Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: evil 65    07/07/2020    16 recensioni
È passato un anno da quando i Guardiani hanno sconfitto Pitch Black.
Jack Frost è ormai una Leggenda a tutti gli effetti, e cerca di bilanciare la sua nuova posizione di Guardiano del Divertimento con la vita di tutti i giorni.
Tuttavia, l’improvvisa apparizione di un vecchio che afferma di essere Padre Tempo segnerà una brusca e inattesa interruzione dal periodo di tranquillità: secondo l'uomo, Pitch Black sta costruendo un’arma abbastanza potente da far sprofondare l’intero universo in una nuova Dark Age.
C’è solo un piccolo dettaglio: Pitch Black è ancora intrappolato nel suo regno…
(Crossover tra Le 5 Leggende, Frozen, Dragon Trainer, Ribelle - The Brave e altre opere)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The War of Ice and Nightmares'
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Eccovi un nuovissimo capitolo! Vi auguriamo una buona lettura ;)
 


Capitolo 17 - Daddy’s home
 
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I remember every dying whisper
Every desperate murmur
I remember when I gaze upon her
She looks just like you
I remember
I remember
Night Surgeon – Terrance Zdunich
 
Kozmosis Pitchiner, ex generale della Golden Army, si svegliò di soprassalto, il fiato pesante e il corpo madido di sudore. Si rese presto conto di trovarsi su una sedia, in una camera da letto semi-oscurata.
Aveva avuto un altro incubo, ma non ricordava bene cosa riguardasse… forse il suo periodo come cacciatore di Fearlings? Dopotutto, aveva visto cose piuttosto spiacevoli durante quegli anni.
FLASH!
Immagini e sensazioni gli tornarono alla mente tutte assieme nello stesso istante, costringendolo a portarsi una mano alle tempie per frenare l’imminente mal di testa.
Ora lo ricordava. L’incubo. Sua moglie, Seraphina Pitchiner, e sua figlia, Emily Jane… uccise davanti a lui, senza che potesse fare nulla per impedirlo. Straziate e mutilate da quegli stessi Fearlings a cui per anni aveva dato la caccia nelle profondità del cosmo.
Era stata una visione a dir poco orribile, spaventosa, agghiacciante…
<< Papà? >> sussurrò una voce affianco a lui, distogliendolo da quei pensieri.
L’uomo si voltò di scattò e i suoi occhi color nocciola incontrarono quelli verdi di una giovane bambina da lunghi capelli neri e il volto incredibilmente pallido.
Kozmotis batté le palpebre un paio di volte.
<< Oh… Emily… >> sussurrò in tono mortificato << Ti… ti ho forse svegliata? >>
La figlia sembrò sorridergli nella penombra della stanza, anche se l’uomo ebbe difficoltà a capirlo a causa della visibilità ridotta.
<< No, papà >> rispose in modo civettuolo << Aspettavo che finissi la storia. Ti sei interrotto sul più bello! Come finisce? >>
<< Come finisce? Oh, scusami, tesoro, devo essermi addormentato. >>
<< Sei sempre stanco quando torni a casa!>> ribatté l’altra, gonfiando le guanciotte in un broncio adorabile.
Kozmotis si ritrovò a sorridere e scrutò attentamente il luccichio malizioso che attraversò gli occhi della bambina, completamente diversi dai propri e da quelli della moglie, che erano di un azzurro intenso.
<< Lo so, Emily, ma sono così felice di essermi svegliato >> ammise con un sospiro stanco << Era un sogno così strano… un incubo, invero. >>
<< Vuoi raccontarmelo? >> domandò la piccola, inclinando la testa in apparente curiosità.
Il sorriso dell’uomo si fece più teso, ma cercò di non darlo a vedere. Si porse in avanti e accarezzò dolcemente la testa della figlia, scompigliandole i capelli e ricevendo in cambio un gemito di protesta.
<< Preferisco non pensarci, Emily. Ma avrei dovuto capire che era solo un sogno >> commentò più a se stesso che a lei << Non potrei mai separarmi dalla mia piccola peste. >>
<< Oh… ma l’hai già fatto, papà. >>
Il tempo parve fermarsi.
Kozmotis  si ritrasse di colpo, come se si fosse appena scottato. Alzò lo sguardo… e si bloccò.
Ora, di fronte a lui, la figura immacolata della figlia era stata sostituita da un corpicino magro e decadente, con un volto adornato da un paio di orbite nere e vuote.
<< Tu mi hai abbandonata >> sibilò la “cosa”, suscitando un brivido lungo la spina dorsale dell’uomo.
Deglutì a fatica, incapace di credere a quello che stava accadendo. << No… non può essere…Emily… >>
<< Volevi la gloria… >> continuò l’essere, implacabile << …la fama… >>
<< No, Emily, cerca di capire! >>
<< Volevi essere un eroe… più di quanto volessi essere un PADRE! >>
Quella parole lo colpirono la stessa intensità di una palla di cannone, facendolo sobbalzare. Attorno a lui, la stanza cominciò a tremare e deformarsi.
<< No! >> urlò con voce disperata << Sai che non è vero! L’ho fatto per te… per proteggerti! >>
<< BUGIE! TUTTE BUGIE! Sono sempre stata solo un peso per te! >> ringhiò la creatura che un tempo era sua figlia, mentre il suo corpo iniziava a decomporsi con la stessa velocità con cui la sabbia attraversa i poli opposti di una clessidra.
Kozmotis allungò una mano tremante.
<< No, Emily… ti prego… >>
<< Non importa quello che racconti a te stesso. Tu mi hai… ABBANDONATA! >>
<< NOOOOOO! >>



Kozmosis Pitchiner si svegliò con un grido. Ma questa volta… non era più nella camera da letto di sua figlia.
