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Autore: Brume    07/07/2020    1 recensioni
Subito dopo la presa della Bastiglia, Oscar e Andrè vengono tratti in salvo da Alain. Sono in condizioni disperate,e vengono portati in una locanda adibita ad ospedale. Inizia così un nuovo capitolo della loro vita, in cui il destino si compie.
ATTENZIONE: prologo di "La spada che divenne farfalla".
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Bernard Chatelet, Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Parigi, 14 luglio 1789

 

Una Pietà profana.

Accanto alla Bastiglia, dalla quale troneggiava una bandiera bianca, una Pietà di carne e sangue si ergeva, proiettando la propria ombra nel tramonto che chiudeva quel giorno tragico.Intorno ad essa, solo lacrime e dolore.

Ma in questa Pietà non era una donna velata a sostenere il corpo esanime e divino del proprio figlio, ma un uomo ferito nel fisico e nell' anima che vegliava la propria amata.

 

Andrè, inginocchiato sui talloni, la schiena dritta ed il capo inclinato.

Andrè, con il viso rivolto alla sua Oscar, il cui capo rivolto all' indietro faceva si che i capelli sfiorassero la terra insanguinata.

Andrè, cuore d' oro e sguardo perso, dolore e sangue; Andrè stanco e dolorante.

Oscar, un corpo perso ma l' anima indomita; Oscar, una dolcezza scoperta solo attimi precedenti agli spari, Oscar, chiusa nel silenzio

.

Oscar, il cuore che batte flebilmente.

 

non ora, ti prego, non ora” .

 

Una supplica si alzava silenziosa dall' uomo.

 

non ora, non portarmela via ora...ma se proprio così deve essere, portaci via insieme”

 

E poi...solo ombre, ombre che passavano veloci ed inquete, urlanti.

 

***

La via che conduceva verso la Bastiglia era ricolma di corpi. Uomini e donne. Vecchi e giovani; chi , ormai perso, raggiungeva il sonno profondo e chi, con sforzi immani, tentava di tirarsi in piedi appoggiandosi al muro, ad altri corpi, o a persone giunte appositamente li per aiutarli.

Il tramonto regalava sfumature particolari ed intense ai vecchi edifici di Rue de Charenton, decretando metaforicamente la fine di un' epoca . Si: da quel giorno, nulla sarebbe stato più come prima, ma avrebbe cambiato destini e persone.

In una via traversa, quella mattina, i soldati della guardia cittadina avevano – così come lasciato scritto da Oscar – requisito una locanda dove poter alloggiare i feriti, non solo militari ma anche civili, alla quale si accedeva da una piccola porta che conduceva ad una grande sala e ad un corridoio lungo il quale erano poste alcune stanze.

Alain, nonostante fosse ferito e faticasse a reggersi in piedi, si ostinava a camminare nervosamente davanti ad una di quelle stanze, dove un' ora prima aveva lasciato sia Oscar che Andrè. Li aveva cercati a lungo nel caos, dopo averli persi di vista nella folla; solo dopo molto tempo i suoi occhi avevano scorto, in un clima irreale, Andrè che sorreggeva Oscar con le poche forze rimaste.

Aveva chiesto aiuto ad altri uomini e, scavalcando un groviglio di corpi, cavalli, armi e vesti, era riuscito a raggiungerli ed a portarli in salvo, piangendo come un bambino e pregando – per la prima volta in vita sua- affinchè Andrè ed Oscar si salvassero:

Oscar, Andrè, salvatevi. Cercate di rimanere qui, abbiamo ancora tante cose da fare, abbiamo appena iniziato questo cammino, non potete lasciarmi solo” pregava, sottovoce, quel marcantonio libertino di Alain Soisson, senza preoccuparsi delle lacrime che ancora non avevano smesso di scendere. Ripensava alle giornate in caserma, agli scontri con Oscar e a quelli con Andrè, alle bevute nelle taverne ed a quella volta che aveva provato a portare Andrè da una di quelle ragazze...sorrise amaramente tra sè, cercando di aggrapparsi a momenti felici, devastato da ciò che era successo.

Immerso come era in questi pensieri non vide che Rosalie era uscita dalla stanza; quando se ne accorse, spalancò gli occhi e la fermò, trattenendola per le spalle; la donna aveva il capo chino. Brutto segno.

Alain lasciò cadere le braccia a peso morto lungo i suoi fianchi.

“Dovresti farti visitare, sei ferito, Alain” disse Rosalie con la voce rotta dal pianto “ stai male, guardati, sembri scappato dall' inferno...”

“Lo farò solo quando saprò qualcosa...” rispose, triste. Tutti erano stati all' inferno, quel giorno.

“E' troppo presto, per pronunciarsi. Andrè si salverà probaiblmente, anche se ha perso molto sangue; Oscar, oltre alle ferite, ha un male ben più grande che fino ad ora ha trascurato” disse la giovane moglie di Bernard, giocando nervosamente con le mani e con il grembiule.

