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Autore: CatherineC94    07/07/2020    2 recensioni
" E poi che cos'è la vita senza qualche rischio?"
Tutta la storia passata e presente raccontata attraverso gli occhi del malandrino per eccellenza, Sirius Black.
Genere: Angst, Avventura, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'I Malandrini'
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Sull’orlo del precipizio.
 
«Credi che le persone scomparse che abbiamo amato ci lascino mai del tutto? Non credi che le ricordiamo più chiaramente che mai nei momenti di grande difficoltà? Tuo padre è vivo in te, Harry, e si mostra soprattutto quando hai bisogno di lui. Altrimenti come avresti fatto a evocare proprio quel Patronus? Ramoso è tornato a correre la notte scorsa». A Harry ci volle qualche istante per capire quelle parole. «La notte scorsa Sirius mi ha raccontato tutto di come sono diventati Animagi» disse Silente sorridendo. «Un risultato eccezionale... e sono anche riusciti a farlo a mia insaputa. E poi mi è venuta in mente la forma assolutamente insolita assunta dal tuo Patronus quando ha attaccato Malfoy alla partita di Quidditch contro i Corvonero. Quindi ieri notte hai visto tuo padre, Harry... l'hai trovato dentro di te»*.
 
 
 
Bombarda [Giugno1994]
 