Attualmente, l’ex generale sedeva al di sopra di una grossa poltrona in pelle rossa, posta di fronte ad un caminetto acceso.
Quello era forse l’unica stanza di tutto l’edificio in cui un essere umano avrebbe potuto trovare un minimo di sollievo. Perché il luogo in cui si trovava Kozmotis… era il più inospitale dell’intera galassia.
Delirium, la prigione in cui erano rinchiusi i più pericolosi Fearlings che il cosmo avesse mai avuto la sfortuna di conoscere, si ergeva imponente nel mezzo dello spazio, come un faro nel porto. Un faro che invitava tutti i naviganti a starne alla larga.
Con i suoi 400 metri di altezza, la possente struttura in pietra nera appariva come un enorme torre di pianta triangolare, priva di alcuna uscita o finestra, grigia come la nebbia che ne ricopriva la cima.
Ogni giorno i venti solari che attraversavano quel tratto di galassia battevano sulle sponde di quell’edificio maledetto sotto forma di possenti onde termiche, che dal bianco latte diventavano nere come la notte, confondendosi tra le insenature dell’asteroide sul quale poggiava il complesso.
Più di un milione di detenuti erano contenuti al suo interno, tra i quali spiccavano molti dei Fearlings catturati dallo stesso Kozmotis Pitchiner.
L’ex generale rilasciò un sospiro e si accasciò sullo schienale della poltrona.
Quanti giorni aveva passato in quell’inferno, da quando aveva accettato il compito di sorvegliare i suoi prigionieri? Giorni? Settimane? Mesi? Anni? Non riusciva davvero a ricordarlo.
Fino a ieri, quella stanzetta era stato l’unico luogo di conforto dell’intera struttura, un punto in cui poteva riposare la mente senza che la dannosa influenza dei Fearlings potesse raggiungerlo.
A quanto pare, il tempo speso nella prigione aveva reso anche quella stanza l’ennesima conquista di quelle infide creature.
<< Un altro incubo >> borbottò, lo sguardo fisso in direzione del soffitto.
Rimase fermo e immobile per quasi cinque minuti, perdendosi nelle crepe e nei motivi floreali che adornavano la copertura della stanza. Passato quel lasso di tempo, si alzò lentamente dalla poltrona e cominciò a guardarsi intorno.
Dopo qualche secondo di esplorazione visiva, gli occhi dell’uomo si posarono su ciò che stava cercando: un pezzo di muro staccatosi da chissà quanto tempo, poco più grande di una mano e appoggiato vicino ad un paio di passi dal caminetto.
L’ex generale lo afferrò, si mise davanti al muro più illuminato della stanza…e cominciò a raschiarvi contro la pietra.
<< Cosa stai facendo? >> chiese una voce familiare dietro di lui.
Kozmotis non si voltò nemmeno a guardare e continuò semplicemente la sua opera, borbottando un rapido:  << Disegno. >>
<< Ma papà, mi hai sempre detto che non bisogna disegnare sul muro! >> esclamò Emily, visibilmente oltraggiata dalla dichiarazione dell’uomo.
Questi inarcò un sopracciglio in apparente divertimento. << E mi hai mai ascoltato? >>
<< Uuuuuuuuh… no. >>
<< Appunto. >>
E, detto questo, l’uomo continuò a contornare i lineamenti di un volto umano.
<< È un ritratto? >> domandò la voce di Emily, dopo qualche attimo di silenzio.
Kozmotis ronzò in conferma. << Sì, sto facendo la versione aggiornata. Devi essere cresciuta, ormai. Vediamo… capelli neri come i miei… gli occhi di tua madre… >>
<< Ma verdi! >>
<< Certo, verdi come i giardini del Palazzo Lunar >> confermò l’uomo, accennando appena un sorriso. << Che altro? >>
<< E curve da donna! Devi disegnarmi con delle curve da donna, proprio come la mamma! >>
<< Emily, che linguaggio sconcio! Se non la smetti in questo istante, sarò costretto a disegnarti con il mio naso >> ribatté l’altro, le labbra ora arricciate in un ghigno divertito.
Udì un sussulto alle sue spalle. << Ma papà, il tuo naso non assomiglia per niente al mio! >>
<< Ah ah! Ti avevo avvisata, piccola peste. Adesso sarai benedetta con il naso di tuo padre! >> continuò l’ex generale, mentre si preparava ad elargire quella condanna.
Aspettò un qualche tipo di reazione, magari un grido indignato, oppure un maldestro tentativo di rubargli il suo pennello improvvisato… ma non accadde niente. Uno strano silenziò sembrò calare nelle profondità della stanza, come se tutta l’aria dell’edificio fosse stata appena risucchiata. Poi…
<< Cosa c’è dietro questa porta? >> domandò la voce di Emily, ora molto più lontana.
SLAM!
Il suono di una porta che cigolava e sbatteva riecheggiò per tutta la lunghezza del salotto come un colpo di pistola.
Kozmotis sobbalzò, incapace di trattenere un brivido di anticipazione.
<< E…Emily? >> sussurrò, mentre si rialzava da terra e cominciava a camminare in direzione del punto da cui era partito lo schiocco.
Ben presto, si ritrovò di fronte ad un enorme porta di metallo nero, unico baluardo che separava milioni di Fearlings dal mondo esterno. E in quanto guardiano della prigione… Kozmotis era l’unico essere vivente di tutta la galassia autorizzato a sbloccare la magia protettiva che proteggeva quel bastione.
La mano dell’ex generale indugiò davanti alla maniglia per quello che sembrò un tempo interminabile… prima di ritrarsi.
<< No… non può essere>> borbottò a se stesso. << Pensa, Koz, pensa! Com’è possibile che sia qui? Lei… lei è morta. >>
“Morta.”
