello mi strigliava a dovere se non facevo l'infermiera a tempo pieno. L'avrei strozzato, soprattutto in quel momento, mentre gli dovevo portare il the e il plaid per tenerlo al caldo. Lui se ne stava sdraiato sul divano adibito a letto, guardando la tv e schiavizzandomi in ogni modo. Però, oltre le incombenze da infermiera, un tarlo continuava a rodermi. Il discorso che avevamo avuto in ospedale continuava a tormentarmi: cosa avrà voluto dirmi veramente? Ero incerta, perché mi era proprio parso che lui volesse dichiararsi e questo io non sapevo come prenderlo. Da un lato, ero attratta da lui e non lo nascondevo, ma dall'altro non sapevo quanto in realtà una relazione avrebbe potuto salvarci dal vuoto che avevamo dentro. Insomma, io ero una stupida ragazzina viziata che si faceva del male per piacere, lui era un giovane cantante egocentrico e strano. Non avrebbero cavato nulla di buono da noi due, e mi chiedevo, costantemente, cosa ne sarebbe stato dei nostri poveri corpi, delle nostre stupide anime sole. Avevo scritto un messaggio di scuse ad Asher, ma non mi aveva risposto ed ero sicura di essermi giocata l'amante. Ma d'altronde, dovevo aspettarmelo: una rockstar famosa non può di certo andare dietro a una ragazzina emo con gli occhi viola. Mi fermai e guardai Denis, stravaccato sul divano letto, un po' bendato e un po' ricucito. Forse era molto più debole e solo di quanto desse a vedere, forse anche lui aveva bisogno di essere amato. Come me, in fondo. Ho sempre avuto tanti ragazzi che mi ronzavano in giro per il mio carattere spigliato e poi, beh, per i miei facilissimi costumi, e mi ero convinta che quella vita a me andava benissimo. Avevo sempre una cerchia di gente in giro, avevo le pasticche nascoste nel cuscino, avevo il divertimento sfrenato ma quando arrivavano le quattro del mattino, mi rendevo conto della mia estrema solitudine. Non avevo nessuno da chiamare se stavo male, non avevo amici con cui confidarmi, non avevo niente. Avevo solo me stessa, e avevo paura degli altri proprio perché io l'amore, l'amicizia, l'affetto, non lo conoscevo. Nei periodi peggiori, Richard lo potevo sentire solo al telefono perché era chissà dove in America con la sua band. Pensare di avere Denis con me era qualcosa che non concepivo: come si fa ad amare? Come si fa a stare con qualcuno? Come si fa, semplicemente, a essere normale?

Erano tutte domande che mi tartassavano la mente mentre gli servivo il the e lui mi sorrideva vittorioso.

-Dovresti laurearti in infermieristica, Midnight, sei fantastica.- ronfò lui, avviluppandosi nella coperta.

-E tu la prossima volta vedi di finire sotto a un treno.- berciai, infastidita.

Mi lasciai cadere sul divano vicino a lui, e lui blaterò qualcosa sul dover continuare a incidere il disco, che non potevano far slittare la data d'uscita e altre cose che non stavo davvero a sentire. Lo sentivo vicino a me e mi chiedevo perché lui, perché Asher, perché Londra in generale. Ero stordita da sentimenti che non pensavo nemmeno di essere in grado di provare.

-Denis, cosa volevi dirmi l'altra volta in ospedale?

Silenzio. Lo guardai, ed era arrossito. Rimase in silenzio qualche secondo prima di dire

-Niente, dolcezza. Lascia perdere, a volte straparlo.

-Non mi pareva stessi straparlando.

-Io … - mi guardò a lungo, con quei suoi grandi occhi ambrati e ritrovai le pagliuzze dorate della prima volta – Niente.

Bevve il the e si concentrò sulla tv, chiudendomi fuori. Io mi alzai e mi frapposi tra lui e lo schermo.

-Basta giochetti, Denis. Dobbiamo cominciare a parlare chiaro, molto chiaro. Non accetto di venire presa in giro.

-Non ti sto prendendo in giro, Midnight.- sbottò lui – Ragazza, tu sei un uragano.

-Me lo dicono in tanti.- mi lasciai di nuovo cadere sul divano – Ma ormai non so quanto mi convenga ancora distruggere tutto al mio passaggio.

-Non vorresti che qualcuno placasse la tempesta?

Mi stupii quando mi accarezzò appena i capelli. Lo guardai e mi morsi il labbro.

-Non si può placare.

-E se due tempeste si scontrassero con tutta la loro forza, cosa succederebbe?

Mi chiesi da quando eravamo così vicini. Sentivo il calore del suo corpo contro il mio, e mi chiesi se sarei riuscita a mantenere il controllo. Su di me, su di lui, su tutto. Sentii le guance farsi di fuoco quando la sua mano mi strinse il braccio.

-Un disastro, Den. Un completo disastro.- biascicai.

-Facciamolo succedere, questo disastro.

Fu un secondo in cui ci guardammo negli occhi e io non ero più la ragazza scafata e selvaggia di sempre, ma ero una ragazzetta persa a cui era stata lanciata l'ancora di salvataggio. Non sapevo cosa fare, cosa provare, cosa dire. Lo volevo disperatamente, e contemporaneamente non lo volevo. Non sapevo più nulla, e lui posò appena le sue labbra, le sue belle labbra, sulle mie. Un attimo. Giusto un attimo di follia. E poi la porta si spalancò.

Sobbalzammo e ci staccammo come se avessimo preso la scossa, rossi in faccia e agitati. Io balzai in piedi, lui si strinse nella coperta, e sull'uscio, ecco Richard e Andrew. Per mano. Uhm.