Il cielo immenso si stagliava muto ed implacabile; per anni aveva bramato di poter riacquisire ciò che gli avevano sottratto. Ricordava ancora quando dalla piccola finestra della sua cella aveva pensato, fra una risata isterica e una crisi di nervi che il cielo fosse davvero immenso; anche lì, in quel posto dimenticato da tutti poteva guardarlo. Le stelle erano mute e si incastonavano come pietre preziose; di solito riusciva quasi sempre a scorgere due vicine; in quel momento si chiedeva se fossero James e Lily che un po’ sbilenchi e un po’ tristi lo osservavano. Poi si rendeva conto che in realtà non era così; era ormai solo al mondo e quella dolce consolazione, vale a dire avere i suoi migliori amici, la sua famiglia ancora vivi era qualcosa di utopistico ed effimero. Se chiudeva gli occhi poteva immergersi in qualche ricordo frammentato di ciò che fu un tempo e che ora non esisteva più; si alzò dalla sedia e si guardò intorno. L’ufficio del Professor Vitious era davvero curioso, non ci era mai entrato con James e questo era davvero qualcosa di insolito; di Hogwarts conosceva ogni angolo ed anfratto, ma quel posto era sconosciuto.
Quella notte dopo molto tempo si era sentito vivo in qualche modo; aveva rivisto Remus, aveva fatto capire la verità, aveva in qualche modo tentato di fare ammenda inutilmente. Era scappato e miseramente si chiese come mai avesse scelto quel giorno, esattamente la luna piena; era strano come la sua intera esistenza fosse governata da strane coincidenze. Però anche se era tutto andato a farsi benedire, l’intero piano, la sua vendetta tanto bramata, era riuscito a vedere il ragazzo prima di morire; era una consolazione magra però era abbastanza. Per un essere come lui, bastava e avanzava.
Il senso di colpa lo molestava dalle viscere; si era reso conto di ciò che aveva compiuto guardando Remus, così stanco, così avvilito così scarno; come aveva potuto minimamente pensare che la spia fosse lui? Lui che aveva pianto come un bambino quando gli avevano annunciato che sarebbero diventati degli Animagi per aiutarlo; come aveva potuto pensare qualcosa del genere? Era forse la paura di perdere tutto che in realtà aveva provocato la perdita stessa; avrebbe voluto abbracciare Harry in realtà, ma non l’aveva fatto. Era così simile a James, che il respiro ancora gli mancava e la voce gli scompariva; per un attimo si era rivisto adolescente, e l’aveva rivisto lì davanti, con quei capelli impresentabili, quel sorriso sghembo ma sincero. Poi la verità, crudele ed imperterrita gli si era presentata davanti; e gli occhi di Harry verdi gli ricordavano che il suo migliore amico, suo fratello era morto e lui era solo suo figlio, quel tenero fagottino che amava saltellare sulle sue ginocchia.  Avrebbe voluto ricostruire le macerie delle loro vite; magari vivere insieme, ricordando ciò che era perduto; ma la vita ancora una volta gli aveva ricordato che la sua porzione di felicità era stata data durante i sette anni ad Hogwarts.
Così Sirius ridacchiando nervoso guardò il panorama fuori dalla finestra; quant’era bello quel posto che era stato casa e felicità insieme! Avrebbe dato la propria vita per poter tornare indietro, avrebbe rimediato in quel preciso istante, l’avrebbe fatto, avrebbe voluto urlare.
Datemi un’altra possibilità, vi prego! Questa volta non manderò tutto all’aria! Vi prego!
Rise fra sé e sé beffardo; ma chi l’avrebbe ascoltato? Forse era davvero diventato folle, non c’era altra soluzione; il bacio di un dissennatore, bella consolazione.
«Molto meglio il bacio di un dissennatore che quello della tua ultima fiamma, Felpato» avrebbe detto James; si senza dubbio, quando sarebbe andato dall’altra parte gliel’avrebbe detto che di baci ne aveva provati di tutti i tipi, e questo delle guardie di Azkaban era la ciliegina sulla torta.
Tremò, ebbe dei brividi violenti; ora che la morte era vicina si sentiva liberato. Che senso avrebbe avuto in effetti continuare così? E lui non avrebbe avuto paura, non più; gli dispiaceva solo per Harry e Remus, si quello si. Quello poteva essere un rimpianto; rimpianti inutili questa era la vita di Sirius Black.
Perso com’era nelle sue elucubrazioni non si era reso conto che una figura lo osservava dal lato sinistro della stanza; si voltò, conscio che poteva essere un altro scherzo della sua fantasia.
«Quando ci perdiamo nei nostri pensieri è difficile ritrovare il sentiero che ci riporta alla realtà» disse Albus Silente sornione; Sirius sbuffò e mal celando una fitta di tristezza ribatté:« Ci siamo proprio eh? È arrivato il momento dell’esecuzione».
L’anziano preside si fece avanti avvolto in veste lilla, che Sirius dovette ammettere era la più sobria che gli avesse mai visto addosso e con fare sbrigativo appellò una poltrona in tweed; si sedette con garbo, alzò gli occhiali a mezzaluna ed unì le lunghe dita affusolate.
« Devo ammettere che del giovane Sirius Black in te è rimasto ben poco» sussurrò mesto con una nota malinconica; Sirius rise rauco e senza gioia. Quel Sirius Black era da tempo morto, mentre il nuovo, così vecchio e magro simbolo della sua distruzione era disconosciuto da se stesso; si era specchiato qualche tempo prima in una piccola pozzanghera nelle parti più remote del parco ed aveva urlato tutta la sua rabbia.
Quello non era lui, un eco forse, ma non lui.
«Sei venuto a dirmi addio?» chiese sardonico; Silente sorrise garbato e sospirando mormorò: « Harry e i suoi amici mi hanno raccontato ciò ch’è avvenuto. Questa vicenda avvalora la mia tesi sul rifiuto di dare per buona la prima impressione; però ora necessito qualche spiegazione, sento che qualcosa mi sfugge».
Sirius sorrise per la seconda volta quella notte; la prima quando Harry aveva accettato, in quel mero momento di andare a vivere assieme, quella seconda perché gli veniva chiesto di raccontare ciò che era successo in realtà.