Quella parola risuonò nel suo cervello più e più volte, seguita da una nuova ondata di consapevolezza. Giusto… sua figlia e sua moglie erano morte. Non sarebbero più tornare… lui era solo.
Eppure… l’aveva sentita così chiaramente! Sembrava che fosse davvero lei! Ma era impossibile. A meno che…
Udì un sussulto familiare provenire da oltre i cardini. La mano dell’ex generale si avvicinò alla maniglia ancora una volta.
<< Ma se così non fosse? E se… e se fosse riuscita a scappare… no, è un trucco, Koz! Sono loro…i Fearlings! Non ascoltarli! >>
Sbatté un pugno contro la porta e il dolore lo riportò alla realtà, anche se solo per un momento.
Appoggiò la fronte alla superficie del cardine, trattenendo un singhiozzo. << Ma è davvero impossibile immaginare che… forse sia fuggita con una nave… e sia venuta qui…? >>
<< Papà? Dove sei? >> chiamò l’inconfondibile voce di Emily Jane, accompagnata da singhiozzi spaventati.
Il cuore di Kozmotis mancò un battito. In una situazione normale, l’ex generale della Golden Army non sarebbe mai caduto per un simile trucco.
Ma l’uomo era rimasto a guardia di quella prigione per troppo tempo, arso di dolore per la propria perdita, e tormentato da quegli incubi atroci. Ormai, l’influenza malevola dei Fearlings aveva largamente annebbiato la sua mente e il suo buonsenso.
<< Se apri questa porta…sarà stato tutto invano! Libererai tutti i fearlings e gli incubi che hai impiegato tutta la vita a catturare… pensaci! >> si disse Kozmosis, mentre si portava ambe le mani alla testa << Pensa a tutti gli uomini che sono morti per questo… >>
<< Papà… ho paura… ci sono dei mostri strani, qui >> singhiozzò nuovamente la voce della figlia, interrompendo quelle divagazione.
Gli occhi dell’uomo si fecero improvvisamente vacui. Sembrava quasi che si fosse appena svegliato da un sogno ad occhi aperti.
La mano dell’ex generale si avvolse attorno alla maniglia della porta.
<< Ma se Emily è lì dentro… che importanza ha tutto questo… se  lei è lì dentro? >> borbottò in tono febbrile… per poi girare con forza il pomello.
Il cardine si spalancò con un sonoro cigolio, rivelando una stanza immersa nell’oscurità più totale. Non c’erano segni di lampade o fiaccole, ed era praticamente impossibile capire quanto fosse grande.
<< Papà?! >> urlò la voce di Emily, questa volta ornata da un sottofondo di panico.
Kozmotis non perse tempo. Mise un piede nella stanza…e allora, il mondo divenne dolore e ombra.
L’orda di Fearlings si avventò su di lui con la foga e la ferocia di un branco di lupi sul punto di dilaniare una carcassa. I loro occhi gialli e malevoli vennero accompagnati da urla e risate stridenti che coprirono il grido dell’ex generale.
L’uomo cadde a terra, mentre i corpi senza forma di quelle bestie da incubo si fondevano con il suo nella frazione di pochi secondi. Attorno a lui, la stanza divenne un vortice nero come la notte stessa: perfino la luce che filtrava dalla porta sembrò sparire nel nulla.
Infine, dopo quello che sembrò un tempo apparentemente infinito… tutto cessò.
Kozmosis Pitchner si ritrovò solo ancora una volta, nudo e pallido in mezzo all’oscurità. Piangeva… e borbottava costantemente i nomi di sua moglie e sua figlia.
All’improvviso, una mano nera e scheletrica si posò sulla sua spalla, facendolo sussultare.
<< Sembra che soffriate, Generale. Che soffriate terribilmente >> sussurrò la voce dell’ex soldato.
Ma non era stato l’uomo a pronunciare quelle parole. In realtà, non aveva nemmeno aperto bocca. Alzò appena lo sguardo… e i suoi occhi incontrarono quelli rossi e malevoli di un immagine speculare di se stesso. Aveva la pelle grigia, un corpo completamente nero e denti affilati come rasoi.
<< Avete lottato così a lungo, Generale. Dovete essere così stanco… >> continuò l’essere, le labbra arricciate in un sorriso malevolo.
Kozmotis non ebbe la possibilità di controbattere. Il suo doppelgänger si chinò in avanti…e cominciò a trasformarsi in una densa nebbia color pece.
La sostanza iniziò ad invadergli gli occhi, il naso e la bocca. Si sentì soffocare, eppure non c’era niente che gli stesse impedendo di respirare.
<< Questo dolore… lasciatelo andare… via! >> ringhiò la voce, molto più profonda e insistente.
Il corpo di Kozmotis cominciò a contorcersi, attraversato da numerosi spasmi. L’uomo strinse i denti e prese a colpire violentemente il pavimento, intaccandone la superficie.
La sua lingua era in fiamme, gli lacrimavano gli occhi… era come se la sua schiena fosse stata trafitta dal almeno un centinaio di spade. Mai, in tutta la sua vita, aveva provato un simile dolore.
Infine, lanciò un urlo che sembrava provenire da un altro mondo. Un grido di disperazione e rabbia che risuonò per tutta la lunghezza della prigione, disperdendosi solo quando ebbe raggiunto il vuoto dello spazio che si trovava al di fuori dell’edificio.
Al contempo, gli occhi color nocciola dell’ex generale iniziarono ad assumere una tonalità dorata, mentre la sua pallida pelle diventava grigia come la cenere.
Pitch Black, il Re degli Incubi, flagello della Golden Age… era nato.
 
                                                                                                                                  * * *

Molti anni dopo...
 
Quando uscirono dall’ombra di Pitch, la sensazione fu quella di un asciugamano zuppo di acqua calda sulla pelle.