-Tutto bene, ragazzi?- Richard alzò un sopracciglio – Midnight, stai cercando di non stressare Denis?

-E' lui che stressa me.- mi lamentai.

Lui mi guardava e non parlava. Avrei voluto solo correre via per le strade di Londra e bagnarmi di pioggia e poi tornare a casa e stringerlo tra le mie braccia. Ma non potevo. Non potevo mai fare davvero niente.

Per cambiare argomento, mi concentrai sulle mani intrecciate dei due e dissi

-Ma, Richard, esattamente … - allusi alle mani.

-Eh? No! Cosa vai a pensare! Figurati!

Mio fratello sarà stato anche un bravo bassista, ma a mentire faceva schifo.

-Midnight, guarda!- lo interruppe Andrew, sventolando un pacchetto. Me lo porse, e dentro ci vidi due anelli con delle piccole teste di coniglio – Li abbiamo comprati oggi io e Ricky.

-Ah, che carini.- sorrisi mielosa a Andrew – Per chi sono?

-Ma per me e Ricky, ovviamente.- trillò il chitarrista, mentre mio fratello boccheggiava e Denis rideva – Vero, tesoro? Adesso è come se fossimo fidanzati ufficialmente!

Io rimasi di sasso. Richard era sul punto di svenire (sempre molto teatrale, il ragazzo). Denis shignazzava come un pazzo, alla faccia del suo “sono tutto rotto”. Andrew sorrideva ebete.

-Richard, ma sei gay?!- urlai finalmente a pieni polmoni.

-Midnight, ci sei arrivata solo ora?- ansimò Denis dal tanto ridere – Ragazza, sei proprio sveglia.

-E perché non me l'hai mai detto?!- continuai a ululare contro mio fratello e dando uno scappellotto a Denis.

-Stai zitta!- strillò Richard – Io … ecco … non …

-Oh. Ma ti vergognavi di me?- intervenne Andrew, sbiancando – Ma Ricky, mi avevi giurato che mi amavi …

-No!- osservammo tutti Richard correre impazzito come un criceto per la stanza – Drew, certo che ti amo! È solo che … mia sorella …

-Tua sorella è offesa perché non l'hai messa a parte di niente! E tu smettila di ridere, caprone di un ucraino!

-Scusa! Okay, scusa! Avevo paura del giudizio tuo e della mamma!- Richard tirò su col naso – E non dare scappellotti a Denis, è in convalescenza.

La vera domanda era come faceva mio fratello, anche in un momento del genere, a fare la mamma del gruppo. Nel mentre, Andrew piangeva perché pensava di non essere amato.

-Va bene, gentaglia, ci siamo riappacificati?- disse Denis – Ricky e Drew sono una coppia fantastica, Midnight è tarda e io sono bellissimo. Tutti d'accordo?

-Non sono tarda!

-Non hai smentito che sono bellissimo!

-Zitto!

 

Era notte, e di là sentivo Denis russare come un trombone, mentre Richard e Andrew dormivano pacifici nella loro camera (avevo ragione, mio fratello usava tappi per le orecchie e mascherina per gli occhi). Io rimanevo sdraiata sulla schiena a fissare il soffitto e a pensare al nostro quasi-bacio. Cosa avevo provato? Una grande emozione, e farfalle nello stomaco, quelle che pensavo non avrei mai provato. Ero stranita, e, senza davvero sapere perché, mi alzai e andai in salotto. Guardai Denis dormire, stretto a un pelouche e sorrisi, nel buio. Eravamo ancora bambini, in fondo, sia io che lui. Avevamo solo bisogno di essere amati da qualcuno. Mi avvicinai al letto e, senza una vera motivazione, mi sedetti tra le coperte, accarezzandogli i capelli. Mi morsi il labbro, perché sapevo che non avrei dovuto farlo, avrei dovuto stargli forse lontana ma c'era qualcosa che mi richiamava a lui, qualcosa alla quale non sapevo dare un nome. Sbadigliai, e lui, nel sonno mi posò la testa in grembo. Sbavava un pochino, russava e stringeva il pupazzo. Era dolcissimo. Sorrisi ancora, e mi appoggiai allo schienale del divano, sveglia e attenta, con lui addormentato vicino che mi teneva compagnia. Forse avrei solo avuto bisogno di questo. Di amore. Di amicizia. Di qualcuno che mi accarezzasse la testa mentre dormivo.

Era bello, Denis, bello e infantile. Gli sfiorai la guancia e lui grugnì nel sonno, aggrappandosi alla mia gamba. Risi in silenzio, e scivolai un po' più in giù, per accomodarmi anche io tra le coperte e magari dormire un pochino accanto a lui, tenergli compagnia, sognare insieme di successi e vite assurde.

Pensai come sarebbe stato baciarlo nel sonno, ma mi trattenni. Non volevo che si svegliasse, volevo che continuasse a dormire il suo sonno pacifico. Così, mi limitai a posargli le labbra sulla fronte fresca, sentire il suo profumo e il suo respiro.

-Ti voglio bene, Den.- sussurrai, e lui sorrise appena, stringendo l'orsacchiotto.

Gli accarezzai la schiena, quando il vibrare del telefono mi distrasse. Mi allungai, lo presi e sobbalzai quando vidi chi mi scriveva. Asher.

Ciao, tesoro. Scusa se sono sparito, cosa ne dici di domani sera, al Milton Hotel? Ho una grossa sorpresa per te. Spero che ci sarai. Ash.

Il cuore prese a battermi forte.

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Lost In Donbass