“Posso entrare?”chiese, speranzoso. Oh, io ci provo.

“Termo di no...Dai Alain, vai a farti visitare...” disse lei cercando di convincerlo; la ferita alla spalla perdeva molto sangue.

Alain restò in silenzio, voltando lo sguardo verso il corridoio che conduceva alla sala grande.

“Lo farò, Rosalie, a patto che tu mi chiami immediatamente appena saprai qualcosa” rispose lui.

Rosalie fece un cenno con la testa e offrì il braccio all' uomo che orami iniziava a barcollare, portandolo nella sala a disposizione del primo medico che si fosse liberato.

 

Nella stanza, intanto, Andrè aveva aperto gli occhi, e stava cercando di mettere a fuoco ciò che vi era intorno a lui, ma soprattutto voleva vedere Oscar, toccarla, parlarle.

Dove sei, Oscar? Dove siamo? Cosa sono questi rumori che sento, ci troviamo ancora in mezzo alla battaglia? Sento lamenti, passi che si trascinano, voci....e tu, amore mio, dove sei?” pensò Andrè, cercando convulsamente di mettersi a sedere, senza risultato: il fianco gli doleva troppo, sentiva un liquido caldo scorrere lungo la gamba. Si tastò la fronte, scottava; cercò di girarsi con immensa fatica, lanciando indietro un lenzuolo di fortuna e ritrovandosi praticamente seminudo; volse la poca vista che aveva verso quella forma distesa nel letto accanto e riconobbe Oscar.

“OSCAAAR!!!” urlò sconvolto con il poco fiato che aveva e la disperazione dell' amore; “RISPONDIMI, TI PREGO!!!” ma lei nulla, non batteva ciglio, non un minimo movimento dalle sue mani, dal suo viso, dalla sua bocca. Andrè pianse lacrime che pensava ormai esaurite e fu così che lo trovò Rosalie, corsa subito verso la stanza richiamata da quelle urla strazianti.

“Andrè, Andrè, calmati” disse cercando di sedarlo, facendogli bere dell' acqua con laudano così come su indicazione del medico; poi accarezzò il suo viso, lo aiutò a sistemarsi, controllò la ferita e lo ripulì del sangue sulle gambe.

“Oscar, come sta?” chiese con un filo di voce dopo pochi minuti, apparentemente calmo.

“ Non lo so, Andrè. Dove non è arrivata la pallottola ci ha pensato la tisi...lo sapevi, tu, che Oscar è malata?” chiese a bassa voce la donna.

“Si, Rosalie....sapevo qualcosa...” disse, affatticato, volgendo lo sguardo verso la finestra

“non sforzarti, Andrè... ora pensa a riposarti. Se tutto va bene, Oscar dovrebbe riprendersi dalle ferite in pochi giorni....avrai modo di parlarle, avrete modo di riprendere la vostra vita” mentì Rosalie sistemando il cuscino ad Andrè che , apparentemente sollevato, chiuse gli occhi sospirando.

Rosalie lasciò la stanza per andare da Alain, dicendo che l' amico era rinsavito e pregandolo di non recarsi ancora da lui; poi, stanca, cercò un angolo nascosto in quel caos, per piangere in silenzio.

Alain, però, non si lasciò frenare da quelle parole, se senza essere visto, entrò nella stanza.

Andrè ed Oscar dormivano.

“Sono grato che siate vivi. Ci rivedremo e potremo stare insieme” disse, sicuro che almeno uno dei due lo stava ascoltando. Rimase li un attimo, e poi fece per uscire.

“ Ci spero” rispose Andrè, facendo sobbalzare l' amico; Alain si girò e vide Andre rivolto verso di lui.

“Grazie, Alain. Ci hai salvato la vita” disse Andrè.

Alain non disse nulla. Guardò negli occhi l' amico, e tornò alla sua branda nella sala grande.

 

***

Agosto 1789

“si riprenderà, dottore?” chiese Andrè, con un filo di voce, una volta che il medico uscì dalla stanza.

“Le ferite sono pressochè guarite, Grandier. Un pò di riposo e potrebbe alzarsi. La ripresa è lunga e lenta, per il quadro che conosciamo...ma in questo momento non posso quantificarlo in giorni...” rispose. Era un ragazzo giovane, ma spigliato e sveglio, il medico: Andrè gli strinse la mano, ringraziandolo, e appoggiandosi al bastone rientrò nella stanza che condivideva con Oscar.

“Oscar, mi senti?” disse piano.

Lei lo guardò, annuì e socchiuse gli occhi.

“sono così felice che tu stia meglio...ho avuto paura di perderti” disse prendendole la mano e baciandola , lievemente. Oscar non parlò, aveva pochissime forze, ma cercò gli occhi di Andrè riversando in lui tutto l' amore che aveva nel cuore; un momento intenso, che fermò il tempo.