Il sole pallido bruciò il freddo del mattino e l'umida nebbiolina appiccicosa, rivelando un gigantesco mondo verde silenzioso.
Alberi enormi con tronchi di dieci metri di diametro salivano ad altezze di sessanta metri, dove spiegavano la loro densa fronzuta tettoia, nascondendo il cielo e gocciolando perpetuamente. Tendine di grigio muschio, rampicanti e liane penzolavano aggrovigliate dagli alberi, mentre orchidee parassite spuntavano dai tronchi.
Al suolo, enormi felci, luccicanti d'umidità, crescevano all'altezza del petto di un uomo e racchiudevano la nebbia. Qua e là, una macchia di colore.
Tuttavia, l'impressione di base era quella di un vasto, smisurato mondo grigio-verde, di un luogo estraneo e inospitale.
Alla loro destra, spiccava un fiume rosso come il sangue, su cui si riflettevano i raggi dell’alba.
Delfini rosati saltavano tra le acque e centinaia di uccelli solcavano il cielo. Videro anche dei lamantini, i grandi mammiferi acquatici le cui femmine diedero origine alla leggenda delle sirene. Tra i cespugli, apparivano dei puntini colorati: erano gli occhi dei caimani che spiavano nella penombra della foresta.
Jack ed Elsa osservarono quella visione idilliaca con occhi carichi di meraviglia, mentre quelli di Sandy vennero attraversati da un luccichio di nostalgia.
Pitch, al contrario, mantenne uno sguardo impassibile e si voltò verso di loro.
<< Mi raccomando, restate vicini >> ordinò freddamente. << Non è il tipo di persona a cui piacciono le sorprese. Meglio che ci veda tutti insieme. >>
Il Guardiano dei Sogni annuì prontamente e fece cenno alla coppia di spiriti del ghiaccio di andare avanti per primi.
I due fecero come richiesto, incapaci di nascondere le loro espressioni meravigliate.
<< Sembra la Foresta Incantata >> mormorò Elsa << ma più... più... >>
<< Esotica >> completò la frase Jack << E anche più vasta. >>
<< La cosa non dovrebbe sorprendervi >> commentò Black, mentre s'inoltrava tra le felci del sottobosco << Dopotutto, questa è la Foresta Amazzonica, la foresta più grande dell'intero pianeta. >>
<< Una residenza adatta per “l'incarnazione della natura”>> commentò Jack << In fondo, non è chiamata il "Polmone del Mondo" per niente. >>
<< Affascinante >> sussurrò Elsa, mentre continuava a guardarsi intorno. Aveva letto numerosi libri scritti da esploratori che avevano visitato le foreste dell’Africa e delle Americhe, ma le descrizioni di quei racconti non potevano certo essere paragonate a ciò che aveva di fronte.
Sandman lanciò un'occhiata all’Uomo Nero.
"Sei certo di ciò che fai? Lei potrebbe non reagire affatto bene" domandò silenziosamente.
L’oscuro spirito ridacchiò amaramente.
 Nella seconda guerra mondiale, i soldati americani avevano un detto: non conosci davvero qualcuno fino a che non lo combatti. Per certi versi, l'Uomo Nero aveva a preso a cuore un simile proverbio senza nemmeno saperlo.
Anni e anni spesi ad affrontare l’Omino del Sonno lo avevano aiutato a comprendere la maggior parte delle sue espressioni, per non parlare del suo bizzarro modo di comunicare.
<< Credimi, sono ben conscio del rischio a cui stiamo andando incontro. In realtà, sarei deluso se non provasse almeno ad uccidere uno di noi… più probabilmente me >> aggiunse con un pizzico di cupa ironia.
<< E perché dovrebbe volerti uccidere? >> intervenne Frost, inarcando le sopracciglia << Certo, il tuo essere l'Uomo Nero dovrebbe essere una valida risposta…ma è pur sempre tua figlia. Non sa chi sei e quello che ti è successo? >>
Al sentire quella domanda, il volto di Black venne brevemente attraversato da un lampo di rammarico. Durò appena un secondo, ma non passò certo inosservato agli occhi degli altri spiriti.
<< Come ha detto il nostro collega amante delle uova… è una storia complicata. >>
<< Be'... sembra che ci vorrà un po' prima di raggiungere questa Madre Natura >> osservò Elsa << E per quanto la cosa mi provochi ribrezzo, considerato tutto quello che hai fatto a Jack e agli altri Guardiani... ora siamo nella stessa squadra, ergo dalla stessa parte. Vorrei essere sicura di potermi fidare di te. >>
Sandy poggiò i pugni sui fianchi, guardò l'Uomo Nero e annuì energicamente, in accordo col Quinto Spirito.
Pitch diede loro un'occhiata laterale e rimase in silenzio, come se stesse valutando o meno la possibilità di rispondere ai loro dubbi.
Dopo quasi un minuto buono, rilasciò un sospiro rassegnato.
<< Molto bene, se insistete >> borbottò con voce sarcastica, prima di volgere lo sguardo in direzione dell’ex regina di Arendelle << Quanto sai delle mie origini, ragazza? >>
<< A dir la verità, non molto >> ammise lei << solo il fatto che tu sia un'entità oscura portatrice di paura e terrore. >>
Suo malgrado, Black si ritrovò a sogghignare. << Questo riassume ciò che sono, sì. Ma il COME lo sia diventato? Be’… questa è tutta un'altra storia. >>
E così, l'oscuro spirito le raccontò i punti salienti della propria ascesa come signore indiscusso della paura. Di come una volta era stato Kozmotis Pitchner, uno dei più rinomati generali della Golden Age, responsabile della cattura e della sconfitta di innumerevoli Fearlings.
