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Autore: Lisbeth Salander    07/07/2020    7 recensioni
Dove c’è uno, c’è anche l’altro.
Quel che pensa James, lo pensa anche Sirius.
Non è qualcosa che si può spiegare ma, semplicemente, è.
È un unico pensiero perché, tra di loro, le parole vengono dopo e non servono a capirsi, a spiegarsi, a giustificarsi.
A loro basta uno sguardo e la piega delle bocche che si solleva in un sorriso malandrino.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Le parole che non servono
 
C’è un accenno di scrupolo negli occhi di Sirius quando quel ragazzino con i capelli imbarazzanti gli propone il primo scherzo. 
È lo scrupolo di chi sa bene che ad ogni scherzo può seguire la più dura delle punizioni. 
C’è un accenno di scrupolo e James lo coglie subito. 
Ride, in un modo che Sirius non dimenticherà mai, quando gli fa notare che nessuno oserebbe fare una cosa del genere il primo giorno di scuola nella classe della McGranitt. 
C’è un luccichio negli occhi di James e, a pensarci dopo, Sirius crede che la loro amicizia sia davvero nata in quel momento, nelle parole di un undicenne che gli ha promesso un’amicizia diversa da quella di chiunque altro, che gli ha promesso di essere il fratello di cui ha bisogno e quella promessa l’ha mantenuta sempre.

C’è stato un unico pensiero, dopo quel giorno, ad unire James e Sirius. 
Dove c’è uno, c’è anche l’altro. 
Quel che pensa James, lo pensa anche Sirius. 
Non è qualcosa che si può spiegare ma, semplicemente, è.
È un unico pensiero perché, tra di loro, le parole vengono dopo e non servono a capirsi, a spiegarsi, a giustificarsi.  
A loro basta uno sguardo e la piega delle bocche che si solleva in un sorriso malandrino
Basta un lampo negli occhi grigi di Sirius perché James sappia già cosa fare, il luccichio negli occhi color caramello di James perché Sirius stia già attuando il prossimo scherzo, la prossima idea.
Non servono le parole per due come loro, che si sono riconosciuti e scelti. 
Non solo amici, fratelli.
Sirius lo capisce, una volta e per tutte, a quasi sedici anni sulla soglia di casa Potter, mentre l’amico non dice niente e tende il braccio per invitarlo ad entrare, che James è l’unica famiglia che ha mai avuto e che avrà mai. 
Non importa se non è lo stesso il sangue che circola nelle loro vene. Importano le scelte, non da dove vieni. 
È questo che ha sempre letto negli occhi di James. 
È questo che gli direbbe, se ce ne fosse bisogno.

Sono solo tre le volte in cui per Sirius sono state necessarie parole ma soltanto una quella in cui Sirius non ha ricevuto risposta. 

La prima volta Sirius non ha che dodici anni e teme che, a pensare come tutti, a pensare come sua madre, come suo padre, come la sua famiglia che gli avvelena la mente, quell’amico un giorno avrebbe potuto perderlo. 
Ricorda la piega nella fronte sempre liscia di James mentre gli spiega che poco importa se nel letto accanto al suo dorme un Lupo Mannaro. È Remus, è il loro amico e questo non può cambiare. 
Non importa quel che dicono tutti sui Lupi Mannari. Importa quello che sanno loro e loro non sono tutti. 
C’è solo l’amicizia e quella viene prima di qualsiasi altra cosa.
È quella la regola. 
Senza l’amicizia non c’è più niente, non ci sono più nemmeno loro due.

La seconda volta Sirius teme che le sue giustificazioni non bastino perché ha agito e pensato proprio come tutti, tranne loro - certo - tutti, tranne loro. 
Quella volta la ruga nel mezzo della fronte di James gli è sembrata più pronunciata perché - lui lo sa - si è sentito tradito e non ci sono giustificazioni, perché quello non è stato un semplice scherzo, è stato qualcosa di più, perché James lo ha salvato dall’orlo di un baratro ancora una volta.
Dura un tempo brevissimo quell’ostilità accennata, la traccia di rimprovero che attraversa la fronte di James, ma per Sirius è comunque troppo tempo. 
Lo promette a James e a se stesso, che non succederà più, che non sarà di nuovo l’anello debole, che non ci sarà mai più una volta in cui sarà di nuovo colpa sua. 
Lo promette ad entrambi che non ci sarà mai più una volta in cui li deluderà. 

La terza volta James non gli risponde, anche se non ci sono rughe sulla sua fronte. 
Non risponde perché ha ventun anni ed è morto ai piedi delle scale di casa propria. 
Non ci sono pieghe sulle labbra di James. 
Non c’è niente sul viso del fratello che Sirius ha scelto. 
Quel niente è colpa sua. 
È ancora una volta colpa sua. 
È sempre colpa sua.
Questa volta Sirius ha provato di tutto. Ha pensato ad un piano perfetto, ad un piano che non puntasse su di lui perché non se lo sarebbe mai perdonato se fosse successo qualcosa, se tutto fosse crollato a causa sua.  
Ha provato a non pensare come tutti ma non è bastato.
È colpa sua perché non gli ha guardato le spalle e questa volta ci sarebbe bisogno di parole tra lui e James, tutte quelle che non si sono mai detti, anche se prima non c’è mai stato bisogno di dirle.
Adesso ci sarebbe davvero bisogno di parole, anche per due come loro. 

C’è un velo a dividerli e Sirius non lo sa se, nei suoi dodici anni in cella, James abbia mai potuto sentire le parole disperate che gli ha rivolto.
Sirius vorrebbe dirgli che è solo colpa sua, che è stato lui a sbagliare - proprio come quella volta al quinto anno - e di perdonarlo, anche se è morto e lui non riesce a perdonare se stesso.
Non ci riuscirà mai. 
C’è un velo a dividerli, a far svanire le parole mai dette.
C’è un velo a dividerli ma, quando Sirius lo attraversa, scopre che le parole tra lui e James, ancora una volta, non servono più.  
 
Note: Mi rendo conto che questa è la millesima storia triste che scrivo da un mese a questa parte ma non so perché, ultimamente, è l'unico genere per il quale mi sento ispirata. Al momento sento molto mia la rispsota di Luigi Tenco al "Perché scrivi solo cose tristi?", ossia "Perché quando sono felice, esco".
Detto questo, la storia nasce dal gioco di scrittura Scrivimi del gruppo Facebook Caffè e calderotti, sulla base delle indicazioni che mi ha assegnato Rosmary (https://efpfanfic.net/viewuser.php?uid=190616). In particolare, Personaggio: Sirius Black (obbligatorio)Prompt: “Agire e pensare come tutti non è mai una garanzia e non è sempre una giustificazione” tratta da Archivi del nord di Marguerite YourcenarNota: bromance.
Mi rendo conto che potrei aver interpretato il prompt alla larga ma all'ispirazione non si comanda. I personaggi sono tra i miei preferiti e la loro amicizia è in assoluto tra le cose che più mi hanno colpita ed affascinata di tutta la saga, soprattutto la devozione incondizionata di Sirius nei confronti di James e di Harry. 
Rispetto allo scrupolo d'apertura e alla punta di scetticismo verso la Licantropia di Remus ho semplicemente immaginato che per un ragazzino di undici/dodici anni cresciuto da una come Walburga ci fosse un riflesso di questa educazione e di quei retaggi familiari. 
Spero di non aver scritto disastri. Un abbraccio. F.

 
   
 
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