«A cosa serve? Il vero traditore è scappato domani a quest’ora sarò morto e lui chissà dove» rispose in parte rabbioso; il senso di impotenza lo attanagliò ancora inutilmente.
« Serve a soddisfare la mia curiosità» ammise Silente scatenando una smorfia a Sirius che ormai arreso all’evidenza prese posto su una sedia; sospirò.
«Quando eravamo ad Hogwarts, durante il nostro terzo anno scoprimmo il segreto di Remus» iniziò Sirius rassegnato; ormai i ricordi lo avevano lacerato per anni, cosa cambiava se succedeva ancora in quel frangente?
«Così James e io pensammo come potevamo aiutarlo; in forma umana era impossibile quindi decidemmo di diventare Animagi» affermò Sirius con una nota orgogliosa nella voce; ricordava ancora James e il lampo vivace che percosse il suo sguardo quando arrivò l’intuizione.
Silente lo guardò meravigliato mormorando:« Siete diventati Animagi da soli? Davvero brillanti e un po’ folli oserei dire».
Sirius annuì con gli occhi velati dicendo:« Si, ci abbiamo messo quasi tre anni. Quando si fa qualcosa per un amico non c’è niente di abbastanza folle Albus; io e James ci siamo riusciti per primi, poi abbiamo aiutato il traditore» concluse con gli occhi ridotti a fessure.
Silente lo guardò perforante.
«Così sono riuscito a capire che in realtà era lui il topo dei Weasley, dalla foto della lotteria» aggiunse Sirius a mo’ di spiegazione.
«Mi stai dicendo che Minus si trasforma in un topo?» chiese Silente garbatamente.
«Si io in un cane, e James in un cervo. Così sono fuggito, ero l’unico che sapeva la verità ero l’unico che poteva proteggere Harry» rispose Sirius con la voce incrinata per il dolore; le immagini lo tormentavano continuamente senza sosta.
Silente si alzò repentino misurando la stanza a grandi passi, invitandolo a continuare; Sirius non voleva, non voleva ricordare ancora una volta quei dannati giorni eppure doveva dirglielo.
«Quando ci dicesti che Voldemort voleva sterminare i Potter, proposi io a James e Lily di cambiare il Custode Segreto; avevo pensato che Voldemort non avrebbe mai sospettato di quel miserabile, avrebbe cercato me, eppure» biascicò trattenendo le lacrime a stento e tenendosi il viso con la mani; era ormai scosso dai singhiozzi, provocati da una colpa troppo grande.
Sentì la mano di Silente poggiarsi sulla sua spalla.
«Non possiamo tornare indietro e modificare il passato; le persone sono costituite da così tante sfaccettature diverse! Pensare di riuscire a carpirle tutte significherebbe srotolare il bandolo della matassa sulla natura umana; mi sembra alquanto impossibile. Non è stata colpa tua tu avresti dato la tua vita per loro, quando sarà il momento Minus dovrà avere coscienza di tutto ciò» affermò il preside dolce, mentre Sirius tentava di frenare quell’ondata di angoscia che lo stava trascinando giù.
«Tutto è andato perso, James morto, Lily morta..scomparsi» balbettò affranto ricordando i loro cadaveri nelle macerie; ebbe un tremito.
Silente lo guardò triste e mormorò: «Una perdita inestimabile; poche persone erano gentili, coraggiose ed altruiste come James e Lily Potter. Però Harry ancora è in vita, assomiglia molto a loro; è un ragazzo con un gran cuore anche se la  vita non è stata buona con lui».
Sirius ripensò al breve incontro con figlioccio e  non poté che dar ragione a Silente; per quello che aveva potuto capire Harry era molto simile ai suoi genitori. Loro avrebbero risparmiato Minus, lo avrebbero perdonato; strinse il pugno rabbioso.
«Ha lasciato scappare Minus» sputò rabbioso.
«Si lo ha fatto e credo che anche tu lo sai, James avrebbe fatto la stessa cosa» sussurrò serafico Silente, mentre si dirigeva verso la porta;  il cuore di Sirius si strinse.
«Albus» balbettò.
Il preside si voltò curioso, guardandolo.
«Ti prego, dì a Harry» iniziò con voce tremante « Che gli vorrò sempre bene, che mi dispiace che avrei voluto, ecco avrei voluto..» tentò di concludere Sirius inutilmente, ma la voce si spezzò.
Silente lo incoraggiò con lo sguardo.
«Digli che avrei voluto essere ciò di cui ha bisogno, e che saluterò suo padre e sua madre da parte sua» balbettò triste girandosi di spalle per non far vedere le lacrime che rapide rigavano le sue guance avvolte dalla barba ispida.
« Nottata inconsueta questa. Sai che mentre eri svenuto un cervo galoppava al tuo fianco scacciando i dissennatori?» disse enigmatico Silente facendolo voltare di scatto.
Un cervo. Ramoso. Harry.
«Il patronus di Harry è un cervo?» chiese Sirius mentre il cuore si gonfiava di emozione.
«La vita è stata ingiusta, però ricorda che non sempre chi muore scompare; anzi. Nel nostro cuore conserviamo l’amore che ci hanno donato» aggiunse ancora l’anziano preside aprendo la porta  e facendo svanire la poltrona; Sirius ritornò a guardare il panorama.
«Ti suggerisco di dirigerti verso sud, dopo tutto quel buio un po’ di sole ti farà bene. Quando avrai bisogno di me, saprai come trovarmi» sussurrò Silente sigillando la porta.
Sirius lo guardò stranito, ma di cosa parlava? Forse davvero con l’età era uscito fuori di senno; l’aveva intuito da come lo stava guardando poco prima, sembrava Alberforth suo fratello  con quel cipiglio folle.
Guardò ancora una volta il cielo e le due stelle erano ancora lì; luminose ed eterne.
Arrivo fratello, pensò  con il fiato corto.
All’improvviso vide qualcosa avvicinarsi; ma cos’era?
Senza parole si accorse che un’ippogrifo stava per raggiungere quella finestra ed un terzo sorriso  quella notte affiorò sulle sue labbra.
 
 
*Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban

 
Buonasera a tutti, questo mio nuovo piccolo progetto consta di una raccolta di One Shots su ciò che avvenne nella vita di Sirius Black; non seguirà un ordine cronologico anzi, sarà tutto diversificato. Spero che sia di vostro gradimento, fatemi sapere! Un abbraccio.
   
 
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