Di come questi avevano tentato di vendicarsi attaccando la sua famiglia mentre era in missione. Di come lo avevano ingannato imitando la voce di sua figlia, Emily Jane, spingendolo ad aprire la gabbia della loro prigione. E infine, le raccontò di come le stesse creature che aveva cacciato per anni avevano tentato di possederlo, fondendosi con lui e portando alla creazione dell'essere che con il tempo sarebbe stato conosciuto da innumerevoli civiltà come il Re degli Incubi, Pitch Black.
Gli occhi del Quinto Spirito si fecero grandi e lievemente lucidi di fronte a quella tragica quanto triste storia.
<< Ma... ma è orribile... >> mormorò.
Jack, al suo fianco, sospirò, annuendo fra sé e sé. In effetti, era la definizione più appropriata.
L’Uomo Nero si limitò a roteare gli occhi. << Oh, per favore, asciugatevi le lacrime. Non ti ho certo raccontato questa storia per suscitare pietà. >>
La sua espressione si fece molto più fredda.
<< Non ne ho bisogno. Ho fatto le mie scelte... e non le rimpiango. >>
I tre spiriti decisero saggiamente di restare in silenzio, perfino Sandy, che già di per sé era muto, non sentiva il bisogno di aggiungere altro.
Jack Frost strinse entrambe le dita delle mani sull'asta del bastone, fissando l’Omino del Sonno e l'Uomo Nero negli occhi.
<< Che è successo a Emily Jane? >>
A quella domanda, lo sguardo di Pitch sembrò perdersi in una memoria lontana.
<< Sconosciuto agli stessi Fearlings che avevano cercato di ucciderla, mia figlia era riuscita a fuggire utilizzando una navetta di salvataggio. Mia moglie... >> e qui la voce dello spirito si fece molto più cupa << aveva fatto da esca e si era lanciata in un crepaccio con un fagotto tra le mani, in modo che gli assalitori le credessero entrambe morte. E per molto tempo… lo credetti anche io. >>
Jack fece passare lo sguardo su Sandy. << L'hai trovata tu, non è così? >>
Il Guardiano dei Sogni annuì in risposta, suscitando un ghigno ironico da parte di Pitch.
<< Il qui presente Sandman, un tempo, era uno dei più rinomati capitani della flotta stellare della Golden Age >> continuò con tono quasi disgustato, sorprendendo non poco la coppia di spiriti invernali. << Come tutti gli altri membri della sua specie, era nato da una stella cadente e aveva il compito di cacciare gli Incubi e trasformarli in sogni. La sua nave incontrò quella di mia figlia per puro caso. E da allora, cominciò a trascinarla in lungo e in largo per il cosmo… esponendola ulteriormente al pericolo dei Fearlings. >>
Sandman assottigliò lo sguardo, sostenendo quello dell’Uomo Nero, per poi poggiare nuovamente i palmi sui fianchi e arricciare il volto in un’espressione visibilmente contrariata.
In realtà, le cose non erano andate propriamente in quella maniera.
 Quando aveva trovato Emily Jane, la ragazza si era chiusa in uno stato di profondo mutismo, rotto solo dopo molte settimane spese a guadagnarsi la sua fiducia.
Quando infine gli aveva raccontato della sorte dei suoi genitori, il Guardiano dei Sogni aveva fatto di tutto per trovarli, salvo per scoprire che sua madre era morta, e che Kozmotis era ritenuto scomparso. Perché nessuno sapeva ancora quale orrida sorte - peggiore della morte - era toccata ad uno degli eroi più rinomati della Golden Age.
Sandy indicò l’Uomo Nero in un gesto accusatorio, per poi realizzare un disegno con la sabbia che mimò il puf! di una sparizione improvvisa. Il messaggio fu chiaro per tutti: “Tu eri scomparso. Che cosa avrei dovuto fare, abbandonarla a sé stessa?”
Pitch Black fece una smorfia.
<< Sfortunatamente, quando mia figlia ebbe finalmente la possibilità di tornare a cercarmi… era già troppo tardi >> ammise con un pizzico di riluttanza << Il mio cuore era stato completamente soggiogato dall'oscurità. E quando vidi la nave di Sandy attraversare il quadrante del mio pianeta d'origine… inviai i miei Fearlings ad attaccarlo. >>
<< E... tua figlia? >> fece Elsa, la voce strozzata.
Gli occhi di Pitch si indurirono appena.
<< I Fearlings presero d'assalto la nave… ed essa cominciò ad andare alla deriva, finendo nell'orbita della Terra dopo alcuni giorni >> sussurrò, per poi portarsi una mano al volto, quasi a voler nascondere la propria espressione.
<< Emily finì fuori bordo, proprio mentre la nave entrava nell'atmosfera. Immaginatevela: una bambina di appena dieci anni che bruciava nel cielo, precipitando fino a terra con la stessa velocità di una meteora. Il dolore che deve aver subito... >>
Scosse la testa, nel tentativo di liberare la mente da quei pensieri.
<< Un essere umano normale sarebbe morto sul colpo… ma Emily era una figlia della Golden Age. Non morì, nemmeno per l’impatto sulla superficie della Terra, che fu tale da inviare il suo corpo nelle profondità del pianeta, dove continuò a soffrire per giorni…circondata da nient'altro che pietre e radici. >>
Elsa si portò le mani alle labbra, incapace di trattenere un sussulto scioccato. Affianco a lei, Jack si ritrovò a deglutire, incerto su cosa aggiungere.
<< È per questo che... insomma, divenne...? >>
Black lasciò cadere la mano dal proprio volto.
<< A quanto pare, il pianeta stesso ebbe pietà di lei >> rispose con una scrollata di spalle. << Emily divenne parte della Terra… e la terra divenne parte di lei, trasformandola nell'entità che i mortali conoscono come Madre Natura. >>
Rilasciò un altro sospiro.