“quando starai meglio, andremo a vivere in una casa , io e te, da soli...”disse ancora, sorridendo, senza togliere gli occhi da quelli dell' amata “ mi sto facendo aiutare da Bernard ed Alain ma vedrai, la troverò.

Oscar annuì. Una lacrima scese sul suo viso.

“Andrè...non vedo l' ora...” disse.

Lui, al suo fianco, sorrise.

“anche io non vedo l' ora, Oscar. Proverò a cucinare, per te. Costruirò tutto ciò che ti serve. Imparerò anche a cucire, dovessero servirti dei vestiti” disse “ e poi, potrei portarti sulla Senna oppure potremo andare a mangiare quella zuppa che ti piace tanto....”.

Andrè osservò il suo amore.

“Dormi, Oscar” disse accarezzandole i capelli dorati “ veglierò su di te, finchè il tempo non cesserà di battere le ore”.

 

***

“Ecco, Andrè. Questo è quello che posso darvi, in questo momento” disse Bernard mostrandogli un seminterrato poco distante dalla casa di famiglia di Alain e dalla locanda stessa; era un posto forse non ideale per la salute di Oscar, ma con un pò di pulizie e tenendo la stufa accesa , non ci sarebbero stati probelmi (almeno per qualche tempo).

“Bernard grazie...hai fatto davvero molto per me ed Oscar, te ne sarò sempre grato. Credo che vada bene, almeno per un pò...poi si vedrà”.

“Di nulla, Andrè. Per voi questo e altro” rispose l' uomo. Rosalie era accanto a lui, e già si era offerta per dare una mano nelle pulizie.

“Tieni conto poi” disse Alain “ che sei vicino a casa mia, non sei felice?”

Andrè rise ; anche se non aveva la forza di ribattere, la battuta del suo caro amico lo rese allegro per un attimo. Era merito suo se lui e Oscar erano in vita.

“ scherzi a parte ricordati che ci siamo anche noi, se vi serve una mano” disse serio Alain, cingendo le spalle di Andrè.

“Grazie, Alain” rispose Andrè, serio.

 

Andrè si avviò verso la locanda dove ancora alloggiavano, pensieroso ma felice; aveva appena trovato il loro piccolo nido , e non vedeva l' ora di dirlo a lei: rientrò , quindi, e si avviò verso la stanza.

La porta era socchiusa. Si fermò; c'era qualcuno.

“Dottore, come sto? Ditemi la verità”

Oscar stava parlando con il medico, e Andrè non ebbe il coraggio di entrare, ma si fermò lì davanti.

“Stai meglio, Oscar. Le tue ferite sono guarite...il tuo male..non so che dire, non so come pronunciarmi” rispose il giovane.

“Sto morendo?” chiese lei, pratica e diretta come sempre.

“no, non stai morendo: tuttavia, devi capire che il decorso della tisi dipende da persona a persona, dal clima, da una serie di fattori...sono davvero tanti. Posso solo dirti di osservare riposo, cautela, tranquillità, e naturalmente continuare con i rimedi che ti ho prescritto. Quando andrai via di qui, qualunque cosa tu faccia, ricordati le mie parole.” rispose lui.

Oscar rimase in silenzio; si rivestì e poi , prima che il dottore uscisse, rivolse ancora una domanda.

“Andrè...come sta? “

“Direi meglio...al momento lui non presenta alcun sintomo o segnale, da ciò che ho visto...” rispose il dottore, uscendo.

 

Prima che la porta si aprisse, Andrè si spostò, simulando un arrivo del tutto casuale. Sorride al medico, entrò nella stanza. Oscar era seduta al tavolinetto e stava iniziando a mangiare del pane e della zuppa di latte; dissimulò qualsiasi emozione e si dedicò a lei.

“Ciao, Oscar...sono appena tornato...ho trovato una casa per noi!” disse prendendole le mani e portandole alla sua bocca per baciarle; lei tentò di ritrarsi, ma lui e trattenne. Voleva forse dirle qualcosa e non trovava le parole, quindi la anticipò lui:

“Ho sentito, Oscar, cosa ha detto il medico. Non preoccuparti. Andrà bene, abbiamo ancora molto tempo davanti a noi. Non importa quanto. Poco, tanto, un mese, due anni, dieci...qualsiasi possa essere il nostro destino, voglio condividerlo con te. Forza, andiamo: è ora di cominciare la nostra vita” disse.

 

Oscar lo osservò pensando gli fosse andato di volta il cervello:no, era serio, e l' attendeva sulla porta. Lei gli sorrise, e lo baciò, lasciandosi andare; lui, dolorante, la sollevò , la prese in braccio e la sostenne finchè non furono sulla strada. Il medico tentò di fermarli ma loro non vollero sentire ragioni: avevano già perso molto tempo, adesso era ora di ricominciare a vivere: mano nella mano, a piccoli passi, si avviarono verso la loro nuova vita.

 

 

 

   
 
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