<< La incontrai molti anni dopo, mentre la mia guerra con i Guardiani era in pieno svolgimento. Mi accusò di averla abbandonata. Mi definì un mostro… e un codardo >> sputò attraverso i denti, incapace di nascondere un ringhio. << E da quel giorno in avanti… non ci siamo più parlati. >>
Ancora una volta, fra i tre spiriti calò il silenzio più totale. Nessuno di loro si sentì di aggiungere altro, anzi, preferirono distogliere lo sguardo, dato che avevano appurato che l'Uomo Nero non avrebbe gradito leggere la compassione e l’empatia nei loro volti. E per il momento, ci tenevano a non provocargli altro dispiacere, non finché sarebbe rimasto dalla loro parte.
<< Muoviamoci >> sentenziò il Guardiano del Divertimento, ponendo fine al discorso.
All’improvviso, un suono insolito attirò la loro attenzione. Una specie di scricchiolio, come quello provocato dai rami di un albero mossi dal vento. Fu presto accompagnato da una specie di muggito, seguito da alcuni cigolii.
L’Uomo Nero strinse gli occhi e fece cenno ai suoi accompagnatori di fermarsi.
<< Abbiamo compagnia >> sussurrò con tono d’avvertimento.
<< Oh, grandioso >> borbottò Jack, ponendo in avanti il bastone, mentre Elsa sollevava le mani e Sandy si portava al fianco di Black.
Per un attimo, non accadde niente. Poi, la foresta di fronte a loro sembrò prendere vita.
Le chiome degli alberi presero a ondeggiare, sollevando foglie cadenti e spaventando tutte quelle creature che avevano scelto le loro fronde come temporaneo luogo di riposo.
I loro tronchi cominciarono a staccarsi da terra, spargendo terriccio e detriti in ogni direzione, tanto da costringere Pitch a sollevare un tempestivo muro di sabbia per schermarli.
Quando l'Uomo Nero lo abbassò… ciò che si trovò davanti fece sobbalzare lui e gli altri tre spiriti.
A pochi passi dal gruppo, infatti, avevano appena preso posto un paio di alberi dalle fattezze vagamente umanoidi. Erano alti circa una decina di metri e le loro dimensioni furono sufficienti ad oscurare i raggi del sole.
Per quanto potesse sembrare assurdo, avevano entrambi dei volti intagliati nella corteccia, completi di occhi, naso e un'apertura che aveva tutta l'aria di essere una sorta di bocca. Inoltre, stavano fissando il quartetto con espressioni apparentemente minacciose.
<< ... Ent!? >> uscì dalla bocca dello Spirito dell'Inverno, la cui espressione pareva a metà tra il terrorizzato e l'eccitato.
A dispetto della situazione, Sandy non poté trattenere un roteare degli occhi. Elsa, invece, gli lanciò un'occhiata allarmata e incuriosita al tempo stesso.
<< Che cosa diavolo è un Ent? >> domandò con un sibilo, mentre puntava ambe le mani in direzione della nuova minaccia.
<< Ehm, è un po' difficile da spiegare al momento... >>
Sandman fece loro segno di tacere, perché i grandi alberi si stavano innervosendo sempre di più ed erano in procinto di sollevare i loro grossi rami a mo' d'arma.
L'ometto dorato si fece avanti..ò spruzzò contro i loro occhi un’ondata della propria magica sabbia. Tuttavia, le due creature non si addormentarono come si aspettava Jack, ben consapevole di quali fossero gli effetti soporiferi della magia di Sandy.
A sua insaputa, il Quarto Guardiano aveva utilizzato un tipo diverso di sabbia, così che i due alberi fossero messi al corrente della loro identità e dell'urgenza di contattare immediatamente la loro padrona.
La coppia di creature sembrarono guardarsi l'un l'altra con aria incerta, apparentemente impegnati in un qualche tipo di conversazione silenziosa.
Infine, dopo quasi un minuto buono, entrambe lanciarono un potente ruggito in direzione della volta celeste, abbastanza forte da spaventare ogni animale nel raggio di diversi chilometri.
Il quattro spiriti compirono un passo all'indietro, allarmati che quell'azione fosse una sorta di grido di battaglia. Tuttavia, i loro timori vennero presto accantonati quando qualcosa cominciò a sbucare dal terreno.
Terriccio e fango si sollevarono con uno spruzzo. Al contempo, un gigantesco fiore rosso si fece strada tra gli arbusti del sottobosco.
Jack ed Elsa osservarono con occhi meravigliati mentre i petali della pianta si allargavano come ventagli, sprigionando polline dorato e gocce di rugiada in una visione a dir poco idilliaca, quasi onirica. Per un attimo, lo spirito invernale credette di essere stato colpito a sua volta dalla sabbia del Quarto Guardiano.
E fu allora… che il fiore aperto rivelò la figura di una donna, una delle più belle su cui gli occhi dell'albino si fossero mai posati, quasi quanto la stessa Elsa.
Aveva lunghi capelli neri che coronavano un volto dai lineamenti affilati, pallido come il latte, e un corpo sinuoso ricoperto da un lungo svolazzante abito che sembrava fondersi con il verde circostante.
I suoi occhi erano dorati e splendenti come il sole, detentori di una saggezza nascosta: si posarono sulla coppia di alberi umanoidi, per poi vagare in direzione del gruppo di spiriti.
<< Questo… è inaspettato >> commentò freddamente.
La sua voce, eterea e musicale al tempo stesso, sembrò risuonare da ogni dove, come se fossero state le piante stesse a parlare.
L’Omino del Sonno fece un passo avanti, lasciando indietro gli altri due spiriti che contemplavano in silenzio la figura di Madre Natura; le si fermò di fronte e la guardò dritto negli occhi, mentre rivoli di sabbia dorata lo circondavano.
Al vederlo, l'espressione sul volto della donna sembrò ammorbidirsi.
<< Sandy >> salutò con un sorriso appena accentuato << è un piacere rivederti >>
Poi, il suo sguardo si concentrò sulla figura di un certo Re degli Incubi… e si assottigliò.
<< Non posso dire lo stesso della la compagnia che frequenti >> continuò con tono molto più tagliente, mentre viticci e liane presero ad agitarsi freneticamente nell'area circostante, quasi come serpenti sul punto di colpire una preda… o più precisamente, una minaccia.
<< Bello riavere la famiglia riunita >> borbottò a mezza voce l'Uomo Nero.
D'istinto, Jack sollevò il bastone, ma Sandy lo fermò tirandolo per una manica, e lanciò a Pitch uno sguardo eloquente.
L'oscuro spirito sospirò, dopodiché si girò verso Madre Natura con uno dei suoi ghigno brevettati.
<< Mia cara, è sgradevole anche per me ritrovarmi qui - specialmente sotto il tiro dei tuoi amati arbusti - ma temo che ci siano delle cause di forza maggiore che occorre considerare, per poter comprendere al meglio il motivo della nostra piccola... visita, se così possiamo chiamarla. >>
Madre Natura inclinò appena la testa di lato. << E di quali cause stiamo parlando… padre?>>
Sputò l'ultima parola con un tale sottofondo di odio e disprezzo, che Jack si ritrovò a lanciare un'occhiata preoccupata in direzione di Pitch; da una parte, non potè fare a meno di provare un moto di dispiacere nei suoi confronti, dall’altra aveva il forte timore che l’Uomo Nero avrebbe reagito in maniera avventata a causa dell'ostilità della figlia.
Apparentemente, Black sembrò del tutto inalterato dai manierismi della donna, ma lo Spirito dell’Inverno riuscì comunque a intravedere dei piccoli rimasugli di sabbia nera spuntare da sotto il vestito e gorgogliare di sibili minacciosi, per poi sparire quasi immediatamente.
<< Be', la cosa è piuttosto ironica, perché in un certo senso... si tratta di me >> ribatté il Re degli Incubi. << Immagino che la Signora della Terra, uno dei tanti pianeti dello spazio... non avrebbe difficoltà a credere all'esistenza di infiniti universi con altrettanto infinite versioni degli individui che li popolano. >>
Al sentire quelle parole, gli occhi di Madre Natura parvero illuminarsi per la sorpresa. Si girò a scrutare i nuovi arrivati con un'espressione assai più contemplativa, passando brevemente lo sguardo da uno spirito all'altro. Infine, i suoi occhi presero a concentrarsi in particolar modo proprio su Elsa…e si allargarono in riconoscimento, con grande sorpresa del Quinto Spirito.
Fu solo per un secondo, ma all’ex regina di Arandelle sembrò quasi che la mora l’avesse riconosciuta da qualche parte, proprio come Pitch Prime.
 La mente di Elsa cominciò a correre a mille, nel tentativo di comprendere il motivo per cui i membri della famiglia Black la trovassero così familiare, quando lei non li aveva mai incontrati in vita sua.
<< Tu… non sei di queste parti, non è vero? >> chiese Madre Natura, fissandola con un cipiglio consapevole.
L'ex regina di Arendelle deglutì, e annuì prontamente. << Provengo da un regno chiamato “La Foresta Incantata”, situato in un altro mondo. E lo stesso vale per il terribile nemico che adesso, proprio in questo momento, sta minacciando tutta l’esistenza. >>
Emily Jane continuò a fissarla, come se stesse cercando di capire se le sue parole fossero vere o meno. Dopo qualche attimo di silenzio, annuì a se stessa e compì un rapido movimento con la mano destra. Nello stesso istante, numerose radici cominciarono a protrarsi dal terreno, andando a creare una specie di tavolino con cinque sedie associate.
<< Penso che abbiamo una lunga conversazione tra le mani >> disse con tono di fatto, mentre faceva cenno agli spiriti di prendere posto.
Questi si guardarono l'un l'altro con fare incerto, prima di acconsentire alla richiesta della donna.
Al contempo, Madre Natura schioccò le dita e alcune tazzine di porcellana sbucarono dal centro del tavolino, accompagnate da una brocca.
<< Tè? >> offrì, con un'espressione molto più gentile e rilassata.
I quattro spiriti si guardarono interdetti, ma poi fu Jack a prendere la parola.
<< Ehm… ci piacerebbe, ma in realtà è piuttosto urgente che tu sia messa al corrente di tutto >> disse << Quindi si spera che il nostro… Pitch, qui, sia decisamente sintetico. >>
L’Uomo Nero roteò gli occhi, poi tornò a fissare quella che era a conti fatti la figlia.
<< A quanto pare, in uno dei remoti universi sparsi per il cosmo, una mia versione alternativa è riuscita nei suoi propositi di conquista, recuperando il suo antico potere. E cosa più importante di tutte, sembra che sia pure riuscito a fabbricare un’arma che avrebbe le capacità di diffondere la propria influenza in tutto il multiverso. Per certi versi, ne sono quasi orgoglioso. >>
<< È potente >> aggiunse Elsa, mentre lanciava un’occhiataccia in direzione dell’Uomo Nero. << Ha sconfitto i Guardiani senza alcun problema, come se non fossero altro che un fastidio…assieme a tutti coloro che hanno cercato di aiutarli. >>
Madre Natura ronzò contemplativa, mantenendo un'espressione piacevole nonostante le dichiarazioni del gruppo.
<< Capisco. Quindi, deduco che siate venuti fin qui per chiedere il mio aiuto… oh, a proposito, Jack, non ti ho ancora fatto i complimenti per la tua promozione a Guardiano >> aggiunse all'improvviso, sorprendendo il gruppo a causa del cambio di discorso.
Apparentemente indifferente agli sguardi stupiti delle quattro entità, la donna continuò a parlare:
<< Era ora che quel vecchio bacucco lunare scegliesse uno spirito della natura per proteggere i bambini del mondo. Tuttavia, mi aspetto che continuerai a compiere i tuoi doveri di Signore dell'Inverno, sono stata chiara >> proseguì con un tono che non ammetteva repliche, mentre lanciava all'albino un'occhiata particolarmente severa.
Frost rimase spiazzato e interdetto da tale rimprovero, terribilmente simile a quello di una vera e propria madre.
<< Ehm, sì, certo, signora >> borbottò, massaggiandosi la nuca.
Sandy riattirò l’attenzione di Emily Jane con un campanello di sabbia. Dopodiché aprì le mani, creando figure simili a grandi alberi che combattevano i Fearlings, affiancati da yeti, uova, draghi e perfino bizzarri mostri simili a pupazzi di neve indemoniati.
Madre Natura scrutò intensamente il Guardiano dei Sogni. << Sandy… sai bene che preferisco non immischiarmi in certe questioni. >>
Alzò lo sguardo in direzione della volta celeste che si stagliava oltre le chiome degli alberi.
<< Le guerre vanno e vengono… ma la natura sarà sempre qui, e il mio compito e prendermene cura. Non ho tempo per partecipare alle vostre schermaglie tra "bene" e "male" >> aggiunse con un roteare degli occhi, quasi come se trovasse l'intero concetto abbastanza ridicolo.
<< Hmm, sembra che io non mi sia spiegato molto bene, figlia >> replicò Pitch, mentre incrociava ambe le mani davanti al volto, << perché sai... quando ho detto che quest’arma avrebbe diffuso l'influenza della mia controparte in tutto il multiverso… intendevo dire che anche TU saresti finita coinvolta, e che anche la tua preziosa Terra sarebbe stata consumata dall’essenza di Pitch Prime. >>
<< È così che lo chiamiamo per distinguerlo dal nostro Pitch >> la informò Jack.
<< Adorabile >> commentò la donna, mentre lanciava un'occhiata significativa in direzione del padre.
Entrambi gli spiriti rimasero a fissarsi l'un l'altra per quello che sembrò un tempo interminabile. Infine, Emily girò nuovamente lo sguardo in direzione di Elsa.
<< E tu che mi dici, bambina? >> chiese all'improvviso, ricevendo uno sguardo sorpreso ad opera del Quinto Spirito << Pensi davvero che il mio coinvolgimento sia necessario? >>
Elsa apri e richiuse la bocca un paio di volte, non del tutto sicura del motivo per cui Madre Natura in persona stesse chiedendo una simile domanda proprio a lei.
Intuendo la sua confusione, Emily continuò dicendo: << Tu sei molto simile a me, posso sentirlo. Odori di ghiaccio… ma anche di acqua, fuoco, aria e terra. Non so da che mondo provieni, ma immagino che il tuo ruolo in esso sia molto simile al mio.>>
Indicò le piante circostanti. << Quindi ti chiedo, da una levatrice naturale ad un'altra… mio padre dice il vero? Questa oscurità minaccerà anche i miei figli e le mie figlie? >>
Elsa rimase in silenzio e passò brevemente gli su ciascuno dei suoi compagni di squadra, incerta su come rispondere. Infine, notando il sorriso rassicurante che le inviò Jack, prese un respiro profondo e si voltò nuovamente in direzione di Madre Natura.
<< Non posso essere sicura che non stia cercando di aiutarci solo per promuovere i suoi loschi fini >> replicò la ragazza, sincera << Ma ho incontrato la sua controparte…e per quanto tuo padre possa sembrare una minaccia, posso assicurarti che questa sua versione è di gran lunga più pericolosa. È riuscito a mettermi in ginocchio in pochi secondi, riuscendo quasi a trasformarmi in un Fearling. Le sue ombre spopoleranno ovunque…e arriveranno fin qui. E quando scopriranno della tua esistenza, di certo lui verrà a prenderti per timore che tu possa interferire con i suoi piani…e ti renderà uno dei suoi servi, come ha cercato di fare con me. A quel punto…sì:  tutto morirà, anche i tuoi figli. >>
Madre Natura sostenne lo sguardo dell'ex regina, rimanendo in silenzio. Per un attimo, ad Elsa sembrò quasi che stesse cercando di leggere direttamente la sua anima. E considerato quanto era potente… si ritrovò a valutare l'idea che ne fosse capace, per quanto un simile pensiero potesse apparire ridicolo.
Dopo qualche altro attimo silenzio, Emily Jane rilasciò un sospiro apparentemente rassegnato.
<< In questo caso… vi aiuterò >> disse rivolta verso Sandy.
Poi, lanciò un'occhiataccia in direzione di Pitch. << Ma non aspettatevi che vada d'amore e d'accordo con LUI >>
<< Di questo, TESORO... >> replicò l'Uomo Nero, con tono altrettanto acido, << non hai di che preoccuparti. >>
 
 

 
E così, la squadra anti-Pitch Prime è ufficialmente al completo.
La battaglia finale per il destino del multiverso è ormai prossima. Tutti i pezzi sono allineati sulla scacchiera…e non tutti sopravviveranno a ciò che verrà.
Il Flashback iniziale di Pitch, prima che diventasse l’Uomo Nero, è in parta una trasposizione in prosa del fumetto prequel “The Face of Fear” ( che potete trovare qui: https://www.deviantart.com/frogsfortea/art/The-Face-of-Fear-The-Abyss-Stares-Back-448957194 ) e in parte una rielaborazione di ciò che è stato narrato nei romanzi.
Cosa ne pensate di Madre Natura? E perché sia lei che Pitch Prime sembrano aver riconosciuto Elsa? Lo scoprirete nel prossimo capitolo ;)
  
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